domenica 17 gennaio 2010

Nere prospettive

Sarà che questi mesi per me sono i peggiori dell'anno. Vivo come in letargo (soffro il freddo, ho le mani e i piedi pieni di geloni, una macchia sopra la mia palpebra segnala che avrei bisogno di sole, ho voglia di aria tiepida, di brezza piacevole, di natura che rinasce). Sarà forse questa mia avversione per l'inverno che mi fa essere particolarmente pessimista. Certo, motivi per vedere nero ce ne sono a bizzeffe leggendo i giornali. Personalmente continuo a ritenermi fortunata e sento che non ho nessun diritto di lamentarmi. Però penso ai miei figli e so che per loro il futuro non sarà facile.
Non sono la sola a nutrire questi timori. In una puntata di Fahrenheit Radio3 che ho sentito qualche tempo fa discutevano sui dati del X Rapporto Eurispes-Telefono Azzurro sull'infanzia e sull'adolescenza: su 1090 bambini tra i 7 e gli 11 anni il 45,4% ritiene che sia molto difficile laurearsi e il 74 % abbastanza o molto difficile trovare un lavoro. Ancora più impressionanti sono le risposte degli adolescenti: su 1374 intervistati tra i 12 e i 19 anni solo il 54,9% esprime il desiderio di laurearsi. C'è da meravigliarsi di questa sfiducia nel futuro e nell'utilità di acquisire delle competenze? E' ovvio che i ragazzi riflettono le ansie adulte ma come dar loro torto? Come nascondere loro che oggi la competizione è più acuta rispetto al passato perché le occasioni sono sempre più ridotte?
Soprattutto manca una prospettiva a largo raggio, una progettualità. La nostra classe dirigente ha perso capacità di progettare e quindi di costruire il futuro. Siamo come consegnati ad un enorme presente.
Allora penso ai miei genitori. Quando ero piccola lo stipendio di operaio di mio padre era l'unica entrata della famiglia e i miei avevano difficoltà a pagare l'affitto finché, piano piano, con sacrificio, riuscirono a comprarsi la casa. Sognavano per me un diploma, un posto impiegatizio possibilmente pubblico, una famiglia e una casa di proprietà. Ho esaudito tutti questi loro desideri. E per i giovani di oggi? Pare che la speranza di una modalità ascendente sia rimasta fino agli anni Settanta mentre successivamente è subentrato sempre più un grande senso di delusione ed incertezza.
Persino per quanto riguarda la sfera privata, il rapporto rileva che il 60% dei bambini pensa che sia molto o abbastanza difficile sposarsi.
Interessanti anche i risultati del rapporto per quanto riguarda i modelli: il 27% dei bambini e il 38% degli adolescenti dichiara di non voler assomigliare a nessun personaggio noto (i modelli più indicati sono Valentino Rossi per i maschi e Belen Rodriguez per le femmine, rincuorante che Fabrizio Corona si fermi al solo 2% battuto dal 3,2% della Rita Levi Montalcini).

6 commenti:

  1. difficile commentare dati e poi sull'inverno mi trovi completamente d'accordo. Però io, che sono un inguaribile ottimista, dico anche che, ad esempio, per i nostri genitori svolgere tutta la vita lavorativa in unico posto era un valore, ci si vantava di aver lavorato per "ben quarant'anni" nello stesso posto; chi cambiava spesso non era visto di buon occhio. Chissà che quello che oggi ci sembra così negativo alla fine sia solo una evoluzione di qualcosa che ancora non sappiamo dove porterà?

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  2. Non ho molta fiducia nelle ricerche, visto come molte vengono fatte... Quello che poi è vero oggi, potrebbe essere diverso domani. I giovani e i bambini dicono molto quello che sentono dire, il che vuol dire che noi adulti non li aiutiamo a sperare, ad affrontare la realtà così com'è, ma con un po' di forza. Siamo noi così depressi e loro da chi attingono la forza? Come hanno fatto i miei genitori ad affrontare quello che hanno affrontato? Quando li sentivo raccontare, mi chiedevo come facessero ad andare avanti: le guerre, la guerra civile, la caccia agli ebrei. Eppure ce l'hanno fatta. Sono stata in Brasile dove certe situazioni sono ben peggio della nostra...
    Cara Artemisia, siamo dentro un tunnel e dobbiamo procedere a tentoni, ma ce la dobbiamo fare e dobbiamo aiutare tutti a credere che ce la potranno fare. Forse ti sto stancando con questo mio "ottimismo". Non sono ottimista, come potrei esserlo... Cerco, come dice Bobbio, di aggrapparmi ai raggi di luce che vedo nel buio. Cosa serve raccogliere tutte le notizie più catastrofiche? Scusa, se vuoi non parlo più. Un abbraccio

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  3. No, figurati, Giulia, anzi mi fanno piacere gli incoraggiamenti come il tuo e quello di Unodicinque. Certo che i ragazzi ripetono quello che sentono. E' ovvio. Ed è certo che queste cose non è che vado ripetendole ai miei figli. Non servirebbe a nulla e poi chi me lo dice che invece loro saranno così bravi e/o fortunati da smentire le mie paure!
    Semplicemente in questo periodo non riesco ad essere ottimista ma hai perfettamente ragione: cercare i raggi nel buio è un nostro preciso dovere e lo farò. Non ti preoccupare.

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  4. Cacchio, Rite Levi Montalcini batte Fabrizio Corona?!?!? Scusa, sai, ma il paragone mi fa davvero ridere ;-)

    Io credo che la fregatura ce l'hanno avuta la generazione dei nostri genitori. E' vero, noi abbiamo avuto una vita migliore della loro (come dici tu, abbiamo esaudito i loro desideri per noi). Ma l'abbiamo fatto in modo totalmente diverso, perche' ho l'impressione che noi abbiamo ora una consapevolezza maggiore del fatto che su questa strada non si puo' proseguire.
    Penso a mio fratello e sua moglie, che hanno messo al mondo due bellissime bimbe, senza la speranza che il loro mondo sia migliore (o almeno non peggiore) del nostro.

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  5. Puo' darsi ma come potevano saperlo negli anni Sessanta? Allora il benessere era sinonimo di comprare, consumare, ecc.

    Riguardo all'accostamento, l'ho scelto apposta ma tieni presente che il campione e' piccolo e quindi si parla di piccoli numeri. Se per questo c'e' anche un 2% che vorrebbe essere come Saviano. Per un ragazzino non e' male.

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  6. l'ho seguita anche io quella puntata
    non aiutava a trovare raggi nel buio
    ma ci proverò anche io
    ti abbraccio, marina
    marina

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