domenica 7 giugno 2009

Leggere, divertirsi, crescere

In una puntata di Fahrenheit Radio3 andata in onda qualche tempo fa si è parlato del ruolo della lettura nella crescita dei bambini. Il sociologo Enrico Finzi ha riportato i risultati di una ricerca sui rapporti genitori e figli e su quanto la lettura possa influenzarli. Pare che il 36% dei genitori intervistati di dichiarasse "prevalentemente o totalmente infelice nel rapporto con i propri figli" che sommato al 15% che si dichiarava "così così" faceva sì che solo la metà di essi si ritenesse "soddisfatto e realizzato". Per inciso io mi dichiarerei "così così". Andando poi ad indagare sembra emergere che, nelle famiglie dove i genitori promuovono la lettura come piacere prima che come dovere, i rapporti e la comunicazione risultano essere migliori. Rimane la domanda di quali delle due cose venga prima, cioè se il libro è in grado di alimentare la relazione o solo di registrarla.
Finzi dice che di certo la presenza di libri in casa è indice di un certo reddito e di una certa scolarità dei genitori però pare che questa presenza abbia a che fare anche con un certo pluralismo. Chi legge, dice Finzi, è come se vivesse più vite e più esperienze, come se viaggiasse anche seduto, è più aperto e più tollerante. Anche la condivisione, cioè leggere i libri dei figli e parlarne, aiuta a costruire dei ragazzini più critici e più autonomi non solo dai genitori ma anche dal gruppo dei pari e dal conformismo giovanile.
Questo bel quadro mi ha portato ad interrogarmi sul rapporto dei miei figli con la lettura. Mio marito, lettore forte e appassionato, ed io, lettrice lenta e per dovere, abbiamo sempre caldeggiato questa attività con i nostri figli cominciando sin da piccoli, come da manuale, a leggere accanto a loro la sera. Devo dire che, nonostante la concorrenza sleale dei videogiochi, non è andata male. I miei figli leggono abbastanza anche se sono molto selettivi. Per esempio, quando le insegnanti fanno scegliere tra più libri o in biblioteca il loro criterio è immancabilmente il più piccolo numero di pagine. Però quando la sera li costringiamo a spegnere quel maledetto PC ecco che cercano subito un libro da leggere.
Mio figlio grande, che lesse il primo Harry Potter a sette anni e si è letto per libera scelta la famosa corposa biografia del Che Guevara, ora si sta appassionato per L'enigma dei numeri primi di Marcus Du Sautoy.
Il piccolo invece, dopo essersi ingurgitato tutte le mille e più pagine de Le cronache di Narnia
e tutta la trilogia del Signore degli anelli, ora sta leggendo Artemis Fowl.
Per fortuna non hanno ereditato dalla madre il deleterio senso del dovere di lettura. Ho colto con piacere lo stupore di mio figlio quando mi ha raccontato che un suo compagno dichiarava con orgoglio di non aver mai letto un libro in vita sua se non costretto dagli insegnanti.
Gianni Rodari diceva che non si nasce con l'istinto della lettura come si nasce con quello di mangiare e bere, bisogna educare i bambini alla lettura. E a proposito di Rodari ho trovato questa sua cosa carina in rete:
"Nove modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura" da "Il giornale dei genitori"- 1966
1. Presentare il libro come una alternativa alla TV
2. Presentare il libro come alternativo al fumetto
3. Dire ai bambini di oggi che i bambini di una volta leggevano di più
4. Ritenere che i bambini abbiano troppe distrazioni
5. Dar la colpa ai bambini se non amano la lettura
6. Trasformare il libro in uno strumento di tortura
7. Rifiutarsi di leggere al bambino
8. Non offrire una scelta sufficiente
9. Ordinare di leggere

9 commenti:

  1. Probabilmente è vero che non si nasce con l istinto alla lettura, però una certa componente personale ci deve essere...forse sarà che io ricordo di leggere da sempre!

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  2. Bellissime le letture del tuo piccolo. Tutte e tre sono piaciute anche a me (forse solo le Cronache di Narnia mi hanno un po' deluso). Ma Artemis Fowl è veramente forte.

    Pace e benedizione
    Julo d.

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  3. Si', Julo, gli e' piaciuto talmente tanto che ha chiesto di comprare anche gli altri della serie.
    Sono letture molto lontane dai miei gusti ma si sa... io sono una "femmina" ;-)

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  4. Lettrice indefessa,passione che le mie nipoti non hanno ereditato.
    Mi sono goduta le foto e ...bentornata!
    Cristiana

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  5. Dei miei tre figli, solo uno ha passione per la lettura, mentre gli altri due, anche se sollecitati, spronati, convinti col ragionamento, niente: hanno sempre preferito la tv. La mia casa pullula di libri, ho scaffali pieni, e loro come risultato mi hanno sempre detto: "Ce ne hai parlato tanto che non ci piacciono." Rodari ha ragione, ma qual'è il sistema?
    Complimenti per i tuoi ragazzi: fanno delle letture interessanti.
    Un caro saluto.
    Annamaria

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  6. Che quando si sceglie un libro da leggere per scuola il criterio sia il numero di pagine è normale e giusto: per definizione, un libro del quale è richiesto il riassunto (peggio ancora, la relazione su 'cosa il libro ti ha insegnato') o sul quale poi si sarà interrogati non è un libro che si legge per piacere. Sarei molto felice se, un giorno, anziché studiare un'opera su un'antologia di brani conosciuti parola per parola, la si studiasse per intero nella sua globalità. Credo che il fastidio per le opere lunghe, un po' alla volta, diminuirebbe.

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  7. Non se se si capiva dal post. Il fastidio per le opere lunghe è già sparito quando si è trattato di libri scelti liberamente. Lo hai visto quanto è grosso Le cronache di Narnia?
    Annamaria: infatti lo ritengo un piccolo insperato miracolo. Speriamo che continuino.

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  8. No, mi sono spiegato male: intendo il fastidio per le opere lunghe lette per scuola. Sempre che la mia esperienza valga come esempio, io sceglievo le opere più corte perché, abituato ai brani antologici, avevo costantemente l'ossessione di dover ricordare tutto, in vista di un'interrogazione...

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  9. io dico che c'è sempre tempo. Conosco persone, compreso il figlio di mezzo, che hanno iniziato a leggere da grandi se non da grandissimi. E' una di quelle scoperte che bisogna fare da soli. Io condivido la teoria di Pennac! (ma un po' ne abbiamo già parlato)

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