Forse tutto cominciò da lì, probabilmente perché il risultato non era affatto scontato. Devono essere state davvero emozionanti le elezioni politiche del 18 aprile 1948 (che non furono le prime in realtà, in quanto anche il 2 giugno del 1946 si votò per le politiche anche se nessuno se lo ricorda). La carica emotiva di questo evento è rivelata anche dal brano della settimana INCOM che declama con la sua consueta enfasi:
"Per troppi anni esclusi dalla sincera espressione elettorale, gli Italiani hanno riappreso la portata politica e morale di questo diritto. Si preparano ad esercitarlo con coscienza, onestamente interrogandosi nella perplessità di troppo categorici dilemmi. Più che il senso di un dovere quasi quello di un antico privilegio."
Fa specie oggi pensare che non c'erano i talk show televisivi, non c'era internet, e i due schieramenti pricipali, la Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi e il Fronte Popolare (Socialisti e Comunisti) guidato da Pietro Nenni e Palmiro Togliatti, si misuravano a colpi di manifesti per le strade (che non mostravano la faccia dei candidati come quelli di oggi) e di comizi nelle piazze.
In realtà si scontrarono due opzioni e due idee opposte sullo sviluppo dell'Italia uscita dalla guerra. Fu allora che nacquero i partiti di massa e si cominciò a fare proselitismo ovunque: nelle parrocchie, nei condominii, vendendo giornali porta a porta, nelle piazze, grazie a milioni di iscritti e centinaia di migliaia di militanti. Toni accesi durante quella campagna elettorale, con delegittimazione dell'avversario, dipinto come nemico, invasore, alieno, e aspra competizione tra partiti che fino a pochi mesi prima avevano collaborato strettamente per stilare la Carta Costituzionale. L'asprezza dello scontro ideologico rifletteva il clima internazionale di contrapposizione tra Est e Ovest e il singolo elettore italiano si sentiva parte di un conflitto più grande. Forse fu proprio la contrapposizione di quella stagione a introdurre una sorta di identità separata dettata dall'appartenenza ad un partito o ad uno schieramento che finì per mettere in secondo piano l'appartenenza di fondo all'Italia, ai valori di una cittadinanza repubblicana. Effetti che purtroppo si notano ancora oggi.
Il 2011 se ne va e con esso le celebrazioni del Centocinquantenario dell'Unità Italiana tra le quali la deliziosa serie radiofonica "Tre colori. Centocinquanta storie della storia d'Italia", serie che ho appena finito di ascoltare e della quale la puntata sulle elezioni del 18 aprile 1948 a cura di Umberto Gentiloni è stata una delle migliori (scaricabile qui).
"Per troppi anni esclusi dalla sincera espressione elettorale, gli Italiani hanno riappreso la portata politica e morale di questo diritto. Si preparano ad esercitarlo con coscienza, onestamente interrogandosi nella perplessità di troppo categorici dilemmi. Più che il senso di un dovere quasi quello di un antico privilegio."
Fa specie oggi pensare che non c'erano i talk show televisivi, non c'era internet, e i due schieramenti pricipali, la Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi e il Fronte Popolare (Socialisti e Comunisti) guidato da Pietro Nenni e Palmiro Togliatti, si misuravano a colpi di manifesti per le strade (che non mostravano la faccia dei candidati come quelli di oggi) e di comizi nelle piazze.
In realtà si scontrarono due opzioni e due idee opposte sullo sviluppo dell'Italia uscita dalla guerra. Fu allora che nacquero i partiti di massa e si cominciò a fare proselitismo ovunque: nelle parrocchie, nei condominii, vendendo giornali porta a porta, nelle piazze, grazie a milioni di iscritti e centinaia di migliaia di militanti. Toni accesi durante quella campagna elettorale, con delegittimazione dell'avversario, dipinto come nemico, invasore, alieno, e aspra competizione tra partiti che fino a pochi mesi prima avevano collaborato strettamente per stilare la Carta Costituzionale. L'asprezza dello scontro ideologico rifletteva il clima internazionale di contrapposizione tra Est e Ovest e il singolo elettore italiano si sentiva parte di un conflitto più grande. Forse fu proprio la contrapposizione di quella stagione a introdurre una sorta di identità separata dettata dall'appartenenza ad un partito o ad uno schieramento che finì per mettere in secondo piano l'appartenenza di fondo all'Italia, ai valori di una cittadinanza repubblicana. Effetti che purtroppo si notano ancora oggi.
Il 2011 se ne va e con esso le celebrazioni del Centocinquantenario dell'Unità Italiana tra le quali la deliziosa serie radiofonica "Tre colori. Centocinquanta storie della storia d'Italia", serie che ho appena finito di ascoltare e della quale la puntata sulle elezioni del 18 aprile 1948 a cura di Umberto Gentiloni è stata una delle migliori (scaricabile qui).