sabato 31 luglio 2010

Nel Far West della 'ndrangheta

"- Vede, dottore, qui il 31 dicembre festeggiano così, sparando. Intorno alle sette io e i miei ragazzi dobbiamo chiuderci dentro la caserma, non possiamo uscire fino a quando non hanno finito di "festeggiare". [...]
Ero senza parole. Avevano sparato contro tutto ciò che lì rappresenta lo Stato. Lo facevano tutti gli anni. Tutti gli anni costringevano lo Stato a nascondersi, a lasciare campo aperto, ad arrendersi. Attribuire a questi fatti il valore di una dimostrazione simbolica della supremazia della 'ndrangheta è un modo fin troppo semplice di liquidare la questione. Si tratta di qualcosa di molto più importante di un simbolo.

E' la prova tangibile dello strapotere che può sfacciatamente dilagare, del crimine che ha ragione delle regole, dell'indifferenza di chi costringe uomini con la divisa a umiliarsi, a offendere il proprio giuramento, la propria fedeltà allo Stato, alle sue leggi. Un paese che tollera eventi come questo è un paese arreso, inerte, addirittura complice. Che si tratti di colpi sparati a edifici o alle persone, non cambia nulla.

Quale speranza può dare uno Stato che accetta consapevolmente di subire, con quale coraggio si chiede a qualcuno di collaborare, a un testimone di rispondere, a una vittima di denunciare? Perché dovrebbero fidarsi di noi? Perché le persone dovrebbero ragionare in modo diverso dallo Stato che si nasconde?
"

E' un passo del libro di Francesco Cascini "Storia di un giudice" che ho appena finito di leggere. Un bel libro, breve e di piacevole lettura, ma che ti lascia diversi spunti di riflessione piuttosto amari.
Cascini, giovane magistrato nato a Lucca, vissuto a Napoli, ha iniziato la sua carriera a Locri e racconta proprio la sua esperienza di pubblico ministero, dal 2001 al 2006, in questo territorio così difficile. L'impatto con una realtà intrisa di paura e omertà, la sensazione di essere impreparato ad affrontarla con il proprio bagaglio di bei principi fatti sui libri, la difficoltà di prendere decisioni combattuto tra il rispetto delle regole e quello che invece detterebbe il buon senso, il sentirsi impotente di fronte all'immane lavoro che ci sarebbe da fare per un giudice e gli scarsi mezzi a disposizione, la sensazione di trovarsi in un posto in cui è in atto una guerra.
Di ciò ci si può fare un'idea anche dall'intervista rilasciata da Francesco Cascini a Fahrenheit Radio 3.
Oggi Cascini lavora a Roma, dove si è trasferito per seguire la donna che sarebbe diventata sua moglie, ma ricorda quegli anni di procuratore a Locri come la sua esperienza umana e professionale più bella anche se più difficile.

mercoledì 28 luglio 2010

E dire che la birra neanche mi piace!

Innsbruck con più di trenta gradi e il simpatico e informale New Orleans Festival. Salisburgo sotto un'incessante pioggia. Il vivace centro di Monaco con gli artisti di strada che suonano ad ogni angolo. L'atmosfera rilassata dell'Englischer Garten con l'incredibile folla domenicale della Biergarten al Chinesischer Turm. La doverosa agghiacciante visita a Dachau, riassumibile nelle due parole "Nie Wider" "Mai più".
La soddisfazione di rispolverare il mio tedesco (pensavo peggio) e le frasi che finivano immancabilmente in inglese. Girare con la maglietta "Io non ho votato Berlusconi" in quattro lingue mentre qualcuno mi guardava sorridendo "Italienaer?".
E cercare di decifrare i menu bavaresi. Possibile che in un posto così turistico non ci sia la traduzione in inglese? "Ah, ecco, lo Schweinhaxe è lo zampino di maiale!"
E poi birra, birra e ancora birra...
Le immancabili continue discussioni e trattative con i figli, mai d'accordo con le nostre proposte e il divertirsi a cogliere le loro espressioni con la macchina fotografica (il maggiore buttato a far finta di dormire sulla prima panchina a tiro, il minore seduto accanto con l'aria scocciata). Ma anche catturare le frasi celebri di famiglia sulla Moleskine: "Stiamo procedendo a novanta c.a.z.z.i. all'ora"; "Fare quello che diverte non è mai una perdita di tempo"; "Sto zitto se no mi dite che vi rovino la vacanza. Anzi, in realtà mi dite che vi rovino la vacanza anche se sto zitto."
Insomma sette giorni sono un po' il limite della reciproca sopportazione, però in fin dei conti non è andata male.

Qui qualche foto del viaggio.

giovedì 22 luglio 2010

Piccola pausa



A presto,
Artemisia

mercoledì 21 luglio 2010

Occhio non vede...

A causa del periodo particolarmente intenso per una serie di cose concomitanti, ho veramente poco tempo libero per navigare in rete. Non volendo assolutamente rinunciare al blog e ad un ritmo di pubblicazione come da patto stipulato con me stessa e cercando di mantenere i contatti con gli amici blogger (a cui tengo molto), ho dovuto sacrificare la lettura degli altri siti a cui sono abbonata, quelli di informazione: L'Unità, Il Fatto Quotidiano, L'Italia dall'Estero, il blog di Travaglio, di Piero Ricca, di Nando Dalla Chiesa, di Roberto Saviano, di Zoro, ecc. Una scorsa l'ho sempre data ma molto molto superficiale, praticamente quasi limitata ai titoli. Non è che abbia rinunciato del tutto ad informarmi anche solo attraverso le mie trasmissioni preferite o il giornale il finesettimana. Mi sono accorta però che il non approfondire certi argomenti più scabrosi (le malefatte di chi è al potere, per intendersi) il mio tasso di indignazione, o se volete il mio senso di nausea, conosce una pausa, per certi aspetti, salutare. Ne ho avuto la riprova qualche giorno fa quando, ritrovando un po' di tempo per approfondire, l'indice di rabbia è immediatamente risalito.
E' un bene o è un male? Serve a qualcosa sapere tutti i risvolti delle vicende o è utile solo per farsi venire il mal di fegato?
Non so proprio rispondere e questi dubbi che me li pongo da tempo come dimostra questo vecchio post.
Mentre faccio i conti con i miei sensi di colpa da scarso impegno civile, scopro con piacevole sorpresa che Marco di Senza traccia mi dedica un post definendomi "una blogger impegnata". Caspita! Tra l'altro Marco cita un'interessante vecchio articolo di Roberto Cotroneo che, all'indomani delle ultime elezioni, consiglia un po' provocatoriamente, di chiudersi in piacevoli attività private aspettando che arrivino tempi migliori.
Che dire? Qui non si tratta tanto di destra cattiva e di sinistra buona, come tende a pensare Marco, qui si tratta di assistere impotenti all'affermarsi di una classe dirigente fatta di potenti, imprenditori, professionisti, affaristi, insomma ricchi che cercano di eliminare le regole (non perfette, per carità) per fare un po' come gli pare. Cercano di dare le ultime mazzolate alla scuola pubblica, alla sanità pubblica, allo stato sociale perchè tanto loro e i loro figli non ne hanno bisogno. Cercano di smantellare i diritti dei lavoratori faticosamente conquistati per poter aver campo libero nella loro attività. Cercano di ostacolare il lavoro della magistratura perchè ogni tanto rompe loro i coglioni.
Stare zitti e chiudersi nel proprio privato aspettando le prossime elezioni ho paura che sia un po' pericoloso. Io non me la sento. Capisco che l'indignazione continua e fine a se stessa non serva a niente. Ha perfettamente ragione Marco quando dice che bisognerebbe allargare l'orizzonte e vedere un po' più in là del trito dibattito tra berlusconiani e antiberlusconiani, andare "lontano dal qui e ora". Il bisogno di fare qualcosa però è impellente ed essere informati è il primo passo, anche se da solo ovviamente non basta. Senza nessun giudizio o disprezzo verso chi non lo fa (ci mancherebbe: e chi sono io per giudicare?), semplicemente non vorrei un giorno svegliarmi e trovare una società "ancora più ad uso e consumo dei ricchi e dei potenti e il resto ciccia" (scusate, banalizzo per amor di brevità).
Certo se il solo risultato di essere informati è il proprio mal di pancia, vuoi mettere come si sta meglio senza sapere nulla? Finché un giorno le conseguenze di certi misfatti entrano nella tua vita.

domenica 18 luglio 2010

Quando lui è in viaggio

Sono le piccole cose che mi mancano di te quando sei in viaggio. Ciascuno di noi ha la sua nicchia di piccole insignificanti cose quotidiane che solo chi vive insieme a noi conosce. I tuoi occhiali da lettura sul comodino, i tuoi pantaloncini da bicicletta sulla sedia accanto al letto, il pittoresco disordine sulla tua scrivania, il tuo respiro pesante quando dormi, il rito della colazione insieme al bar nel finesettimana, le tue birre nel frigo.
Quando si è giovani si ha una visione idealista dell'amore, del matrimonio e della convivenza. D'altra parte quando ci si innamora ci si sente investiti, trascinati, elettrizzati, catapultati come nel mezzo di un tornado e non si può capire che vivere insieme ogni giorno per anni è tutta un'altra storia fatta di complicità e di piccoli segreti condivisi.
Pian piano il proprio compagno diventa una parte di noi e si tende a darlo per scontato. Come si potrebbe mettere in dubbio o rinunciare ad una parte di noi stessi? Eppure la sua presenza non è affatto scontata e questo dovremmo sempre tenerlo a mente ma non è per niente facile.
In questo senso il salutare breve distacco per un viaggio mi serve a capire quanto sia essenziale e prezioso per me averti accanto.
Ben tornato, amore mio!

giovedì 15 luglio 2010

Ecco i miei gioielli


Non sono una che si affeziona facilmente agli oggetti. Anzi, se non fosse per lo scrupolo di creare inutilmente rifiuti ed anche, ammettiamolo, per una certa dose di tirchieria, d'istinto cambierei spesso e volentieri gli oggetti di uso quotidiano (così come mi piace cambiare percorsi, fornitori, passatempi, ecc.). Sugli oggetti tecnologici però faccio una resistenza fortissima al cambiamento per diversi motivi. Innanzitutto semplicemente per la fatica di impararne l'uso, operazione che mi costa maledettamente. Poi perchè mi dà ai nervi il fatto che siano "programmati" per l'usa-e-getta. Quante volte si porta a riparare un apparecchio e ci dicono che conviene buttarlo e ricomprarlo! Chiaramente è tutto mirato ad incentivare il consumo e l'acquisto.
Tutto questo preambolo per mostrarvi i miei adorati vetusti apparecchi. Reggono l'anima con i denti, hanno pezzi staccati e non sempre reincollati, sono straordinariamente obsoleti e hanno una capacità di memoria ridicola, ma io li amo. So già che presto mi lasceranno e, non essendo più sul mercato, sarà costretta ad adattarmi ad usare altri più nuovi, più sghiribillenti, più con più opzioni di cui non me ne importerà un bel nulla. E so già che questo mi farà imprecare.
Il lettore di mp3 sulla sinistra è volato diverse volte in terra, metà schermo non è visibile e, come si nota, è tenuto insieme da un elastico. Non è un caso che sul PC io l'abbia chiamato "troiaino". Eppure mi ha accompagnato in bus per quattro lunghi inverni e grazie a lui ho sentito decine e decine di audiolibri.
Il lettore piccolo bianco presenta un paio di caratteristiche assai comode a mio parere: se ne stacca una parte che diventa a tutti gli effetti una pennina USB (senza bisogno di cavi o di software particolari per metterci i file) e ha una custodia che si può attaccare al collo e quindi è comodissimo da sentire pedalando in bicicletta o facendo le faccende di casa. Grazie a lui ho ascoltato ore e ore di podcast di Radio3 o di Controradio o di conferenze, convegni e lezioni scaricati a destra e a manca. Mi ha aiutato ad addormentarmi durante i miei viaggi o almeno mi ha tenuto compagnia nelle notti in cui non riuscivo a prender sonno. Non mi capacito che sia fuori produzione.
Ho scoperto che il telefonino a destra è stato acquistato nel 2001 da mio marito che me lo ha passato quando ne ha comprato uno nuovo. E' monocromatico, non fa le foto, ha dei tasti micragnosi, ma fa e riceve telefonate e SMS. Cosa si vuole di più?
Insomma lunga vita ai miei gioielli che comunque vada adesso sono immortalati in questo post.

lunedì 12 luglio 2010

Viaggio tra i rifiuti

"Il primo passo è il tuo", recita lo slogan della Revet, la società di Pontedera che raccoglie e seleziona migliaia di tonnellate di plastica, vetro, tetrapak, acciaio e alluminio per 235 comuni toscani.
Ormai, grazie al bombardamento pubblicitario, nessuno si stupisce più sentendo che con 100-200 tappi a corona circa si può ottenere una chiave inglese o con 1000-1500 scatolette di tonno circa il telaio di una bicicletta o con 37 lattine una caffettiera. Vale comunque la pena di ascoltare la puntata di Questioni di stile di Controradio sulla Revet e l'intervista al presidente di questa società, Valerio Carmassini, perchè si apprendono alcune cose interessanti.
Per esempio, che non è così banale fare di queste tonnellate di rifiuti una materia prima. Mentre l'alluminio è sempre richiesto perché costoso a prodursi, il vetro non si piazza bene, sia perché il suo impiego sta diminuendo, sia perché è difficile fare una raccolta di qualità. Mentre con la plastica delle bottiglie e dei flaconi si riescono a fare molte cose, il cosiddetto plasmix (cioè la plastica morbida, quella dei sacchetti e degli imballaggi per intendersi) rappresenta la frazione più critica da impiegare ed è anche purtroppo quella in maggiore aumento.
Il presidente della Revet lamenta il fatto che l'attenzione di tutti, dal decreto Ronchi ad oggi, si è concentrata sulla raccolta differenziata, cioè sul primo anello del riciclo, e si sono pressoché ignorati gli anelli successivi. Anche qualora raggiungessimo l'eccellenza nella raccolta, bisogna che questi materiali tornino a ridiventare prodotti e su questo punto, in termini di ricerca e di incentivazione, abbiamo ancora molta strada da fare. Per esempio ci sono leggi che obbligherebbero gli enti pubblici (e non solo) ad acquistare questi prodotti ma esse sono pressoché disattese vanificando lo sforzo della raccolta. La ricerca sui materiali spesso è solo annunciata. In Italia non viene mai pubblicizzato il fatto che un prodotto sia fatto con materiale riciclato e ci sono ancora resistenze ad acquistare questi prodotti come se il fatto di derivare dai rifiuti volesse dire che sono una cosa sporca.
I comuni, denuncia sempre il presidente della REVET, spesso vivono in modo dissociato questo aspetto: mentre gli assessori all'ambiente spingono verso la raccolta differenziata, gli economi non acquistano prodotti riciclati.
Mi piacerebbe prima o poi fare una visita a questo impianto. Nel frattempo un'idea di questa complessa attività ce la possiamo fare con questo video.

venerdì 9 luglio 2010

Sono dipendente anch'io

Per tutti gli audiolibri di Ad alta voce ascoltati in autobus o in treno, per tutte le ore passate stirando, cucinando, rammendando, pulendo, stendendo con le puntate di Fahrenheit nelle orecchie, per tutte quelle parole che mi hanno fatto compagnia, per tutte le cose che ho imparato, per tutte le riflessioni che mi ha suggerito e non ultimo per i tanti post che mi ha ispirato...

... non potevo non sottoscrivere.




DICHIARAZIONE DI DIPENDENZA DA RADIO3

Io, Ascoltatore di Radio3
dichiaro la mia dipendenza da questo numero perfetto, libero di essere succube delle sue narrazioni, e dichiaro, a sua Emittenza Terza, profonda disposizione all'ascolto, usando il terzo orecchio, quello che sente l'inaudito, e, da diversamente udente, dichiaro il mio sano condizionamento nei confronti vostri che parlate altro, suonate oltre, e dite non tanto per dire e fate non tanto per fare, forti della complessità e delle sue larghezze, conscio di non voler essere intrattenuto ma trattenuto, attraverso radiazioni artistiche e culturali, e non potendo più fare a meno dell'energia eterica di Radio3.

mercoledì 7 luglio 2010

Sui passi degli Apui

Le Alpi Apuane, pur non essendo vicinissime, sono un must per i Fiorentini che amano camminare, non tanto per le loro altezze quanto per il loro aspetto roccioso e affascinante ed anche perchè così vicine al mare.
Non si può dire che le conosca come le mie tasche però ho imparato ad apprezzarle da quando vado in vacanza in Lunigiana. Dal bel tramonto dalla cima del Monte Sagro e all'interessente percorso sulla Linea Gotica.
Stringe il cuore a vederle sempre più mangiate dalle cave anche perchè non è più l'attività estrattiva che dava lavoro a tanta gente della zona, i rudi e anarchici cavatori, e che ricorda Michelangelo che si sceglieva i massi per le sculture. Oggi sono ruspe ed esplosioni continue con le quali si ricava carbonato di calcio per l'industria edile o farmaceutica o dei coloranti. Per ridurre il marmo in polvere basta qualche macchina dai forti denti d’acciaio e non più la sapienza dell’artigiano cavatore. Ecco perchè sta nascendo un movimento per salvare le Apuane dal loro destino.
A queste montagne e a questa terra è dedicato questo bellissimo video in due parti:



lunedì 5 luglio 2010

Welcome nella Fortezza Europa

L'Unità di sabato ha lanciato un appello per salvare dei prigionieri eritrei chiusi nelle carceri libiche in condizioni disumane.
Mi è subito tornata in mente l'appassionata intervista a Laura Boldrini a Fahrenheit, portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e autrice del libro "Tutti indietro".
La Boldrini, una persona seria e competente, un'Italiana di cui essere orgogliosi, nel suo libro cerca di fare chiarezza e di spiegare chi sono i profughi, cioè persone senza scelta, in fuga da regimi totalitari, da guerre, da violazioni dei diritti umani, che rischiano la propria vita, prima nel deserto e poi in mare, alla ricerca di protezione e di un paese sicuro. Inoltre cerca di sfatare luoghi comuni come il fatto che queste persone vogliano venire in massa in Europa mentre l'80% dei rifugiati vive nei paesi confinanti a quello da cui fuggono. Oppure che l'Italia spenda troppo per dare asilo politico. In Italia ci sono solo circa 50.000 profughi contro i 600.000 della Germania, i 300.000 del Regno Unito e i 150.00 della Francia.
Laura Boldrini si indigna più che altro per l'indifferenza, sia dei politici sia dell'opinione pubblica, e quando sente parlare dei respingimenti come un successo e una soluzione mentre si tratta solo di uno spostare il problema più a Sud ricacciando questi profughi nelle terribili condizioni in cui sono tenuti nei centri di detenzione in Libia, le cui violenze ormai solo chi continua a vivere senza spostare l'attenzione dal proprio ombelico può dire di non sapere.
"Chiunque abbia un po' di capacità di ascolto e di curiosità per il genere umano trova nelle storie di queste persone qualcosa di straordinario." dice Laura Boldrini e aggiunge più avanti: "L'accoglienza non è una questione di essere buoni o cattivi, ma tra chi vuole rispettare il diritto internazionale e chi no."
Mi è venuto in mente anche il bel film che ho visto l'altra sera: Welcome di Philip Lioret. Il tema è quello dell'immigrazione (fenomeno diverso da quello dei profughi ma parallelo). La storia è quella di un ragazzo curdo di diciassette anni che, dopo essere arrivato da solo a Calais, vuole attraversare la Manica a nuoto per raggiungere la sua ragazza che vive a Londra. Dal film ho scoperto che anche in Francia e in Gran Bretagna i migranti vengono trattati in modo barbaro e che Sarkozy ha voluto un'assurda legge che punisce addirittura i Francesi che aiutano i clandestini. Infatti nel film un insegnante di nuoto che prende a cuore la sorte del ragazzo passa dei guai a causa delle delazioni dei vicini ostili. Una delle cose più belle del film è proprio l'inquadratura dello zerbino del vicino di casa delatore con la comunissima scritta WELCOME (da cui il titolo).

venerdì 2 luglio 2010

Non sono solo canzonette

Divertente ma anche inquietante l'intervento di Roberto Saviano alla manifestazione "Libri Come" dal titolo "Come scrivo: raccontare il sud attraverso la sua musica". Lo potete scaricare dal suo sito ufficiale http://www.robertosaviano.it/ e anche dal sito della manifestazione.
Lo scrittore stavolta ha affrontato un tema apparentemente più leggero illustrando le canzoni neomelodiche napoletane che rispecchiano, nella loro pacchiana semplicità, tutta una quotidianità ed un modo pensare che fa da brodo di coltura alla criminalità organizzata. Pare che queste canzoni abbiano un grande successo, non solo in Campania ma in tutto il Sud, e che non temano pirateria perché sono già "copie illegali", cioè vengono immesse in un mercato parallelo.
I cantanti di questo genere non sono dei semplici dilettanti. Alcuni di loro hanno una bella voce e soprattutto hanno la capacità di prendere degli elementi della quotidianità, dal bancomat al cellulare, da una storia di amore ad un omicidio di camorra e farne canzone. Saviano le definisce "delle vere e proprie educazioni sentimentali atte a risolvere problemi quotidiani, d'amore e di carcere".
Lisa Castaldi descrive nella sua "Il mio amico camorrista" "un uomo pieno di qualità, con la paura e con il coraggio a braccetto se ne va" e si tratta di un brano cult, amatissimo non soltanto dal popolo. In "O' killer" di Gianni Vezzosi c'è un racconto autobiografico di un killer che si dichiara stufo della propria vita non per motivi morali ma perchè troppo complicata e disciplinata da altri.
In "Bancomat ogni matina" di Natale Galletta, un padre racconta che il figlio gli finisce i soldi per la fidanzatina ma il padre è contento perchè almeno non lo fa chiagnere, cioè non si è immischiato in faccende pericolose, non fa rapine, non si droga ecc. ("Io, sò già cuntento ca nun me faje chiagnere/ ca nun me raje problem, je sò fier e te"). Un mondo rassegnato, dice Saviano, ad accontentarsi di non fare il male anzichè sperare di fare il bene.
E tante altre canzoni che ci rivelano meglio di un libro di sociologia la concezione del rapporto uomo-donna, il machismo imperante, la gelosia possessiva, il disinvolto rapporto tra tradizione e modernità. La forza di queste canzoni sta nel fatto che la gente ci può identificare e trarre insegnamenti e conforto.
Una di quelle che mi ha colpito di più è "Nu latitante" di Tommy Riccio che vanta quasi un milione di visualizzazioni su YouTube. Riccio, che è imparentato con persone legate al Sistema, è stato il primo che ha fatto di questi temi un successo commerciale. Qui descrive le sofferenze del latitante di camorra, costretto a vivere lontano dalla famiglia. Si vedono scenette con la moglie e figli che piangono, flash back di lui che gioca con i figli. Da brivido la finta scena finale con il protagonista che sfugge ai poliziotti montando in sella ad una Transalp (moto status symbol). Quasi un eroe da western.
I video di queste canzoni si trovano tutti su YouTube ma non metterò i link per non far loro pubblicità. Vi consiglio davvero di sentire l'intervento di Saviano. Io sono rimasta basita e ho percepito chiaramente come può essere considerato un marziano una persona come lui in un certo ambiente.