Permettetemi uno sfogo personale. Capisco che il tema ha un interesse molto ristretto ma ho bisogno di sfogarmi perché non ne posso più. Più conosco i meccanismi del calcio giovanile dilettantistico e più ne sono nauseata. Un paio di questioni corrispondenti alla mia personale esperienza di madre.
Per prima cosa vorrei fare una segnalazione che interessa i genitori di ragazzi che finiscono la cosiddetta "
scuola calcio" (12/13 anni, per questo anno in corso riguarda i nati nel 1996). La "
scuola calcio", per chi non lo sapesse, è quel periodo durante il quale si paga una quota annuale, il bambino impara questo sport, le società sono obbligate a far giocare tutti durante le partite, ci sono regole che tentano di smorzare gli eccessi agonistici, ecc.
Finita la scuola calcio, che va fino alla categoria
Esordienti, le società calcistiche cercano di far firmare ai ragazzi e ai loro genitori dei contratti pluriennali che vincolano i giocatori a rimanere presso quella società fino ai 18 anni (o addirittura fino ai 25 anni come mi hanno detto in FGCI). Al momento della firma ci viene detto che, nel caso il ragazzo negli anni successivi voglia cambiare squadra, il nullaosta verrà rilasciato senza nessun problema.
Capita invece che, per i motivi più vari,
al momento opportuno la società opponga resistenza e in tal caso vorrei far presente ai genitori che non si può fare un bel niente. Nemmeno la
FGCI ha potere di intervenire. Il ragazzo, in questo caso, è come fosse una "proprietà privata" della società (infatti è iscritto come voce "patrimoniale" nel suo bilancio). Consiglio quindi di insistere e chiedere di firmare un semplice contratto annuale. Non fidatevi delle rassicurazioni che magari sono fatte in buona fede, ma i dirigenti cambiano, le situazioni cambiano o semplicemente potreste per l'appunto chiedere uno svincolo per una società che non è in buoni rapporti con quella attuale, come è capitato a noi. Una cosa mi frulla da almeno un anno in testa: non sarebbe più semplice che si continuasse a pagare la nostra quota annuale di iscrizione (così come si paga se si va in palestra o in piscina) e non avere però alcun tipo di problema se si cambia idea? Non sarebbe più trasparente?
Seconda questione. Sempre durante l'ultimo anno da esordienti,
i direttori sportivi delle società si attivano già da febbraio/marzo come avvoltoi in cerca della preda e cominciano a tempestare le famiglie dei ragazzi un po' più bravini (attenzione: non stiamo parlando di campioni) con telefonate e corteggiamenti vari affinché mandino i ragazzi a giocare da loro. Se l'offerta fosse discreta, non ci sarebbe nulla di male. Invece è un tartassamento continuo dei ragazzi e dei loro genitori. Una corte soffocante, una gara senza esclusione di colpi. Ed ecco che in una squadra come quella in cui sta giocando mio figlio dove i ragazzi si trovano bene insieme, si divertono, sono amici, non ci sono rivalità, cominciare con le telefonate, le pressioni da più parti, le trattative sottobanco.
Certi genitori sono i primi ad apprezzare queste proposte. Il ragazzo starebbe benissimo dove sta ma il babbo lo convince a cambiare ma non perché, per esempio, la società che lo cerca è più vicina a casa o gli orari degli allenamenti più comodi, ma perché fa un campionato più prestigioso, ha prospettive più ambiziose.
Insomma tutto viene messo in conto meno che il punto di vista umano. Alla faccia dello sport.Io mi sento un pesce fuor d'acqua in tutto questo. Perché rovinare un bel gruppo che si era creato? Perché imbarcarsi in un sacrificio di spostamenti più volte la settimana da una parte all'altra della città (anche se con il pulmino della squadra)? Perché? Non lo capisco e nessuno in questo ambiente mi capisce. Io sono la mamma cattiva che "non lo manda". Di questo mi importerebbe poco ma quello che mi fa imbufalire sono le pressioni che fanno su mio figlio.
Scusate di nuovo lo sfogo ma non ne posso davvero più.