Una trasmissione carina su Controradio (emittente locale ma di cui potete ascoltare alcune cose in podcast) si intitola "Questioni di stili", sottotitolo "buone pratiche del vivere quotidiano". Dopo le divertenti puntate nelle quali le conduttrici, Sabrina Sganga e Camilla Lattanzi, hanno fatto irruzione in casa di alcuni personaggi fiorentini per bracare (per dirla alla fiorentina) sulla sostenibilità delle loro abitudini quotidiane, un paio di puntate sono state dedicate invece alle Ecostazioni, quella di Scandicci e quella di San Donnino, alla periferia di Firenze. Si tratta di luoghi dove il cittadino può "conferire" (guai a dire "buttar via") i rifiuti suddividendoli correttamente, grazie all'assistenza degli operatori, nelle varie tipologie riciclabili. Che vantaggio c'è per il cittadino? I rifiuti vengono pesati e al raggiungimento di un certo punteggio o viene fatto uno sconto sulla T.I.A. (è la soluzione migliore, secondo me) oppure gli viene dato un omaggio.
Siccome sono curiosa, ho voluto provare l'esperienza. Ho dato una sistemata alla mia cantina scoprendo un sacco di roba non utilizzata da tempo e destinata a non essere più usata. Ho caricato questi oggetti sulla macchina e un sabato mattina sono andata alla Ecostazione di San Donnino.
Il posto, al contrario di quello che dicevano le due conduttrici, è abbastanza desolato. Si trova accanto al vecchio inceneritore in disuso, tra capannoni industriali e autostrada. All'arrivo una operatrice del consorzio Quadrifoglio, dai modi simpatici e abbastanza spicci, mi ha invitato a suddividere il materiale per categorie sciogliendo alcuni dubbi che avevo. Ho messo la roba su tre carrelli, ho dato il mio nome e indirizzo e lei ha registrato il peso di questo materiale sul computer.
Tanto per avere un'idea ho conferito:
- un bel po' di fogli di carta modulo continuo che erano destinati ai miei figli quando ancora facevano disegni e scarabocchi; una serie di classificatori di cartone e alcuni scatoloni (il tutto in un grosso container per la carta);
- un sacchetto di indumenti inutilizzabili (quelli ancora usabili li porterò al mercatino dell'usato di Mani Tese di cui ho raccontato in un altro post) che ho introdotto in un cassonetto apposito della Caritas;
- un videoregistratore e un ferro da stiro rotti in un container dedicato ai RAEE;
- un cesto di vimini nel contenitore del legno;
- un paio di barattoli di vernici e due lampadine a basso consumo rotte nell'angolo dei rifiuti pericolosi (lo sapevate che le lampadine a basso consumo sono altamente inquinanti?);
- un portapacchi da bici, un portaasciugamani, una griglia e un tubo di scarico della caldaia nel container dei metalli;
- una piscina gonfiabile, dei palloni di gomma sgonfi e della gommapiuma in un contenitore detto "degli ingombranti" dove c'erano giocattoli ed altra roba che, a quanto ho capito, non è affatto riciclabile.
Nel frattempo sono arrivate diverse altre persone (l'operatrice si disperava per l'eccessivo afflusso dovuto al fatto che era sabato), alcune erano esperte e sapevano già cosa fare, altre come me avevano bisogno di aiuto.
Un'esperienza interessante per imparare a differenziare i rifiuti correttamente ed anche per avere un'idea di come funziona la raccolta. Certo non è comodo andarci tutte le settimane e per poche quantità ma di tanto in tanto, per esempio quando si fa un'operazione di ripulisti in casa, è senz'altro da tenere presente. Le ecostazioni o isole ecologiche sono presenti in molte altre parti d'Italia.
Siccome sono curiosa, ho voluto provare l'esperienza. Ho dato una sistemata alla mia cantina scoprendo un sacco di roba non utilizzata da tempo e destinata a non essere più usata. Ho caricato questi oggetti sulla macchina e un sabato mattina sono andata alla Ecostazione di San Donnino.
Il posto, al contrario di quello che dicevano le due conduttrici, è abbastanza desolato. Si trova accanto al vecchio inceneritore in disuso, tra capannoni industriali e autostrada. All'arrivo una operatrice del consorzio Quadrifoglio, dai modi simpatici e abbastanza spicci, mi ha invitato a suddividere il materiale per categorie sciogliendo alcuni dubbi che avevo. Ho messo la roba su tre carrelli, ho dato il mio nome e indirizzo e lei ha registrato il peso di questo materiale sul computer.
Tanto per avere un'idea ho conferito:
- un bel po' di fogli di carta modulo continuo che erano destinati ai miei figli quando ancora facevano disegni e scarabocchi; una serie di classificatori di cartone e alcuni scatoloni (il tutto in un grosso container per la carta);
- un sacchetto di indumenti inutilizzabili (quelli ancora usabili li porterò al mercatino dell'usato di Mani Tese di cui ho raccontato in un altro post) che ho introdotto in un cassonetto apposito della Caritas;
- un videoregistratore e un ferro da stiro rotti in un container dedicato ai RAEE;
- un cesto di vimini nel contenitore del legno;
- un paio di barattoli di vernici e due lampadine a basso consumo rotte nell'angolo dei rifiuti pericolosi (lo sapevate che le lampadine a basso consumo sono altamente inquinanti?);
- un portapacchi da bici, un portaasciugamani, una griglia e un tubo di scarico della caldaia nel container dei metalli;
- una piscina gonfiabile, dei palloni di gomma sgonfi e della gommapiuma in un contenitore detto "degli ingombranti" dove c'erano giocattoli ed altra roba che, a quanto ho capito, non è affatto riciclabile.
Nel frattempo sono arrivate diverse altre persone (l'operatrice si disperava per l'eccessivo afflusso dovuto al fatto che era sabato), alcune erano esperte e sapevano già cosa fare, altre come me avevano bisogno di aiuto.
Un'esperienza interessante per imparare a differenziare i rifiuti correttamente ed anche per avere un'idea di come funziona la raccolta. Certo non è comodo andarci tutte le settimane e per poche quantità ma di tanto in tanto, per esempio quando si fa un'operazione di ripulisti in casa, è senz'altro da tenere presente. Le ecostazioni o isole ecologiche sono presenti in molte altre parti d'Italia.
Non ci sono ancora stata,per ora i giocattoli inutilizzati li porto all'ex materna del più piccolo dei miei figli.
RispondiEliminaE fai proprio bene, Carla. Il riuso deve venire sempre prima del riciclo. I giocattoli tra l'altro sono fatti di quella plastica dura che non si ricicla e quindi finirebbero in discarica!
RispondiEliminaQui a Roma invece c'è stato per un periodo (non so ora) in cui i netturbini dell'AMA (azienda municipale di qui) si posizionavano, con tutto l'occorrente per la raccolta differenziata, nelle piazze principali dei municipi... facevano in genere la prima e terza domenica i municipi dispari e la seconda e quarta invece quelli pari... e dovessi vedere quanta gente ci andava... me compreso...
RispondiEliminaChe vuol dire "si posizionavano con tutto l'occorrente", Spunto? Mica con i container?!?!
RispondiEliminaCome mi piacciono le espressioni che usi a volte "quando si fa un po' di ripulisti"! Ripulisti lo adorooo! Anche mio padre lo dice ogni tanto! ;-)
RispondiEliminaAllora non e' fiorentino "ripulisti"? Ci devo studiare sulle espressioni tipiche. Mannaggia, avere piu' tempo :-)
RispondiEliminaA scuola abbiamo proprio un laboratorio sul riuso... :-)
RispondiEliminaMaa...è solo per la provincia di Firenze o ci possono venire anche gli stranieri come me?
RispondiEliminaNon lo so, Heike. Ma ci dovrebbe essere anche a Prato. Di sicuro c'e' un'altra stazione a Calenzano. Guarda sul sito del consorzio che raccoglie i rifiuti nella tua citta'.
RispondiEliminaIo e JJ la raccolta la differenziata la facciamo a casa (dato che qui l' unico rifiuto ingombrate sono io) e devo dire a malincuore che lei è molto più diligente di me !!
RispondiEliminaEh, JJ è mitica, si sa!
RispondiEliminaNel mio comune devono ancora decidere in modo definitivo il sito per l'isola ecologica. Volendo, c'è però quella del comune vicino, ma non ci sono incentivi. Meno male che la raccolta differenziata c'è, porta a porta, in certi gioni della settimana. E i rifiuti ingombranti vengono a prenderseli a casa, previa richiesta telefononica e appuntamento. Fin qui potrei anche essere contenta, se non fosse per il fatto che paghiamo tutti molto cara la tassa sulla spazzatura, sia che facciamo la raccolta differenziata, sia che non la facciamo. Quindi, producendo io meno rifiuti comuni di chi non li differenzia, penso di pagare ingiustamente troppo..:-(
RispondiEliminaCiao Artemisia, bell'articolo! Sai che apprezzo particolarmente i tuoi post sull'ambiente!
Grazie Frida. Talvolta ho il dubbio di apparire un po' troppo maestrina con questi consigli. Mi fa piacere che li apprezziate. Vogliono solo essere spunti...
RispondiEliminaCerto, prima il ri-uso, poi la distruzione ecologica. In ogni modo, siamo una società consumistica che, prima o dopo, dovrà fare i conti con la natura, con l'ecosistema, per quanto si riclichi.
RispondiEliminaRino.
Eh, caro Rino, lo so che prioritario sarebbe un cambiamento radicale della nostra società consumistica. Ma questa di solito è il tipo di obiezione che mi fa Dario e quindi gliela lascio. Già com'è che Dario tace? Sto un po' in pensiero...
RispondiElimina...c'è anche a Vaiano... Funziona con lo stesso sistema degli "sconti" sulla bolletta-rifiuti. Si raccoglie di tutto, pure l'olio per frggere usato.
RispondiEliminaDiciamolo: queste cose sono (abbastanza) facili da realizzare nei comuni "piccoli", non ultimo, forse, per la maggiore contagiosità delle abitudini. A volte rifletto che nel famoso slogan "piccolo è bello", qualcosa di valido c'è: se è vero che il "grande" permette di realizzare "economie di scala" (grandi comuni, servizi accentrati, grandi impianti, etc.), è vero anche che il "piccolo" permettead esempio, maggiore capillarità, una più intensa circolazione di idee e comportamenti, etc.
Personalmente "riciclo" anche i vestiti, nel senso che vesto con i vestiti che il mio cognato ricco mi cede (praticamente nuovi).
Comunque... mi chiedo sempre se basti "riciclare" o se addirittura il "riciclo" non istighi al maggiore uso di certi materiali (tanto si ricicla....).
"Ripulisti" temo non sia fiorentino "tipico"... Come dobbiamo fare co' 'sti fiorentini che pensano di essere terribilmente unici anche nei termini? :-) Lo stesso dicasi di napoletani, milanesi, veneti, etc.
Ciao Arte
Approfitto del post: Arte i racconti li trovi a
RispondiEliminahttp://rigenerationx-angololetterario.blogspot.com/.
Facci un giretto !!
Belphagor: OK appena posso ci faccio un giretto.
RispondiEliminaGiam: sono d'accordo. Nei comuni piccoli si sta di gran lunga meglio. Inoltre, se mi chiedi se basti il riciclare ti rispondo: assolutamente no. Prima della riciclo viene la riduzione a monte e poi il riuso e solo alla fine il riciclo. Riciclare infatti costa energia e risorse. Dovrebbe essere l'ultima spiaggia. Ma questo l'ho scritto diverse volte sul blog e quindi non ho ritenuto di doverlo ripetere per non venire a noia. Già fo du' palle con i temi ambientali :-)))
Riguardo ai fiorentinismi, hai ragione. Voglio studiare meglio la cosa per un prossimo post. Stay tuned!! Non scappare al solito!
Cara arte, JJ è la maestra del riuso: i tovaglioli di carta usati vengono riusati per pulire sotto la macchina del caffè, i pezzi di scottex lasciati asciugare (giuro che è vero), per un futuro riasciugo di perdite varie, i piatti di carta come ciotole per i gatti, i calzini come stracci per la polvere ecc ecc...certo, questo comporta un certo impazzimento, dovuto ad esempio al fatto che magari ti asciugi la bocca dopo il caffe con un tovagliolo che scopri poi essere un ex fazzoletto da naso dell' amabile vecchietta, ma per l' ambiente questo ed altro !!
RispondiEliminaCiao. Un post interessante e utile. Grazie per avercelo proposto.
RispondiEliminaUn caro saluto e a presto.
I miei auguri ai tuoi suoceri. Di questi tempi... Piera
Grande JJ! Sì, anche noi li riusiamo gli scottex (non ci credo all'ultimo particolare che racconti: suona di malignità del nipote). Falle i miei complimenti. Anche se, a dire il vero, il vero ecologista puro e duro usa tovaglioli e fazzoletti di stoffa. Ahimè, di duri e puri ce ne sono pochi!
RispondiEliminaPiera, fa piacere esserti stata utile.