lunedì 20 dicembre 2010

Lontana è assai la Svezia

Anche se ormai (con un po' di sollievo) il tema non riguarda più la mia quotidianità, mi è piaciuta molto la puntata di Fahrenheit Radio 3 sui padri che prendono il congedo parentale per accudire i figli piccoli. Lo spunto è il provvedimento approvato al Parlamento Europeo (che dovrà poi essere recepito dai singoli paesi della UE) che estende a 20 mesi il congedo per le madri (ma in Italia è già previsto) e riserva ai padri due settimane a pieno stipendio.
Ospiti della puntata due padri in congedo: Stefano dell'Orto, dirigente d'azienda italiano che vive a Stoccolma e che racconta la sua esperienza in un blog che si chiama Diario di un papà in congedo parentale e lo scrittore Vito Bruno (autore de L'amore alla fine dell'amore. Una lettera dalla parte dei padri).
Ecco quello che apprendiamo sulla Svezia da Dell'Orto (e anche da un'ascoltatrice che interviene):
  • 480 giorni di congedo parentale di cui 60 riservati alla mamma e 60 al papà (che ne ha anche 10 lavorativi alla nascita del bebè). Durante i 480 giorni lo stato paga l'80% dello stipendio sino a 42.400 Euro all'anno. Molte aziende poi aggiungono la differenza per garantire sino al 90-100% dello stipendio nominale effettivo (più alcuni bonus introdotti recentemente). Inoltre si è spesso incoraggiati e stimolati sia dall'azienda che dalla società (famiglia, amici, conoscenti, eccetera) a prendere il congedo. "In azienda si sarebbero stupiti se non avessi preso il congedo e avrebbero pensato qualcosa come: "possiamo affidare i nostri dipendenti ad una persona che non si prende cura nemmeno della propria famiglia?"
  • l'85% dei padri usufruisce del congedo di paternità;
  • a Stoccolma ci sono i fasciatoi anche nei bagni degli uomini;
  • gli autobus sono gratuiti per chi li prende con il passeggino, hanno il pavimento alla stessa altezza dei marciapiedi ed hanno al centro dei grossi spazi dove i passeggini possono stare e fare manovra;
  • asilo nido aperto tutto l'anno e costa circa 100 euro/mese;
  • 100/120 euro al mese per ogni figlio indipendentemente dal reddito;
  • dentista gratuito fino a 19 anni (tutto questo a fronte ovviamente di un prelievo fiscale medio del 45% ma con una restituzione in servizi inimmaginabile per noi).
Ben diversa l'esperienza di Vito Bruno che racconta come sia l'unico babbo a portare e riprendere il figlio all'asilo nido e per questo è visto come un "caso singolare" (devo dire che non è tale la mia esperienza personale, risalente ormai a diversi anni fa: al nido dei miei figli i padri sviaggiavano tranquillamente).
Vito Bruno però lancia una provocazione che mi torna perfettamente: da parte del mondo femminile c'è richiesta di aiuto e collaborazione ma l'atteggiamento attivo dei padri è visto come "un'invasione di campo", c'è una resistenza da parte delle donne al fatto che i padri facciano i padri. Ho notato anch'io sovente che, pur lamentandosi della poca collaborazione del marito, tante donne nei fatti stentano a delegare la cura dei figli perché in fondo non si fidano, perché vogliono avere almeno in questo campo un ruolo prioritario e accettano al massimo un aiuto del tutto esecutivo.
Sono sincera, sarà che mi sento così poco "materna", sarà che la cura dei figli piccoli per me è una noia mortale, trovo tenero, commovente e benemerito quando sono i padri ad occuparsene con entusiasmo come si evince dal blog di Stefano Dell'Orto:
"... stare a casa è splendido, sia per il legame che si crea con Sofia, nonché con il resto della famiglia, sia perché scopro aspetti della mia persona che raramente utilizzo in altre situazioni."
"Il primo mese è passato velocissimo e sento che voglio godermi ogni momento dei tre che rimangono!"


P.S. nella foto: una giacca pensata per i babbi di figli piccoli con scomparti per pannolini ed altri accessori.

6 commenti:

  1. Altro che fasciatoio! In Italia, un neonato non lo farei entrare in un bagno pubblico nemmeno con una muta da sub.

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  2. La mia reazione: lacrime, e non aggiungo altro.

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  3. in Italia il congedo parentale lo prendono in pochi papà non solo per motivi culturali, ma anche economici. la maggiorparte delle famiglie italiane è monoreddito (solo il 45% delle donne lavora), di quelle con 2 stipendi mediamente lo stipendio del papà è il più alto. se il congedo parentale è pagato al 30% può una famiglia rinunciare al 70% di uno dei 2 stipendi, spesso quello che incide maggiormente sul bilancio familiare? per non parlare poi di chi ha un contratto precario (tanti). insomma è questione di mentalità ma la mentalità si cambia anche e soprattutto con le leggi.
    è vero poi che molte donne non vogliono delegare ai mariti certi compiti, ma anche questo è un retaggio culturale che faremmo bene a toglierci di dosso... purtroppo siamo molto arretrati in termini di pari opportunità, ma le pari opportunità iniziano prima di tutto in famiglia.

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  4. Ciao e grazie per il tuo messaggio sul mio blog, non mi dispiace affatto, anzi.

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  5. Anche Riccardo Iacona, in una puntata di Presa Diretta intitolata "Senza donne", andata in onda a fine settembre, è partito da un paese, la Norvegia, che è molto avanti sui temi della parità e dei congedi parentali per raccontare pian piano il perchè le donne italiane sono quelle che stanno peggio. In Italia, in alcune Aziende, soprattutto private, il fatto che un uomo prenda il congedo per accudire il bambino non è visto molto bene. Poi c'è sicuramente quanto esposto da CosmicMummy, cioè l'aspetto economico della questione, dato che solitamente lo stipendio maschile è quello più pesante e le scelte vengono influenzate anche dal fatto che poi ci sarebbero meno soldi in casa.
    E poi c'è la mentalità da cambiare partendo dall'organizzazione interna alla famiglia e qui ognuna deve fare le sue scelte.
    Io sono tornata al lavoro dopo quattro mesi e il padre si è organizzato per lavorare prevalentemente a casa, perchè quell'anno poteva farlo, è poi fortunatamente siamo riusciti a trovare posto per la bambina in un nido comunale, ma è stato un colpo di fortuna.
    Tornando invece al fatto che molte mamme vivano come un'invasione di campo la collaborazione dei papà è forse dato dalla necessità che molte donne hanno di mantenere accentrato sotto di sè il controllo del processo "gestione bambino", così come molti processi casalinghi, dei quali suppongono essere le uniche depositarie del metodo. Purtroppo l'aspirazione alla perfezione è fonte di ansia e nervosismo e questo si ripercuote anche sui bambini. Condividerne alla pari la crescita con il papà è invece più rilassante che relegarlo al ruolo mortificante di esecutore di ordini.

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  6. che bello.
    penso sia anche soddisfazione per un padre avere un vero ruolo e anche un legame profondo con i figli.

    se devo basarmi sulle persone intorno la maggior parte di loro si sentirebbe sminuita a fare "il mammo" (come dicono loro, già il termine dice tutto), anche se non ho figli (ma tre sorelle molto minori ti insegnano qualcosa) penso che si perdano molto.

    diverso è per i miei amici, due che lavorano nel pubblico sono stai a casa coi pupi quanto hanno potuto.

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