domenica 8 febbraio 2009

L'oro della camorra

Dopo Gomorra dovrebbe essere chiaro a tutti ormai, ma forse ancora oggi qualcuno, specialmente se vive al nord, continua a pensare che le mafie siano un problema di ordine pubblico legato al sud del nostro paese. Forse ancora oggi qualcuno, quando pensa alla mafia, immagina il contadino con la coppola e la lupara. Dopo anni che mi interesso a questo tema, dopo aver ascoltato tanti dibattiti e conferenze, seguito tante trasmissioni in Tv e alla radio, letto libri, partecipato a convegni, per me è molto chiaro che la criminalità organizzata è un sistema che interessa non solo tutta l'Italia ma che riguarda anche l'Europa. Più che un problema di ordine pubblico (la cosiddetta mafia militare), la mafia è soprattutto una zavorra che pesa sull'economia del nostro paese. I mafiosi non sono gangster, sono criminali ma sono anche imprenditori, professionisti, politici e purtroppo talvolta anche esponenti delle forze dell'ordine. E' stato stimato che le mafie "fatturino" qualcosa come 130 miliardi di euro con le attività illecite che investono nel nord dell'Italia e anche nel nord dell'Europa (Saviano ci ha insegnato che mezza Aberdeen in Scozia è di proprietà del sistema dei Casalesi).
Purtroppo non c'è mai sufficiente attenzione e consapevolezza su questo tema. Non si pensa che il pizzo, indirettamente attraverso il lievitare degli appalti pubblici, lo paghiamo tutti noi. E allora sarà bene correre il rischio di risultare noiosa ed insistere su questo argomento.
Per esempio parlando di Rosaria Capacchione, giornalista del Mattino di Napoli, che vive sotto scorta da quando, durante il processo Spartacus, è stata minacciata di morte insieme a Roberto Saviano e a Raffaele Cantone. L'oro della camorra è la sua analisi del nuovo volto della criminalità organizzata: una potenza capace di muovere centinaia di migliaia di euro e gestire i settori chiave dell'economia italiana. Un libro scarno, meticoloso, che documenta l'ambivalente rapporto della Camorra con l'economia, in particolare di quei 7-8 paesi del casertano che però hanno un potere enorme.
La giornalista racconta che è con la massa enorme di soldi post-terremoto dell'80 che nasce la figura dell'imprenditore camorrista. Fino ad allora c'era una sorta di patto di non interferenza e una certa sudditanza tra camorra e imprenditoria. Il camorrista si limitava a chiedere la tangente. Ai vecchi camorristi, che erano più che altro agricoltori ed avevano una visione della criminalità organizzata piuttosto parassitaria, sono succeduti i figli che hanno deciso di sostituirsi agli imprenditori continuando a conservare la capacità criminale di intimidazione.
Nel dopoterremoto quindi la camorra si sostituisce all'impresa sana e riesce a creare un regime di monopolio, per esempio con il cemento, con i laterizi, con il movimento terra e le palificazioni. Oggi chiunque voglia fare movimento terra in questa zona o si rivolge ad un'impresa di camorra, o ad un'impresa del nord che ha dei costi tre volte superiori. Queste persone sono dei bravissimi imprenditori e potrebbero esserlo anche senza essere camorristi. Essendosi sostituiti completamente all'economia sana sono solo loro che possono dare lavoro in una provincia in cui il tasso di disoccupazione supera il 30%. Tutti gli elementi di economia legale sono più faticosi (dai fidi bancari, all'assicurazione, ecc.).
Vi è un'inspiegabile circolazione di denaro. La provincia di Caserta ha una raccolta di risparmio bassa vista la disoccupazione ma c'è un numero di sportelli bancari impressionante. La camorra casalese non ha niente a che vedere con quella da gangster di Secondigliano ed è forse è più vicina alla mafia siciliana, ha un'altra mentalità, meno metropolitana.
Nel libro della Capacchione i fatti di sangue rimangono sullo sfondo mentre in primo piano è l'interesse per l'enorme quantità di contante che si intuisce da alcuni indizi, una specie di "caccia al tesoro". I casalesi infatti uccidono solo quando c'è la necessità, soprattutto nei passaggi da un potere all'altro.
Anche nella politica i camorristi cercano direttamente di sostituirsi (vedi i diversi assessori condannati per associazione camorristica).
Dove colpirli? Rosaria Capacchione non ha dubbi: sui soldi, soprattutto anticipandoli dove si prevede che si formerà un flusso di denaro come, per esempio. nei paesi dell'Est che si stanno aprendo all'economia occidentale e che sono poco controllabili.
Secondo la giornalista ci vogliono molti anni e molta curiosità per capire questa gente e ci racconta che lei andava in questura e si faceva spiegare le storie dei personaggi collezionando le foto dei pregiudicati quasi fossero figurine.
Come per Saviano, anche per Rosaria Capacchione il suo prezioso lavoro di giornalista sul territorio è stato vanificato adesso che è costretta a muoversi con la scorta.


Altri post sulla criminalità organizzata:
Quando per scrivere ci vuole coraggio
Il ritorno del Principe
Il punto sull'antimafia
Ed infine anch'io ho letto Gomorra

5 commenti:

  1. Lo vado a cercare domani in libreria. Non ci sarebbe bisogno di raccogliere ulteriore materiale di incazzatura e sdegno, in questi ultimi tempi, ma l argomento mi interessa assai. Ma davvero pensi che ci sia ancora qualcuno con un idea così arcaica della mafia ? Voglio sperare che il nuovo corso della criminalità organizzata sia ormai noto a tutti !

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  2. Sì, Belphagor. Forse ho un po' esagerato con l'immagine del contadino con la coppola e la lupara, però sono abbastanza certa che chi vive al nord e non ha avuto occasione o interesse di approfondire l'argomento continua a considerarlo un problema "locale" del sud.

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  3. Rimando a questo vecchio post per dichiararmi assai sensibile al tema delle infiltrazioni delle mafie nel tessuto "legale" del nord...
    http://luposelvatico.blogspot.com/2008/05/le-mafie-dentro-di-noi.html

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  4. Si' mi ricordo questo tuo post, Lupo.

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  5. Non risulti affatto noiosa! Ho sentito la Capacchione alla rai a fahrenheit, che donna schiva, semplice. Mi è piaciuta tanto
    marina

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