Opporsi alla tirannia anche quando è spietata e implacabile. Rifiutarsi di essere parte di una società che subisce passiva, e in definitiva sostiene, la ferocia del tiranno. Non rassegnarsi, per quieto vivere o per paura, ad accettare quello che la coscienza ci suggerirebbe di contestare. La dittatura nazista, basata sulla religione del sangue, durò dodici anni. Si è parlato di colpevole connivenza del popolo tedesco, di ostinata volontà di non vedere. Tuttavia, per quanto la resistenza tedesca al nazismo non fu un movimento popolare, vi furono coraggiosissimi intellettuali, aristocratici ma soprattutto religiosi, cattolici e protestanti, che la sfidarono a costo della vita. Dal Vescovo di Muenster, Clemens August von Galen, una voce che si levò alta e decisa
contro l’agghiacciante progetto di eliminare le vite definite dal regime
“indegne di essere vissute”, ai giovani universitari della Rosa Bianca, al borgomastro di Lipsia, Carl Friederich Goerdeler, che invano cercò appoggi all'estero, ai membri del circolo di Kreisau, al coraggioso colonnello della
Wehrmacht Claus von Stauffenberg, il protagonista del fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944.
Avevo fatto l'errore di caricare la puntata
"La Croce e la svastica" del programma di RAI3
La Grande Storia sul lettore di mp4 che accendo
la notte quando non riesco a dormire. Niente di meno indicato. Infatti la tensione presente nel film-documento e
le atrocità mostrate tutto fanno meno che conciliare il sonno. Merita invece
vedersela con calma questa inquietante e
bella puntata di storia.
Commovente la storia del giovane diacono Karl Leisner, malato di turbercolosi, che fu arrestato in sanatorio per aver espresso disappunto per il fallito attentato a Hitler del 8 novembre 1939 e deportato a Dacau. Nel campo i preti suoi compagni riuscirono, pur malato e sofferente, a fargli coronare il sogno di diventare sacerdote. Una cosa affatto banale (come stupidamente pensavo nella mia ignoranza): era necessario infatti un vescovo (e ne trovarono uno francese appena internato), l'anello episcopale, il pastorale, la mitra, ecc. Tutti i religiosi prigionieri, mossi dalla forza che dava loro la fede e dalla volontà di riscatto morale, cattolici e protestanti insieme, si dettero da fare e riuscirono nell'impresa nella terza domenica di dicembre 1944, sotto gli
occhi ignari dei loro aguzzini. Realtà e immaginazione, forza e preghiera, fuse in un sogno che finalmente prese corpo e divenne potente testimonianza: la consacrazione a Dio in un luogo di miseria, di morte, di annientamento e di dolore. Il 26 dicembre 1944 Karl Leisner celebrò la sua prima messa nella cappella del campo. Il 12 agosto del 1945 morì.
"Non c'è nulla di più indegno per un popolo civile che lasciarsi governare senza alcuna opposizione da una cricca di irresponsabili dominati dai propri istinti." Comincia così il primo volantino distribuito da un gruppo di cinque studenti dell'Università di Monaco: i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, tutti poco più che ventenni, aiutati dal loro professore, Kurt Huber. Fogli distribuiti clandestinamente, infilati negli elenchi telefonici, spediti per posta, abbandonati sulle panchine, ecc. Il 18 febbraio 1943, Hans e Sophie Scholl distribuirono il sesto volantino all'Università e vennero arrestati. Furono torturati ma non rivelarono (purtroppo inutilmente) i nomi dei loro compagni. I funzionari della Gestapo che li interrogarono rimasero stupiti per il coraggio e la determinazione dei due giovani che furono ghigliottinati dopo pochi giorni all'alba nel silenzio del carcere. La loro vicenda è narrata nel bel film La Rosa Bianca - Sophie Scholl (Sophie Scholl - Die letzten Tage) diretto da Marc Rothemund.
Oggi troppo spesso ci dimentichiamo quanto sia preziosa la libertà di poter dissentire, di poter dire la propria, di poter persino vomitare improperi tramite una tastiera di computer.
"Non è necessario uccidere il tiranno. Per sconfiggerlo basta sottrargli il rispetto e l'obbedienza del popolo intero" scrivevano i ragazzi della Rosa Bianca. E se talvolta ci viene comodo obbedire, allinearsi al "così fan tutti", adeguarsi all'andazzo, ricordiamoci il bellissimo motto dei dissidenti tedeschi al regime nazista: "et si omnes, ego non", "e se pur tutti, io no."