giovedì 17 marzo 2011

150 anni vengono una volta sola


"Chi l'avrebbe mai detto nella mia gioventù che sarei finito per esporre il tricolore come i fascisti?", commento del solito scettico di famiglia.
Io invece penso che questo anniversario vada festeggiato anche solo per dire che indietro non si torna, anzi, semmai l'unità dell'Italia va superata in un contesto più globale. Se devo proprio essere sincera, alla domanda "ti senti italiana?" risponderei che mi sento soprattutto europea. Del mio paese la cosa a cui sono più attaccata è la lingua, perché trovo che l'Italiano sia un bellissimo idioma, con un suono meraviglioso e una storia di cui essere orgogliosi. Per il resto, non mi sento affatto in linea con lo spirito italico e soprattutto non mi piace il pensare a un "noi" contrapposto agli "altri".
Come ho sentito da Gianguido Palumbo, giornalista autore di "Noitaliani" intervistato recentemente a Fahrenheit Radio 3, una delle ricchezze che abbiamo è proprio il nostro reale profondo, pur difficile, meticciato, il fatto che, anche se non ne abbiamo coscienza, per motivi geografici la nostra storia sia un incrocio tra popoli e culture di tutto il mondo. Concordo con lui quando afferma che "dopo secoli questo meticciato si era un po' fermato mentre, negli ultimi vent'anni, con l'immigrazione, abbiamo una nuova grande occasione di linfa vitale con tutti i problemi che comporta." Per questo provo verso gli stranieri curiosità e piacere di scoprire la diversità.
Gianguido Palumbo individua sul nostro paese tre macigni da rimuovere prima di fare qualsiasi altra cosa: il mix di micro-macro illegalità, la criminalità organizzata e l'ignoranza. Ignoranza che non è semplicemente imputabile al tasso di alfabetizzazione e scolarizzazione ma che riguarda tutta la formazione culturale di una persona, cioè "l'insieme delle esperienze che ha fatto nella propria vita, come lavora, che tipo di lavoro fa, come si distrae o si diverte, cosa legge o non legge, quante volte va al cinema, al teatro, se e cosa guarda in televisione, se ha internet. L'insieme della vita di una persona oggi nella contemporaneità tecnologica è ciò che crea il suo livello di coscienza culturale." E qui siamo messi piuttosto male.
Tanto per tirarsi su di morale, Gianguido Palumbo comincia il suo libro provando ad adattare il discorso del giuramento di Barack Obama del 20 gennaio 2009 al nostro paese per vedere se potrebbe essere applicabile:
"Prima di me oggi decine di presidenti hanno pronunciato questo giuramento. Queste parole sono risuonate in tempi di alte maree, di prosperità e di calme acque di pace ma spesso il giuramento è stato pronunciato nel mezzo di grandi temporali e terremoti. In quei momenti l'Italia è andata avanti non solo grazie alla bravura e alla capacità di coloro che ricoprivano gli incarichi più alti, ma grazie al fatto che noi, il popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali della nostra Carta fondamentale, la Costituzione Repubblicana elaborata nel 1947".
Oggi è festa ed è giusto sognare per un po'.

15 commenti:

  1. a me, invece, se domandi se mi sento italiano, ti rispondo sì senza pensarci due volte, con tutti i pregi e difetti :-) solo per due cose mi considero diverso:
    - dal 1996 non tifo la nazionale di calcio, in parte per ragioni personali (adoravo Arrigo Sacchi), in parte perché non sopporto il razzismo anti-francese, anti-tedesco ecc. che riemerge puntualmente ad ogni mondiale o europeo;
    - quando vado all'estero, non disprezzo qualsiasi cibo perché "non è come il nostro"

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  2. Viva l'Italia, che è nostra, delle persone per bene. Festeggiamo per rivendicare che chi governa oggi (e forse anche ieri) ce l'ha espropriata, e noi siamo pronti a riprendercela.

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  3. Ricevo dall'autore e lo ringrazio a mia volta:

    "Cara "Artemisia"

    ho appena letto il tuo blog dedicato al 17 marzo in cui citi il mio nuovo libro NOITALIANI e ti scrivo per ringraziarti e incoraggiarti a a continuare a sognare, a desiderare, a vivere con alcuni ideali in corpo.
    Spesso , troppo spesso, la realtà ci delude, ci fa arrabbiare e ci fa paura come il dramma giapponese e in parallelo il dramma libico.
    Io senza piccoli e grandi utopie, sogni, ideali, non riesco a vivere.
    Buon 17 marzo e buon 2011."

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  4. brava! anch'io avrei voluto mettere la bandiera... ma dalla finestrina di un seminterrato era un po' difficile... :)

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  5. Viva l'Italia.
    Unita.
    Daqquiggiùallissù!
    Anche se è sempre meno facile. E non capisco il perché...

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  6. Io sono orgoglioso di esser italiano anche se, come si è detto, ogni paese ha i suoi pregi e difetti.
    Ieri, sono stato ad una partita di pallavolo dove all'inizio è stato suonato l'inno nazionale da un gruppo di una scuola media. bhè vedere le tifoserie, le squadre e tutto il pubblico accompagnarli a squarciagola mi ha fatto molto commuovere. Ma beninteso.. non sono il tipo che si sente patriota solo quando c'è il mondiale di calcio, perchè io adoro il mio paese sempre... ;-)
    Prendendo infine sPunto da ciò che dici cioè che ti senti più europea che italiana, io invece mi sentirei cittadino del mondo così da sentirmi un vero fratello di ognuno nel mondo senza distinzione... ma figuriamoci, c'è anche gente che preferisce più la sua città (talvolta addirittura anche una parte) che l'intera nazione..

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  7. L'unica speranza che accompagna questa celebrazione è che possa agire da stimolo sulla parte sana di questo popolo troppo spesso trasformato da cittadini a sudditi per tornare allo spirito della Costituente.
    Purtroppo l'occasione per una riflessione storica più approfondita sull'unità sembra già essere perduta...

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  8. Spunto: scrivo "mi sento europea" non perche' "tifo per l'Europa" ma perche' culturalmente, storicamente e come stile di vita sento molte affinita' con i i miei concittadini europei. Insomma mi sento abbastanza simile ad un tedesco o ad un spagnolo mentre sento molte differenze rispetto ad un sudamericano o ad un asiatico, anche se le loro diversita' di abitudini mi incuriosiscono assai.
    Detesto i campanilismi ma piu' conosco la storia della mia citta' e piu' ne sono orgogliosa. Non posso negarlo.
    Sento invece poche affinita' tra il mio carattere e quello che comunemente e generalizzando viene disegnato come "comportamento tipico italiano" (non e' solo un giudizio morale, mi sento proprio diversa).

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  9. Queste celebrazioni, almeno a Torino, stanno facendo emergere qualcosa di bello e potente. Che stupisce il potere, che stupisce la Lega "che comprende il territorio", ed invece stavolta non sembra capire nulla, è aliena e cafona come non è mai stata prima. Anche se non durasse, sono giorni bellissimi.

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  10. anch'io ho appeso sul balcone la bandiera italiana, accanto a quella della pace che è lì da tanti anni ed è ormai la terza perchè le precedenti si erano lacerate con le intemperie ...
    io ho seguito questi giorni di celebrazioni con estremo interesse, in particolare ho ascoltato ed apprezzato molto Napolitano che ci ha permesso di sentirci ancora più itliani uniti di quello che già eravamo prima
    Amo l'Italia e non sopporto quando vado all'estero di sentirmi dire certe cose, come taliani e mafia o italiani > berlusconi ...
    noi abbiamo un grande paese da apprezzare salvare e far guardare con orgoglio
    e dovremmo frlo tutti e sempre !
    un caro saluto erica

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  11. Qualche giorno fa ho scritto uno dei miei soliti logorroici commenti a questo post, ma 'sta volta non l'ha digerito nemmeno internet e me l'ha sputato indietro, perdendoselo nei meandri della rete.
    E cosi' ho scritto un pezzo anch'io sull'argomento.
    Citandoti.

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  12. ;-) Lupo, speriamo che tra cinquant'anni il sindaco leghista di torino consenta le celebrazioni in quella citta'! Magari quel bel sentimento verra' fuori di nuovo, allora!

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  13. Mi dispiace, Dario. Ma c'è una lunghezza massima per i commenti? Non sapevo. Vado a leggere il tuo post.

    Aggiornamento: oggi ho tolto il tricolore e ho messo la bandiera della pace. Mi sembra più adatta alla situazione.

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  14. No, no, Arte.
    Era solo la mia connessione quel giorno un po' imbizzarrita, credo.

    Gia', anche io ho tolto il tricolore, ma la bandiera della pace l'ho buttata qualche tempo fa, ormai troppo logora e consunta, con l'intenzione di comprarne una nuova. Ma i tempi tecnici della mia dolosa ma ingenua pigrizia riusciranno a risolvere il problema ormai quando la guerra in Libia sara' un ricordo!

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