Oggi è la Giornata Mondiale della Terra. Non ho capito bene cosa sia e a cosa serva questa iniziativa. Sono un po' scettica verso questo tipo di eventi spot (come, per esempio, il "M'illumino di meno") perché penso che alla Terra dovremmo pensarci un po' tutti i giorni.
Ha ragione infatti la mia amica blogger Alchemilla quando scrive che il "green" è ormai diventato una moda, spesso una scusa per proporre nuovi bisogni e indurre nuovi consumi, pur ecosostenibili. Così come è vero che, in certi ambienti, di livello sociale e culturale medio-alto, fa chic consumare bio, naturale, ecologico, ecc. La sua riflessione mi ha fatto venire in mente la clientela che osservo quando mi reco in un piccolo supermercato "naturale" vicino a casa mia. L'altro giorno alla cassa mi precedeva una coppia di una certa età. Lei di aspetto ordinario, lui portava un orecchino e i capelli grigi lunghi raccolti in una coda. Hanno speso circa 130 Euro per una serie di prodotti rigorosamente vegan e bio ma di tipo industriale, a lunga conservazione, imballati con un bel po' di plastica e di provenienza estera (a giudicare dalle etichette). C'erano persino un sacchetto di snack tipo patatine fritte, dall'aria veramente poco "naturale".
D'altra parte è anche vero che in molti altri contesti, forse per una questione di cultura, di ceto o anche semplicemente di età, la sensibilità ambientale non c'è proprio e si hanno altre priorità rispetto a misurare la propria impronta ecologica ed a cercare di diminuirla.
Ha ancora più ragione Alchemilla nel sottolineare nel suo post alcune contraddizioni che stanno dietro a questo tipo di consumo, contraddizioni che tuttavia sono inevitabili perché è impossibile vivere "ad impatto zero", salvo forse per chi ha la vocazione all'ascesi (ricordo una giovane coppia incontrata durante un viaggio a piedi che viveva di autosussistenza ai margini di un bosco con un paio di bambini piccoli e sinceramente la loro scelta mi lasciò alquanto perplessa).
L'importante, secondo me, è avere la consapevolezza e chiedersi sempre se il proprio stile di vita può essere migliorato dal punto di vista dell'impatto ambientale. Per esempio, io sono consapevole che l'uso di tovaglioli e fazzoletti di carta usa-e-getta, anche se con il marchio ecolabel, non sbiancati, ecc., è più impattante rispetto all'utilizzo di quelli di stoffa. Tuttavia la mia scelta è frutto di un compromesso personale perché non sono disponibile ad impiegare il tempo necessario per lavare, stendere, ripiegare o, peggio ancora, stirare fazzoletti e tovaglioli di stoffa. Ho fatto questo banale esempio ma ne potrei fare tanti altri.
Alla fine lo stile di vita occidentale capitalista basato sui consumi si può rendere più ecocompatibile ma difficilmente si potrà stravolgere. Le auto inquinano? Se ne producono di meno inquinanti ma di rendere il trasporto pubblico efficiente e praticabile per tutti non se ne parla proprio. La terra soffoca di sacchetti di plastica? Si sostituiscono quelli più inquinanti con modelli più degradabili ma ad ogni acquisto il negoziante ti ripropone sempre e comunque un sacchetto anche se gli fai vedere ti sei portata diligentemente la sporta.
Tra mode e contraddizioni, come dice il sottotitolo di Alchemilla, "sempre meglio di niente", accingiamoci a celebrare questa Giornata Mondiale della Terra.
Ha ragione infatti la mia amica blogger Alchemilla quando scrive che il "green" è ormai diventato una moda, spesso una scusa per proporre nuovi bisogni e indurre nuovi consumi, pur ecosostenibili. Così come è vero che, in certi ambienti, di livello sociale e culturale medio-alto, fa chic consumare bio, naturale, ecologico, ecc. La sua riflessione mi ha fatto venire in mente la clientela che osservo quando mi reco in un piccolo supermercato "naturale" vicino a casa mia. L'altro giorno alla cassa mi precedeva una coppia di una certa età. Lei di aspetto ordinario, lui portava un orecchino e i capelli grigi lunghi raccolti in una coda. Hanno speso circa 130 Euro per una serie di prodotti rigorosamente vegan e bio ma di tipo industriale, a lunga conservazione, imballati con un bel po' di plastica e di provenienza estera (a giudicare dalle etichette). C'erano persino un sacchetto di snack tipo patatine fritte, dall'aria veramente poco "naturale".
D'altra parte è anche vero che in molti altri contesti, forse per una questione di cultura, di ceto o anche semplicemente di età, la sensibilità ambientale non c'è proprio e si hanno altre priorità rispetto a misurare la propria impronta ecologica ed a cercare di diminuirla.
Ha ancora più ragione Alchemilla nel sottolineare nel suo post alcune contraddizioni che stanno dietro a questo tipo di consumo, contraddizioni che tuttavia sono inevitabili perché è impossibile vivere "ad impatto zero", salvo forse per chi ha la vocazione all'ascesi (ricordo una giovane coppia incontrata durante un viaggio a piedi che viveva di autosussistenza ai margini di un bosco con un paio di bambini piccoli e sinceramente la loro scelta mi lasciò alquanto perplessa).
L'importante, secondo me, è avere la consapevolezza e chiedersi sempre se il proprio stile di vita può essere migliorato dal punto di vista dell'impatto ambientale. Per esempio, io sono consapevole che l'uso di tovaglioli e fazzoletti di carta usa-e-getta, anche se con il marchio ecolabel, non sbiancati, ecc., è più impattante rispetto all'utilizzo di quelli di stoffa. Tuttavia la mia scelta è frutto di un compromesso personale perché non sono disponibile ad impiegare il tempo necessario per lavare, stendere, ripiegare o, peggio ancora, stirare fazzoletti e tovaglioli di stoffa. Ho fatto questo banale esempio ma ne potrei fare tanti altri.
Alla fine lo stile di vita occidentale capitalista basato sui consumi si può rendere più ecocompatibile ma difficilmente si potrà stravolgere. Le auto inquinano? Se ne producono di meno inquinanti ma di rendere il trasporto pubblico efficiente e praticabile per tutti non se ne parla proprio. La terra soffoca di sacchetti di plastica? Si sostituiscono quelli più inquinanti con modelli più degradabili ma ad ogni acquisto il negoziante ti ripropone sempre e comunque un sacchetto anche se gli fai vedere ti sei portata diligentemente la sporta.
Tra mode e contraddizioni, come dice il sottotitolo di Alchemilla, "sempre meglio di niente", accingiamoci a celebrare questa Giornata Mondiale della Terra.
Grazie per aver preso spunto dal mio post per la tua riflessione. Hai ragione, non potremo mai essere a impatto zero, dovremmo forse solo essere consapevoli che potremmo vivere bene anche inquinando meno, cercando almeno di provarci!
RispondiEliminaAnche io sono schiava di fazzoletti di carta e carta casa...Non riesco proprio a farne a meno...O non credo di farcela e quindi non ci provo nemmeno!
Per quanto riguarda i negozi bio-chic (come li chiama qualcuno): è verissimo! Prezzi altissimi, imballaggi su imballaggi,lavorazioni industriali, alla fine il senso? Io ce l'ho il senso, perché lo vivo in prima persona: ci piace essere comodi e fare poca fatica, di pensiero e di azione...