lunedì 2 aprile 2012

Come nasce la mafia

Il giorno in cui David Copperfield arriva al collegio Salem fa la conoscenza con i suoi nuovi compagni ma capisce che non è considerato definitivamente ammesso prima dell'arrivo di James Steerforth, discendente di una ricca famiglia, di sei anni più grande del protagonista del romanzo di Dickens e molto ammirato da tutti, tanto che egli dice "Fui condotto alla sua presenza come dinanzi ad un magistrato." Nonostante Copperfield non riceva un'impressione cattiva di questo personaggio (che poi invece si rivelerà egoista e crudele), a me ha colpito subito negativamente per i suoi modi che definirei "mafiosi":

"Quanto denaro hai, Copperfield?" mi chiese poi.
Gli dissi che avevo sette scellini.
"Sarebbe meglio che tu me li dessi per serbarteli; se credi."
Mi affrettai ad obbedire.
"Desideri comprare qualche cosa? Che ne dici?"
"No, grazie," risposi.
"Forse ti piacerebbe spendere uno o due scellini in una bottiglia di vino per berla in dormitorio. Tu sei nel mio dormitorio a quanto pare."
Certamente non mi era mai passata per la mente un'idea simile, ma mi affrettai a dire che ciò mi sarebbe piaciuto.
"Benissimo. Forse ti piacerebbe spendere anche un altro scellino per comprare dei pasticcini di mandorle."
Dissi di sì, che mi sarebbe piaciuto anche quello.
"E uno scellino in biscotti e un altro in frutta? Che te ne pare?"
Sorrisi, perché egli sorrideva, ma mi sentivo a disagio.

Naturalmente Dickens, quando scrisse questa scena, non pensava certo alla mafia, ma d'altra parte Steerforth, ragazzo ricchissimo, non aveva certo bisogno degli scellini del piccolo e ingenuo nuovo arrivato. Il suo era solo un modo per imporre da subito il suo potere, per renderlo immediatamente suo complice e quindi tenerlo in pugno. Non meraviglia quindi che, poco più avanti nel romanzo, Steerforth userà la sua posizione privilegiata per umiliare e far licenziare un insegnante, reo di aver preteso da lui un comportamento analogo a quello preteso da tutti gli altri. Cos'altro è la mafia se non questo: insinuarsi ove c'è una debolezza e una fragilità delle persone o delle istituzioni per affermare il proprio potere e i propri interessi egoistici?
Pier Camillo Davigo, ospite a Le storie - Diario Italiano afferma che, nella scuola italiana, il rapporto insegnante-studente può essere preso come la metafora del rapporto Stato-cittadini in quanto i ragazzi tendono a coalizzarsi tra loro in danno dell'insegnante. A tal proposito, il magistrato racconta che, pur avendo fatto le scuole in Lombardia, ha ricevuto alle elementari una "formazione mafiosa".
"Quando il maestro usciva di classe lasciava al capoclasse l'incarico di segnare alla lavagna i buoni e i cattivi. Il nostro capoclasse segnava i buoni sulla base di rapporti clientelari (chi gli dava un pezzo di cioccolato, chi lo faceva giocare con il pallone, ecc.) mentre i cattivi non li segnava mai. Se qualcuno cominciava a far baccano cominciava a scrivere le prime lettere del cognome e immancabilmente dai banchi partiva l'epiteto "spia!". Si è spia nei confronti del nemico invasore o del tiranno, non nei confronti della legittima autorità. Nessuno di noi aveva mai dubitato che il maestro fosse la legittima autorità e nemmeno che il capoclasse, sia pur fetente, lo fosse per delega del maestro. Ma in quel contesto il grido "spia!" diventa l'apologia dell'omertà che è uno dei pilastri fondanti della cultura mafiosa.

5 commenti:

  1. Ha reso perfettamente l'idea.
    Cristiana

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  2. Mah... non so...
    penso che coalizzarsi tra compagni contro l'autorita' dell'insegnante, seppur legittima, non sia di per se' negativa, a scuola. Anzi, penso che potrebbe sviluppare il senso di societa'.
    Certo ha le ovvie controindicazioni pratiche, ma mi pare che nel contesto che hai riportato la figura del mafioso somiglia piu' a quella dell'insegnante, che esercita il suo potere per ottenere dal capoclasse un comportamento che di per se non gli compete. Il capoclasse a sua volta utilizza quell'autorita' che gli e' conferita per ottenere tangenti. Coalizzarsi contro questo modello mi pare piu' che doveroso.

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  3. Mi è piaciuta questa analisi che condivido anche io. Nei rapporti di classe si vede spesso come nasce la mafia, sembra impossibile quando si vede "lontano" ma poi spessissimo la mettiamo in pratica nel nostro "piccolo"!

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  4. La mia è un'analisi semi-seria, sia chiaro. Tuttavia penso che talvolta sia utile riflettere su quanto è poco radicato in noi il senso della legalità, soprattutto se riguarda noi stessi. Pensavo, per esempio, a come tutti noi riteniamo normale che gli automobilisti si lampeggino tra loro per avvertirsi della presenza della pattuglia di Polizia.

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