sabato 26 marzo 2011

Quale esempio!

"Alla scuola è affidata una larga parte del nostro avvenire collettivo", dice Corrado Augias in apertura della puntata di Le Storie Rai3 nella quale è stata ospite la giovane professoressa precaria Silvia Dai Prà, autrice di "Quelli che però è lo stesso", libro che racconta episodi della sua supplenza annuale presso un istituto professionale di Ostia.
Uno degli episodi centrali del libro è la visita a Montecitorio di una delle classi più indisciplinate dell'istituto. Dopo che la severissima guida che li accompagna ha ammonito i ragazzi con un: "Niente McDonald se non state zitti!", appena entrati, "dall'aula si alza un tale boato", racconta l'insegnante, "che possiamo solo stare lì muti e immobili con le braccia ciondoloni e la testa che scoppia. I parlamentari urlano mentre uno sta parlando, ma non si riesce a capisce di che cosa."
Silvia Dai Pra' descrive quello che ha visto in aula come "il delirio". "Ciascuno fa quello che vuole, chi sta sul computer, chi parla, chi fa battutine, chi guarda il sedere della parlamentare. Mi sono resaconto in quel momento", continua la professoressa, "che invece i ragazzi ci credevano in quel luogo, credevano davvero che stessimo andando nel Gotha della democrazia e quindi sono rimasti malissimo".
Come si fa a rientrare in classe e dire loro che devono stare zitti per sei ore di seguito, non accendere il cellulare, non tirare fuori il giornale sportivo e magari riesumare quell'antica severità che la riforma Gelmini vorrebbe?
"Mi sono vergognata", afferma Silvia Dai Pra'.
Come genitore capisco perfettamente l'imbarazzo provato da questa giovane supplente. Viene spontaneo chiedersi se sia meglio sospendere queste visite (come suggerisce Augias) o far comunque vedere ai ragazzi a che livello stanno le istituzioni italiane.

7 commenti:

  1. E perché mai dovrebbero essere sospese le visite? È giusto che i ragazzi vedano con i loro occhi, e non con quelli della tv. Pensiamo noi, piuttosto, a dare gli esempi giusti. I ragazzi non sono stupidi, e capiranno.

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  2. Bhè a vergognarsi dovrebbero essere più i parlamentari... ;-)
    Ma visto ormai il livello raggiunto da questa politica da 4 soldi, molto più saggio sarebbe le visite ad altri musei...

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  3. Mah, personalmente mi vengono i brividi a pensare che la' dentro ci sono degli "individui" che si fanno corrompere per sostenere o meno una certa posizione... Questo bisognerebbe insegnare ai ragazzi prima di portarli a queste visite. E magari dargli un paio di guanti di lattice e una mascherina per il naso, mica che si prendano qualche brutta malattia, poveretti...

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  4. Io credo che nascondere la realtà non serve a nulla, serve piuttosto parlare con loro, giorno dopo giorno e far loro capire come è meglio essere diversi, non solo per gli altri ma per se stessi. I ragazzi sanno capire più di quanto molti insegnanti credano.
    E poi, quanti cattivi esempi hanno tutti i giorni!!!
    Ciao, Artemisia

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  5. Ciao Giulia!
    Sì, appunto, il dubbio viene proprio da quello che scrivi per ultimo: visto che i ragazzi di oggi i cattivi esempi ce li hanno davanti tutti i giorni (e non si potrebbero nascondere neanche a volere) che senso ha perdere prezioso tempo scolastico per andare a vedere i lavori del Parlamento? Meglio altre mete.

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  6. Il mio disagio circa il comportamento irrispettoso dei nostri parlamentari nei confronti delle istituzioni divenne eclatante nel momento in cui vidi in diretta televisiva il voto che fece andare in minoranza il governo Prodi. Vero che ero amareggiata da quel voto, ma nulla a che vedere con il mio stato di sbigottimento quando vidi quel covo di frequentatori di bettole stappare platealmente lo spumante, versarselo addosso l'un l'altro, ingozzarsi di mortadella per dileggiare il presidente Prodi. Ero allibita! Sapevo che non erano un fior di mammolette, ma addirittura quello schifo! Poi le cose sono andate sempre più deteriorandosi. Che posso dire ai miei studenti? Non dico mai non fare così, non fare cosà, dico vogliate bene a voi stessi, rispettate con il vostro comportamento la vostra persona, non come quegli avvinazzati frequentatori di bettole.

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  7. Sì, Icare, quella è stata una delle pagine più tristi delle nostre istituzioni repubblicane.

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