Un interessante articolo di Altreconomia aiuta a capire come funziona il mercato editoriale. Si scopre, per esempio, che, come in molti altri settori, sono i distributori a guadagnarci di più (e per di più non rischiando niente) e che, pur essendoci un proliferare di case editrici, alla fine la maggior parte di loro fa capo a quei cinque gruppi che si spartiscono più del 60% del mercato (hai voglia a voler evitare Mondadori!)
Sarà che il mio rapporto con i libri è sempre stato un po' di odio-amore, ma continuo a pensare che ne vengano pubblicati troppi e qualche dato contenuto in questo articolo lo conferma.
Trovo un po' inquietante e, sinceramente, un po' assurdo che:
1) in un paese come l'Italia dove si legge pochissimo vengano immessi 160 nuovi titoli al giorno;
2) il tempo di permanenza medio di un titolo sugli scaffali sia pari a un mese (di fatto buona parte di essi non ci arriva nemmeno);
3) se un libro entra di costola sugli scaffali, in una o due copie (cioè non ha la fortuna di andare a formare le pile e le piramidi che si vedono entrando nelle librerie), la possibilità che diventi un bestseller sia pari a zero;
4) se il libro non ha successo, le rese possano arrivare anche all’80% della produzione e per coprirne i costi gli editori non facciano altro che immettere nuovi titoli sul mercato;
5) poiché i resi costituiscono un valore da iscrivere in bilancio, che però non ha alcuna speranza di essere smaltito, i piccoli editori preferiscano mandare i libri al macero piuttosto che conservarli.
Mi chiedo che senso abbia tutto questo. Non sarebbe meglio un filtro più rigoroso prima di stampare un libro? Non dico una sorta di censura ma, azzardo, proporlo in ebook e poi solo dopo aver verificato un certo successo passare a stamparlo. E poi com'è che tutte le persone di una qualche notorietà, politici, cantanti, magistrati, attori e persino personaggi di dubbia moralità, provano l'irresistibile desiderio di vedersi pubblicare un libro? Siamo proprio sicuri che tutti questi volumi siano una ricchezza per l'umanità e non uno spreco di risorse?
A me continua a venire in mente la battuta di Massimo Troisi in "Le vie del signore sono finite":
"Io non leggo mai. Non leggo libri, cose... Pecche... Che comincio a leggere mo che so' grande, che i libri sono milioni e milioni? Non li raggiungo mai, hai capito? Pecche io sono uno a leggere, loro sono milioni a scrivere."
Mi consola sapere che anche la mia amica blogger Alchemilla, vorace lettrice, si pone questo tipo di dubbi proponendosi la lettura di "I troppi libri, Leggere e pubblicare in un'epoca di «abbondanza»".
Mah, Artemisia. Non so.
RispondiEliminaDa una parte hai un po' ragione, cioe' che si stampa a fare un libro che poi non si legge? E poi sono d'accordo che i meccanismi che determinano se un libro e' ben venduto (e quindi molto letto) spesso non hanno niente a che vedere con il merito dell'autore o con il valore dell'opera, come dovrebbe.
Pero' mi vengono in mente un paio di cose:
1) c'e' una autrice che conosco con cui non ho contatti da alcuni anni, che per tutto il periodo in cui siamo rimasti amici (svariati anni) ha cercato invano di farsi pubblicare alcuni suoi racconti, che, a mio giudizio personale, sono molto migliori di molte opere che ho letto (di cui puoi vedere una selezione di titoli a margine del mio blog). Molti di quei racconti risalivano a svariati anni prima che noi ci conoscessimo. Quindi opere molto valide come le sue non sono state filate di striscio dagli editori, nonostante avesse vinto alcuni premi letterari. So che l'anno scorso Ste ha pubblicato alcuni dei suoi racconti in una antologia condivisa con un altro autore. In un libro che non ha avuto alcun successo editoriale. Se gli editori stringessero ulteriormente il cappio a quei filtri (ovviamente in favore di migliori vendite), mi viene da dire che la vita di questi autori sconosciuti diventerebbe ancora difficile, e noi ci perderemmo la possibilita' di apprezzare il loro talento (che oggi, magari, ci passa inosservato).
2) Come sai mi piace di piu' leggere la carta, piuttosto che l'e-book (tanto meno mi piace il libro ascoltato). Ma il problema, secondo me, e' che l'e-book e' talmente facile da pubblicare che uno se lo puo' pubblicare da se', senza passare per l'editore. Qualunque porcata che scrivo, poi a costo quasi zero ne posso fare un e-book e metterlo in vendita (o in omaggio) sulla rete. Quindi se l'e-book sostituisse totalmente il libro stampato, gli editori si estinguerebbero, e svanirebbero proprio i filtri (che secondo me e' giusto che ci siano) e che tu avvalori.
Il vantaggio di un filtro, secondo me, non e' tanto che un libro faccia piu' fatica ad essere divulgato (che e' quello che avviene oggi, ad esempio nel caso descritto nel punto 1), ma che l'autore scriva una cosa e si metta in qualche modo in gioco per essere letto.
questa gente qui, per esempio, non ci sarebbe piu' nessuno che la ferma, se non ci fosse l'onere di sostenere la spesa della pubblicazione. E finirebbe che quegli scribacchini oscurerebbero autori piu' di qualita'.
Non sono certo in grado di trovare una soluzione al problema. Mi consola però il fatto che se lo stanno ponendo persone molto più esperte di me:
RispondiEliminahttp://www.luisacapelli.eu/blog/2011/07/23/pubblicare-meno-pubblicare-meglio-lettera-aperta-a-marco-cassini/
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/09/07/fuori-fuoco/
L'esempio che fai, Dario, non fa che avvalorare la tesi: per come funziona attualmente l'editoria, Fabrizio Corona trova un editore e la tua amica no.
Ho iniziato oggi la lettura.
RispondiEliminaBene, terrò d'occhio su aNobii il tuo parere.
RispondiEliminaArte.
RispondiEliminaLe possibili soluzioni al problema che sembrano uscire dal tuo post sono:
1) pubblicare di meno (cioe' non pubblicare roba che non verra' mai letta). In questo modo Corona continuera' a pubblicare e la mia amica (questa qui, per inciso), avra' sempre meno possibilita' di farlo.
2) pubblicare, almeno in prima istanza, per valutare il successo editoriale, solo libri elettronici. Il mercato dei libri elettronici fa si' che chiunque possa pubblicare a costo quasi zero, senza passare per un editore. La mia amica potrebbe pubblicare, ma invece che dover combattere contro un Corona, ce ne saranno dieci milioni di Corona. Certo, nove milioni e novecentonovantanovemila non se li filerebbe nessuno, esattamente come nessuno si filerebbe la mia amica.
L'utopia sarebbe che l'editore pubblica in base al valore assoluto del libro come opera, e non in base a quanti $$$ possa fruttare.
Senza contare, poi, che Corona ha successo di pubblico perche' gli hanno fatto pubblicita', per ottenere quel successo, cosa che la mia amica non ha mai avuto la possibilita' di avere.
Dario, non devi prendere alla lettera quello che propongo. Non per nulla ho scritto "AZZARDO".
RispondiEliminaIo voglio solo esprimere un dubbio.
Mah (azzardo!) una soluzione potrebbe essere l'identificazione di alcuni piccoli editori oppure di collane specifiche di editori piu' grandi, che prediligano la qualita' alla quantita', e che pubblichino solo ed esclusivamente opere di valore secondo un giudizio determinato in qualche modo, che prescinde dalla commerciabilita' dell'opera. Cosi' chi compra puo' essere guidato alla scelta di autori chen on conosce, fidandosi del giudizio dell'editore.
RispondiEliminaMa forse avviene gia' cosi'. E il problema e' che comunque gli autori che non riescono a vendere continuano a non riuscire a vendere (e quindi non sono letti)
Boh
Io sono sempre stata un'accanita lettrice; ultimamente però passo più tempo nella scelta dei libri da acquistare, anche quelli di autori che già conosco bene e che mi piacciono molto
RispondiEliminaMi è infatti capitato di portare a casa dei libri che poi non mi sono piaciuti per nulla e non ho terminato Troppi libri pubblicati e non sempre di buona qualità, stile ecc ecc che possono diventare delle perfette fregature in alcuni casi
Ecco, anche questo e' un argomento che mi interessa.
RispondiEliminaCome diavolo si scelgono i libri?
Io non e' che sia un accanito lettore: leggo uno... due... massimo tre libri al mese. Non leggo mai due libri contemporaneamente e il tempo per leggerne uno dipende principalmente da quanto mi entusiasmi la storia (in minor misura da quanto e' ciccione il libro e dalla quantita' di tempo libero).
In genere scelgo un libro perche' mi piace il suo autore. Ad esempio di Camilleri leggo tutto quello che sforna. Ma anche il secondo e il terzo della trilogia di Larsson me li sono sbafati perche' mi e' piaciuto il primo. Ovviamente non e' l'unica mia strategia di scelta (altrimenti finirebbe che mi fossilizzerei sempre sugli stessi autori).
L'altra strategia e' invece legata alla pubblicita'. Cioe', pur sapendo che e' un metodo fuorviante, mi faccio incuriosire da cosa dicono i media riguardo ad un libro, come ad esempio.
Comunque sia quando entro in libreria (o piu' frequentemente quando mi avvicino allo scaffale dei libri dell'Esselunga) so gia' che cosa voglio comprare.
Ma vedo gente che passa ore e ore a leggersi le quarte di copertina per fare una scelta. Davvero si tratta di un buon metodo? Le poche volte che mi e' capitato di fare cosi' ho comprato delle robe pessime. Ma forse e' un caso.
oops... me ne sono mangiato un pezzo, scusate....
RispondiElimina...come ad esempio e' capitato per "In questa dolce estate" di Mari Jungstedt-
In genere mi incuriosisco quando ne sento parlare a Fahrenheit o da Augias ma faccio la prova del nove leggendo i pareri negativi su aNobii i quali dicono molto di più di quelli positivi. E comunque scarto tutti i romanzi e i libri con più di 300/350 pagine. Lo so, non è un criterio razionale.
RispondiEliminaAnobii non funziona (non salva le recensioni...sono un po' nervosa!)
RispondiEliminaL'ho scritta sul blog di cui (gentilmente) hai messo il link.
Si risparmierebbe molta carta se si evitassero di stampare i libri di tutti i vari non scrittori che alla fine vengono comprati ma secondo me non letti...
Io scelgo prima di tutto i classici (così vado sul sicuro) e poi mi studio con attenzione le recensioni su Anobii (anche io guardo sempre quelle negative) e prima che conoscessi Anobii, guardavo Ibs.
Prima ancora leggevo le trame con attenzione.
Confesso che sono pochi i libri che non mi sono piaciuti per niente.
Da quanto, la maggior parte, viene dalla biblioteca è ancora più bello: posso studiare bene il libro, sfogliarlo e quindi rimandarlo indietro se non fa per me.
Nessun problema, Alchemilla, la vado a leggere là.
RispondiEliminaOra che ci penso anche a me aNobii non salvava una recensione in questi giorni.
Quella della biblioteca è una grande soluzione. Fossi una lettrice veloce la utilizzerei sicuramente anch'io.
:-) io invece scarto a priori tutto quello che non e' un romanzo, e se poi ha piu' di 500 pagine, meglio ancora!
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