lunedì 18 giugno 2012

Ma che bella festa! Ho pianto così tanto!

"Fare terra bruciata di questo territorio". Solo visitando il Parco Storico di Monte Sole e grazie soprattutto all'esauriente, chiaro e coinvolgente racconto del signor Pampaloni ho capito il significato dell'ordine eseguito con teutonica crudeltà dal 16esimo battaglione delle SS comandato dallo spietato Walter Reder alla fine di settembre del 1944. Non c'è paese dell'Appennino Tosco-Emiliano che non ricordi il suo eccidio nazista, come quello di San Terenzo Monti che ben conosco, ma sull'Altopiano di Monte Sole, in quel territorio che va dalla valle del Setta alla valle del Reno, tra i comuni di Monzuno, Grizzana e Marzabotto, non solo furono uccisi 770 civili inermi, sacerdoti, vecchi, donne, bambini e disabili, ma furono anche distrutte tutte le case, le chiese ed altri edifici, uccisi gli animali e minato campi e boschi perchè fosse letale anche tornare, dopo i lunghi mesi dell'inverno 1944, a recuperare i poveri resti. Nessuno dei pochi superstiti ebbe più il coraggio di vivere in queste frazioni che infatti oggi costituiscono un parco, tanto bello naturalisticamente, quanto agghiacciante dal punto di vista delle rovine rimaste, ma sicuramente da visitare.
Anche la testimonianza della signora Anna Rosa Nannetti, una dei pochi bambini sopravvissuti, ci ha fatto chiudere lo stomaco. "Pensavamo ingenuamente che in guerra i civili venissero uccisi solo per rappresaglia, che venissero risparmiate le chiese, i parroci, le donne e i bambini. Ed invece niente di tutto ciò fu rispettato." Interessante anche il suo racconto del dopo strage: il destino di quello sparuto gruppo di bambini superstiti che, a guerra finita non avendo mezzi di sostentamento, furono accolti con grande generosità da tante famiglie dell'Emilia Romagna. Solo così "i bambini della montagna" che avevano conosciuto solo i propri familiari e i vicini "buoni" mentre tutti gli altri adulti del mondo erano "cattivi", appresero dell'esistenza di altri "grandi buoni".
E come non condividere le lacrime dell'anziana volontaria che ci ha accolto ringraziandoci cento volte al Sacrario di Marzabotto: "Non farò più questo servizio perchè invecchiando si diventa troppo fragili emotivamente e questo non va bene."
Ed infine grande chiusura della Festa Nazionale dell'ANPI con un travolgente, nonostante gli anni e la temperatura torrida, presidente Smuraglia. Ma sì, facciamoci anche questo piantino cantando tutti insieme, giovani e vecchi, il nostro "Bella Ciao" conclusivo.
Che bella festa! Ho pianto così tanto!


Qui qualche foto della giornata.

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