mercoledì 28 novembre 2012

A che serve la letteratura?

Mentre ero in campagna a fare i soliti lavori di manutenzione ho sentito una puntata di Fahrenheit Radio3 nella quale si citava un articolo che ha toccato corde sensibili in me.  Qui la versione originale dell'articolo (e qui la traduzione) di Michael Reist, docente di letteratura inglese, che, facendo un parallelismo con il Latino, si chiede se anche la letteratura diventerà un affascinante anacronismo.
Scrive Reist: "Quando un insegnante propone un romanzo attuale la prima cosa che gli studenti chiedono è: ne hanno fatto un film? In caso contrario la tappa successiva è SparkNotes  che ne offre la trama. Oggi leggere la letteratura non significa leggere un libro ma leggere quello di cui parla il libro. La letteratura per uno studente di oggi ha un formato noioso anche se esso viene trasferito su Ipad. Il problema è proprio la forma letteraria così come l'abbiamo conosciuta."
Posso testimoniare che, almeno per i miei figli, è proprio così. Non c'è da stupirsi. Quando eravamo giovani noi ("prima del microchip" per dirla con Reist), non c'erano tante alternative. Oggi i ragazzi hanno un'infinità di possibilità di arricchimento umano. Osservo con un po' di tenerezza i tentativi degli insegnanti di proporre loro letture abbordabili e noto che, nel vastissimo panorama possibile, stanno attenti ad assegnare libri brevi per avere qualche vaga possibilità che li leggano. Per esempio, nel programmare l'ascolto dell'audiolibro di Giro di vite di Henry James, mi sono ricordata che l'insegnante lo aveva assegnato a mio figlio un paio di anni or sono e, nell'ottica di condivisione di esperienze culturali, gli ho chiesto come l'aveva trovato: "Boh!" mi fa "Ne avrò lette appena tre o quattro pagine."
Per dirla in tutta franchezza, io li capisco. La letteratura è una cosa bellissima, arricchente ed sicuramente utile per capire il mondo, come giustamente sottolineano gli ospiti della puntata di Fahrenheit. Personalmente mi impongo di leggere perché mi piace imparare (non a caso prediligo i saggi ai romanzi) e la lettura è attività essenziale (anche se non esclusiva) per imparare. Come ho sentito dire a Vittorio Sermonti: "Se non sei disposto ad annoiarti, non impari mai niente. La noia è un coefficiente decisivo dell'avventura della conoscenza." Tuttavia nella vita frenetica che sono costretta a fare non riesco a godermi un'attività che richiede tempo. 
Non a caso Michael Reist scrive nel suo articolo: "siamo approdati nel mondo dei tre minuti. Quello che dura di più non vale la pena. E' quello il periodo massimo di capacità di attenzione."
E' vero che i ragazzi di tempo ne hanno tanto ma se ci metti un po' di compiti (pochi per carità!), lo sport, la musica, i videogiochi, i social network, gli amici e così via, quello strano oggetto che è il libro viene relegato a cinque minuti prima di dormire con gli occhi che si chiudono.
E vi prego di non citarmi i diritti del lettore di Pennac sulla libertà di leggere quello che ci pare e quanto ci pare. Temo che gli adolescenti si fermerebbero al numero uno (il diritto di non leggere) e, per dirla tutta, mi ci fermerei pure io!
Non mi entusiasmano gli aggeggi tecnologici ma la didascalia dell'immagine a corredo dell'articolo di Reist sintetizza bene la questione: Who needs novels when the smartphone has brought all of cyberspace into the palm of one hand? Chi ha bisogno di romanzi quando lo smartphone ti dà tutto il cyperspazio nel palmo di una mano?

12 commenti:

  1. IO!!!
    Io ne ho bisogno, tantissimo, la letteratura è come il cibo per me, posso resistere un po' senza ma poi torno a nutrirmi, anche in modo vorace, di parole, di parole di ogni tipo, di ogni periodo storico, di ogni zona del mondo.
    Se mi togliessero i libri soffrirei veramente. Ma anche io mi chiedo spesso il senso della letteratura: un sogno ad occhi aperti? Un vivere la vita degli altri perché la propria non basta? Un modo di viaggiare senza spostarsi?

    E forse è tutto quello che oggi fanno i ragazzi con internet e con la televisione. Per questo non hanno più così bisogno dei libri, hanno trovato un modo per fare tutto quello che prima facevano i libri con ancora minor sforzo.
    Peccato che si perdano la cosa più bella: l'immaginazione!
    Anche le mie figlie non leggono molto. A quella di 13 anni viene l'orticaria anche solo a vedere un libro, mentre a quella di 10 piacerebbe ma solo se le impedisci tv/tablet/computer...

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  2. In linea di massima posso considerarmi d'accordo con te, Artemisia, ma in parte mi sembra un allarmismo inutile. Secondo me si vogliono imputare alle cosiddette "nuove tecnologie" colpe che non le riguardano, prima fra tutte quella di distogliere le attenzioni dei giovani. A me non pare che i ragazzi oggi leggano meno di ieri, anzi; l'accesso alla cultura è diventato molto più fruibile proprio grazie ad Internet. È una risorsa preziosissima se si è in grado di usarla. Eppure questo timore per lo scarso interesse verso la lettura si sta diffondendo a macchia d'olio da qualche anno. Anche nei decenni passati c'erano quelli che non leggevano, e non era certo il computer a distrarli. Parliamoci chiaro: se uno non vuole leggere non ha bisogno di Facebook; basta la noia. Altrimenti il tempo lo trovi anche tra social network e compiti.

    Personalmente non amo la letteratura, e capisco anche perché molti giovani la scansino a prescindere. Secondo me innanzitutto è un'abitudine derivante dalla famiglia: se i tuoi genitori leggono è probabile che prima o poi ti trasmettano la voglia. E poi, ovviamente, dalla scuola. Gran parte degli insegnanti alle scuole elementari e alle medie, soprattutto, non riescono a far capire agli studenti cosa sia veramente la letteratura. Non solo ti obbligano a leggere un libro (che non mi pare un buon approccio), ma le selezioni di essi sono a dir poco discutibili. Far leggere ad un quindicenne "I Malavoglia", "I promessi sposi" o "La Divina Commedia" non fa altro che allontanarli dai libri. Ovvio che siano patrimoni inestimabili della nostra cultura, ma è altrettanto ovvio che un ragazzino ci trova solo una lettura ardua e lenta. Si dovrebbe invece far comprendere che la letteratura è un mondo vastissimo in grado di catturare la maggior parte delle persone. Dal fantasy al noir al romanzo realista ai saggi e così via.
    Non credo che la letteratura stia morendo; tutt'al più sta cambiando forma. E lasciamo perdere gli iPad.

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    1. Hai ragione quando scrivi "se uno non vuole leggere non ha bisogno di Facebook" e anche quando scrivi che la rete è una risora preziosa. Leggere un libro comunque è una cosa impegnativa e più distrazioni hai e meno hai voglia di impegnarti. Lo dico per esperienza diretta (mia) e indiretta (dei miei figli). D'altro canto ci sono quelli che aderiscono al decalogo di Pennac e dicono che la lettura deve essere sempre e solo un piacere. Io purtroppo non provo piacere nel leggere ma solo nell' "aver letto" e cioè nell'aver imparato qualcosa in più grazie al libro.
      Per questo forse prediligo i saggi ai romanzi.
      Cosa far leggere a scuola fa parte dei grandi dilemmi di tutte le prof di italiano (compresa quella con cui sono andata a parlare giusto l'altro giorno) e spesso viene dibattutto a Fahrenheit.
      Personalmente non so cosa consigliare ma gli esempi che fai tu sono secondo me un'altra cosa, cioè sono testi che vanno conosciuti e studiati perchè fanno parte del patrimonio culturale della nostra nazione. Se poi piacciono meglio (pensa che a mio figlio grande i Malavoglia è piaciuto) altrimenti vanno presi come una medicina.

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  3. Avendo da poco finito il liceo posso affermare che personalmente della letteratura a scuola a me poco importa. Io e la letteratura non andiamo d'accordo per niente. Tuttavia credo che sia giusto studiarla per non scordarci tutto quel patrimonio che abbiamo alle spalle.
    Io però l'ho conclusa e per ora non la voglio vedere più (Matafione ne sa qualcosa!); magari per mio interesse, qua e là, ogni tanto; ma avendola dovuta studiare per coercizione ho solo imparato a detestarla, lei e tutte le sue interpretazioni...

    La tecnologia comunque sia credo ci allontani, quantomeno a noi giovani o ad una buona parte, dalla lettura. È vero, ci facilità la reperibilità di un libro e la comodità: ma questo non vuol dire che si legga di più!

    Ciao Arte!

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    1. Uhm... qualcosa mi dice che hai scelto una facoltà scientifica...

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  4. Fabio e Matafione, palesatevi. Pandoro e Lorenzo, maybe? Come va? Che fate? Scrivetemi se preferite a artemisiavive [at] gmail.com

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  5. Esatto! Ci hai scoperto! :P
    Siamo tornati ed anche più forti che prima! Cioè, almeno per ora...
    Con l'università abbiamo un po' più di tempo libero e perciò abbiamo pensato di unire le forze e provare questa nuova esperienza.

    We are back!
    PandoFabio

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  6. Io non ho capito qual è l'e-mail. Cos'è "[at]"?

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    1. Per evitare gli spam automatici di solito un indirizzo email si pubblica con at al posto della chiocciola (cioè come lo leggeresti in inglese). Mai trovato questo espediente?

      Piuttosto mi dici che vuol dire Matafione?

      Ben tornati ragazzi! Sono contenta di rileggervi di nuovo tra questo popolo spopolato dei blogger.

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  7. Ho come l'impressione che tu possa avermelo detto già anni fa, ma non ne sono sicuro. Comunque avevo immaginato qualcosa del genere, ma non lo sapevo. D'altra parte noi divinità non abbiamo necessità di certi mezzucoli.

    "Matafione" non vuol dire nulla: è solo un nome che sento da anni perché mio padre faceva modellini di navi (il matafione mi pare sia la corda usata per le vele). E che è spopolato ce ne siamo accorti: anche qui e nei vecchi blog sono rimasti in pochi. Questa sì che è colpa di Facebook!

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    1. "Cimetta utilizzata per legare la vela dopo aver preso una o più mani di terzaroli."
      Vedi che internet è una risorsa preziosa! ;-)
      Mi hai fatto ricordare la mia gioventù quando passavo le vacanze su una piccola barca a vela.

      Eh, sì, caro Matafione, qui nella blogsfera è un po' una tristezza. Alcuni blog ci hanno lasciato per tristi circostanze, altri probabilmente migrati su FB, altri ancora fagocitati dalle mille piccole cose da fare.
      Io resisto tenacemente nel proposito di pubblicare un paio di post alla settimana perchè lo devo a me stessa ma mi sono arresa sul frequentare e commentare i blog degli altri. Li leggo velocemente e superficialmente. Mi dispiace davvero ma di più non ce la faccio.

      Pensa che ora scrivo questo [auto]commento in ginocchio (per la fretta, non per espiare peccati), con la pentola sul fuoco, complice la giornata festiva.

      A presto! Salutami la tua mamma che qualche volta mi ha commentato e dille che se mi scrive mi fa piacere. Ciao

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    2. "Ho come l'impressione che tu possa avermelo detto già anni fa, ma non ne sono sicuro."

      Matafione, te l'ho detto molte volte in classe e già un'altra volta mi dicesti questa frase... LOL

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