mercoledì 23 novembre 2016

Un mondo sul palmo della mano


L'altro giorno ho preso l'autobus senza mettermi le cuffie per ascoltare o vedere qualcosa. Così non ho potuto fare a meno di osservare i passeggeri che viaggiavano con me. Incredibile come la stragrande maggioranza fosse a capo chino sullo smartphone. Chi, non essendo di Firenze, seguiva il percorso per capire dove scendere. Due ragazze entrambi dotate di auricolari si mostravano l'un l'altra video, foto o messaggi. Una signora di una certa età chattava con caratteri cubitali, tali da poter sbirciare, con un'amica e le scriveva per scusarsi di essere in ritardo e di pregarla di entrare a prenderle il posto. Una ragazza guardava un video insignificante. Una giovane donna mostrava di annoiarsi cambiando schermata continuamente e alla fine aprendo una chat in WhatsApp con scritto semplicemente: "Che fai?"
Mio figlio ventenne quando gli ho descritto questo quadro mi ha chiesto: "E che male c'è? E' normale! In fin dei conti anche tu ti senti i podcast sull'autobus?"
E' vero ma non su uno smartphone, sarei continuamente distratta dalla possibilità di comunicare.
Ma il mio non vuole essere un giudizio morale. E' una constatazione di come questo apparecchio ha rivoluzionato le nostre vite. Abbiamo un computer in tasca, più veloce e più performante dei computer che abbiamo avuto finora. Un filo che ci lega al mondo intero e che ci permette cose che neanche ci immaginavamo noi, che non siamo nativi digitali.
Chiedere all'autista aiuto per sapere quando scendere? E perché? C'è Google map! Cambiare all'ultimo momento luogo e ora di un appuntamento? C'è WhatsApp!
Senza contare sapere al volo se un locale è aperto o chiuso, a che ora parte il prossimo treno prima ancora di essere in stazione, se c'è coda per entrare in autostrada e mille altre comodità che rendono la vita facile.
E che dire della possibilità di seguire i figli ovunque siano? Ieri a mezzanotte abbiamo seguito in diretta la lite su WhatsApp tra i miei due perché uno aveva lasciato lo scooter senza benzina. 
Abbiamo solo da guadagnare da questo sottile parallelepipedo che contiene il mondo? Questo mondo che ci bombarda continuamente di informazioni e notizie anche se non gliele abbiamo chieste? Oppure ci stiamo perdiamo quei momenti di vuoto e di noia, tipici delle attese, le code, i viaggi sui mezzi pubblici, momenti che servivano a rielaborare i nostri pensieri e chissà forse a farci venire delle idee o forse a crescere e a maturare? Chi lo sa?! 

PS intanto io, come l'ultimo Giapponese sull'isola, resisto.

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