Quelli che tutte le mattine si chiudono in una scatoletta di latta e si buttano nel traffico probabilmente non si saranno neanche accorti che con la finanziaria 2011 il governo ha tagliato pesantemente i finanziamenti del trasporto pubblico. Regioni, Province e Comuni hanno si sono trovati costretti a tagliare frequenza dei treni regionali e linee di autobus. Se si tiene conto che gli utilizzatori del servizio pubblico sono, per la maggior parte, gli studenti, gli anziani e gli stranieri, si capisce che si è trattato di un ennesimo colpo di scure sul welfare.
Il servizio di trasporto pubblico è quindi sempre meno "competitivo" (a livello di tempo di viaggio, ma talvolta anche come costo) rispetto al mezzo privato. Il cittadino medio che lavora, di solito, ancora ce la fa a permettersi di muoversi in auto (o male che vada in scooter). Privilegiati? Fino ad un certo punto.
Il mio posto di lavoro dista una decina scarsa di chilometri da casa mia e potrei raggiungerlo in 15 minuti in scooter, 20 minuti in auto, 35 minuti in bici o 40-45 minuti in bus. Pur avendo a disposizione tutti questi mezzi e le relative risorse economiche necessarie, pur percorrendo un tragitto poco trafficato, ho scelto di utilizzare il bus da alcuni anni perché lo trovo più rilassante e meno rischioso, anche se in termini di economicità si colloca solo al terzo posto dopo bicicletta e scooter.
Mi sono resa conto che la possibilità di fare questa scelta è in realtà un privilegio. Infatti ciò mi è consentito perché non ho un orario rigido, se ritardo non subisco nessuna sanzione, esco ad un'ora tale il pomeriggio che mi permette di organizzare bene il mio tempo libero, non devo più correre a riprendere i figli piccoli a scuola, non devo, per il momento, andare ad accudire genitori anziani. Alla fine anche i miei amici di Firenzeinbici, che si sentono eroici ad andare tutti i giorni al lavoro in bicicletta (e per certi aspetti lo sono) in realtà sono dei privilegiati perché il lavoratore (e soprattutto la lavoratrice) con le esigenze di cui sopra non può permettersi i tempi di viaggio della bicicletta. Senza contare chi ha impedimenti fisici che sconsigliano la bicicletta (basta avere una comunissima discopatia).
Alla fine, paradossalmente, il vero lusso della vita non è possedere un SUV o una pelliccia, bensì avere tempo a disposizione, poter prendersela con calma, poter dire, prima di uscire di casa, "quasi quasi ci vado a piedi così mi faccio due passi".
Il servizio di trasporto pubblico è quindi sempre meno "competitivo" (a livello di tempo di viaggio, ma talvolta anche come costo) rispetto al mezzo privato. Il cittadino medio che lavora, di solito, ancora ce la fa a permettersi di muoversi in auto (o male che vada in scooter). Privilegiati? Fino ad un certo punto.
Il mio posto di lavoro dista una decina scarsa di chilometri da casa mia e potrei raggiungerlo in 15 minuti in scooter, 20 minuti in auto, 35 minuti in bici o 40-45 minuti in bus. Pur avendo a disposizione tutti questi mezzi e le relative risorse economiche necessarie, pur percorrendo un tragitto poco trafficato, ho scelto di utilizzare il bus da alcuni anni perché lo trovo più rilassante e meno rischioso, anche se in termini di economicità si colloca solo al terzo posto dopo bicicletta e scooter.
Mi sono resa conto che la possibilità di fare questa scelta è in realtà un privilegio. Infatti ciò mi è consentito perché non ho un orario rigido, se ritardo non subisco nessuna sanzione, esco ad un'ora tale il pomeriggio che mi permette di organizzare bene il mio tempo libero, non devo più correre a riprendere i figli piccoli a scuola, non devo, per il momento, andare ad accudire genitori anziani. Alla fine anche i miei amici di Firenzeinbici, che si sentono eroici ad andare tutti i giorni al lavoro in bicicletta (e per certi aspetti lo sono) in realtà sono dei privilegiati perché il lavoratore (e soprattutto la lavoratrice) con le esigenze di cui sopra non può permettersi i tempi di viaggio della bicicletta. Senza contare chi ha impedimenti fisici che sconsigliano la bicicletta (basta avere una comunissima discopatia).
Alla fine, paradossalmente, il vero lusso della vita non è possedere un SUV o una pelliccia, bensì avere tempo a disposizione, poter prendersela con calma, poter dire, prima di uscire di casa, "quasi quasi ci vado a piedi così mi faccio due passi".