Dopo anni di documentari di storia sul fascismo, la seconda guerra mondiale, il boom economico degli anni Sessanta, il Sessantotto, gli anni di piombo e così via, ecco finalmente, all'avvicinarsi del compimento del mio primo mezzo secolo, una puntata di "storia" che parla di eventi che mi suonano familiari: "Correva l'anno: 1986".
Il disastro Chernobyl, il maxi processo a Cosa Nostra, il governo Craxi, il mondiale vinto dall'Argentina, il goal del secolo di Maradona, la P2, Sindona, la vicenda di Enzo Tortora, l'attacco alla Libia, il vento nuovo di Michail Gorbachov, il Nobel a Rita Levi Moltalcini.
Nel 1986 lavoravo già da circa tre anni e guadagnavo poco meno di 1 milione al mese mentre lo stipendio medio di un operaio italiano, secondo il documentario, era di circa 600.000 lire al mese. L'economia italiana andava piuttosto bene e sembra che proprio in quell'anno la borsa di Milano toccò il suo record.
La cultura giovanile era figlia del benessere di cui il paese stava godendo ed era caratterizzata dal disimpegno politico e dallo stile di vita fondato sulla spensieratezza (il cosiddetto edonismo reaganiano).
Pur non aderendo affatto a questo stile di vita, mi ricordo perfettamente il look paninaro che andava per la maggiore tra i giovani: ogni capo di abbigliamento rigorosamente firmato, secondo i suggerimenti delle TV commerciali, scarponi chiari con la para, pantaloni stretti in fondo e strizzati in vita dalla cintura, bomber, abbronzatura da lampada. Scopro adesso, grazie al documentario di Correva l'anno, che la definizione di "Paninaro" deriva dal titolo di una canzone dei Pet Shop Boys proprio scritta e registrata nel 1986.
Nello stesso anno a Roma in piazza di Spagna Mac Donald aprì il primo fast food in Italia, un tipo di locale che presto colonizzò la nostra penisola diventando luogo di ritrovo per i giovani.
Io uscivo, andavo al cinema, avevo le mie storie sentimentali ma sostanzialmente facevo la formichina tanto che nel 1986 il grande evento dell'anno per quanto riguarda la mia vita fu l'acquisto di un piccolo appartamento, grazie ai miei risparmi (i miei genitori non avevano mai voluto che passassi loro niente del mio stipendio) e grazie ad un ottimo mutuo agevolato convenzionato con l'Ente per il quale lavoravo.
Per il resto mi adeguavo anch'io al disimpegno imperante, come accenno anche in questo post, ed è forse per questo che non ho ricordi particolari sulle vicende di politica interna e internazionale.
Il disastro di Chernobyl invece mi fece grande impressione e mi rammento quando la nuvola radioattiva, a causa dei venti, cominciò a dirigersi verso l'Italia. Mi ricordo che fu vietata la vendita di latte fresco e verdura a foglie ed infatti il latte UHT divenne presto introvabile. Ricordo anche che alcuni ricercatori del mio Istituto misuravano con degli apparecchi geiger la radioattività del terreno e delle piante e ci rassicuravano.
1986. Ventitre anni. Io c'ero.
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