Ho impiegato un bel numero di viaggi in bus casa-ufficio-casa per ascoltare tutti gli interventi del Festival della mente, svoltosi a Sarzana nel settembre scorso. A dire il vero, non li ho ascoltati tutti per intero: alcuni mi sono risultati noiosi o troppo pesanti e li ho lasciati dopo qualche minuto. Molte però le lezioni davvero interessanti. Di quella di Marino Niola ho già parlato.
Sempre coinvolgente lo storico Alessandro Barbero che quest'anno ha dedicato i suoi tre interventi a tre donne del Medioevo: Caterina da Siena, Chistine de Pizan e Giovanna d'Arco. Non certo tre donne ordinarie ma, come ha spiegato Barbero, non è facile trovare notizie scritte sulle donne comuni vissute in tale epoca.
Abbastanza difficile ma affascinante la lezione di Sergio Givone che ha parlato con taglio filosofico della differenza tra lo scenziato che scopre la realtà che già esiste e l'artista che invece crea qualcosa che prima non c'era.
Piacevole scoperta il linguista Andrea Moro che, in modo chiaro e piacevole, mi ha fatto riflettere sul linguaggio, sui suoi segreti, sui meccanismi cerebrali che lo determinano.
Mirabile al solito lo psicoterapeuta, specializzato in adolescenti, Gustavo Pietropolli Charmet, che ha incentrato la sua conferenza sulla necessità che la scuola offra ai ragazzi gli strumenti per formare il proprio sé sociale, per aiutarli a capire la propria vocazione, il proprio futuro. Dalla passione con cui parla il Pietropolli Charmet si capisce quanto egli sia dalla parte di questi "semilavorati educativi".
Un altro intervento che mi è piaciuto moltissimo è stato quello del bravo e coinvolgente Telmo Pievani il quale ha tentato un'affascinante ipotesi per spiegare come mai noi homo sapiens, presenti sulla terra da 200 mila anni, abbiamo avuto una "nascita culturale" (sepolture, pitture rupestri, strumenti musicali, ornamenti) solo 30 mila anni fa. Che sarà successo di particolare allora?
Infine, bello ed emozionante il monologo "Muri. Prima e dopo Basaglia", nel quale l'attrice Giulia Lazzarini presta la voce ad una infermiera che racconta il suo lavoro di tanti anni con i malati psichiatrici, le loro terribili condizioni nel manicomio e poi il cambiamento dopo il passaggio di Basaglia.
Fantastico rendere i viaggi in bus così arricchenti!
Ops, ma quelli del 2011 li devo ancora sentire! Evvai!!!
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