venerdì 1 gennaio 2010

Inaridendo

Non è che starò diventando cinica e arida? Perché, per esempio, finisco per prediligere i documentari e i saggi e non riesco più ad immergermi in una storia di fantasia? Perché non riesco a guardare un film o leggere un romanzo senza immaginare il regista o l'autore che stanno cercando di farmi vivere quelle specifiche emozioni costruite appositamente? Perché mi scopro a cogliere subito il filo di retorica in cui è facile, anche in buona fede, cadere esponendo un pensiero? Perché non riesco ad apprezzare la poesia?
Sono un po' preoccupata. Io, che quando ero ragazza mi facevo tante di quelle seghe mentali, forse sono stata contagiata da ventisette anni di lavoro in un ente di ricerca dove si riporta tutti ai numeri. Forse ho assorbito per osmosi il razionalismo e lo scetticismo del mio compagno di vita.
Sono sempre stata curiosa di ascoltare chi ha qualcosa da dire, che sia un giornalista, uno scrittore, un intellettuale o una persona comune. Mi capita però sempre più spesso di provare insofferenza quando sento che il discorso va per le lunghe o che si ripetono gli stessi concetti più di una volta. Sento come se il relatore mi stia rubando il tempo, il bene più prezioso che ho, e mi scopro a pensare: "Sì, e allora?" "Stringi stringi, cosa ci vuoi comunicare?" "Su, arriviamo al punto!". Talvolta scatta un'antipatica e involontaria vocina dentro di me che sentenzia: "Ma qui si sta parlando del nulla!".
Sarà l'età che avanza a rendermi più scafata? Forse, ma la cosa mi dispiace un po'.

15 commenti:

  1. Chissà cara Arte, sarà che abbiamo attraversato più Tempo di altri e questo cammino già fatto, in questo simbolico nuovo inizio, induce a bilanci e riflessioni e a volte, si è troppo poco indulgenti con sé stessi!
    Per riconciliarti con le storie di fantasia (ma nemmeno troppo), ti suggerisco di provare a leggere i romanzi di Matilde Asensi.
    Un abbraccio forte ed un sereno 2010!
    Stefi

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  2. sai, Arte, forse io sarei l'interlocutore meno adatto a te (forse l'avrai capito anche dal blog) perché spesso mi perdo. Il fatto è che spesso capita che l'idea che voglio comunicare si trasformi proprio mentre ne parlo o che, magari, man mano che espongo altri aspetti mi si presentano e non sono più tanto sicuro di ciò che volevo dire. Ecco, vedi, anche così sono riuscito ad allungarmi forse più del dovuto. A che punto hai smesso di leggere?!? :o)

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  3. Neanch'io sopporti i cinofili olandesi* (sempre più spesso mi scopro a interrompere dicendo: "vieni al dunque!!!").
    Però mi diverto a scoprire, in un libro o in un film, gli accorgimenti per emozionare o per far passare certe idee o certi concetti. Penso che faccia parte del gioco, e se è un gioco allora cerco di divertirmi anch'io.
    Eppure anch'io lavoro in un ambiente dove, come dici tu, "si riporta tutti ai numeri". Però la mia resistenza consiste nel non dimenticare che non tutto ciò che esiste è numerabile, che i numeri (e i numerabili) sono solo una parte della realtà, e per certi aspetti neanche la più importante.
    E fai conto che mia moglie e i miei figli mi rimproverano abbastanza spesso che a forza di lavorare coi computer, sto diventando sempre più 'puramente razionale', e questo partendo una una base già fortemente razionalista.
    Direi che più che altro è l'esperienza che si accumula: forse si perde qualcosa, ma senz'altro si acquista qualcos'altro. Non c'è niente da dispiacersi, più di quanto un bruco debba dispiacersi di aver perso le gambe per acquistare le ali della farfalla.
    Pace e benedizione e Buon Anno
    Julo d.

    * = coloro che menano il can per l'Aia

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  4. Io, restando terra terra, credo che si attraversino dei periodi che possiamo chiamare di aridità, poi basta un nulla per illuminarci di nuovo interesse e cambiare stile di vita con una nuova percezione.
    Buon anno
    Sileno

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  5. Prima, buon anno mia cara...
    Poi, per mia esperienza quotidiana, posso dirti che più divento "grande", più pazienza acquisisco ma, molto spesso, divento intollerante verso chi mi appare inutile e prolisso. Quasi che mi volesse rubare il mio "rimanente" tempo...
    Poi ancora, ti invito a non sottovalutare le tue origini sicule di cui, probabilmente, comincano ad avere il sopravvento in te l'attenzione all'essenziale, e quindi il totale disinteresse per l'inutile e una sicura ma ben mistificata sicumera...
    ;-)

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  6. non credo si tratti di "aridità",
    ma direi di essenzialità,
    i ricami, le seghe mentali, sono adatte quando la vita è ancora una serie di attese, di illusini,
    ecco io credo che le tue illusioni siano riposte per dar spazio alla realtà, senza fronzoli e senza ricami.
    Un sano realismo che non delude mai

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  7. Non sono una persona molto loquace, ho sempre prediletto le persone con la carica opposta, i torrenti in piena e i grandi oratori (in senso quantitativo). Da diverso tempo, invece, sono diventato più esigente, se non c'è spessore mi annoio, dopo pochi minuti.

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  8. artemisia, ma io ho scritto la stessa cosa! è l'età amica mia è l'età, anche se tu sei moooolto più giovane di me. Non siamo più disposte a farci portare via il nostro tempo, è così.
    Ma il libro giusto c'è, vedrai che lo troverai
    baci, marina

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  9. io ho osservato che spesso le persone molto efficienti e capaci, organizzate, che danno molto anche nelle piccole cose, corrono questo rischio.
    Forse è il fatto di essere un po' critiche che le spinge a migliorare sempre ma che allo stesso tempo a volte le rende un po' poco tolleranti verso l'inefficienza in genere (compresa quella linguistica).
    Siccome ho passato qualche fase della vita un po' più rigida (e guarda caso, fasi caratterizzate da un certo livello di efficienza e controllo delle cose) mi sono trovata a cercare di imparare ad apprezzare anche ciò che efficiente e sintetico non è, perchè se da un lato l'umano razionale e organizzato ha un valore inestimabile, dall'altro è vero che la vita umana senza il disorganizzato/emozionale/sentimentale, e soprattutto soggettivo e incoerente (!) sarebbe povera, priva di creatività, slancio e spontaneità.
    Insomma, io personalmente, ho fatto qualche volta un passo indietro, cercando un equilibrio fra l'impegno (e la tensione conseguente) e la naturale espressione del caos interiore, comprese incoerenza, retorica, soggettività, emotività. Accettandole come parte della vita, di me e di chi sta intorno, con un po' di sincera ed empatica indulgenza (non sempre ci riesco... naturalmente ...)
    Temo di non essermi spiegata per niente, nonostante sia un argomento sul quale mi sono trovata a riflettere più volte...

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  10. "cogliere subito il filo di retorica"... Cara artemisia, cogli quel po' di retorica, perchè di "retorica" oggi ce n'è veramente molta. Di parole a vanvera ancora di più. La teoria dovrebbe legarsi alla vita, vibrare con essa, essere in continuo rapporto, il dire ed il fare vicini di casa. Siamo stanchi di sentire blaterare su tutto e di tutto. Non ti piace la poesia... Non è nelle tue corde, perchè fartene un problema?
    Io leggo, leggo molto, ma sempre con il desiderio forte che quello che leggo diventi "vita". Abbandono certe letture, mi accanisco su altre.
    Peremttimi di dirti che tu sei tutto meno che "cinica"... Ma questo è un altro discorso.

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  11. Torno da una breve assenza e trovo 10 commenti uno più stimolante dell'altro. Ci mediterò su perché essi necessitano di una risposta non superficiale.
    Grazie. Mi avete fatto davvero piacere e spero che il piccolo post abbia contribuito a far riflettere anche voi.

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  12. Col passare del tempo si è alla ricerca di ciò che non si conosce, non è aridità la tua, bensì il voler udire cose nuove. Capita anche a me di provare insofferenza per i discorsi troppo prolissi e noiosi. La maturità porta a questo comportamento.

    Buon anno, cara.

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  13. Complimenti per il blog!
    Sono arrivata chi dopo una serie di passaggi di blog interessanti e ti seguirò ancora spesso.

    Complimenti anche per i consigli che dai.
    A presto.

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  14. Tempo che avanza, tanto tempo lasciato alle spalle, sempre meno davanti, poco indulgenza verso noi stessi, voglia di ritrovare negli altri quell'efficienza o essenzialità che ci piacerebbe in noi, sensazione legata ad un periodo temporaneo, eredità siciliana, sacrosanta avversione per retorico blaterare. Questi più o meno i vostri suggerimenti.
    Sì, probabilmente è tutto questo e non saprei sintetizzare in un sintomo tutto ciò.
    Aggiungo solo una frase che mi ha detto mio figlio e che mi ha colta impreparata per la sua inaspettata acutezza: "Se ti preoccupi così tanto vuol dire che non sei davvero cinica".

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  15. Decisamente i figli sono proprio coloro che ti fotografano con una battuta. Colgono più loro in poche parole che noi in giornate di introspezione e auto analisi.

    Si impara molto dai propri figli, basta ascoltarli

    Pace e benedizione

    Julo d.

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