Io non posso sapere se tutti siamo infelici. Se mi guardo attorno però vedo che tutti hanno dei problemi anche se li nascondono dietro un atteggiamento scherzoso e spensierato oppure se addirittura non ne sono coscienti. In ogni modo ci dovranno pur essere delle persone realizzate e serene interiormente. Io non sono certo tra quest'ultime essendo quasi continuamente in crisi.
Analizzando la mia infelicità, mi viene spontaneo guardare indietro e ricercarne le cause nella vita che ho condotto finora. Mi sono accorta che nel mio ambiente familiare ho sempre avuto addosso come un marchio il ruolo della "grande", della "brava", di colei che deve dare l'esempio ed essere il modello per gli altri. Mi sono portata dietro questa situazione anche fuori della famiglia, soprattutto nell'ambiente scolastico.
La conseguenza di tutto ciò su me stessa è che avviso dei forti sensi di colpa quando non riesco a realizzare quello che gli altri (e forse anche la sottoscritta) si aspettano da me. Nonostante che mi ripeta che sbagliare è umano, sono angosciata dall'idea che tutti, esplicitamente o no, mi rimproverino i miei errori e arrivo perfino ad odiare espressioni come: "mi aspettavo", "non mi aspettavo", "delusione", ecc.
Giungo anche all'assurdità di sentirmi responsabile se un film non è piaciuto a colui che è con me: le critiche al film mi fanno sentire in colpa come se fossero rivolte a me stessa. Nello stesso modo mi sento talmente in colpa quando rifiuto un piacere a qualcuno (magari per motivi molto validi), che finisco per farglielo.
Probabilmente questo è anche il motivo per cui non credo in Dio: se egli esistesse, per me sarebbe un altro a cui dover render conto. I piccoli peccati che quasi continuamente abbiamo sulla coscienza, per me sarebbero causa di nuove angosce. Quindi preferisco pensare che Dio non esista.
Questa situazione è ciò che io ho individuato come causa della mia infelicità. Ma gli altri perchè sono infelici? Forse alla base di tutto sta la nostra società che ci porta all'ossessione di superare gli altri, di essere sempre i primi a qualsiasi costo (tanto per dare per l'ennesima volta la colpa alla società), oppure sta l'inquietudine dell'uomo di voler essere sempre perfetto mentre la sua natura lo rende imperfetto. Forse l'infelicità nasce dall'eterno conflitto tra lo spirito che vuole "inalzarsi libero" e il corpo che lo tiene legato ai suoi limiti, alle sue sofferenze, ai suoi bisogni.
Analizzando la mia infelicità, mi viene spontaneo guardare indietro e ricercarne le cause nella vita che ho condotto finora. Mi sono accorta che nel mio ambiente familiare ho sempre avuto addosso come un marchio il ruolo della "grande", della "brava", di colei che deve dare l'esempio ed essere il modello per gli altri. Mi sono portata dietro questa situazione anche fuori della famiglia, soprattutto nell'ambiente scolastico.
La conseguenza di tutto ciò su me stessa è che avviso dei forti sensi di colpa quando non riesco a realizzare quello che gli altri (e forse anche la sottoscritta) si aspettano da me. Nonostante che mi ripeta che sbagliare è umano, sono angosciata dall'idea che tutti, esplicitamente o no, mi rimproverino i miei errori e arrivo perfino ad odiare espressioni come: "mi aspettavo", "non mi aspettavo", "delusione", ecc.
Giungo anche all'assurdità di sentirmi responsabile se un film non è piaciuto a colui che è con me: le critiche al film mi fanno sentire in colpa come se fossero rivolte a me stessa. Nello stesso modo mi sento talmente in colpa quando rifiuto un piacere a qualcuno (magari per motivi molto validi), che finisco per farglielo.
Probabilmente questo è anche il motivo per cui non credo in Dio: se egli esistesse, per me sarebbe un altro a cui dover render conto. I piccoli peccati che quasi continuamente abbiamo sulla coscienza, per me sarebbero causa di nuove angosce. Quindi preferisco pensare che Dio non esista.
Questa situazione è ciò che io ho individuato come causa della mia infelicità. Ma gli altri perchè sono infelici? Forse alla base di tutto sta la nostra società che ci porta all'ossessione di superare gli altri, di essere sempre i primi a qualsiasi costo (tanto per dare per l'ennesima volta la colpa alla società), oppure sta l'inquietudine dell'uomo di voler essere sempre perfetto mentre la sua natura lo rende imperfetto. Forse l'infelicità nasce dall'eterno conflitto tra lo spirito che vuole "inalzarsi libero" e il corpo che lo tiene legato ai suoi limiti, alle sue sofferenze, ai suoi bisogni.
Cara Artemisia, credo che i rapporto siano difficili, e questo correre correre non si sa dove e perchè non ci permette di ritrovare noi stessi, ciò che siamo dentro. Ci sentiamo inadeguati, ma dovremmo chiederci a che cosa? Forse scopriremmo che non ne vale la pena, riscopriremmo i veri sentimenti, i veri valori. Davvero dovremmo iniziare una riflessione insieme, chissà, magari ci potremmo aiutare, sostenere, non sentici soli. Potremmo ricominciare a credere in qualcosa. No nella religione non credo, almeno quella della chiesa. In un senso di religiosità forse sì. Grazie perchè mi vieni a trovare, anch'io bvengo volentieri da te, Giulia
RispondiEliminache post bellissimo e toccante che hai fatto..dimostrano una persona veramente profonda gia a 17 anni
RispondiEliminaciao
Grazie, Giulia, per il commento e la solidarieta'. Per fortuna, non sono piu' come ero a 17 anni quando ho scritto quel tema anche se mi ritrovo ancora incrostazioni di quel super Io grosso come una casa che avevo allora.
RispondiEliminaTi leggo sempre con grande interesse.
Grazie Artemisia, ma anch'io passo sempre volentieri di qui. Un abbraccio Giulia
RispondiEliminaavevo scritto un altro messaggio ma forse ho pasticciato e non è partito.
RispondiEliminami ha colpito la tua profondità già a 17 anni, e che affronta temi fondamentali di vita, anche con intuizioni forti tipo quella dello spirito nel corpo. Pero' se la natura ci ha dato uno spirito nel corpo significa che occorre lavorare per liberarlo, pur essendo costretto nella materia. Penso che uno scopo per cui nasciamo sia questo, ma prima occorre fare una miriade di esperienze nel piano umano. Grazie per affrontare questi temi, che sono stati presenti in me da quando mi ricordo, e che mi hanno accompagnato anche nei miei momenti di malessere di vivere.
Scusa, Mirco, sono io che ho pasticciato (cioè non avevo visto il tuo commento nella posta).
RispondiEliminaCara Artemisia, l'infelicità di una ragazza di 17 anni è in genere di modello esistenziale e proprio questo io trovo nel tuo post. Sono gli anni in cui ancora non sappiamo perchè stiamo al mondo, per fortuna, poi col passare degli anni lo scopriamo: siamo qui per essere "infelici"!!!... Scusa se mi permetto di scherzare, ma poichè io in questo momento sono veramente infelice e preoccupata per i miei figli, quello che mi viene in mente è che sia da piccoli che da grandi la nostra infelicità dipende sempre dagli altri. Da piccoli per qualche proibizione che ci facevano i genitori e da grandi per i timori e dispiaceri che ci danno i figli...Non c'è altro che mi rende veramente infelice a questo mondo!
RispondiEliminaBella riflessione...grazie...
Carmela
Ciao, Artemisia, mi intrometto nel tuo blog (molto bello, devo dire), perchè il tema che hai riportato fotografa in maniera incredibilmente fedele la mia condizione psichica.
RispondiEliminaPensa, io ci ho messo fino a 30 anni per scoprire cose che tu scrivevi a 17 e purtroppo non riesco a liberarmi di questo maledetto supereroe che sono nella mia mente (mentre fuori appaio tanto dimesso da scomparire nella folla).
E' difficile accettarsi per ciò che si è, soprattutto quando tutti (in famiglia) si aspettano sempre grandi cose...
Ciao, ho trovato il tuo blog tramite il blog di Alessio (abbiamo commentato lo stesso post sulle bici e inquinamento)...
RispondiEliminaRiguiardo alla felicità....per me é valida una frase tratta da un film bello ,ma triste che ho visto una decina di anni fa con Paolo Hendel..la felicità non esiste perché quando pensi di averla raggiunta é svanita...la vita non ti da il tempo si assaporare il momento felice perché inesorabilmente tutto il resto ti travolge e ti fa sprofondare nella tristezza di dover "risolvere" nuovi problemi o complicazioni. pero' é grazie a questa forte determinazione a ottenerla che andiamo avanti...é un po' come il cane che si morde la coda siamo tutti in un circolo vizioso perpetuo....
Alla prossima!