martedì 30 settembre 2008

Libro vs film

Moltissimi film sono tratti o ispirati da opere letterarie. La trasposizione di una storia dal libro al film raramente riesce bene. Mentre mi piace andare a vedere un film dopo aver letto il romanzo a cui si ispira, è raro che faccia il contrario. Una volta che una storia l'ho vista, mi è difficile gustare la stessa sulle pagine perchè rimango condizionata dalla "lettura" che ne ha fatto il regista.
Leggendo ci costruiamo con la fantasia i luoghi descritti, i volti dei personaggi, talvolta persino la loro voce. Siamo talmente affezionati a questa nostra costruzione tutta personale, che, quando vediamo quella altrettanto soggettiva e arbitraria del regista, rimaniamo un po' delusi e e ci sentiamo forse anche un po' traditi. Non sempre però il film è una delusione. Talvolta riesce ad azzeccare quello che ci aspettiamo di quella storia mentre in altri casi risulta essere una buona opera cinematografica di per sé, indipendentemente dalla corrispondenza o meno con il romanzo.
Faccio solo tre esempi con i quali mi sono divertita recentemente a fare questo tipo di confronto con esiti assai diversi.
Il Fahrenheit 451 di Francois Truffaut non mi è piaciuto quanto il romanzo: secondo me non è riuscito a ricreare l'atmosfera cupa del libro di Bradbury dove, per esempio, molte scene si svolgono di notte o in interni. Nel film invece, secondo me, c'è troppa luce.
Il bell'Antonio di Mauro Bolognini invece a mio parere trasferisce bene il fanatismo politico e sessuale della Catania del periodo fascista, tema centrale del romanzo di Brancati. Ho trovato azzeccatissima l'incarnazione di Antonio Mangano nel grande Mastroianni. Un po' meno Barbara Puglisi nella Cardinale, brava ma troppo sensuale per l'ambiziosa protagonista. Pareggio, direi.
Dove invece ho trovato superiore la versione cinematografica è in Camera con vista di James Ivory. Ho trovato talmente noioso il libro di Forster che non sono riuscita a finirlo, mentre nel film si coglie bene l'ironia per il moralismo inglese di fine Ottocento. Gli attori poi sono molto bravi, sia la finta ingenua Lucy, che la finta perbenista cugina zitella Charlotte, che lo splendido fidanzato nevrotico Cecyl.
Questi sono solo gli esempi più recenti ma ce ne sarebbero tanti altri. Ne avete qualcuno da suggerire?

sabato 27 settembre 2008

Tempo tiranno

L'ho già scritto in uno dei miei primi post (piccoli vecchi ignorati post) il tempo non mi basta mai per fare tutto quello che vorrei. In questo periodo le vacanze sono lontane, tutti gli impegni personali, lavorativi e familiari ricominciati alla grande. Ed io mi sento come perennemente in corsa. Dalla mattina quando mi alzo alla sera quando mi si chiudono gli occhi su un libro mi sembra di non fermarmi mai.
E corri a prendere il bus. In ufficio mentre cerchi di finire una cosa entra un utente e ti fa: "Ti disturbo? Posso chiederti una cosa?" E certo, ci mancherebbe! Mentre espone la sua richiesta squilla il telefono più volte. Poi per forza arrivo alle quattro del pomeriggio e non ho mai compicciato un tubo di quello che mi ero riproposta di fare! Ma via corri a riprendere il bus. E poi a casa interrogatorio ai figli: "Avvisi? Cose da firmare? Voti? Note? Novità?" e poi via in palestra e se non c'è palestra allora c'è da caricare la lavatrice, e poi da stendere i panni, e poi da cucinare e poi da accompagnare il figlio a musica e poi da fare la spesa. Ah, in questo periodo c'è pure il cambio di stagione e dove lo incastri il cambio di stagione? E dopo cena c'è da sparecchiare, riordinare, predisporre la roba per la colazione, convincere i giovanotti ad andare a letto.
Magia, magia: ecco un'oretta o forse due di tempo libero. Wow!!! Che faccio allora? Mi guardo un video registrato, un film o un documentario oppure scrivo un post oppure mi metto a leggere i post degli amici (sono un po' indietro in effetti) oppure mi metto a leggere i post "politici" (sono ancora più indietro!). Una mezz'oretta di lettura bisogna che me la lasci perché mi concilia il sonno. Ma chissà quanto capirò di questo libro!
Non ce la faccio, sento che prima o poi mollerò.
Scusate lo sfogo.
Suona il timer, devo andare a scolare la pasta.

giovedì 25 settembre 2008

Noi non abbiamo paura

La senti? Quella stretta che sale dallo stomaco fino a chiudere le vene nel cervello? Quello sbalzo di pressione nello sterno che ti fa voltare mentre cammini da solo in una splendida notte estiva? Quell'istinto indotto che ti fa guardare storto il ragazzo che passa dall'altra parte della strada. E' la paura. La senti?

Eppure fino a ieri non la sentivi, non ne sentivi alcun bisogno. Eppure è lì, e non sai com'è nata nella tua testa. Fino a ieri non avevi paura di camminare per strada, non avevi paura di offrire da accendere a qualcuno alla fermata del bus, non sceglievi quale strada percorrere in base alla presenza di un lampione. Invece adesso capita. Ma è cambiato qualcosa? Qualcosa di cui non ti sei accorto e che ha fatto nascere la paura?

No. La verità è che non è cambiato niente. La verità che i ritornelli rimangono in testa molto di più che i ragionamenti. La verità è che è difficile spiegarti perché vivi peggio se non per colpa di qualcuno per strada. La verità è che la paura non ti serve. Serve a qualcun altro.

Allora il punto è proprio questo. Perché dovresti aver paura? Cos'hai da perdere? Cos'hai che qualcuno ti vorrebbe portare via? Niente. Allora forse la paura serve a renderti codardo, a renderti malleabile, a farti accettare quello che non accetteresti a mente fredda. La paura è una merce di scambio: io mi prendo la tua paura, ma tu mi regali la tua libertà e la tua dignità. Un tre per due taroccato in cui ci rimetti solo tu.

Noi non abbiamo paura. Non abbiamo paura perché sappiamo vedere la verità nelle strade e nelle persone intorno a noi. Non abbiamo paura perché non vogliamo arrenderci. Non abbiamo paura perché abbiamo spento la televisione e abbiamo ricominciato a parlare. Non abbiamo paura perché di paura si nutre il potere. La paura ti mangia il cuore e ti spegne il cervello.

Noi vogliamo avere coraggio. Perché quando ti raccontano che tutto è finito, che sei circondato dalla ferocia, dalla crudeltà e dalla follia, dalla notte, la verità è che c'è sempre un po' di luce, una fioca stella che illumina anche il cielo più oscuro. Noi non abbiamo paura della nostra vita, abbiamo paura della vita che vorrebbero per noi, dell'odio che spargono per confonderci le idee, della nebbia che impedisce di riconoscere il tuo simile e che facilita il compito ai veri carnefici.

Non è difficile. Basta aprire gli occhi. E guardare dritto davanti a sé.
Fino all'orizzonte.


(Per gentile concessione: Collettivo Autistici-Inventati
http://www.inventati.org
http://www.autistici.org )

martedì 23 settembre 2008

Anche l'occhio vuole la sua parte

Quando entriamo in casa di qualcuno che non conosciamo, è divertente cercare di capire la personalità di questa persona dall'aspetto della sua dimora: calda e accogliente, scarna ed essenziale, allegra e disordinata, curatissima e ordinatissima. La stessa cosa, secondo me, vale per un blog. Il proprio spazio in rete riflette necessariamente la personalità dell'autore e di solito questa si può cogliere anche prima di leggere il profilo o il contenuto dei post.
Io, per esempio, penso di essere un tipo piuttosto pratico. A casa mia vedete pochi soprammobili e nessuno oggetto che abbia scopo puramente decorativo. Non pensate ad una casa lustra e ordinata perché anzi il disordine regna sovrano (ve ne ho dato qualche piccolo assaggio tempo fa). Semplicemente ogni oggetto in più che non ha un impiego pratico è per me un qualcosa in più da spolverare o da pulire.
Trovate che l'aspetto del mio blog rispecchi questa mia esigenza di essenzialità?
Faccio un giretto in "casa" degli amici e mi colpisce come certi aspetti del loro carattere trapelino subito a prima vista. Per esempio, l'estroversa e spiritosa Cristiana con i numerosi banner, le scritte lampeggianti e scorrevoli, i gif animati e i caratteri colorati. Oppure Carmela-Fata del mare: il suo blog talmente fitto di immagini, appelli, annunci e proteste non ricorda forse una di quelle belle facciate barocche tipiche della sua terra? E che dire del passionale Irnerio? O del raffinato Rino?
Quando faccio la conoscenza di un nuovo blogger mi piace farmi un'idea di lui dall'aspetto della sua "casa" e solo dopo vado a verificare le mie previsioni leggendo i suoi post.
E voi? Sentite che la grafica del vostro blog vi rispecchi? E qual è il vostro modo di fare conoscenza di un nuovo blog?

sabato 20 settembre 2008

Il ritorno del principe

Roberto Scarpinato è procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo, ex collega di Falcone e Borsellino, è stato uno dei PM del processo Andreotti. Nel libro "Il ritorno del Principe, la criminalità dei potenti in Italia" (Chiare Lettere) risponde alle domande di Saverio Lodato, uno dei nostri principali cronisti di mafia.
Ma a quanto ho capito dall'intervista che Scarpinato ha lasciato a Fahrenheit, non si tratta di un classico libro sulla mafia ma di un'analisi di più ampio respiro storico. Mi è piaciuta talmente questa intervista che ve ne propongo ampi stralci. Scusatemi se il post è lungo, ma l'argomento mi sta molto a cuore. Per agevolarne la lettura ho cercato di dividerlo in paragrafi tematici.

Tesi di fondo: Il Principe a cui si riferisce il titolo è quello di Machiavelli che diventa qui una metafora di una costante della realtà italiana. In particolare il libro sottolinea la collusione non accidentale ma continuativa tra potere e violenza. La questione della criminalità in Italia non è soltanto, come ci vogliono far credere soprattutto in questo periodo storico la questione dei marginali, ma è la questione di importanti settori della classe dirigente che hanno commesso da sempre reati su tre versanti: la mafia, la corruzione, lo stragismo con fini politici. La questione criminale in Italia quindi è la questione stessa dello Stato e della democrazia. Chi non conosce la storia della criminalità e del potere, secondo Scarpinato, non ha strumenti sufficienti per capire la storia del nostro paese.

Le cause: Le culture più antiche del nostro popolo non sono quelle del liberalismo e dell'illuminismo, culture per noi straniere che abbiamo importato due o tre secoli fa, ma sono le culture millenarie che si succhiano fin dalla nascita del familismo amorale, di un certo cattolicesimo controriformista antistatale, del codice della doppia morale, dei vizi privati e pubbliche virtù, il machiavellismo deteriore che eleva a fine assoluto i propri fini particolari. Purtroppo recentemente queste culture di massa, che sono culture antidemocratiche e illiberali, cominciano lentamente a farsi ordinamento, a farsi Stato sovrapponendosi alle culture di una minoranza strutturale e importante del paese, che però è sempre stata minoranza.

Gli esempi: Secondo Scarpinato ci sono decine di esempi che dimostrano questa tesi. Dalla strage di Portella della Ginestra che determinò una deviazione del corso della storia politica e sociale al crack della Banca Romana nel 1892, quando si scoprì che batteva moneta falsa con la complicità di molti parlamentari e dopo il quale fu istituita la Banca d'Italia. Alessandro Manzoni descrive nei Promessi Sposi un'Italia del 1600 nella quale il metodo mafioso non era considerato illegale perché era riconosciuto dall'ordinamento giuridico feudale. Don Abbondio si piega a Don Rodrigo non solo perché ha paura dei bravi (che altro non sono quelli che noi oggi chiamiamo mafiosi dell'ala militare), ma anche perché è consapevole che Don Rodrigo, oltre ad avere il potere militare degli sgherri, ha anche il potere che deriva dalle sue relazioni sociali che lo pongono al di sopra della legge. Tant'è che quando l'avvocato Azzeccagarbugli a cui il povero Renzo si rivolge per avere la tutela della legge contro il prepotente Don Rodrigo, appena sa che il soggetto contro cui deve agire è Don Rodrigo, rinuncia all'incarico. Tutto il libro è la dimostrazione di come il metodo mafioso vince, che poi è il metodo della sopraffazione di una minoranza organizzata sulla maggioranza disorganizzata.

Le parentesi: Scarpinato afferma che ci sono state nella storia del nostro paese delle parentesi come quella della Resistenza e della Costituente. La Costituzione del 1948, che è considerata dalla cultura giuridica mondiale un capolavoro, probabilmente non fu l'espressione della realtà culturale e sociale dell'Italia del 1948, che era un paese nella maggior parte contadino, con un tasso di analfabetismo che arrivava a 6 italiani su 10. Era un'Italia uscita tardivamente dalla cultura feudale e la Costituzione del 1948 non esprimeva quella realtà, ma fu la creatura di un elite, di una minoranza di persone che erano i fuoriusciti dal fascismo, quelli che avevano fatto la Resistenza, che in un momento storico particolare, a seguito del crollo del regime e della fine della Seconda Guerra Mondiale, si trovarono in un vuoto di potere. La storia assegnò a questa elite per qualche tempo il timone della storia, dopodiché lentamente questa minoranza ha cominciato a perdere terreno e la maggioranza della realtà del paese ha ripreso le redini.

Differenza rispetto agli altri paesi occidentali: Certamente tutti i paesi hanno esponenti delle classi politiche che delinquono. Non è questo il punto. Il problema è quando la corruzione diventa sistemica, quando la collusione della mafia con i colletti bianchi diventa fenomeno di massa. Sono almeno vent'anni che l'Italia occupa i primi posti nella graduatoria dei paesi più corrotti del mondo. Quello che accade negli altri paesi è che vi sono esponenti della classe dirigente che vengono condannati per alcuni reati senza che nessun componente della classe dirigente osi attaccare la magistratura accusandola di voler fare una guerra tra poteri dello Stato. Queste persone vengono circondate dalla disapprovazione morale.

Ruolo del comunismo: Quello che è cambiato con la caduta del muro, tra le tante cose, è che è venuto meno un anticorpo che in qualche modo costituiva un freno alla pratica predatoria di larghe componenti della classe dirigente perché l'esistenza del comunismo creava il pericolo che il dissenso dei cittadini nei confronti di una politica che drenava le risorse si trasformasse in una insofferenza che poi poteva venire canalizzata in una alternativa di sistema. I potenti dovevano in qualche modo autocontenersi e dovevano fare sfiatare il dissenso sociale attraverso la costruzione di uno stato sociale che consentiva ai cittadini di avere diritti (al lavoro, alla sanità, ecc.). Il venir meno del "pericolo rosso" ha fatto venir meno questo anticorpo, ha disarticolato l'antagonismo politico e sociale di modo che a questo punto il grande capitale non ha più bisogno di usare la politica come strumento di mediazione nei confronti di un'insofferenza sociale che è diventata disarmata. Per questo c'è stata una escalation, secondo l'autore, del fenomeno della corruzione e dell'arroganza di un certo potere che non attua più nemmeno la vecchia pratica dei vizi privati e delle pubbliche virtù. In modo arrogante batte il pugno sul tavolo negando molto spesso diritti che sono elementari.
Non è un mistero per nessuno che tanti hanno considerato la mafia come una possibile diga contro il dilagare del comunismo nella fase del bipolarismo internazionale quando c'è stato uno scontro di civiltà tra le due superpotenze. La mafia comportava dei costi sociali ma era per definizione anticomunista e quindi godeva di una tolleranza implicita per il fatto che costituiva un argine contro il comunismo.

Speranze? Nei momenti più dolorosi della storia del nostro popolo, al crollo del fascismo e alla fine della seconda guerra mondiale, abbiamo messo su un po' di saggezza. Gli uomini migliori della nazione, gli illuminati del vecchio liberalismo monarchico, gli uomini che hanno fatto la resistenza, gli uomini migliori della cultura cattolica, ci hanno regalato questa Costituzione che è stata una grande lezione di moralità collettiva e che superava probabilmente le possibilità etiche del popolo italiano che veniva invece da una storia lunghissima di Cesare Borgia, il protagonista del Principe di Machiavelli, uno stragista, un assassino ma che Machiavelli indicava come un esempio da seguire.

Come ho scritto altre volte, io credo che il livello etico e morale di un popolo venga prima di qualsiasi questione economica e sociale.

Per approfondire:
L'intervista a Fahrenheit (Radio 3)
L'intervista a RaiNews 24
L'intervista a GR Parlamento

Martedì 23 settembre Saverio Lodato e Roberto Scarpinato presentano "Il ritorno del principe". Partecipano Paolo Flores d'Arcais, Andrea Purgatori, Paolo Ricca e Marco Travaglio.
Roma, Teatro Quirino - ore 21 Ingresso libero fino ad esaurimento posti

mercoledì 17 settembre 2008

Il profumo delle pagine

"Sapete che i libri hanno un po' l'odore della noce moscata o di certe spezie d'origine esotica? Amavo annusarli, da ragazzo."
R.Bradbury, Fahrenheit 451

L'amore per la lettura è una gran bella cosa. Inoltre, reduce dalla lettura di Fahrenheit 451, non posso negare l'importanza quasi sovversiva dei libri.
Consapevole che quello che sto per scrivere mi farà perdere popolarità tra alcuni amici blogger, devo però dire che non capisco il rapporto un po' morboso che molti lettori forti (quale io non sono con mio rammarico) hanno con l'oggetto libro.
I lettori forti, quelli con la "L" maiuscola, generalmente sono gelosissimi dei propri libri: accettano mal volentieri di prenderli in prestito da una biblioteca, li prestano ancora più malvolentieri perché, purtroppo è vero, spesso non ritornano indietro. Non si parli poi di apprezzare gli audiolibri o degli ebook (quelli da leggere sul palmare). Come ho scritto in passato, sono una fan degli audiolibri mentre mio marito (grande lettore) viaggia con il palmarino in tasca dove tiene ebook da leggere in ogni occasione della giornata.
Capisco che chi ha passato tante ore indimenticabili con un libro in mano tenda a dargli un valore affettivo, però, scusatemi, secondo me si va nel puro feticismo in affermazioni come questa che ho letto su un blog:
"Io adoro il contatto delle pagine sulla pelle, il profumo della carta, mi piace osservare i diversi caratteri di scrittura. E poi prima dell’acquisto “sentire” mio il libro e abituare la mano ad esso."
Io penso che l'importanza dei libri stia nel loro contenuto.
Per questo io sono favorevole allo scambio, al prestito ed anche, perché no, a regalare i propri libri. Certo ci sono libri a cui siamo particolarmente affezionati, magari legati a momenti speciali della nostra vita e in tal caso è giusto e comprensibile che non ce ne vorremmo mai separare per nulla al mondo. Ma si tratta di casi eccezionali.
Io trovo molto carina per esempio la "Caccia al libro", la rubrica di Fahrenheit (Radio3) dove alcuni ascoltatori cercano libri introvabili mentre altri telefonano per offrirli. La condivisione è sempre una bella cosa, secondo me.
Qualche tempo fa ho prestato ad una conoscente iraniana "Leggere Lolita a Teheran". Ora l'ho un po' persa di vista e so già che questo libro non ritornerà. In realtà la cosa che mi dispiace di più è di non sapere le sue impressioni di donna che ha lasciato il suo paese, ha preso la cittadinanza italiana e si è completamente occidentalizzata. Il libro, se proprio mi venisse voglia di rileggerlo, posso ritrovarlo in biblioteca o ricomprarlo.

domenica 14 settembre 2008

Avere un blogger in famiglia

Piccolo sondaggio: cosa dicono i vostri familiari e amici della vostra attività di blogger? Che cosa sanno? Leggono o no i vostri post? Vi prendono in giro o partecipano alle discussioni? Commentano o vi prendono per matti o per fissati?
Per quanto mi riguarda mio marito è quello che, povero lui, rendo più partecipe della mia attività di autrice di post e di commentatrice di blog altrui. Quando ho aperto il blog era da tempo che lui mi consigliava di farlo, sapendo che da ragazza mi era piaciuto tenere un diario e che ancora oggi mi piace scrivere (attività che lui detesta). Legge puntualmente i miei post ma ovviamente commenta a voce e legge anche qualche vostro post che io gli segnalo.
I miei figli sanno che la molla che mi ha fatto aprire il blog è stata quella di sfogare le mie frustrazioni di mamma ma non se ne curano. Qualche volta leggono i post, ma raramente e solo se gliene parlo. Però mi diverto, quando mi fanno arrabbiare, a minacciarli: "Guardate che scrivo tutto sul blog!" Loro fanno finta di risentirsi ma in realtà non gliene importa un fico secco. Talvolta protestano perché dicono che violo la loro privacy pubblicandone le foto. In realtà non pubblico foto recenti e quindi sono molto diversi da come li vedete.
Da quando ha l'ADSL mia sorella invece è una lettrice fedele e anche frequente commentatrice. Ha mostrato anche a mia madre il blog e come si fa a commentare ma ovviamente lei è molto spaventata da questa diavoleria e dalla tecnologia in genere. I miei suoceri sono lettori occasionali ma troppo timidi per commentare.
Tra gli amici, S. e A. sono lettrici fedeli e mi lasciano anche qualche commento. Mi fa molto piacere questo. Mentre un'altra cara amica sa del blog, ma non ha tempo e voglia di navigare in rete e quindi non lo legge mai.
Al lavoro nessuno lo sa e me ne guardo bene dal dirlo.
E ora fatemi sapere di voi. Sono curiosa.

venerdì 12 settembre 2008

Premiare i più bravi

"Meritocrazia" è una parola che ha un brutto suono però il tema del riconoscere il talento dei più bravi ha il suo fascino, un fascino quasi utopico nel nostro paese dove dominano le raccomandazioni e il familismo.
Ho trovato interessante la puntata del 20.6.08 di Fahrenheit, nella quale Roger Abravanel presenta il suo libro che si intitola appunto: "Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto".
Abravanel definisce la meritocrazia "un sistema di valori che promuove l'eccellenza indipendentemente dalla provenienza di un individuo". Per provenienza si può intendere un'etnia, un partito politico, in Italia molto spesso purtroppo è il nome che si porta cioè la famiglia di origine. La meritocrazia dovrebbe quindi azzerare i privilegi della nascita e far valere solo la concorrenza.
Abravanel racconta che la meritocrazia è nata nel 1933 a Harvard, quando il presidente di questa università ha rivoluzionato il sistema di ammissione. Prima di allora vi accedevano solo i figli degli WASP ma egli introdusse il famoso Scholastical Attitude Test, che è stato definito il segreto della meritocrazia. In base a questo test, chiunque, indiano pellerossa, nero, ebreo, povero, se aveva un SAT alto poteva con una borsa di studio accedere ad Harvard.
Secondo Abravanel però la società più meritocratica non è quella americana ma quella scandinava che ha investito pesantemente in tutto ciò che è sistema educativo creando una straordinaria mobilità sociale. Mentre gli USA hanno puntato solo sulle università (ed infatti il sistema scolastico inferiore lascia a desiderare), le migliori scuole del mondo sono in Finlandia. Solo investendo nel sistema educativo si può superare i privilegi della nascita e permettere ai più bravi di emergere qualunque sia la loro provenienza.
L'Italia (non importa che ce lo dicesse Abravanel) da questo punto di vista è un disastro. Se il livello delle scuole del Centro-Nord è nella media del resto d'Europa, al Sud c'è da mettersi le mani nei capelli, per cui un ragazzo che nasce al Sud parte già svantaggiato anche per questo.
Da noi, dice Abravanel, non essendoci fiducia in niente al di fuori della famiglia (intesa anche come cerchia di amicizie) si va avanti solo a raccomandazioni, a lobby che bloccano l'economia (e non solo l'economia, aggiungerei io) perché quello che conta è l'appartenenza. Il capitalismo familiare c'è anche all'estero ma ad un certo punto la famiglia fa un passo indietro nella gestione dell'impresa, diventa azionista, e lascia la gestione dell'azienda ai manager più bravi. In Italia invece ci si passa l'impresa di padre in figlio maschio (anche se ci sono tantissime figlie più brave dei fratelli ma vengono lasciate in secondo piano), esattamente come nella società agricola di due secoli fa si passava la proprietà della terra.
Se l'analisi di Abravanel mi è parsa puntuale ed interessante, mi hanno convinto meno le quattro proposte con cui lui pensa di risolvere il problema che mi sembrano un po' troppo tecniche e semplicistiche (se vi interessano le trovate riassunte sul sito di Fahrenheit).
Resta purtroppo vero che in Italia si rimarrà sempre indietro se si verrà assunti o promossi solo per conoscenze e raccomandazioni, se chi è semplicemente bravo troverà sempre le porte sbarrate, se il dipendente pubblico che lavora e si impegna verrà pagato esattamente come quello che non fa un tubo, se l'imprenditore che paga le tasse e fa le cose in regola sarà svantaggiato rispetto a chi non le paga e assume in nero, se chi nasce in un posto sfigato, da una famiglia povera e magari è pure femmina continuerà a trovare tutto in salita e la scuola non sarà capace di farle superare il suo handicap di nascita, quella stessa povera scuola pubblica a cui si continua a tagliare risorse.
Non è così semplice, caro ingegner Abravanel!

lunedì 8 settembre 2008

Icchè la c'ha di bono oggi?

Che nervi la spesa settimanale! Allo stress della folla del sabato mattina, del dribbling tra i carrelli, della coda alla cassa, si aggiunge quello delle ambizioni da consumatrice critica (vedi questo vecchio post): scarta i prodotti di cui fanno pubblicità, scansa quelli che contengono troppe schifezze, evita quelli con troppi imballaggi, cerca con il lanternino quelli equo-solidali ("Ma come non tenete più lo zucchero di canna solidale!"). E per ultimo, quando ormai la pazienza è in riserva, viene il settore frutta e verdura. Qui il compito è ancora più difficile perché, mentre si scarta facilmente i prodotti stranieri, quelli italiani hanno tutti il cartello "provenienza Italia" sia che vengano da vicino sia che abbiano percorso tutta la penisola. E come si fa allora a scegliere quelli che hanno fatto meno chilometri e quindi hanno inquinato meno? Ecco che sbircio sulla cassetta oppure frugo tra i pomodori e le zucchine in cerca di quel piccolo foglietto che mi dica almeno chi ha confezionato il prodotto.
Insomma non ne posso più.
Ma questo sabato ecco una boccata di ossigeno. In piazza Signoria c'era il mercatale, un mercato dove si vendono prodotti di aziende agricole della provincia o al massimo della regione venduti direttamente dai produttori al consumatore.
Esperienza positiva. E' vero, come obietta mio marito, che questa spesa non può sostituire completamente quella al supermercato e va a rosicchiare ancora quel poco tempo libero che ho. Però mi è piaciuto innanzitutto il contatto umano, chiacchierare con i contadini e anche con gli altri clienti, chiedere consiglio sulle ricette, ecc.; e poi vi dirò che il sapore di queste verdure mi ha veramente stupito.
Ho comprato delle cipolle di Certaldo (buone come quelle di Tropea ma più nostrali), delle cime di rapa veramente saporite, del radicchio e della rucola, melanzane tonde, zucchine e dei peperoni rossi piccoli buonissimi.
Prossimo appuntamento: 4 ottobre in piazza Del Carmine. Me lo segno in attesa di trovare il GAS che fa per me.

Cercate il vostro mercatale più vicino su: www.mercatidelcontadino.it

sabato 6 settembre 2008

Mamma orgogliosa /2

Oggi voglio essere positiva.
Giam ha ragione: mo' basta lamentarsi dei giovani di oggi!
Ed io rilancio: mo' basta lamentarsi in generale!
Pertanto vi segnalo che alla festa nazionale del PD una cosa valida c'è: hanno organizzato una serie di giri in bus turistico (quelli rossi a due piani con il piano di sopra scoperto) alla scoperta dei luoghi dove si è svolta la resistenza a Firenze illustrati da uno storico.
Mi è sembrata un'iniziativa originale e importante e ho pensato subito di coinvolgere i ragazzi. Mentre il piccolo (l'animalista) non ne ha voluto sapere, il grande ha detto subito di sì ed ha anche apprezzato il giro, nonostante, per dir la verità, il commento fosse un tantino retorico, per quanto molto accurato.
Così come sono stata contenta quando, quest'estate, ha accettato di venire con me a vedere il film "Gomorra".
Un'altra sua richiesta che mi ha stupito positivamente è stata quella di registrare la fiction di Canale 5 "O' professore". Per quanto abbia sempre delle remore a guardare le reti Mediaset e per quanto le fiction in genere non mi piacciano, mi ha fatto piacere vederla insieme a mio figlio e discutere con lui su certe realtà "di frontiera" e sull'importanza che può avere la scuola per questi suoi coetanei.
Sono contenta di notare in lui ogni giorno che passa dei segnali di maturità, di interessi che esulino dai videogiochi e dal calcio. Segno non solo che sta crescendo ma che sta anche ponendosi domande ed elaborando riflessioni personali.

Infine colgo l'occasione per ringraziare Viviana e Luposolitario per avermi dato l'idea di iscrivermi all'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia): un piccolo gesto di resistenza, oggi più che mai necessaria.

Ve l'ho detto: oggi sono positiva.

mercoledì 3 settembre 2008

Madamina, il catalogo è questo...

Qualche tempo fa ho promesso a Cristiana di riassumere in un post quelli che secondo me sono i danni che l'attuale governo sta facendo al nostro paese.
Siccome ritengo ogni promessa un debito, mi sono messa a cercare dati in rete, per cercare di documentare puntualmente quello che avrei scritto e per evitare di scrivere inesattezze. Mi sono accorta però che prima di tutto ciò mi avrebbe portato via molto tempo e poi soprattutto mi sarebbe costato pezzi di cuore, fegato ed altro. Non riesco infatti ad affrontare questo tema in modo, non dico pacato, ma nemmeno "leggermente allarmato".
Fondamentalmente ritengo che stiano smantellando giorno dopo giorno i principi su cui si basa (o si dovrebbe basare) la nostra Repubblica e che sono sanciti dalla Costituzione: libertà, giustizia, uguaglianza e solidarietà.
Spero mi perdonerete se quindi non vi snocciolerò i provvedimenti in modo asettico e documentato, ma in modo "emotivo":

Giustizia:
Art.3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge"
Che bisogno c'era di precipitarsi ad approvare il Lodo Alfano se non per salvare il premier dai suoi processi? "Per lasciarlo lavorare meglio per il paese" dicono i suoi efficienti avvocati. Io vorrei che PRIMA rispondesse dei suoi reati e POI, semmai, lavorasse per il paese. Ma è il disegno complessivo ad essere ancor più preoccupante: quello di far sì che la giustizia non funzioni, o meglio, che sia veloce e implacabile per i poveracci ma che si guardi bene da indagare sui reati dei colletti bianchi. Inoltre si vuole che il cittadino non debba sapere (vedi "legge bavaglio" in arrivo). La separazione netta tra i tre poteri (legislativo, esecutivo e giuridico) è strumento di controllo sugli abusi e fondamento della democrazia.

Istruzione:
Art. 34: "La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi."
Dietro gli spot sul grembiule (di cui non ce ne importa nulla) o sul voto in condotta che dovrebbe scoraggiare i bulli (mi facciano sapere le amiche blogger insegnanti se ad un ragazzo che, per problemi familiari, sociali o psicologici, si comporta da cosiddetto bullo possa spaventare un cinque in condotta), dietro questi proclami su aspetti marginali, la scuola pubblica continua a subire pesanti tagli (art.654 DL 112/08), la stabilizzazione dei precari iniziata dal governo Prodi è stata fermata, dietro il nostalgico ritorno al maestro unico ci sta in realtà l'abolizione del tempo pieno che, oltre ad aiutare le famiglie, garantisce istruzione ai bambini che hanno minori opportunità educative al di fuori della scuola. La scuola pubblica avrebbe bisogno anzi di più risorse, da spendere bene certamente, non di tagli. Senza soldi (che potrebbero servire anche per premiare gli insegnanti più volenterosi visto che il ministro dice di voler premiare il merito) la scuola pubblica sarà sempre più scadente e destinata solo a chi non si può permettere una scuola privata vanificando ogni speranza di mobilità sociale auspicata dall'art.34 della costituzione.
Per quanto riguarda l'Università e la ricerca pubblica, con il precedente governo era iniziato un processo di stabilizzazione dei precari che è stato subito fermato con la manovra del 25.6.08. Posso assicurarvi che tira una brutta aria in questo settore in cui lavoro.

Fisco:
Art. 53: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
Dopo il buon lavoro fatto dal precedente governo in tema di caccia agli evasori e di norme che favoriscono la tracciabilità dei pagamenti, l'attuale governo per tutta risposta ha trasferito i dirigenti dell'Agenzia delle Entrate che avevano lavorato con Visco e sospeso le norme sulla tracciabilità dei pagamenti (art.32 DL 112/08). (Torna il paradiso degli evasori)

Spesa pubblica:
E' giusto che venga controllata e che vengano combattuti gli sprechi, ma i pesanti tagli contenuti nella manovra del 25.6.2008 mette in crisi, oltre la scuola, il funzionamento di tanti servizi per la comunità, comprese le forze dell'ordine alla faccia della tanto sbandierata sicurezza (art.65 DL 112/08).


Pubblica Amministrazione:
Da un lato la scure di Tremonti che va a colpire i servizi per i cittadini, dall'altro gli spot anti-fannulloni di Brunetta dietro i quali non c'è nulla di concreto (la famosa diminuzione delle assenze per malattie è stata rilevata semplicemente tramite un questionario inviato ad alcuni enti pubblici). Tali spot inseguono un preciso scopo: affermare l'idea che il pubblico di per non possa funzionare, spianando così la strada per una maggiore privatizzazione di tutti i servizi, con grande gioia delle imprese, forse minore dei cittadini che pagheranno più care le prestazioni.

Precariato:
Art. 1: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro."
Ma sì, facciamo qualcosa per questi giovani che non hanno speranze di trovare un posto fisso! Per esempio, ripristiniamo la vergognosa pratica della firma delle "dimissioni in bianco" al momento dell'assunzione. Per esempio, con la scusa di sistemare una vertenza delle Poste, introduciamo il principio che chi vince una causa perché non ritiene giusto il mancato rinnovo del suo contratto sia al massimo risarcito ma non riassunto.

Immigrazione:
Art. 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale .... senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."
I nostri padri costituenti non avevano previsto una norma specifica sull'accoglienza dei migranti semplicemente perché in quegl'anni i migranti eravamo noi (e troppi se lo dimenticano). Credo però che l'articolo 3 quando parla di "dignità sociale" non si riferisca solo a chi è formalmente "cittadino italiano" ma anche a quelli che vengono nel nostro paese per sfuggire alla miseria e sperando in una vita dignitosa. I provvedimenti dell'attuale governo in questo campo sono solo finalizzati solamente alla repressione e non sulla prevenzione dei problemi. Di accoglienza non se parla proprio.

Vi sono poi altri segnali non facilmente classificabili ma ugualmente inquietanti:

- Nel taglio degli enti inutili (sempre DL 112/08) è compreso anche il Museo storico della Liberazione di via Tasso in Roma, un importante luogo di memoria.

- Le norme previste dal precedente governo per quanto riguarda la class action (una class action, in realtà molto annacquata ma comunque definita ostile e rozza dagli industriali) sono rinviate (art.36 DL 112/08).

- Si progetta di tornare a costruire centrali nucleari: cioè grandi investimenti su centrali di terza generazione, quelle che nessun altro paese costruisce più perché non ne sono stati risolti i problemi di sicurezza, di reperibilità del combustibile e di smaltimento delle scorie (Ritorno al passato).

- Sono state elevate le imposte sugli interessi sui prestiti sociali alle cooperative (tipo i librettini COOP) dal 12,50% (che rimante però per BOT, CCT e obbligazioni per imprese private) al 20% (art.82 c. 27 DL 112/08). Così imparano i piccoli risparmiatori che si rivolgono alle maledette cooperative rosse!

Mi sto dimenticando qualcosa? Ah, sì. Cari Italiani, preparatevi a mettere da parte i soldi per pagare la multa che ci farà l'Europa perché Rete4 non è ancora su satellite e i debiti dell'Alitalia.

lunedì 1 settembre 2008

Farsi contagiare dalle passioni

Sono incapace di convincere gli altri di alcun chè. Non potrei mai fare un mestiere che avesse come compito quello di convincere le persone o a comprare qualcosa o ad associarsi, a fare un abbonamento, ecc. Hanno ragione coloro che affermano che la migliore opposizione all'attuale maggioranza politica è quella di convincere chi l'ha votata che ha fatto una sciocchezza. Sacrosanto, ma il rischio è che, conoscendomi, alla fine sarebbero loro a convincere me!
Questa mia "fragilità" ha il suo lato positivo: sono ricettiva all'entusiasmo altrui. E' facile coinvolgermi nelle passioni. Gli scettici e i cinici (in casa ne ho qualche esempio) non potranno mai capire come è bello farsi contagiare dalle passioni. E' un momento di empatia e di fratellanza quando riesci a condividere l'entusiasmo per qualcosa.

Prendiamo la mia passione per camminare in montagna, per esempio. Per me, bambina nata in periferia di una grande città, "montagna" voleva dire picnic a Monte Morello che i miei genitori e gli zii organizzavano per sfuggire all'afa delle estati fiorentine. Si arrivava con le macchine al bordo del bosco, si piazzavano i tavolini con le seggioline, si tirava fuori le vivande, talvolta si faceva la carne sulla brace, una bella mangiata, un pisolino o una partita a carte mentre noi bambini giocavamo nei pressi finché la temperatura ci permetteva di tornare in città. Questo era l'uso che conoscevo della montagna fino a trent'anni. E' stato mio marito ad insegnarmi che la montagna è un'altra cosa e si può vivere diversamente, si può camminare tra i suoi boschi e sulle sue cime, ascoltare il ruscello o il canto degli uccelli, respirare la sua aria fina, godersi il panorama conquistato con fatica, lontano da quelle scatolette di latta che infestano ovunque. Da quella prima settimana passata sulle Dolomiti con lui nel lontano 1991, la passione per la montagna non mi ha più abbandonata, anzi, si è fatta sempre più grande in me.

Di solito sono i genitori a trasmettere le passioni ai figli. Capita però talvolta anche il contrario. Sono grata a mio figlio piccolo per avermi trasmesso l'entusiasmo per gli animali. Da piccola anch'io volevo un cucciolo come tutti i bambini, ma il mio desiderio, come credo nella maggior parte dei casi, non era amore ma semplicemente voglia di un giocattolo vivo e caldo e niente di più. Invece da mio figlio ho appreso quanto è bello osservare gli animali liberi nel loro ambiente. Da lui ho imparato ad aguzzare la vista e l'udito quando cammino tra i boschi, ho capito che il più piccolo fruscio potrebbe essere la presenza timida e impaurita di un animale. E' lui che mi ha insegnato l'emozione di avvistare un rapace o di scorgere una salamandra o di distinguere nel fango le tracce di un daino da quelle di un cinghiale. Così mi accorgo di essere tra i pochi in ufficio a notare i batticoda che saltellano sul prato o a far caso quando fuori dalla finestra passano gli aironi bianchi e cinerini o alle gallinelle d'acqua che nuotano nel fosso accanto al parcheggio.