domenica 30 gennaio 2011

La ferma mitezza del concittadino Ginzburg

Pur incarnando, nell'immaginario comune, il perfetto aplomb inglese, è diventato recentemente cittadino italiano ed è fiero di esserlo. Paul Ginzburg vive in Italia da vent'anni e insegna Storia all'Università di Firenze. Nel suo ultimo libro "Salviamo l'Italia" il professore ripercorre alcuni elementi, non predominanti ma interessanti, nella storia del nostro paese (come la ricerca dell'uguaglianza sociale, l'investimento verso l'Europa, la grande tradizione dell'autogoverno municipale) e punta il dito su questi invitando a rielaborarli per dare all'Italia una possibilità di riscatto.
Ascoltando la sua intervista rilasciata a Controradio il passaggio che mi è piaciuto di più riguarda la proposta di rivalutare il carattere della mitezza. Sarà che, da timida e mite quale sono, mi sono sentita chiamata in causa. Nel piccolo saggio "Elogio della mitezza", Norberto Bobbio scriveva che il mite è l'altro di cui l'uomo ha bisogno per vincere il male dentro di sé. Ampliando questo concetto, Paul Ginzburg fa della mitezza, unita alla fermezza, una virtù sociale auspicando una nazione mite e ferma, che pacatamente ripropone, insiste, capisce, tollera ma cerca anche di cambiare il male attraverso il suo esempio. Lo storico è convinto che ci siano minoranze forti in ogni parte del paese che aspettano disperatamente delle proposte per mettersi in cammino. Rinfranca sentire parlare persone come lui che per primo incarna queste caratteristiche.
Paul Ginzburg, insieme ad altri esponenti dell'associazione Libertà e Giustizia come Gustavo Zagrebelsky e Sandra Bonsanti, ha lanciato un accorato appello a tutta la società civile italiana e straniera per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.
Do not despair of Italy!


4 commenti:

  1. Non è per caso che hai fatto un salto a Messa e non ci hai detto niente? Perchè il Vangelo della domenica era incentrato sulle Beatitudini.. e precisamente sul passo: "Beati i miti, perchè erediteranno la terra!".
    Se lo diceva Lui, penso che qualche seme di verità ci sia, no?

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  2. No, Spunto, non sono stata a Messa. Questo passo del Vangelo l'ho sentito citato invece recentemente a Le Storie in una puntata che parlava dell'ira. Pensa un po'. L'autore del libro sull'ira diceva appunto che l'immagine troppo mite di Gesu, secondo lui, era una costruzione postuma (vedi la sfuriata contro i mercanti del tempio).
    Quando ce vo', ce vo'...
    peccato che io non ci riesca neanche quando ce vo'. :-)

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  3. Bhè ma la mitezza indicata nel passo che ti dicevo non è quella della rassegnazione, del "va bene tutto".. ma piuttosto quella espressa da Gesù in croce, in cui esprime il "perdona perchè non sanno quello che fanno", cioè con coraggio e speranza, senza violenza, con misericordia e senza giudicare l'altro.. ecco la vera mitezza

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  4. Sai, cara, anch'io sono come te, mite, a volte anche troppo.Però devo dire che in molte situazioni mi ha aiutato e mi aiuta, vuol dire non entrare nello scombussolamento interiore che fa perdere il controllo, scivolando nella nevrastenia.
    Grazie per questa segnalazione.
    affettuosità
    annamaria

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