giovedì 16 gennaio 2020

Un anno senza di te


In questi giorni freddi ma asciutti di Gennaio il pensiero corre inevitabilmente ad un anno fa, a quel periodo terribile della tua agonia; a quei giorni sempre col telefono acceso accanto perché in ogni momento potevano chiamarci.
E' un anno che te ne sei andato, babbo mio, anche se il padre estroverso, spiritoso, un po' esibizionista, dal carattere ingombrante, se n'era andato da anni lasciando il posto ad un anziano, remissivo e triste, perso in un mondo suo, col tremore nelle mani e lo sguardo di chi non sta capendo quello che gli succede intorno. Un essere fragile, pur nella sua ancora robusta corporatura, ma anche un uomo difficile da gestire, con momenti di aggressività incontrollata e incontrollabile.
Che sofferenza, babbo mio, era vederti così in quei mesi! Non era quello il mio babbo! E tuttavia mi conforta il ricordo di aver passato con te qualche sabato pomeriggio a guardare le solite vecchie foto ed ascoltare le canzoni della tua gioventù nella speranza di accendere qualche barlume nel buio della tua mente. Come quella volta in cui hai preso in mano la foto dove eravamo ritratte io e la Carla bambine e ad un tratto, come quando il sole apre uno squarcio tra i nuvoloni neri, ci hai riconosciute, il tuo sguardo si è illuminato, hai pronunciato i nostri nomi e ti sei commosso. Ecco, quella forse è stata l'ultima volta che ci siamo davvero incontrati.

mercoledì 1 gennaio 2020

Odio il capodanno


Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Scriveva Antonio Gramsci sull'Avanti! nel 1916.


Sono d'accordo con lui e tuttavia è umano fermarsi un attimo a guardare indietro e fare il punto.
Un anno cominciato dolorosamente per me questo 2019, con la morte (ma soprattutto con l'agonia) di mio padre, ma che ha anche riservato tappe importanti, come il fatto che mio figlio sia andato a vivere da solo nel bell'appartamentino panoramico. E poi arrivata a cinquantasette anni, sono in un periodo della vita dove la mia principale speranza è che tutto rimanga così, con quel po' di agiatezza economica, con la salute tutto sommato buona, con le mie piante e i miei alberelli da veder crescere. Posso solo chiedere banalmente di dire finalmente addio alla fastidiosa tendinite che mi ha costretto ad abbandonare i miei percorsi a piedi che tanto amavo. Mi posso sbilanciare a chiedere una sistemazione gratificante per i miei figli, non semplicemente perché sono i miei rampolli, ma perché sono ragazzi seri e studiosi e si meritano di essere apprezzati per le loro dimostrate capacità.
Vorrei che mia madre viva in salute gli anni che ancora le sono concessi e che mia sorella trovi un lavoro un po' meno massacrante e più vicino. Vorrei che finalmente si riesca a ristrutturare il tetto della mia amata casa in Lunigiana. Per quanto mi riguarda mi propongo solo di mantenermi in forma per poter godere della natura quando ne avrò occasione. Non chiedo grandi emozioni, mi basta di poter godere del primo fiore della stagione e di tramonti struggenti come questo, l'ultimo del 2019.



Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno.

Antonio Gramsci, 1916