Sabato mattina (purtroppo non c'è scelta) tocca la spesa settimanale al supermercato.
Sono una consumatrice attenta all'ambiente e alla giustizia sociale, consapevole dell'importanza delle sue scelte nell'orientare il mercato ("ogni acquisto è un voto"). Perciò, per prima cosa, mi devo ricordare la cassetta ripieghevole e le borse di tela per evitare di acquistare buste di plastica di cui è invaso il mondo.
Entro nel supermercato. Primo reparto: frutta e verdura. Attenzione a prendere solo frutta e verdura di stagione. Le susine sono spagnole? Vuol dire che è ancora troppo presto. Meglio il cavolo nero di provenienza toscana che le melanzane di provenienza campana: ha fatto meno chilometri e quindi ha inquinato meno. Le banane solo se ci sono quelle del Fair Trade. Non sia mai che sovvenzioni le multinazionali che spruzzano antiparassitari dall'aereo mentre sotto ci sono i braccianti che lavorano!
Si passa agli yogurt, con buona pace di Pallante che vorrebbe che me lo facessi da me. Non ho tempo e lo yogurt lo compro. Si', ma non parli di Danone o Nestlè: vade retro! Opto per la Yomo (che almeno è italiana) oppure per la Mukki facendo attenzione che tra gli ingredienti non ci siano cose strane tipo l'aspartame. Per la colazione meglio il barattolone da mezzo chilo così si riducono i rifiuti rispetto a confezioni più piccole.
Stasera cuciniamo il pesce? "Provenienza Oceano Pacifico": non se ne parla! "Allevato in Grecia": si potrebbe fare ma chissà cosa danno da mangiare a questi pesci. "Pescato Mediterraneo": e sia, anche se il Mediterraneo ormai di pesci non ne ha più.
Carne? Solo qualche fettina per i figli. Non me ne intendo dei vari pezzi e allora prendo quella in offerta.
Proseguo così tra mille domande e mille dubbi. Attenzione agli ingredienti, spesso scritti in carattere microscopico, per non beccarsi il succo di frutta con i coloranti (mi è successo). Attenzione alla provenienza (delle noci californiane non se ne parla, sai quanti chilometri hanno fatto e quanta CO2 hanno prodotto?). Attenzione al produttore: dietro il marchio Fattoria Osella si nasconde la Philip Morris, una delle peggiori multinazionali americane. Attenzione ovviamente alla scadenza. Il prezzo? Ecco quello proprio non ce la faccio a confrontarlo.
"Mamma, si compra la Coca Cola?"
"Ma sei pazzo! Sai quanti sindacalisti ha ucciso in Colombia?"
"Fattoria Scaldasole è etico?" chiede il marito, "Ma no, per carità, è dell'americana Heinz!"
A volte invidio chi può comprare quello che diavolo gli pare...
Sono una consumatrice attenta all'ambiente e alla giustizia sociale, consapevole dell'importanza delle sue scelte nell'orientare il mercato ("ogni acquisto è un voto"). Perciò, per prima cosa, mi devo ricordare la cassetta ripieghevole e le borse di tela per evitare di acquistare buste di plastica di cui è invaso il mondo.
Entro nel supermercato. Primo reparto: frutta e verdura. Attenzione a prendere solo frutta e verdura di stagione. Le susine sono spagnole? Vuol dire che è ancora troppo presto. Meglio il cavolo nero di provenienza toscana che le melanzane di provenienza campana: ha fatto meno chilometri e quindi ha inquinato meno. Le banane solo se ci sono quelle del Fair Trade. Non sia mai che sovvenzioni le multinazionali che spruzzano antiparassitari dall'aereo mentre sotto ci sono i braccianti che lavorano!
Si passa agli yogurt, con buona pace di Pallante che vorrebbe che me lo facessi da me. Non ho tempo e lo yogurt lo compro. Si', ma non parli di Danone o Nestlè: vade retro! Opto per la Yomo (che almeno è italiana) oppure per la Mukki facendo attenzione che tra gli ingredienti non ci siano cose strane tipo l'aspartame. Per la colazione meglio il barattolone da mezzo chilo così si riducono i rifiuti rispetto a confezioni più piccole.
Stasera cuciniamo il pesce? "Provenienza Oceano Pacifico": non se ne parla! "Allevato in Grecia": si potrebbe fare ma chissà cosa danno da mangiare a questi pesci. "Pescato Mediterraneo": e sia, anche se il Mediterraneo ormai di pesci non ne ha più.
Carne? Solo qualche fettina per i figli. Non me ne intendo dei vari pezzi e allora prendo quella in offerta.
Proseguo così tra mille domande e mille dubbi. Attenzione agli ingredienti, spesso scritti in carattere microscopico, per non beccarsi il succo di frutta con i coloranti (mi è successo). Attenzione alla provenienza (delle noci californiane non se ne parla, sai quanti chilometri hanno fatto e quanta CO2 hanno prodotto?). Attenzione al produttore: dietro il marchio Fattoria Osella si nasconde la Philip Morris, una delle peggiori multinazionali americane. Attenzione ovviamente alla scadenza. Il prezzo? Ecco quello proprio non ce la faccio a confrontarlo.
"Mamma, si compra la Coca Cola?"
"Ma sei pazzo! Sai quanti sindacalisti ha ucciso in Colombia?"
"Fattoria Scaldasole è etico?" chiede il marito, "Ma no, per carità, è dell'americana Heinz!"
A volte invidio chi può comprare quello che diavolo gli pare...
hai ragione pero' è una giungla talmente fitta che è difficile districarsi; io direi di tragredire una volta ogni tanto, e comprare quello che ti pare.
RispondiEliminaLo sai che ci sono persone in analisi perchè non mangiano niente che non sia biologico? Per dire che a volte necessitiamo di un equilibrio in tutto (sto parlando anche per me)
buona domenica
Hai reso magistralmente l'idea di come essere persone responsabili sia una strada impervia e faticosissima... Forse però è sempre giusto almeno provarci. Un caro saluto, Giulia
RispondiEliminaah ah, fantastico! mi immagino marito e figli che prima di posare qualsiasi cosa nel carrello ti consultano...sei una meraviglia!
RispondiEliminaFra l'altro ti seguo, perchè io e Elle ci siamo comprati la guida al consumo critico di Gesualdi per evitare di commettere errori, e ho scoperto che la Philip Morris ha le mani in pasta praticamente ovunque, producendo con disinvoltura sigarette e sottilette (Kraft).
E' una battaglia difficle, ma dobbiamo combatterla!
Un saluto
è sempre faticoso fare la spesa
RispondiEliminama è necessario acquistare giusto e corretto
brava a farlo e ad aver scritto questo post così bello!
un saluto erica
La perfezione non esiste,
RispondiEliminaè facile prendere qualche cosa senza sapere il 100% sul prodotto ...
comunque io terminere il tuo post con,
beati quelli che comprano cibo come te,
oltre a controllare ditte e provenienze, aumenti anche di molto la conoscenza di quello che mangi e della sua qualità.
Se lo facessero tutti, si potrebbe consumare il 30% in meno, aumentando di molto la qualità, quindi sarebbe anche piu sostenibile un mercato con i prezzi leggermente piu alti perchè fair trade, o biologici!
complimenti e continua cosi!
A molti può sembrare assurdo ma quando facciamo la spesa dovremmo fare come te. Chissà magari un giorno tutti avranno una simile consapevolezza...
RispondiElimina.. faccio anchio come te.
RispondiEliminaperò Yomo è del gruppo Danone, francese...
Fattoria Scaldasole = Heinz , non lo sapecvo.
Grazie
Fabio
Fattoria Scaldasole non è di Heinz ma di un gruppo francese che si chiama andros. Non so come sia la sua fedina penale ma non mi risulta nessuna macchia.
RispondiEliminaGrazie a Fabio e Luisa delle informazioni. Le mie si basano su la Guida al Consumo Critico del Centro Nuovo Modello di Sviluppo. Penso siano affidabili anche se probabilmente da aggiornare visto che le cessioni avvengono continuamente. Io so che Yomo e' stata acquisita dalla Granarolo (e' della Danone la Granarolo? Mi piacerebbe proprio saperlo perche' compro diverse cose di questa azienda).
RispondiEliminaI due esempi erano comunque solo indicativi.
Ecco la tua frase sintetizza il mio pensiero ogni tanto: beata ignoranza!
RispondiElimina