Conoscere la storia dell'umanità è essenziale per non ripeterne gli errori ed anche per elevarsi dall'angusta dimensione del proprio tempo. E' un po' come rinascere tante volte, come dilatare la nostra esistenza che è un segmento talmente breve comparata ai secoli trascorsi. Per questo penso che sia senz'altro positivo il successo delle lezioni di storia che si sono tenute e si stanno svolgendo a Roma e anche a Firenze a cura della casa editrice La Terza con le code che si formano ben molto prima dell'inizio di ciascuna di esse.
Secondo Marina Caffiero, che insegna Storia Moderna all'Università di Roma La Sapienza, questi eventi che attirano tanto pubblico si spiegano con il fatto che la storia è diventata spettacolo, ciò serve ad attirare l'attenzione ma si presta a molte falsificazioni. La professoressa afferma che, mentre nei paesi anglosassoni la divulgazione storica ha un livello molto raffinato, in Italia non c'è osmosi tra il mestiere di giornalista e quello di storico. Il giornalista spesso (per fortuna non sempre) tratta molto male la storia deformandola per altri fini, mentre, d'altro canto, lo storico spesso è incomprensibile.
La deformazione e la strumentalizzazione della storia per farne un uso politico e di propaganda è il tema sia della puntata di Le Storie - Diario Italiano che ha avuto come ospite la Caffiero, sia del libro che essa ha curato insieme a Micaela Procaccia (dirigente dell'Archivio di Stato), "Vero e falso".
Il fatto è che per fare storia correttamente bisogna basarsi sui documenti, come ci insegna anche l'ottimo Rino, il mio personale punto di riferimento quando si parla di questa materia. Invece molto spesso ciò non avviene, soprattutto da parte dei giornalisti che si improvvisano storici.
Marc Bloch diceva che un falso ben raccontato diventa vero a forza di essere ripetuto e che il falso storico una volta che ha attecchito tende a persistere. Marina Caffiero fa l'esempio dell'attentato di via Rasella, che provocò l'eccidio delle Fosse Ardeatine. E' passata nell'opinione pubblica comune la convinzione che ci fu da parte dei nazisti un invito ai partigiani autori dell'attentato a presentarsi e che fu la mancata presentazione di questi a determinare la rappresaglia. Invece non ci fu nessun bando, i rastrellamenti cominciarono subito e la rappresaglia fu comunicata solo successivamente, con il famoso manifesto "l'ordine è stato eseguito".
Ci sono due temi che sono particolare oggetto di strumentalizzazione: la Resistenza, che da mito fondatore della Repubblica e della Costituzione sta diventando il peccato originale e la Shoah, cioè il rapporto con gli ebrei e l'antisemitismo. Sono due nodi importanti per la nostra identità italiana che vengono continuamente rovesciati da quei fenomeni che prendono il nome di revisionismo e negazionismo.
Per quanto riguarda i negazionisti, uno storico francese molto importante li chiama "gli assassini della memoria" ed infatti negare la memoria ad un popolo significa negargli l'identità (il cosiddetto "sterminio di carta"). Probabilmente ciò si spiega con una ripresa dell'antisemitismo (vedi la tesi della lobby ebraica che complotta contro l'Italia dimenticando il contributo che gli ebrei italiani hanno dato al risorgimento, alla prima guerra mondiale, alla resistenza).
Quanto alla Resistenza è chiaro che bisogna prendere coscienza anche degli aspetti più oscuri della nostra storia (per esempio le foibe e le rese dei conti post-Resistenza) ma per giudicare bisogna guardare i fini ultimi. Anche prendendo atto di episodi pesanti e incresciosi (le ombre appunto) esiste sempre una distinzione fra chi aveva certi valori e chi ne aveva altri.
Il revisionismo sulla Resistenza e il negazionismo nei confronti della Shoah, dice la storica, hanno come obiettivo quello di confondere vittime e carnefici in un indistinto in cui tutto è uguale. Ma la Storia non è tutta uguale ed è nostro compito farne una corretta trasmissione ai giovani.
Secondo Marina Caffiero, che insegna Storia Moderna all'Università di Roma La Sapienza, questi eventi che attirano tanto pubblico si spiegano con il fatto che la storia è diventata spettacolo, ciò serve ad attirare l'attenzione ma si presta a molte falsificazioni. La professoressa afferma che, mentre nei paesi anglosassoni la divulgazione storica ha un livello molto raffinato, in Italia non c'è osmosi tra il mestiere di giornalista e quello di storico. Il giornalista spesso (per fortuna non sempre) tratta molto male la storia deformandola per altri fini, mentre, d'altro canto, lo storico spesso è incomprensibile.
La deformazione e la strumentalizzazione della storia per farne un uso politico e di propaganda è il tema sia della puntata di Le Storie - Diario Italiano che ha avuto come ospite la Caffiero, sia del libro che essa ha curato insieme a Micaela Procaccia (dirigente dell'Archivio di Stato), "Vero e falso".
Il fatto è che per fare storia correttamente bisogna basarsi sui documenti, come ci insegna anche l'ottimo Rino, il mio personale punto di riferimento quando si parla di questa materia. Invece molto spesso ciò non avviene, soprattutto da parte dei giornalisti che si improvvisano storici.
Marc Bloch diceva che un falso ben raccontato diventa vero a forza di essere ripetuto e che il falso storico una volta che ha attecchito tende a persistere. Marina Caffiero fa l'esempio dell'attentato di via Rasella, che provocò l'eccidio delle Fosse Ardeatine. E' passata nell'opinione pubblica comune la convinzione che ci fu da parte dei nazisti un invito ai partigiani autori dell'attentato a presentarsi e che fu la mancata presentazione di questi a determinare la rappresaglia. Invece non ci fu nessun bando, i rastrellamenti cominciarono subito e la rappresaglia fu comunicata solo successivamente, con il famoso manifesto "l'ordine è stato eseguito".
Ci sono due temi che sono particolare oggetto di strumentalizzazione: la Resistenza, che da mito fondatore della Repubblica e della Costituzione sta diventando il peccato originale e la Shoah, cioè il rapporto con gli ebrei e l'antisemitismo. Sono due nodi importanti per la nostra identità italiana che vengono continuamente rovesciati da quei fenomeni che prendono il nome di revisionismo e negazionismo.
Per quanto riguarda i negazionisti, uno storico francese molto importante li chiama "gli assassini della memoria" ed infatti negare la memoria ad un popolo significa negargli l'identità (il cosiddetto "sterminio di carta"). Probabilmente ciò si spiega con una ripresa dell'antisemitismo (vedi la tesi della lobby ebraica che complotta contro l'Italia dimenticando il contributo che gli ebrei italiani hanno dato al risorgimento, alla prima guerra mondiale, alla resistenza).
Quanto alla Resistenza è chiaro che bisogna prendere coscienza anche degli aspetti più oscuri della nostra storia (per esempio le foibe e le rese dei conti post-Resistenza) ma per giudicare bisogna guardare i fini ultimi. Anche prendendo atto di episodi pesanti e incresciosi (le ombre appunto) esiste sempre una distinzione fra chi aveva certi valori e chi ne aveva altri.
Il revisionismo sulla Resistenza e il negazionismo nei confronti della Shoah, dice la storica, hanno come obiettivo quello di confondere vittime e carnefici in un indistinto in cui tutto è uguale. Ma la Storia non è tutta uguale ed è nostro compito farne una corretta trasmissione ai giovani.
haı ragıone, su tutta la lınea.
RispondiEliminaamo la storıa e mı pıacerebbe davvero poterla studıare all unıversıta.
tı dıro, per fortuna, ın questı mıeı annı dı scuola non ho maı ıncontrato nessuno che mettesse ın dubbıo o rovescıasse nulla dı cıo che trovava scrıtto suı lıbrı. spero non sıa cambıato nulla, perche consıderato quello che arrıva nella testa delle mıe compagne dı gıorno ın gıorno... beh... non c e da star tranquıllı.
cıao arte, bacıone
si sente sempre più l'esigenza di una storia basata sui fatti e non sulle opinioni...soprattutto in un tempo in cui certi preti sostengono che le camere a gas non servivono per il genocidio degli ebrei, ma solo per sanificare. Siamo nell'epoca degli slogan, in cui una bugia con un bello slogan vale di più di una verità argomentata...grazie per questa tua riflessione
RispondiEliminaHai sviluppato un tema interessantissimo, stiamo vivendo un periodo di forte disonestà intellettuale e, la storia si presta particolarmente a essere mistificata per ricreare la verginità a coloro che hanno scelto
RispondiEliminacerte ideologie grondanti sangue innocente.
Sileno
Eccellente post, meraviglioso argomento: complimenti carissima Artemisia e grazie per citarmi.
RispondiEliminaC’è una cosa che salta alla vista: la moda! Sissignori la moda. Oggi è di moda la scarpa coi tacchi alti e lo stivaletto indiano, pantaloni stretti, rossetto color viola; ieri invece si preferiva la scarpa bassa e un pantalone a zampa larga. Tutto passa in pochi mesi!
E la stessa cosa accade quando coloro, che non essendo veri storici, affrontano argomenti talvolta difficili, pesanti, controversi, solo perché è un anniversario o qualcuno ha sollevato il tema, solo perché è di moda occuparsene. Quando, qualche anno fa, la vecchia casa regnante d’Italia desiderava rientrare nel nostro Paese, tutti a discutere, scrivere, criticare. Nell’anno dedicato al buon Garibaldi, poverino gliene dissero di tutti i colori. Poi i campi di sterminio, la Shoah, gli ebrei, la memoria storica, domani… Mah!
Ebbene, il vero storico, colui che ricerca tramite testi, documenti, tramite testimonianze e materiali di prima mano, sottolineo prima mano, non si cura delle mode passeggere, a lui interessa affrontare il problema alle radici, consegnando, quanto possibile, la verità dei fatti, ex partis, al di fuori delle tendenze del momento.
Personalmente mi dispiace che in Italia certi argomenti vengano tratti con superficialità, dimostra - a volte, ma non sempre - la nostra superficialità e l’adattarsi alla moda del momento.
Rino, ex partis.
Hai ragione su tutta la linea, però c'è anche un versante personale in tutta questa storia, quello che viene chiamato in psicologia "l' esposizione selettiva", ovvero il processo per cui tendiamo ad esporci e ad assimilare di più, meglio ed in maniera persistente solo le informazioni che sono già coerenti col nostro sistema di valori, credenze e conoscenze pregresse. Ricordo ancora la prima volta che sentii parlare di foibe (e se mi ricordo la prima volta vuol dire che ero grandicello, e quindi che una certa reticenza in giro c' era), o di Porzus: la tentazione era quella di rigettare in blocco quella parte della storia, quelle nuove informazioni, far si che non attaccassero quello in cui credevo.
RispondiEliminaEcco, se allora il primo passo è quello di avere una storiografia seria, percisa, puntuale, "vera" ed onesta, ed avere la voglia di seguirla e capire, il secondo passo, forse altrettanto difficile, è crederle !
Belphagor, credo che la "selezione" dei fatti sia il primo modo di manipolarli.
RispondiEliminaRino, concordo. C'è proprio l'idea che anche in questo campo ci siano le "mode". Prepariamoci a quella sull'unità d'Italia il cui centocinquantenario ricorre nel 2011. Vuoi scommettere che ritorneranno in auge discussioni dimenticate?
E' un tema molto sentito che condivido appieno... la storia deve essere una cosa oggettiva e non soggettiva, i fatti devono essere chiari e schiaccianti e non come succede rivisti ogni paio di anni...
RispondiEliminaOdio chi per i propri interessi quindi (non da ultimo anche i reo confessi lefvebriani), peggio senza aver cognizione di cose, getta fango sulla verità e propone una SUA verità... poichè, come hai giustamente detto tu, la storia serve anche per evitare ulteriori errori nel futuro.
Quei "barbari" di Nettuno negano il movente razziale, ma penso che se fosse stato un bianco non avrebbero agito così.
RispondiEliminaQuesta ondata di xenofobia è senz'altro dovuta ad un insegnamento superficiale della storia.
Cristiana
Bel post davvero, carissima... Solo questo. Nulla da aggiungere, Giulia
RispondiEliminaben detto, amica mia! chiatro, esauriente, non fa una piega
RispondiEliminamarina
Mi piace pensare che la storia sia "magistra vitae" , che la conoscenza della storia abbia una sorta di funzione catartica.
RispondiEliminaPurtroppo l'idea è smentita dai fatti.
Mi hai fatto tornare in mente "1984" libro terribile di Orwell dove i fatti venivano manipolati, corretti o addirittura cancellati perchè così faceva comodo al potere di turno. Altro che obbiettività.
RispondiEliminaCi stiamo avvicinando a qualcosa del genere?
Concordo, Artemisia: purtroppo è sempre più facile, in una platea abituata allo slogan e disabituata al senso critico ed all'approfondimento, spacciare per verità oggettive delle opinioni interessate. Estrapolare singoli eventi storici, astrarli dal contesto e "venderli" sapientemente sul mercato dei media per avvalorare la propria visione del mondo è ahimè un'opera che ha effetti sempre più vasti e nefasti. L'unica arma per difendersi è lo sviluppo del senso critico, che porti ad approfondire le questioni senza mai accontentarsi delle verità "ufficiali" o più superficiali.
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