sabato 16 dicembre 2017

E stasera: crema di zucca degli Ortisti per caso

Oggi ho comprato questa cassetta di ortaggi misti all'Istituto Tecnico Agrario vicino a casa mia. E' opera di un gruppo di studenti che ha formato una cooperativa (una Associazione Cooperativa Studentesca, per essere esatti) che produce ortaggi biologici sui terreni messi a disposizione dalla scuola. Il ricavato va ad un fondo di sostegno per la partecipazione alle gite scolastiche dei compagni in difficoltà economica
I ragazzi si gestiscono da soli con la sola supervizione di alcuni insegnanti. Si chiamano "Ortisti per caso". Hanno vinto il bando della Regione Toscana 2020 promosso da Confcooperative e sono stati ospiti di Geo e Geo. 
Insomma una bella iniziativa che rientra nel progetto di "alternanza scuola-lavoro" (che non è sempre negativo!). E poi le verdure sono davvero buone. Stasera, vai con la crema di zucca!

domenica 10 dicembre 2017

Le piante ci salveranno. Diario del nostro podere. Seconda puntata


8-10 Dicembre
Tutta un'altra scena questa volta al nostro arrivo a San Terenzo: pioggia battente per tutta la giornata del venerdì, vento forte e casa talmente gelida che i vetri sono appannati sul lato esterno (cioè fuori è leggermente più caldo che in casa!). Nel primo dei tre giorni a disposizione riusciamo quindi solo a sistemare la casa, schiacciare un po' delle nostre numerose mandorle dal guscio coriaceo, prendere un caffè dalla Silvana e preparare la cena.
Solo nella splendida fredda mattinata del sabato riusciamo a mettere il naso fuori per la perlustrazione di rito al nostro podere. La prima cosa che osserviamo con rammarico è che una delle piantine grasse ha preso il gelo e sta marcendo. Bisogna organizzarci per coprirle in qualche modo.
I sostegni ai nostri nuovi alberi invece hanno retto bene e sono tutti in piedi. Sulla salute delle piante invece fino a primavera non potremo sapere.
Mi accingo così, nel periodo del cosiddetto di “legno fermo”, a cominciare la potatura degli alberi da frutto partendo da quelli meno preziosi: i tre susini che si stanno inselvatichendo. L'anno scorso è stato il primo esperimento e quindi siamo stati piuttosto prudenti, ma quest'anno, soprattutto con i due susini rossi i cui frutti sono poco buoni, sono più drastica. E' l'ultima possibilità che concedo loro prima che le voglie di Roberto lo portino ad estirparli per piante più attraenti. Ma che fatica segare a mano! Temo che la mia spalla destra, già indolenzita di suo, non abbia goduto dell'operazione. Ottimo invece il nuovo potatore che taglia i rametti alti come fossero di burro. Nella mattinata mi rientra anche di dare una bella potata al susino giallo che tutti gli anni è generosissimo di frutti. Peccato però che le sue susine siano piccole come ciliegie e quindi anche la marmellata (pur buona) diventa faticosa per lo snocciolamento. Chissà se con la decisa potatura ne farà di più grandi! Vedremo.
Roberto invece mette a dimora le due Bignonie, pianti rampicanti, resistenti al freddo, comprate a Firenze. Purtroppo la griglia di plastica che abbiamo comprato è troppo piccola ma per il momento le due piante hanno il misero aspetto di due lunghi stecchi. Quindi rimedieremo la prossima volta.
Concludo la giornata di lavoro con una rapida pulitura intorno alle piantine nate da seme che sono ancora piccole:  marruche, oleandri, olmi, fusaggini e melograni riprodotti dalla mia mamma. Roberto intanto sposta uno degli olmini su al confine con il vigneto del vicino. Mi piace immaginare questo confine, un tempo contrassegnato dal filo spinato, ornato da una varia successione di piante e di alberi.
L'emozione più bella di questo freddo sabato ce la riserva il panorama sulle Apuane settentrionali con il Pizzo d'Uccello e il Sagro innevati. 
Al contrario, nel piovoso giorno successivo, non ci resta che coprire le piantine grasse, sistemare la casa, salutare la vicina e tornare in città.

sabato 2 dicembre 2017

Guerre, profughi, pregiudizi

"In Toscana siamo tenuti per cannibali, dappertutto ci considerano degli intrusi, guastafeste, la causa della guerra."
"Siamo malviste dal popolo."
"Invasori, gente che porta via il lavoro, che crea disordini sociali, mangiatori di bambini."
Non stiamo parlando dell'oggi ma di cento anni fa. Sono parole dei profughi civili, Friulani ma soprattutto Veneti, che, dopo la disfatta di Caporetto, furono costretti a fuggire dalle loro case. Mezzo milione di persone.
Nel mese di novembre e di dicembre del 1917 le prefetture dovettero organizzare l'accoglienza. Requisirono delle case e degli alberghi (come quelli della Versilia e della riviera Romagnola) per alloggiare questa gente. I proprietari delle case sfitte organizzarono dei comitati contro i profughi che spesso erano utilizzati come manodopera a basso costo.



Apprendo quanto sopra da questa puntata di "Passato e presente", programma di approfondimento storico che va in onda su Rai3 tutti i giorni. 
[Per dirla tutta a me piaceva più la formula di "Il tempo e la storia" e Paolo Mieli non mi suscita molta simpatia. Ma in ogni caso, la consiglio ugualmente].

Guerre, profughi, pregiudizi. Ora come cento anni fa.