Continua imperterrita la chat dei miei vecchi compagni di scuola. Anzi, via via ne scovano altri, anche di quelli che non ci hanno accompagnato per tutte e cinque gli anni, che entrano e danno il loro contributo.
"Nostalgia?" chiede una.
"Sì, tanta." risponde Raffaele (il promotore di queste rimpatriata), "Lo sai il perché? Perché per me quegli anni sono stati i più belli ed i ricordi sono indelebili"
Mah, mi sento un po' controcorrente. Per me quegli anni non sono stati affatto i più belli. Anni di grande tormento interiore. Soffrivo perché mio padre non mi faceva frequentare i miei compagni al di fuori della scuola (mentre loro erano più liberi, potevano uscire e condividere cose che a me erano precluse). E poi non mi piacevo, non accettavo il mio corpo, mi sentivo brutta (come tutti i ragazzi e le ragazze dai 14 ai 18 anni del resto). Avrei voluto essere grande, matura e sicura di me e invece ero immatura, timida, complessata. Odiavo l'estate perché, finita la scuola, non avevo più contatti con i miei coetanei (che tra l'altro, salvo qualche nobile eccezione, non mi cercavano nemmeno).
Insomma non tornerei mai a quel periodo. Molto meglio quello successivo quando cominciai a lavorare e a rendermi autonoma. Potei così ribellarmi a mio padre e prendere in mano la mia vita anche se il prezzo da pagare fu rinunciare all'università, lavorare dall'età di 19 anni per poter andare a vivere da sola a 22.
Tuttavia non so quanto i miei compagni siano obiettivi in tutta questa nostalgia. L'adolescenza è un periodo importante di costruzione del nostro sé ma raramente è un periodo sereno.
Si noti l'aria tra lo spaurito e lo sconsolato che avevamo pur essendo in gita a Venezia! |