I lavoratori della manifattura Ginori venivano chiamati affettuosamente "barbagianni" perché uscivano dalla fabbrica tutti imbiancati di caolino. Parto di qui per raccontare la storia di una produzione che è anche la storia di un territorio, un territorio che mi è familiare e nel quale lavoro da dieci anni ma che solo di recente, preparando un'escursione, mi sono divertita a scoprire, indagare, perlustrare. Ho appreso in tal modo che la manifattura delle porcellane di Doccia nasce nel 1737 grazie a Carlo Ginori, appartenente ad una antica e ricca famiglia fiorentina. Uno che aveva tutto, Carlo Ginori, ma in più aveva la passione per la chimica e l'alchimia e soprattutto per quel materiale splendido e preziosissimo che chiamavano "oro bianco" e che per secoli si sapeva fare solo in Oriente. Grazie ai suoi viaggi da diplomatico a Vienna, Carlo viene a conoscenza del segreto per fare la porcellana: il caolino. Tornato a Doccia, compra la villa Buondelmonti (accanto alla sua splendida dimora) e mette tutti i suoi contadini a lavorare a quest'impresa. Economicamente la sua attività sarà in perdita perché il suo è un interesse artistico e artigianale mirato a creare superbe e costosissime sculture più che oggetti di uso quotidiano.
Sarà il figlio Lorenzo e poi il nipote Carlo Leopoldo a fare della manifattura Ginori un'impresa di successo, conosciuta in tutto il mondo, con 1400 operai e qualcosa come quattro milioni di pezzi prodotti all'anno alla fine dell'Ottocento. Ma oramai la fabbrica ha perso i connotati artigianali e quasi familiari del tempo di Carlo Ginori, per assumere quelli tipici dell'era industriale, comprese condizioni di lavoro dure e logoranti.
Nel 1896 la Ginori si fonde con la Società Ceramica Richard di Milano, un ulteriore passo verso l'industrializzazione e si trasferisce, negli anni Cinquanta del Novecento, nell'anonima piana fiorentina. Oggi i lavoratori della Richard Ginori combattono perché lo stabilimento non sia chiuso e la produzione non sia delocalizzata altrove dal nuovo padrone, la Starfin S.p.A.
A dir la verità le porcellane non mi hanno mai entusiasmato ma da quando ho approfondito queste vicende comincio a capire tutto il fascino della creatività umana che sta dietro a questi oggetti: dall'idea astratta, alla cura posta in tutte le fasi di lavorazione, alla soddisfazione per un prodotto di eccellenza. Ci si rende conto di questo visitando il Museo di Doccia dove ho visto le sculture barocche realizzate al tempo di Carlo Ginori e i serviti lussuosi dei grandi committenti e ho capito tutto il lavoro e la sapienza che questa produzione porta con sé.
Infine come non amare questa storia dopo averla sentita raccontare mirabilmente da Silvia Frasson nello spettacolo "Quando non avevamo niente e poi venne il signore della porcellane" il quale, attraversando le sale della villa Buondelmonti, mi ha fatto rivivere 270 anni di storia a due passi da casa mia.
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