Essere tra la folla. Sentire altri corpi vicini. Corpi di sconosciuti. La folla può rassicurare o può spaventare. Può dare fastidio ma può anche esaltare. Dipende dal nostro temperamento, più o meno solitario, dalle circostanze e anche un po' dall'età. Quando ero ragazza mi piacevano i bagni di folla, mi piaceva il rumore e mi mettevano tristezza i luoghi solitari. Adesso è quasi il contrario. Però ci sono delle eccezioni.
Stare in un luogo chiuso affollato mi dà ansia e senso di soffocamento. E' il caso di un bus strapieno oppure dei gremiti subway quest'estate a Londra. Dovevo scacciare il pensiero di trovarmi sotto terra con tutta quella gente che mi avrebbe impedito di scappare in caso di pericolo.
La folla di un mercato o di una strada sotto Natale non mi piace. Mi sento un'anonima consumatrice nell'indifferenza generale. Camminare scansando continuamente corpi mi fa sentire ubriaca e mi fa desiderare dopo poco la calma e il silenzio. Mi sale quasi subito un forte desiderio del silenzio di un bosco o di una cima. Questo tipo di insofferenza l'ho sviluppata con l'età.
Diverso è il caso di una folla con cui sento di condividere qualcosa.
Come nei cortei di protesta dove, tra l'altro, difficilmente ci sentiamo compressi fisicamente. Di solito si cammina un po' diradati per permettere di mostrare gli striscioni e i cartelli. Lì mi sento a mio agio. Mi riconosco come parte di un gruppo umano che condivide una passione. Non ci conosciamo ma ci scambiamo sorrisi, battute, ci fotografiamo a vicenda. E' bello anche scandire slogan tutti insieme o dar fiato al fischietto.
Ma il senso di condivisione che si prova nei concerti pop o allo stadio è unico. Sento di non avere più l'età per queste cose, ma talvolta mi lascio convincere ad accompagnare i miei figli. Al concerto di Jovanotti dove portai mio figlio piccolo nel 2005, mi lasciai trascinare dall'entusiasmo dei fan e ballai tutto il tempo. Recentemente invece mi è capitato di trovarmi nel bel mezzo della curva allo stadio, dove non c'è verso di stare seduti e dove se non canti vieni subito rimproverato. Confesso che non me ne importava un fico secco delle sorti della partita però è stato divertente farsi coinvolgere e cantare a squarciagola: "Finché vivrò, sosterrò la Fiorentina!" sulle note di Bandiera Gialla. Per una volta ho dimenticato tutti i detestabili aspetti del calcio (soldi e violenza) per lasciarmi andare in uno sfogo liberatorio.
Per una volta si può fare.
Stare in un luogo chiuso affollato mi dà ansia e senso di soffocamento. E' il caso di un bus strapieno oppure dei gremiti subway quest'estate a Londra. Dovevo scacciare il pensiero di trovarmi sotto terra con tutta quella gente che mi avrebbe impedito di scappare in caso di pericolo.
La folla di un mercato o di una strada sotto Natale non mi piace. Mi sento un'anonima consumatrice nell'indifferenza generale. Camminare scansando continuamente corpi mi fa sentire ubriaca e mi fa desiderare dopo poco la calma e il silenzio. Mi sale quasi subito un forte desiderio del silenzio di un bosco o di una cima. Questo tipo di insofferenza l'ho sviluppata con l'età.
Diverso è il caso di una folla con cui sento di condividere qualcosa.
Come nei cortei di protesta dove, tra l'altro, difficilmente ci sentiamo compressi fisicamente. Di solito si cammina un po' diradati per permettere di mostrare gli striscioni e i cartelli. Lì mi sento a mio agio. Mi riconosco come parte di un gruppo umano che condivide una passione. Non ci conosciamo ma ci scambiamo sorrisi, battute, ci fotografiamo a vicenda. E' bello anche scandire slogan tutti insieme o dar fiato al fischietto.
Ma il senso di condivisione che si prova nei concerti pop o allo stadio è unico. Sento di non avere più l'età per queste cose, ma talvolta mi lascio convincere ad accompagnare i miei figli. Al concerto di Jovanotti dove portai mio figlio piccolo nel 2005, mi lasciai trascinare dall'entusiasmo dei fan e ballai tutto il tempo. Recentemente invece mi è capitato di trovarmi nel bel mezzo della curva allo stadio, dove non c'è verso di stare seduti e dove se non canti vieni subito rimproverato. Confesso che non me ne importava un fico secco delle sorti della partita però è stato divertente farsi coinvolgere e cantare a squarciagola: "Finché vivrò, sosterrò la Fiorentina!" sulle note di Bandiera Gialla. Per una volta ho dimenticato tutti i detestabili aspetti del calcio (soldi e violenza) per lasciarmi andare in uno sfogo liberatorio.
Per una volta si può fare.
Vogliamo il filmato di te che canti "Finchè vivrò sosterrò la Fiorentina!" E' un must assoluto !
RispondiEliminaIo ho un rapporto assolutamente negativo con la folla. Non e' che ho paura di non trovare la via d'uscita come tu descrivi della metropolitana, e non e' nemmeno che non senta il senso di condivisione in occasioni come concerti e manifestazioni. Invece e' quel dover dribblare tra la gente che mi esaspera immediatamente, tanto da farmi venire il fiato grosso e stare fisicamente male. Nelle manifestazioni e' vero, durante il corteo basta stare un po' in disparte e lo spazio vitale non manca, ma mi mette l'ansia lo stesso... e' l'idea di sentire il brusio, il fracasso, e l'idea che alla fine c'e' la piazza con la calca. Ai concerti cantavo (sono anni che non vado a un concertone) a squarciagola e mi facevo coinvolgere, ma restavo sempre dietro o ai lati. E in genere lasciavo uscire tutti dalla sala o dallo stadio prima di muovermi.
RispondiEliminaNon ti dico nemmeno come ho sofferto gli anni da pendolare su treni, metropolitane e tram davvero troppo affollati.
Ragazzi, ma siete dei fulmini. Nemmeno il tempo di andare a fare pipì!
RispondiEliminaEh, l'avresti mai detto, Belphagor? Io no!
Dario, più o meno è quello che provo io. Forse un po' più predisposta a lasciarmi trascinare. Sempre a cielo aperto però, la claustrofobia incombe!
;-) eppure quando ero io sul palco la folla che ascoltava era cosi' eccitante... ma quella e' decisamente un'altra cosa...
RispondiEliminaComunque anche io ho problemi con la folla, e anche quando ci sono in mezzo faccio di tutto per defilarmi, sarà che, come diciamo con un mio amico "Io non ho problemi con le (singole) persone, io ho problemi con "La Gente !"
RispondiEliminaBelphagor, quella massima mi ricorda una citazione da Nanni Moretti:
RispondiElimina...non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone...
Lo so, non c'entra niente, pero' me la ricorda, ecco.
@dario:c' entra, c' entra: è esattamente quello il senso (con le mie scuse ad Artemisia per l' uso personale ma spero non criminoso del suo blog :))
RispondiEliminaCi mancherebbe, Belphagor! Usa, usa. Sta qui apposta il blog!
RispondiEliminaPerchè quando sei allo stadio perdi il tuo 'io' e sei conforme alla massa.
RispondiEliminaIo ai concerti mi vergono di stare in mezzo a cantare o ballare.
Boh, fra poco ne ho uno e vedrò se mi sblocco. Tanto, è solo il secondo.
Ciao ,io penso che il fastidio della folla lo si senta dove questa non la vorresti vedi appunto nei tram e simili ma dove invece ci vuole vedi manifestazioni concerti...diventa tutta un'altra cosa e esserci ti fa sentire propio bene , almeno per me è cosi . Un saluto a tutti
RispondiEliminaangela
.
Pandoro, io invece ti vedrei benissimo a cantare e ballare. Coraggio! Buttati!
RispondiEliminaNon amo per nulla la folla, mi mette in confusione. Anche se mi piace osservare le persone, preferisco quando il gruppo e' relativamente piccolo.
RispondiEliminaUn caro saluto
Dona
Non amo per nulla la folla, mi mette in confusione. Anche se mi piace osservare le persone, preferisco quando il gruppo e' relativamente piccolo.
RispondiEliminaUn caro saluto
Dona
Ho lo stesso rapporto con la folla che hai tu: la adoro quando sono in condivisione con essa (in un corteo, in un concerto), la sfuggo e ne sono infastidito quando è massa anonima ed indifferente, nonchè vascheggiante sotto i portici per motivi legati allo shopping.
RispondiEliminaEcco, i grandi eventi sportivi mi mancano, nel senso che sono troppo pigro per prepararmi ad essi prenotando biglietti eccetera...ne ho vissuti solo due, e in quel caso mi è piaciuto essere folla insieme agli altri: una partita di hockey su ghiaccio tra le nazionali femminili di Italia ed Australia, alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, e - nel 1990 - l'unica partita di calcio a cui abbia mai assistito in vita mia...:-)
Non una partita qualunque: ero a Bilbao per lavoro, e mi hanno portato a vedere una fantastica Atletico Bilbao - Real Madrid, che era di fatto un incontro tra due nazionali (ancora oggi nell'Atletico militano esclusivamente calciatori nati nel Paese Basco): anche in quel caso il bagno di folla è stato fantastico.
Ogni tanto mi riprometto di andare a vedere il Toro, per far vivere ai ragazzi una simile esperienza, ma poi mi dico che non è che ne valga così tanto la pena...:-)
Lupo, mi hai fatto venire in mente quando negli anni ottanta a Londra andai a vedere Liverpool-Manchester. Bellissimi i cori inglesi.
RispondiEliminaFermo restando il mio giudizio negativo verso il calcio professionistico, consiglio a tutti un'esperienza in una qualche curva. E' antropologicamente interessante!
...antropologicamente interessante... anche una corsa in metropolitana nell'ora di punta a Milano e' antropologicamente interessante, ma io non la consiglierei a nessuno
RispondiEliminaBeh, non e' la stessa cosa, Dario. Tutti i contatti con la gente possone essere oggetto di studio antropologico-sociale (ammesso che a uno interessi questo tipo di studio).
RispondiEliminaIn metro e sul bus, salvo eccezioni, la gente sta zitta o al massimo chiacchiera col vicino. Allo stadio si "esternano" emozioni di continuo, dalle bestiemmie piu' colorite agli incitamenti piu' sofferti. Se non ci sei mai stato non puoi averne un'idea. La gente si trasforma allo stadio. Cadono i freni inibitori. Per questo ti dico che e' interessante.
Mi ricordo durante una trasferta a Livorno, mio figlio, che aveva 10/11 anni, sventolava la sua bandiera e un tifoso accanto a lui gli ha fatto: "Ehh, t'ha da pati' tanto, bambino! Ma tanto!!"
Si, confermo, non c'è paragone tra la folla anonima (e persa negli affari suoi) della metro e la folla passionale che assiste ad un evento sportivo...è una cosa da provare!
RispondiEliminaSi', la mia era una battuta spiritosa, forse mal riuscita.
RispondiEliminaMi ricordo con piacere il concerto dei Pink Floyd a Torino (quando io abitavo a cavallo tra le prvince di milano e varese). Ho conosciuto tanta gente, partecipato a giri di cannone gratis e dato un passaggio a due poveracci cui si era rotta l'auto. Un'esperienza.
Pero' ricordo che anche in quell'occasione ho sofferto del panico della ressa. Non credo che sia claustrofobia. Piuttosto la cosa mi succede piu' spezzo in ampi spazi aperti. Non e' nemmeno agorafobia, perche' il panico e' per un insieme sterminato di persone. Ovunque ti giri vedi una folla... ecco... l'idea che non ci sia un angolo dove rifugiarsi in solitudine e spazio che nessuno puo' violare. Questo mi mette angoscia.
Anch’io non amo i bagni di folla, anzi li detesto. Ma chi si scorda più la manifestazione per la pace a Roma e i concerti di Peter Gabriel!
RispondiEliminaLa curva mi manca!.. Quando vuoi faccio uno sforzo… ci portiamo i ragazzi. A questa proposta, sono certa, non dicono di no!...
S.
Puoi star sicura, S.!
RispondiEliminaNon è facile investigarmi, giacché alcune volte mi piace la folla, quella folla che urla, grida, gioisce per uno sport, altre volte la aborro. Normalmente vivo in solitudine, nel senso che mi relaziono con poche persone alla volta, in ogni caso tutto dipende dal nostro stato d'animo, da come ci sentiamo, dai nostri sentimenti.
RispondiEliminaBuona serata.
Rino
Ecco come tifosa che canta Finché vivrò sosterrò la Fiorentina ti vorrei vedere!
RispondiEliminadi claustrofobia non parlo essendo una che sta male anche solo a vedere l'imbocco di una galleria in tv
abbracci, marina