lunedì 28 maggio 2012

Scoprirsi atea francescana

Cosa spinge un'atea incallita a mettersi sulle spalle uno zaino ed a ripercorrere a piedi i luoghi toccati da Francesco D'Assisi? Potrei dire le indubbie attrattive turistiche e naturalistiche della verde Umbria ma per goderle basterebbe salire in auto e in cinque giorni visiterei tutti i posti significativi. Potrei dire per mettersi alla prova, per dimostrare di farcela fisicamente a camminare per una media di 20 chilometri al giorno con 9/10 kg sulle spalle. Ma allora sarebbe meglio una qualsiasi alta via sulle montagne che, tra l'altro, sarebbe anche più appagante dal punto di vista dei paesaggi e della natura. No, ci deve essere qualcos'altro e penso di averlo capito alla fine di questo pellegrinaggio.
La figura di Francesco D'Assisi è senz'altro affascinante (tant'è che il suo successo ha sconfinato oltre il Cattolicesimo) soprattutto per la sua coerenza, per aver riproposto con tenacia, contro una Chiesa ormai corrotta dal potere e dai beni mondani, un Cristianesimo fatto di povertà, di essenzialità, di non violenza. Devo dire che, al netto di tutte le leggende, delle credenze popolari, dei presunti miracoli a cui non riesco proprio a credere, il messaggio di rifiuto di tutto ciò che è superfluo e che offusca le cose più importanti della vita non solo lo trovo attualissimo e universale ma tocca delle corde già presenti istintivamente dentro di me.
Sin da quando ero piccola allorché provavo la singolare passione per il "giocare a poveri", cioè riuscire a sopravvivere in condizioni avverse insieme ai miei numerosi figli (cioè alle mie bambole), ritrovo il mio personale francescanesimo nell'istintiva avversione per tutte le mode, per tutti gli oggetti proposti/imposti dalla pubblicità, per l'usa-e-getta, per i soprammobili, per i fronzoli, per gli orpelli, per lo spreco. Un francescanesimo che può prendere facilmente le vesti dell'ambientalismo (ma guarda caso il nostro Poverello è stato proprio scelto come patrono degli ecologisti!) giusto per dare a questa cosa una spiegazione razionale ma non è del tutto così.
Non è un'esigenza di autoflagellazione, né di espiazione, né di rinuncia, né di sacrificio. Sono consapevole di essere una dei pochi fortunati con la pancia piena, un tetto sulla testa e un lavoro sicuro e quindi capisco che è più facile "giocare a poveri" concedendosi per scelta una vacanza dal costo di 200 Euro la settimana tutto compreso. Pertanto ho massimo rispetto e solidarietà verso chi a questo "gioco" è costretto per necessità e non per scelta radical chic.
Ciò nonostante mi guardo intorno e vedo colleghi e amici che parlano costantemente di soldi, che vorrebbero possedere sempre di più, avere la casa più grande e più bella, una macchina più lussuosa, dei vestiti ultima moda, e sono sempre nervosi e frustrati perchè non hanno quello che vogliono. E poi basta una temperatura un po' sopra o un po' sotto a quella di confort per lamentarsi. Bastano due gocce d'acqua per farli desistere ad uscire. E' sufficiente una distanza maggiore di cento metri per far loro decidere di prendere l'auto. Basta una lieve dolenzia per far prendere loro un analgesico. Impensabile e stravagante per essi viaggiare portando con sé il minimo sulle proprie spalle, camminare tutto il giorno sotto la pioggia, dormire in una camerata con estranei, avere a disposizione solo un secchio di acqua fredda per lavarsi come alla Romita di Cesi, trovare squisito un semplice minestrone di verdure inaspettatamente ricevuto come cena al Santuario di San Giacomo.
Allora capisco la forza dell'esempio di Francesco, del suo rifiuto di dormire con un cuscino, del suo sopportare le avversità con "perfetta letizia", del suo farsi bastare un saio e un paio di sandali, del suo accontentarsi di quel poco che c'è.
Saper essere contenti di quello che si ha. E' questa la ricetta, secondo me, per vivere sereni. E' questo il segreto per concentrarsi sulle cose più importanti della vita. E quali sono? Alla salute e all'affetto dei propri cari, per quanto mi riguarda, aggiungerei avere tempo per nutrire il mio cervello, per imparare cose nuove, arricchire la mia cultura, riflettere, cercare di capire meglio me stessa e il mondo che mi circonda. Tutto il resto è superfluo.

9 commenti:

  1. Hai perfettamente ragione, non occorre essere credenti per ammirare certi esempi di cui si è impossessata la chiesa cattolica.
    Proprio loro!!!
    Cristiana

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  2. Penso che tu abbia ragione.
    Che, cioe', e' meglio rifiutare il modello consumistico, che costringe all'insoddisfazione perpetua proprio perche' l'insoddisfazione induce a consumare di piu' per porre rimedio.
    Francamente, da mangiapreti quale sono, la figura di Francesco mi disturba un pochino, anche se condivido tutte le cose che hai detto tu.
    E' per la stessa ragione per cui mi piacerebbe mettermi alla prova sul cammino di Santiago. Un viaggio mi serve per imparare cose nuove e culture locali. Farlo "scomodamente" significa viverle davvero piuttosto che guardarle dal finestrino (senza contare - almeno per me - l'indubbia sensazione di mettersi apposto la coscienza facendolo in modo ecocompatibile).
    Ed e', secondo me, anche un bel messaggio politico: il modello collaborativo, dove quello aggressivo del capitalismo liberista ha oggettivamente fallito.

    Pensavo, leggendo il tuo post, alla vacanza (come turista) che mi faro' settimana prossima in Bretagna. Pensavo a quanto infinitamente piu' bello sarebbe farselo a piedi, anziche' in auto, magari in qualche mese, fermandosi qua e la'. E da li' magari partire e andare altrove. Pensavo che non avro' mai le palle per fare una scelta di vita del genere.

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    1. Purtroppo, più che "le palle" serve tempo. Il bene più prezioso che si possa avere. Anche a noi sarebbe piaciuto fare il cammino tutto insieme nei 16 giorni previsti (magari anche qualcuno di più fermandosi nei posti che meritavano). A fine giornata incrociavamo sempre tre Altoatesini in pensione ma ancora giovani che hanno fatto tutto il cammino dal 5 maggio finendo insieme a noi. Ecco noi due, mamme lavoratrici sempre di corsa, un po' di invidia per questi tre la provavamo ma d'altra parte bisogna, appunto, accontentarsi di quello che si può.

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    2. No, be', io intendevo fare proprio una scelta drastica e vivere del necessario. Cioe' rinunciare al lavoro e alle ricchezze a mo' di Francesco.
      Prendi e vai, fai un lavoretto qua e uno la' giusto per guadagnarti il pane, accontentandoti di quel poco che basta per vivere. Conosco chi l'ha fatto (anche se, in effetti non e' che andava in giro a piedi), e non e' impossibile. Solo che io non ne avrei le palle.
      E parlo per me, ovviamente.

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  3. Interessante post che, seppur espresso dal lato laico, coglie l'essenza profonda dello spirito francescano...

    A me ha sempre affascinato San Francesco perchè è una delle pochissime personalità religiose contro cui nessuno ha mai espresso contrarietà.

    Dal mio punto di vista invece è stato una persona ammirevole perchè si è lasciato veramente stravolgere dal Signore.. contro se stesso per donarsi completamente agli altri.

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  4. Mio fratello al compimento dei 50 anni si è preso 6 mesi di aspettativa ed è partito da solo il primo maggio per percorrere la via Francigena da Canterbury a Roma (passaggio Alpi a luglio e ritorno a Roma in ottobre). Nonostante la mia preoccupazione pare che stia andando tutto bene, si trova oltre la regione Champagne. Il viaggio della sua vita ... al ritorno vuole scrivere un libro sull'esperienza con consigli ....
    Pur essendo ateo ama percorrere questi sentieri spirituali ... Santiago ecc...
    Ciao
    Anna Maria (di Lorenzo ... alle soglie della maturità)

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    1. Ciao Anna Maria! Un grande tuo fratello (tra l'altro mio coetaneo, io varcherò a dicembre la soglia del mezzo secolo).

      Come sai, siamo anche qui "di maturità". Fammi sapere.

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