La pausa di Agosto è ormai lontana e la sensazione di rilassatezza che ne avevo ricavato manco me la ricordo più. Ricordo però come mi avevano piacevolmente sorpreso la lucidità di pensiero e l'energie mentali che mi sentivo. Grazie a quella carica riuscivo a leggere di più e con più soddisfazione, mi venivano in mente tante idee e riflessioni, mi godevo di più film e documentari.
Possibile che sia bastato così poco per tornare nella costante sensazione di scarsa concentrazione, di carenza di sonno, di cervello appannato, di palpebre che si chiudono nei momenti in cui vorrei stare attenta? Ma perché si deve vivere così? Dove sta scritto?
Mi rendo conto che spesso ci illudiamo di padroneggiare la stanchezza mentale bevendo caffè, facendo finta che non ci sia o comuqne stringendo i denti, ma a cosa serve?
Vorrei svegliarmi la mattina con i miei ritmi biologici. Non mi serve la quantità, quanto un sonno di qualità, davvero ristoratore. Sento di averne diritto.
E poi vorrei più spazi liberi nella mia giornata. Spazi per me, per pensare, ascoltare, leggere, scrivere.
Michela Marzano, che insegna Filosofia all'Università di Parigi, in una bella intervista pubblicata su Noidonne, afferma che "si perde di vista il fatto che per poter avere un contatto con la propria interiorità ci vuole la lentezza. Bisogna poter lentamente avere la possibilità di fare ciò che si desidera."
Anche la Marzano ammette di vivere la dicotomia tra essere donna dinamica e integrata nel nostro sistema di vita e la sua professione che ha bisogno di una riflessione che passa obbligatoriamente attraverso la lentezza del pensiero, ma dice di aver trovato una soluzione nella divisione del tempo. Ha creato cioè un tempo differente per sé, in isolamento, in cui legge, riflette e scrive, non risponde né al telefono né alle email, uno spazio personale completamente separato dal momento "dell'attività".
Praticamente un lusso! Eppure ci devo provare. E magari anche dormire di più e meglio.
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