lunedì 10 ottobre 2011

Il bello e il vero

Dopo vent'anni che seguo gli Amici dei Musei ancora mi ritengo un'ignorante in fatto di arte. Grazie a queste visite ho imparato tante cose, tante notizie storiche, riferimenti, collegamenti, ecc., ma per quanto riguarda saper interpretare un'opera d'arte mi sento sempre un'inetta. D'altra parte qualcuno dice che l'arte è la raffigurazione del "bello", nel senso più ampio possibile, e quindi in questa accezione un'opera deve più che altro parlare alla propria sensibilità, che è diversa da individuo ad individuo.
Ecco che allora la mia sensibilità, mentre non è in grado di apprezzare la maggior parte dell'arte contemporanea, si commuove davanti ad opere come quelle di Lorenzo Bartolini visibili a Firenze alla Galleria dell'Accademia in una mostra dal titolo "Il bello e il vero".
Un personaggio molto particolare, Lorenzo Bartolini, dal temperamento irruento e brusco, tanto che anche i suoi gesti affettuosi venivano spesso scambiati per aggressivi. Litigava con tutti, era sempre senza soldi ma nello stesso tempo non badava a spese per realizzare le sue opere, pagando i modelli perché posassero sempre dall'inizio alla fine (di solito si faceva solo una seduta o due all'inizio per prendere appunti). Aveva delle idee molto innovative in un ambiente ancora neoclassico (prima metà dell'Ottocento a Firenze) e scandalizzò gli accademici portando come modello un gobbo affinché i suoi allievi capissero che "tutta la natura è bella relativa al soggetto da trattarsi e chi sa copiare tutto saprà fare".
«Lorenzo Bartolini era un matto! Ma di quei matti… Vorrei spiegarmi… Insomma era un matto" scrisse Niccola Monti nel 1861. Basta vedere lo sguardo che sprizza vivacità e intelligenza nel ritratto che ne fa il suo amico Dominique Ingres.
Tuttavia, al di là delle notizie biografiche, visitando questa mostra mi sono davvero emozionata davanti a opere come "La fiducia in Dio" che presenta una resa così naturale che si fa fatica a ricordare che siamo davanti ad una statua di marmo. Non possiamo fare a meno infatti di sentirci davanti ad una fanciulla nuda, abbandonata in un momento di stanchezza, con la sua schiena flessuosa, i suoi piedini un po' accavallati, le sue mani delicatamente posate sulle cosce. Stesso stupore che si prova osservando l'estrema abilità nel rendere la consistenza del lenzuolo e del cuscino su cui è posata questa Venere, tanto che verrebbe voglia di tirarlo per lisciarne le pieghe.
Oggigiorno questo gusto di facile e immediata comprensione è ritenuto probabilmente superato da un'arte molto più difficile da interpretare come quella del Novecento. Tuttavia personalmente mi sento più vicina al focoso temperamento Sturm und Drang del nostro Lorenzo.

7 commenti:

  1. Anche io.

    Meravigliosa questa scultura!

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  2. Esiste un campo in cui non ti ritieni ignorante, Arte? ;-)

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  3. No, Marco, perché "so di non sapere".
    ;-)

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  4. Quanto mi piace il detto: "Impara l'arte e mettila da parte"... ma non si finisce mai di imparare...

    Io sono sempre affascinato quando c'è un audio-guida/guida che ti spiega (spesso in modo così appassionato e coinvolgente) la storia, l'esperienza, il motivo del quadro...
    Apri la mente, comprendi l'orizzonte e guarda all'infinito

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  5. che blog interessante! Ti seguirò con piacere!

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