lunedì 17 ottobre 2011

I "Felici Pochi", gli "Infelici Molti" e i "Felici, nonostante"

Indagine Demos & Pi: "Lei si definirebbe una persona...

  • molto felice risponde il 19% degli intervistati
  • abbastanza felice 66%
  • poco felice 11%
  • per niente felice 3%
  • non sa, non risponde 1%

Secondo Ilvo Diamanti, ospite di questa puntata di Le storie - Diario italiano, il sorprendente numero di intervistati che si definisce felice si spiega sia con il bisogno di definirsi tale come risposta ai problemi che abbiamo, sia come riflesso condizionato, come difesa, tramite la piccola felicità personale, contro il mondo che ci grava addosso. Tutti ci lamentiamo che le cose non vanno come dovrebbero, ma sentiamo il bisogno di contrapporre a ciò la nostra personale felicità fatta di amicizie e affetti privati.
Comprensibile il fatto che il 98% dei giovani tra i 15 e i 24 anni si dichiarino felici, nonostante le incertezze che hanno davanti (a parte che se c'è stato un periodo in cui io mi sarei definita senz'altro infelice è stato proprio tra 15 e 18 anni). I due fattori che rendono i giovani più felici sono: la cerchia densa di relazioni sociali (basti pensare alla scuola) e la possibilità di progettare un futuro. Il tasso di felicità cala infatti sensibilmente negli ultrasessantacinquenni, a causa soprattutto della solitudine.
I sondaggi vanno presi ovviamente con le molle, afferma persino il professor Diamanti che su di essi ci campa, In effetti chi è colui che, intervistato al telefono un po' alla sprovvista, comincerebbe a lamentarsi delle proprie disgrazie piuttosto che tagliar corto con un "abbastanza felice"? Io stessa mi sono riconosciuta in quel 65% di abbastanza felici, nostante tutto.
Tuttavia il punto essenziale sarebbe mettersi d'accordo su cosa vuol dire felicità, dopo secoli di discussione e fiumi di parole, vedo un po' improbabile.
E se la simpatica Isabel si presenta sul suo profilo con la bella frase di Prevert: "Bisognerebbe tentare di essere felici, non fosse altro per dare l'esempio", a me invece è venuta in mente un'idea di felicità in controtendenza, e cioè come libertà di non essere omologati, espressa magistralmente da Ela Morante nella "Canzone degli F.P. e degli I.M.". Temo che se la Demos & Pi facesse un'indagine "Lei si definirebbe un F.P. o un I.M.?" la percentuale dei primi sarebbe assai più modesta di quella dei secondi!


"Che significa F.P.? Si tratta di un'abbreviazione per Felici Pochi.
E chi sono i felici pochi? Spiegarlo non è facile, perché i Felici Pochi sono indescrivibili.
Benché pochi, ne esistono d'ogni razza sesso e nazione e poca età società condizione e religione.
Di poveri e di ricchi (però, se nascono poveri, loro, in generale,
tali rimangono, e se nascono ricchi, presto si fanno poveri)
di giovani e di vecchi (però difficilmente loro arrivano in tempo a farsi vecchi)
di belli e di brutti (a vero dire, loro pure quando siano volgarmente intesi brutti,
in REALTÀ sono belli; ma la REALTÀ è di rado visibile alla gente...
Insomma. Obiettivamente, per giustizia, qua si certifica, in fede, che gli F.P. sono tutti e sempre bel-lis-si-mi,
anche se per suo conto la gente non lo vede).
[...] E che significa I.M.? Si tratta, ovviamente, anche qui d'una abbreviazione per Infelici Molti.
E chi sono gli infelici molti? Sono TUTTI gli altri [...]".


"L’infelicità dei Felici Pochi è
più felice assai che non la felicità
degli Infelici Molti!
La felicità degli Infelici Molti
Non è allegra! Non è mai allegra!
Per quanto si diano da fare,
gli Infelici molti si devono rassegnare:
LA LORO FELICITà E’ TETERRIMA!questo è regolare!
E l’infelicità dei Felici pochi
Invece è allegra!ALLEGRA!
Dovunque, in ogni caso è allegra: nell’Antartide, o nei Conghi, o foss’amche fra le orchesse e fra i Cannibali
È allegra!
E come si spiega?Mah! La vita è un rebus non c’è rimedio!
Gli Infelici molti ci si possono addannare
Uniti con rinnovato impegno a lottare
Contro questa rogna paradossale
Impiegando tutta la loro energia morale
Industriale nucleare ecc. per combinare
Creazioni originalissime d’infelicità
Contro i Felici Pochi!
Macché!Macché!Non ce la fanno!Se ne devono capacitare
Che a conti fatti gli resta sempre da ingollare questo rospo:
l’infelicità dei
Felici pochi
È
Allegra!ALLEGRA!
AL-LE-GRA!
Nei ghetti
Negli harem
In Siberia
In Texas
A Buchenwald
In galera
Sulla forca sulla sedia elettrica
Nel suicidio.
"


12 commenti:

  1. Bella riflessione e bella canzone.

    Se avessero telefonato a me avrei potuto dare tutte le risposte, in base alla giornata e sicuramente alla stramaledetta sindrome premestruale!!!

    La solitudine? Dimmi tu cosa ne pensi della solitudine, magari ci scrivi un post?

    Io l'adoro, ma l'adoro perché ne posso avere poca? Non posso rispondere finché non avrò molti anni e sarò spesso sola.
    Ciao.

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  2. Ti capisco, Alchemilla. Per la vita che facciamo noi, "solitudine" vuol dire "finalmente pace" o "tempo solo per noi stesse". Ma la solitudine può essere anche mancanza di affetti e ci si può sentire tanto soli anche se circondati da persone.
    Intanto ti ripropongo la solitudine che sentivo da giovane:
    http://artemisia-blog.blogspot.com/2007/10/la-solitudine-dei-ventanni.html

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  3. L'età del mio scontento è stata fino ai 16-17 anni, poi mi sono sposata ed ho potuto assaporare molte cose,prima fra tutte la libertà di vivere.
    Hai fatto un post stupendo.
    ti ringrazio per i preziosi commenti,quella 'simpatia' che mi attribuisci mi ha fatto luccicare gli occhi.
    Cristiana

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  4. OT. Ho ripreso a postare soltanto poco fa e dunque ho potuto leggerti in gravissimo ritardo.
    Scusami.
    Ho verificato sul sito della Rai. Quella puntata non c'è, il che è preoccupante. E mi dà fastidio.

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  5. Nell'adolescenza mi sentivo alquanto incerto ed impaurito del futuro.. ora invece mi ritengo molto felice poichè ho scoperto l'amore del Signore (ed anche di mia moglie) con il quale non mi sento mai solo e/o scontento.
    Per quanto riguarda invece la solitudine, ti volevo mostrare una delle iniziative a cui tengo di più.. http://www.santegidio.org/index.php?pageID=524&idLng=1062

    Concludo con una domanda: secondo te, perchè i numeri dei suicidi sono più nei paesi sviluppati e quasi inesistenti nel terzo mondo?

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  6. Posso avanzare io alcune ipotesi?

    1. Perché la fatica rende più forti. Perché non ci sono giudizi, né condizionamenti, perché si bada all'essenza.

    2. Perché nei paesi "sviluppati" la gente è riempita di psicofarmaci che fanno perdere la percezione della realtà.

    Scusa Artemisia ma questo è un discorso che sto affrontando in questi giorni, e che fa un po' male, e volevo dire la mia opinione.

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  7. Figurati, Alchemilla, anzi, grazie di averci dato il tuo parere.
    In effetti hai ragione: la nostra vita nei paesi occidentali è caratterizzata da un maggiore benessere materiale che non corrisponde necessariamente ad un maggiore benessere complessivo.
    Insomma il classico "i soldi non fanno la felicità"... (però spesso aiutano).
    Il ricorso massiccio agli psicofarmaci (sonniferi compresi) a me mette i brividi.

    Molto bella la vostra attività per gli anziani, Spunto. Vi ammiro molto.

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  8. Arte, ne sono lusingato.. si, è una delle varie attività che seguo (forse ne farò un post prossimamente)...

    Ci teniamo molto a questa attività perchè siamo convinti che gli anziani a casa e con qualcuno che gli possa donare amore disinteressato sia il miglior modo per vivere nel miglior modo gli ultimi anni di vita.

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  9. Vorrei anche ringraziare Alchemilla per le sagge risposte con cui mi ci ritrovo pienamente.
    Io aggiungerei anche un'altra motivazione: la perdita dei sani principi e valori fondanti della società moderna.

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  10. Riflessioni molto interessanti: grazie per questo post, Artemisia.
    Provo a rispondere a sPuntoCattolico.
    Nel terzo mondo l'aspettativa di vita è già bassa di suo e la morte arriva prima che tu possa copiutamente accettarla e togliersi la vita avrebbe poco senso.
    Nel terzo mondo c'è ancora un forte concetto di comunità come sostegno reciproco materiale e spirituale e credo che nessuno riesca a sentirsi mai veramente solo e se è povero è circondato da tante persone simili a lui
    Nei paesi sviluppati se sei povero ti senti a disagio, senti di aver fallito un obiettivo: non sei "riuscito" come il modello impone e ti senti escluso della "comunità dei consumatori" e le difficoltà economiche ti schiacciano e potresti pensare a farla finita.
    Oppure hai tutto,non hai nulla più da desiderare materialmente però sei solo, oppure coltivi pensieri contorti perchè quando il cervello non è ancorato a risolvere problemi veri può talvolta prendere il volo verso mete distorte.
    Sono felice nonostante per dare il buon esempio
    Dolores

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  11. Fenomeno complesso, quindi.
    Grazie, Ruby. Da quello che scrivi si direbbe che hai una conoscenza ravvicinata delle condizioni di vita dei paesi del terzo mondo. E' così?

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  12. Purtroppo non ho conoscenze ravvicinate del terzo mondo, ma ho conosciuto sia volontari laici sia missionari che hanno vissuto esperienze in Africa, America del Sud e in India. Ognuno ha fatto e dato quello che poteva e ha riportato indietro le proprie impressioni, ma la base comune che emerge è che l'impostazione di vita in questi paesi è più solidale della nostra: hanno poco e nulla, ma lo condividono e comunque fanno gruppo.
    Altre testimonianze mi arrivano da una cognata che ha avuto esperienze in Sudan e in Nicaragua e dalla figlia di una collega, che è rientrata da poco dal Mozambico dove ha lavorato durante l'estate in un campo profughi a contatto con bambini arrivati come rifugiati da molte zone dell'Africa.
    Dolores

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