Il presidente della sezione ANPI a cui appartengo è un giovanotto di 87 anni portati benissimo. "Il peso sulle spalle però si sente", mi ha detto ieri pomeriggio alla commemorazione della liberazione del mio quartiere. Di tanto in tanto non resiste alla tentazione e parte con il racconto di quegli anni nel quale i salti logici sono compensati da un fervore ammirabile. Non so quante volte mi ha raccontato che l'8 settembre del 1943 era a Gorizia e ha visto i treni merci carichi di soldati italiani fatti prigionieri e avviati verso i campi in Germania. Per questo, una volta riuscito a rientrare a Firenze, ha scelto di darsi alla macchia. Gli brillano gli occhi quando ripercorre quegli eventi e ieri deponendo la corona sul cippo non è riuscito a nascondere la commozione.
Un altro anziano presente alla cerimonia mi ha preso da una parte e anche lui ha cominciato a raccontare. Aveva 14 anni nell'estate del 1944. Non era partigiano ma aiutava a fortificare con i sacchi di sabbia l'edificio dei ferrovieri dove era asserragliato il comando dei partigiani. Mi ha raccontato che questo complesso era quasi una piccola città, con due pozzi d'acqua, la mensa, le cantine adibite alla custodia dei prigionieri. Quando mi ha detto che, insieme ad una infermiera con un carretto, trasportava i cadaveri da un'altra parte della città per seppellirli ho pensato a mio figlio che ha la sua stessa età di allora e mi è sembrato inimmaginabile che facesse una cosa del genere. Anche egli, dopo essersi lasciato trascinare dai ricordi, si è scusato per "avermi annoiato".
Se non fossi troppo timida, questi ragazzi me li abbraccerei forte.
Il presidente della mia sezione in realtà fa tutto da solo. Mi sono offerta più volte di aiutarlo nelle cose pratiche, magari mettendo a disposizione un po' di nuove tecnologie per pubblicizzare le attività dell'ANPI perché in queste occasioni non ci siano sempre i soliti quattro vecchietti (anzi sempre meno, per forza di cose). Ma ho l'impressione che non vogliano farsi aiutare. Non lo so se è per orgoglio, se non vogliono delegare oppure perché sono un po' "smarriti" in questo mondo di oggi.
Eppure bisognerebbe sostenere questa associazione. Ce n'è bisogno oggi più che mai. Per esempio forse non tutti sanno che da alcuni anni "coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell’A.N.P.I., intendono contribuire," possono iscriversi come "antifascisti" anche se non sono stati partigiani o combattenti come previsto dallo Statuto.
Un altro anziano presente alla cerimonia mi ha preso da una parte e anche lui ha cominciato a raccontare. Aveva 14 anni nell'estate del 1944. Non era partigiano ma aiutava a fortificare con i sacchi di sabbia l'edificio dei ferrovieri dove era asserragliato il comando dei partigiani. Mi ha raccontato che questo complesso era quasi una piccola città, con due pozzi d'acqua, la mensa, le cantine adibite alla custodia dei prigionieri. Quando mi ha detto che, insieme ad una infermiera con un carretto, trasportava i cadaveri da un'altra parte della città per seppellirli ho pensato a mio figlio che ha la sua stessa età di allora e mi è sembrato inimmaginabile che facesse una cosa del genere. Anche egli, dopo essersi lasciato trascinare dai ricordi, si è scusato per "avermi annoiato".
Se non fossi troppo timida, questi ragazzi me li abbraccerei forte.
Il presidente della mia sezione in realtà fa tutto da solo. Mi sono offerta più volte di aiutarlo nelle cose pratiche, magari mettendo a disposizione un po' di nuove tecnologie per pubblicizzare le attività dell'ANPI perché in queste occasioni non ci siano sempre i soliti quattro vecchietti (anzi sempre meno, per forza di cose). Ma ho l'impressione che non vogliano farsi aiutare. Non lo so se è per orgoglio, se non vogliono delegare oppure perché sono un po' "smarriti" in questo mondo di oggi.
Eppure bisognerebbe sostenere questa associazione. Ce n'è bisogno oggi più che mai. Per esempio forse non tutti sanno che da alcuni anni "coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell’A.N.P.I., intendono contribuire," possono iscriversi come "antifascisti" anche se non sono stati partigiani o combattenti come previsto dallo Statuto.