Ho sentito Luisa Muraro intervistata a Fahrenheit e per me è stato un sollievo. Primo motivo: il conduttore la presenta come una che "ha al suo attivo un passato da femminista" e lei lo corregge subito aggiungendo "anche un presente". Finalmente qualcuna che non si vergogna di definirsi "femminista". Secondo motivo: il suo rifiuto del classico discorso sulla parità. Come mi fa innervosire quando, parlando di condizione femminile, si riconduce tutto alla cosiddetta "parità"! "Di che vi lamentate: avete voluto la parità, no?" Quanto detesto questo tipo di affermazioni. "Parità" di che?
Mi viene in mente quella famosa frase del femminismo storico (che però io ho appreso solo recentemente) "Remember, Ginger Rogers did everything Fred Astaire did, but backwards and in high heels." (Ricorda, Ginger Rogers fa tutto quello che fa Fred Astaire ma all'indietro e sui tacchi alti")
E infatti la Muraro afferma nell'intervista che la parità tra uomo e donna (e non solo quella) è un miraggio e anche piuttosto ridicolo. La differenza sessuale c'è e rende impossibile la comparazione tra donna e uomo. E' fuori discussione che i diritti debbano essere comuni a donne e uomini, che bisogna combattere le discriminazioni (non solo verso le donne ma verso tutte le categorie discriminate), vigilare perché le leggi che ci sono vengano applicate, ecc. Ma questo non è femminismo. Le donne, per una malintesa accezione dell'emancipazione, fanno cose stupide, come andare a vedere gli spogliarelli maschili, oppure orribili come la guerra.
La vera conquista delle donne, secondo la Muraro e anche secondo me, sarà (il futuro l'ha usato lei, io avrei usato il condizionale) il "senso libero della differenza". L'esplicarsi della libertà femminile, cioè la libera realizzazione di sé nell'indipendenza da modelli esteriori, (e anche di quella maschile, che speriamo sia sempre più libertà e non prevaricazione) farà vedere ancor meglio quella differenza che adesso troppo spesso è confinata in stereotipi.
Ma che significa esattamente "libertà femminile"? Beh, per esempio, come dice la Muraro in un'altra intervista: "Quello che ci manca veramente, è il tempo. Alle donne scarseggia drammaticamente il tempo per sé."
Mi viene in mente quella famosa frase del femminismo storico (che però io ho appreso solo recentemente) "Remember, Ginger Rogers did everything Fred Astaire did, but backwards and in high heels." (Ricorda, Ginger Rogers fa tutto quello che fa Fred Astaire ma all'indietro e sui tacchi alti")
E infatti la Muraro afferma nell'intervista che la parità tra uomo e donna (e non solo quella) è un miraggio e anche piuttosto ridicolo. La differenza sessuale c'è e rende impossibile la comparazione tra donna e uomo. E' fuori discussione che i diritti debbano essere comuni a donne e uomini, che bisogna combattere le discriminazioni (non solo verso le donne ma verso tutte le categorie discriminate), vigilare perché le leggi che ci sono vengano applicate, ecc. Ma questo non è femminismo. Le donne, per una malintesa accezione dell'emancipazione, fanno cose stupide, come andare a vedere gli spogliarelli maschili, oppure orribili come la guerra.
La vera conquista delle donne, secondo la Muraro e anche secondo me, sarà (il futuro l'ha usato lei, io avrei usato il condizionale) il "senso libero della differenza". L'esplicarsi della libertà femminile, cioè la libera realizzazione di sé nell'indipendenza da modelli esteriori, (e anche di quella maschile, che speriamo sia sempre più libertà e non prevaricazione) farà vedere ancor meglio quella differenza che adesso troppo spesso è confinata in stereotipi.
Ma che significa esattamente "libertà femminile"? Beh, per esempio, come dice la Muraro in un'altra intervista: "Quello che ci manca veramente, è il tempo. Alle donne scarseggia drammaticamente il tempo per sé."
Uhm... bel pezzo, Arte.
RispondiEliminaCredo di aver capito, e credo anche di essere d'accordo.
Pero' quel modello di femminismo non supera il problema del confronto tra i sessi. Si puo' concludere che c'e' mancanza di "liberta' femminile" solo se paragonata a quella del maschio. Mi pare un concetto personale e individuale.
Banalizzando la donna fa' la casalinga, e la liberta' femminile si esplica nel suo diritto di ridefinire il metodo utilizzato come divisione del lavoro. Allo stesso modo l'uomo va in ufficio e la sua liberta' si esplica nel suo diritto a ridefinire questa divisione del lavoro. Mi pare che in un modello di famiglia (come la mia) dove il maschio va in ufficio e la moglie fa la casalinga l'eventuale desiderio di sovvertire le parti sia di improbabile realizzazione per entrambi, e per motivi magari non dipendenti dalla coppia.
Il tempo? non ho ben capito. Immagino che ti riferisca al modello di donna che lavora in ufficio, ma si occupa anche dei figli, lava, stira, pulisce casa, cucina e alla fine non trova tempo per se'.
A parte che anche questo modello puo' essere definito prevaricazione solo se e' imposto dall'uomo, o dalla societa', mi chiedo come si possa generalizzare. Nella mia famiglia ad esempio avviene pressoche' il contrario. Mia moglie si occupa per lo piu' di gestire la casa, in cucina ci dividiamo i compiti anche per scelta mia (mi piace cucinare) e di figli non ne abbiamo. In totale, anche se non mi lamento certo per questo, mi pare di essere io quello che potrebbe eventualmente soffrire della mancanza di tempo per se'. Certamente non sminuisco il lavoro a casa di mia moglie, ma ne invidio la liberta' di gestirselo nei tempi che preferisce.
Certo credo che il nostro caso non sia generalizzabile, ma mi viene da chiedermi se esista effettivamente una regola non scritta per cui le cose debbano andare cosi'. Cioe', se mia moglie ed io anche fossimo disposti a far cambio, mi chiedo se sarebbe effettivamente una scelta antisociale.
Esiste, Dario, esiste eccome questa "regola non scritta". Prova ipoteticamente a pensare se la vostra indole richiederesse di fare l'inverso: tu stai a casa perche' ti piace stare dietro all'orto, perche' il lavoro fuori ti stressa, ecc. e tua moglie va a lavorare in ufficio perche' a casa si annoia. Pensi che non ci sarebbero pressioni "sociali" su di voi? I parenti non direbbero nulla? Gli amici non farebbero battute? La gente non ti guarderebbe in modo strano? Tu non ti sentiresti stravagante?
RispondiEliminaSono i condizionamenti, Dario, e li subiamo tutti. Pensa, che ne so, a quanti (pochi) uomini scelgono di rimanere a casa nei mesi in cui e' permesso per accudire i figli piccoli. Pensa anche a quanto ricade sulle donne la cura degli anziani. Pensa a quante giovani laureate di talento sacrificano il futuro lavorativo (rinunciando al lavoro o accontentandosi di un lavoro meno impegnativo) per farsi una famiglia. E' cosi' per libera scelta delle donne (e degli uomini)? Siamo proprio sicuri?
La mancanza di tempo non e' solo conciliazione la lavoro/famiglia (anche se questo gioca la parte del leone). Mia nonna palermitana stava a casa, aveva 10 figli e tempo per se' non ne aveva lo stesso. Cio' non significa che agli uomini il tempo per se' abbondi, pero' da quello che posso vedere, se lo ritagliano meglio perche' al solito noi siamo piu' condizionate. Ma questa e' solo una mia impressione del tutto personale.
Uhm... riguardo al tempo non sono molto d'accordo. E' vero, c'e' lo "stereotipo" della donna superimpegnata che si fa in quattro perche', anche se lavora fuori casa, le tocca anche occuparsi della famiglia e della casa.
RispondiEliminaMa accanto a questo stereotipo c'e' anche quello della donna (di classe sociale in genere piu' elevata, ammetto) che passa la giornata dall'estetista a chiacchierare con le amiche. Servendomi da una parrucchiera per signora, io le vedo, e ti assicuro che queste, dal canto loro, secondo me si rovinano la vita perche' non hanno apparentemente altro interesse che spettegolare con le amiche.
Quale delle due figure sia percentualmente piu' diffusa non lo so.
La regola non scritta... uhm.... credo che tu abbia ragione. Cioe', io davvero me ne fregherei di quel che dice la gente se io facessi il casalingo e mia moglie l'impiegata. Per altro davvero non penso che la gente possa sparlare di piu' di quanto sparla adesso (per altre ragioni, certo... pensa che addirittura vivio nel peccato, visto che lei e' extracomunitaria). Ho un amico che e' stato a casa col permesso di maternita' (si dice cosi'?), e davvero a me e' sembrata davvero una soluzione ottima sia per lui, sia per la moglie, sia per i bambini.
E poi comunque, se anche fosse un problema di condizionamento sociale, credo che la figura del casalingo uomo "mantenuto" dallo stipendio della moglie sia altrettanto malvista della figura dell'impiegata donna che lo "mantiene". Cioe', se e' vero che una donna deve sottostare alla "regola non scritta" che non consente il sovvertimento dei ruoli, e' altrettanto vero che vi deve sottostare anche l'uomo. E quindi non vedo dove sia la discriminazione. Davvero, io il salto lo farei immediatamente, se dipendesse solo da me e se trovassi l'occasione per farlo.
Che tendenzialmente un uomo ha piu' possibilita' di fare carriera, e quindi di aumentare il proprio salario, di quanto ne abbia una donna. Per cui lo stipendio medio di una donna e' inferiore a quello di un uomo, e di conseguenza per un puro calcolo algebrico conviene che sia la donna a rinunciare allo stipendio, piuttosto che l'uomo. E questo vale a tutti i livelli. Cioe', io non ho fatto carriera ne' voglio farne (anche se mi piacerebbe che il mio stipendio aumenti almeno quanto l'inflazione, cosa che non avviene). E credo che una donna che svolga la mia mansione possa ottenere uno stipendio simile al mio. Ma, e' evidente che nel mondo del lavoro e' piu' competitivo un uomo di una donna (nel senso che una donna e' piu' probabile che rimanga disoccupata, o che si debba accontentare di una posizione inferiore).
Mm mi pare che l'ultimo paragrafo non stia sintatticamente in piedi... ma credo che si capisca lo stesso.
RispondiEliminanon entro nel dibattito tanto lo sostieni benissimo tu!
RispondiEliminasmack
marina
ma la Muraro ogni tanto mi fa incazzare
per me libertà femminile è poter essere femmina senza che questo sia giudicato un segno di inferiorità...
RispondiEliminaproprio "il senso libero della differenza" (meravigliosa definizione)
perchè anche se non ho mai portato i tacchi e amo gli scarponi,
anche se non m'importa come mi vesto,
anche se non mi accorgo se la mia unica collega era o no dal parrucchiere (neppure quando cambia colore ^,^),
anche se non so un piffero di moda, anche se non mi sento in concorrenza per l'attenzione maschile (di cui ammetto mi frega poco),
anche se mi piace andare in cantiere e affrontare problemi pratici (che rilassante la tecnica rispetto al'umano...)
anche se sono gelosa della mia indipendenza e odio i paternalismi,
anche due delle vacanze più belle le ho fatte da sol, sudando con lo zaino in spalla e amando il senso di libertà di quei momenti,
...
ho la scrivania più carina dell'ufficio e ne curo le piante,
abito in 22 mq ma ho i miei soprammobili,
e i quadretti, e i cuscini colorati,
e in ufficio voglio che andiamo a bere il caffè tutti insieme,
e se qualcuno è di umore cupo io me ne accorgo,
e la guerra mi turba, mi turba la violenza, mi turba la miseria e la sofferenza altrui, e mi affeziono alle persone che ho intorno, e a volte sono giudicata ingenua perchè credo a quello che mi dicono,
e dall'uomo che ho accanto ho bisogno di attenzione, ascolto, e se vengo trascurata soffro,
il senso libero della differenza sarebbe poter non sentire tutto ciò "sbagliato" , "inferiore", "debole"
e la libertà è (o sarebbe?) di poter amare di andare in cantiere senza dover nascondere che sono una donna, senza che la mia sensibilità sia "troppa" e un segno di debolezza, insomma poter essere quello che sono, fare quello che faccio e che amo fare,
nella mia diversità, senza dovervi (troppo spesso) rinunciare per essere accettata.
Liber-Manu è per me uno degli esempi più sintomatici di donna che rivendica il suo essere femmina in un mondo maschile. Non dimentico quando ci hai raccontato che arrivi in cantiere e ti dicono: "mi aspettavo che venisse l'ingegnere".
RispondiEliminaMarina, Marina, sbucciona. Un parere da te sarebbe gradito. Della Muraro non sposo certo tutto perchè tra l'altro non la conosco affatto. Mi è semplicemente piaciuto quello che ha detto a Fahrenheit.
Dario su questo argomento sono stati scritti fiumi di inchiostro e fatti centinaia di studi. Che le pressioni sociali di genere esistano credo che non lo metta in dubbio nessuno e credo che non serva a nulla stabilire chi "sta peggio". Si tratta di prendere coscienza di questi condizionamenti e, se possibile (ma purtroppo spesso non lo è), di liberarsene.
Gia'. L'unica cosa e' che, una volta constatato che le cose stanno cosi', mi chiedo se ci sia qualcosa che posso fare io, in quanto maschio, per cambiare le cose.
RispondiEliminaIl tempo per sè? Bisogna trovarlo, è una battaglia che bisogna fare assolutamente. Ma non è facile.
RispondiEliminaUn caro saluto
Che bello leggere questo post, sapere che Luisa Muraro ancora esiste e si definisce femminista e, soprattutto, che qualcuno ancora la intervista e qualcun altro è interessato ad ascoltarla (e a scriverne in un blog!): forse non siamo più dinosauri in via di estinzione.....
RispondiEliminaGrazie Artemisia per questo post, anche perché io, purtroppo, non ho tempo per ascoltare Fahrenheit (che mi piaceva tanto....) P.S. sono una donna :-)
Ciao lucida follia, sulla mancanza di tempo sfondi una porta aperta. Però ti posso consigliare di riascoltare le puntate di Fahrenheit dal sito oppure di scaricarle. Magari qualcuna nei ritagli...
RispondiEliminaCiao lucida follia, sulla mancanza di tempo sfondi una porta aperta. Però ti posso consigliare di riascoltare le puntate di Fahrenheit dal sito oppure di scaricarle. Magari qualcuna nei ritagli...
RispondiEliminaoh, certo, Mirtilla, ormai in materia di ritagli sono un'esperta: la mia, più che una vita, è un patchwork! :-)
RispondiEliminae per fortuna che esiste internet....