La mia esplorazione del territorio di Sesto Fiorentino e di Monte Morello è stata così divertente e soddisfacente che ho sentito il bisogno di raccontarla in diversi post. Dopo il fascino della manifattura Ginori (ahinoi, la Richard Ginori è stata messa in liquidazione proprio recentemente) e l'importante memoria delle vicende della Resistenza, un altro filo conduttore della mia piccola ricerca sono state le tracce del passato etrusco.
I Rasna (come essi si chiamavano), Tirreni secondo i Greci, Tusci o Etruschi secondo i Romani, erano un popolo affascinante, raffinato, un po' misterioso. Ai piedi di Monte Morello sono state rinvenute le tombe a tholos della Montagnola e della Mula risalenti al VII secolo a.C., cioè al cosiddetto periodo orientalizzante della civiltà etrusca. Soprattutto la prima, restaurata recentemente, con il suo tumulo di 70 metri di diametro e il suo dromos (corridoio esterno) di 14 metri realizzato con possenti pietroni di alberese, ci ricorda un po' le grandi tombe micenee. E se le ricche e importanti famiglie potevano permettersi una tomba a tholos nella piana fiorentina, come testimoniano i corredi rinvenuti, sulle pendici del monte sorgeva invece il più grande cimitero popolare della valle dell'Arno: la necropoli di Palastreto, utilizzata a partire dall'VIII secolo a.C. Di quest'ultima si possono vedere solo una ventina di buche circolari scavate nella roccia ove erano poste le urne cinerarie, alcune singole, altre "gemelle" che fanno pensare a tombe di famiglia. Il sito è accessibile liberamente nel bosco e non è mai stato ritenuto degno di scavi approfonditi. Ciò nonostante è così suggestivo immaginare che quelle pendici fossero frequentate "dai nostri antenati Etruschi", per usare un'espressione cara all'archeologo che ci guida sempre con gli Amici dei Musei.
Contagiata anch'io dalla suggestione dei "nostri antenati Etruschi", per singolare coincidenza, mi sono imbattuta proprio in questi giorni nella conferenza che Guido Barbujani, ordinario di Genetica all'Università di Ferrara, ha tenuto un paio di anni fa' per il festival "Dialoghi sull'uomo" di Pistoia, proprio con il titolo: "Perché i Toscani non discendono dagli Etruschi".
Barbujani e il suo team hanno studiato il DNA dei reperti etruschi, con le enormi difficoltà che comporta avere pochissimi campioni a disposizione, che non fossero stati troppo manipolati o danneggiati, ecc. Gli studiosi lo hanno quindi confrontato con il DNA delle attuali popolazioni di tre zone toscane (Casentino, Murlo e Volterra) e anche di quella dell'Anatolia (dalla quale secondo un'antica tesi, oggi non più considerata attendibile, gli Etruschi discendevano). Infine hanno fatto delle complesse elaborazioni statistiche secondo le quali è risultato che:
1) la Toscana non è abitata da gente geneticamente identica ma vi sono componenti molto diverse del genoma.
2) Vi sono delle affinità tra gli abitanti del Casentino e quelli dell'Anatolia ma le due popolazioni si sono scambiati i genomi in un periodo che risale almeno a 13.000 anni fa (quindi nel neolitico o forse prima). Niente a che fare con gli Etruschi.
Ho riassunto in un'impietosa sintesi l'interessantissima conferenza del Professor Barbujani, così piena di stimoli, che consiglio davvero di scaricarne l'audio o il video dal sito del festival.
Ognuno di noi è convinto di far parte di una comunità che da secoli occupa una certa località. Tuttavia è preferibile avere la consapevolezza che l'identità genetica è una grande bufala e, anzi, forse è persino un handicap.
Antenati o meno, mi piace pensare con affetto e simpatia ai nostri Etruschi che vivevano a Sesto Fiorentino. Chissà se parlavano con la "c" aspirata. ;-)
Contagiata anch'io dalla suggestione dei "nostri antenati Etruschi", per singolare coincidenza, mi sono imbattuta proprio in questi giorni nella conferenza che Guido Barbujani, ordinario di Genetica all'Università di Ferrara, ha tenuto un paio di anni fa' per il festival "Dialoghi sull'uomo" di Pistoia, proprio con il titolo: "Perché i Toscani non discendono dagli Etruschi".
Barbujani e il suo team hanno studiato il DNA dei reperti etruschi, con le enormi difficoltà che comporta avere pochissimi campioni a disposizione, che non fossero stati troppo manipolati o danneggiati, ecc. Gli studiosi lo hanno quindi confrontato con il DNA delle attuali popolazioni di tre zone toscane (Casentino, Murlo e Volterra) e anche di quella dell'Anatolia (dalla quale secondo un'antica tesi, oggi non più considerata attendibile, gli Etruschi discendevano). Infine hanno fatto delle complesse elaborazioni statistiche secondo le quali è risultato che:
1) la Toscana non è abitata da gente geneticamente identica ma vi sono componenti molto diverse del genoma.
2) Vi sono delle affinità tra gli abitanti del Casentino e quelli dell'Anatolia ma le due popolazioni si sono scambiati i genomi in un periodo che risale almeno a 13.000 anni fa (quindi nel neolitico o forse prima). Niente a che fare con gli Etruschi.
Ho riassunto in un'impietosa sintesi l'interessantissima conferenza del Professor Barbujani, così piena di stimoli, che consiglio davvero di scaricarne l'audio o il video dal sito del festival.
Ognuno di noi è convinto di far parte di una comunità che da secoli occupa una certa località. Tuttavia è preferibile avere la consapevolezza che l'identità genetica è una grande bufala e, anzi, forse è persino un handicap.
Antenati o meno, mi piace pensare con affetto e simpatia ai nostri Etruschi che vivevano a Sesto Fiorentino. Chissà se parlavano con la "c" aspirata. ;-)