martedì 25 dicembre 2018

Ce l'ho fatta a farvi sorridere

Un Natale speciale questo. Io che ho sempre detestato le riunioni familiari in occasione delle feste, quest'anno ho chiesto proprio come regalo di compleanno l'aiuto di tutti per poter riuscire ad essere tutti insieme, compreso mio padre. Grazie quindi al mio compagno e ai miei figli, siamo riusciti a portare a casa nostra il babbo, che non usciva da due mesi dall'RSA. Chissà cosa avrà capito lui che ha partecipato come poteva, con tutta la sua fragilità, con tutta la sua difficoltà nel fare gli atti più semplici. E la mamma con la sua ansia di non saperlo gestire, con il dolore di vederlo ridotto così, con le lacrime trattenute a stento.
E' stata dura, ma dai e dai, alla fine, ce l'ho fatta a farvi sorridere (o quasi).


venerdì 21 dicembre 2018

Se lo studio è una passione

Fa uno strano effetto entrare nella sede della Scuola Normale Superiore di Pisa. Si respira un'aria di altri tempi. Non tanto per il bel palazzo della Carovana, per l'arredamento antico, per i libroni polverosi, per gli stemmi alle pareti, quanto perché qui si può dire forte quello che ormai non è più di moda: studiare è bello, anzi, è la cosa più bella del mondo. La passione per la fatica intellettuale, l'amore per i libri, il piacere di impegnarsi è quello che accomuna questi sessanta ragazzi e ragazze che oggi ricevono il loro bel diploma, non spendibile purtroppo nel mercato del lavoro, ma di cui sono giustamente orgogliosi.
Sono contenta che mio figlio sia tra questi. Lo vedo a suo agio salutando i vecchi amici del collegio dove ha trascorso due anni, esperienza che lui, così parco di superlativi, ha definito bellissima.
Un po' troppo autocompiacimento nei discorsi dei due presidi della scuola, mentre bravi i rappresentanti degli allievi che non hanno risparmiato qualche critica alla Normale. 


domenica 2 dicembre 2018

Un anno di diario del nostro podere. Ventesima e ultima puntata.



Ed eccoci di nuovo all'autunno inoltrato.
I nostri alberi sono ormai quasi spogli e si preparano all'arrivo del freddo. Il nespolo è di nuovo in fiore ma non in modo spettacolare come un anno fa. Il glicine generoso ci fornisce un tappeto di foglie secche ottimo per pacciamare tutte le nostre amate piante.

Ancora nuovi alberelli da piantare: due allori e un ibisco già ad alberello.
Roberto sposta anche le ultime marruche accanto alle altre al confine col vicino, mentre io interro di nuovo i bulbi ma quest'anno, per variare dai narcisi e anemoni dell'anno scorso, metto a dimora tulipani, iris e agli.

Un grosso lavoro che ci tocca è liberare il confine dai rami di acacia caduti per il vento di un mese fa, anche se il ramo più grosso non è alla nostra portata e appoggia pesante e minaccioso sui fili del telefono.

E' passato un anno dal primo post diario del podere e, come Pia Pera nell'Orto di un perdigiorno, finisco qui il racconto sistematico. Ma la mia passione per le piante e la natura non finisce qui. Tornerò a parlare di questa minuscola porzione del pianeta a cui sono sempre più affezionata e alla quale torno sempre più volentieri appena posso.
Non per nulla, come recita il tag di questi post, le piante ci salveranno.

sabato 17 novembre 2018

Caro babbo


Caro babbo,
è da tre settimane che ti volevo scrivere per tentare di sollevare il peso che sento sullo stomaco e sul cuore. Solo oggi ho preso il coraggio a quattro mani, anche se tu queste righe non le leggerai mai.
La malattia che sta devastando la tua mente e le nostre vite e che porta il nome di Alzheimer ha fatto emergere l'estate scorsa la parte primordiale del tuo carattere e ha tirato fuori tutta la tua aggressività, senza possibilità di mediazione meno che mai di ragionevolezza. Abbiamo temuto seriamente per l'incolumità della mamma e l'abbiamo vista esaurire le sue energie fisiche e psichiche giorno per giorno.
Per questo, babbo, abbiamo dovuto ricoverarti in una RSA, un posto deprimente abitato da vecchi ridotti a larve dove tu, da capriccioso e irragionevole con tendenza alla fuga, sei stato presto ridotto ad un vecchio barcollante e farfugliante.
Non ci perdoneremo mai, babbo, io e la Carla di averti lasciato lì quella mattina a tradimento, dopo che avevi già espresso (a tuo modo) la tua contrarietà. E la mamma non si dà pace di non essere riuscita a tenerti a bada.
Perdonaci, babbo, ma non avevamo scelta. D'altra parte (come continuo a ripetermi) tu non hai mai avuto un carattere facile, sei sempre stato egoista, dispotico e bizzoso. E noi non abbiamo trovato aiuto né dal geriatra (che vediamo due volte l'anno), né dalla dottoressa di famiglia che si è limitata a prescriverti tranquillanti, né dai servizi sociali con la loro procedura burocratica infinita.
Non sai quanto mi dispiaccia vederti così, ma non ce la potevamo fare da sole.
Porterò sempre con me i ricordi dei pomeriggi che abbiamo passato insieme negli ultimi tempi quando venivo a casa tua per far uscire un po' la mamma. Guardavamo insieme le vecchie foto di famiglia dove tu riconoscevi assai poche persone, ascoltavamo le vecchie canzoni dei tuoi tempi e talvolta abbiamo persino ballato insieme. Porterò sempre con me quella volta che, guardando la foto dove siamo io e la Carla bambine, hai pronunciato i nostri nomi come se ti fosse arrivata d'improvviso una luce nelle tenebre della tua mente. E infatti poi ci siamo commossi e ci siamo abbracciati.
Porterò con me questi ricordi che saranno gli ultimi del mio babbo che oggi non c'è più, perché purtroppo non abita più il fantasma che oggi vegeta su una poltrona.
Perdonami se puoi, babbo.

domenica 4 novembre 2018

Obiettivo due quintali. Diario del nostro podere. Diciannovesima puntata.


Dopo aver passato l'inverno scorso a spazzare olive dalla terrazza, quest'anno ci siamo riproposti di raccoglierle e cercare di ottenere almeno un po' di olio. Lasciamo Firenze con le nuvole e in Lunigiama troviamo il sole. Prima di arrivare a casa, passiamo da tre frantoi per prendere contatti: uno chiede almeno due quintali di olive, un altro ha una lista di prenotazioni per giorni e giorni e il terzo invece ha santificato la festa di Ognissanti ed è chiuso.
Arrivati nel nostro podere constatiamo che la tromba d'aria dei giorni scorsi ha buttato a terra tantissime olive, e ancora di più dagli alberi della nostra vicina con i quali, grazie alla sua cortese offerta, dovremmo integrare il nostro raccolto. Il vento ha persino spezzato uno dei suoi ulivi.
Scopriamo che anche nel nostro podere ci sono stati danni: il vento ha spezzato tre grossi rami di acacia che si sono abbattuti sui fili del telefono. Così il pomeriggio di giovedì  se ne va cercando di liberare il campo del vicino e i fili del telefono dai rami caduti anche se, alla fine, siamo costretti a lasciarne uno troppo pesante per i nostri mezzi.
Per terra trovo ancora un bel po' di noci, cadute probabilmente con il vento e le raccolgo prima che marciscano. 
Il venerdì attacchiamo la raccolta delle olive nonostante il cielo coperto e minaccioso. Il tempo ce lo permette fino a mezzogiorno e poi comincia a piovere di buona lena. Nella mattinata ripuliamo tre ulivi piccoli e solo due di quelli grandi e riempiamo a metà due cassette. Peccato che per il resto della giornata la pioggia non dia tregua e non ci permetta di finire il lavoro.
Il traguardo dei due quintali ci sembra a nostra portata di mano e quindi fissiamo con l'unico frantoio disponibile per domenica nel primo pomeriggio. 
Continuiamo quindi la nostra raccolta serrata per tutto il sabato e per un paio di ore la domenica mattina lasciando tante olive sugli alberi per mancanza di tempo e riempiamo cinque cassette di belle olive turgide.
Arrivati al frantoio la delusione: le nostre olive sono solo un quintale. Per fortuna il proprietario si rende disponibile a frangerle lo stesso senza aggiunta di olive "straniere" (pur al costo di due quintali) e dopo un paio ore ecco uscire il "nostro" olio (14 kg). Una bella fatica ma una grande soddisfazione!

domenica 14 ottobre 2018

Il susino fiorito di ottobre. Diario del nostro podere. Diciottesima puntata

Due delle nostre noci

12-14 ottobre 2018

Temperatura ancora gradevolissima in questo periodo, soprattutto in mezzo del giorno. Lo dimostra il fatto che il susino grande è impazzito e è fiorito del tutto fuori stagione. Le piogge autunnali ancora non si vedono e le piante lo dimostrano: quasi del tutto spogli i ciliegi e i noci, spoglia la catalpa (spina nel fianco di R che medita una sua sostituzione). Tuttavia i piccoli ibischi presentano dei piccoli ributtini che ci fanno sperare che non siano spacciati.
Il grosso del raccolto dei frutti è ormai andato ma anche questo finesettimana qualcosa si trova: un cestino di noci (forse anche più sane di quelle della volta scorsa), qualche fico residuo, le ultimissime mele, un bel po' di semi di finocchietto per tisane e qualche piccolissima castagna.
Durante la nostra passeggiata della domenica mattina raccogliamo diverse altre castagne sul bordo della strada, abbastanza per una caldarrostata una volta tornati a Firenze.
Riusciamo anche a mangiare le prime due bacche di corbezzolo.
Scrutiamo le olive per capire se è ora di raccoglierle ma ci sembra ancora presto, sia sui nostri pochi alberi che su quelli ben più numerosi della nostra vicina Silvana. Anche in paese ci confermano che prima di novembre non è il caso di raccogliere e aggiungono che se non pioverà probabilmente la resa sarà piuttosto bassa. Speriamo quindi nella pioggia, visto che quest'anno ci siamo decisi a tentare la raccolta dotandoci di casse, rastrelli e telo.
Filtro un bel po' di macerato d'ortica e sego alcuni rami per il camino. Seghiamo anche, con un po' di dispiacere, il fico che è smottato verso la terrazza visto che ormai è spoglio.
Lasciamo il nostro podere domenica dopo pranzo, mentre sull'altro lato della casa gli operai stanno finendo il rifacimento del tetto. Chissà se riusciremo a rifare anche il nostro, come ci ha promesso ormai da un anno e mezzo il nostro indolente geometra di fiducia!

lunedì 8 ottobre 2018

Ancora la Perugia - Assisi


Dopo sette anni sono tornata a fare la Marcia per la Pace Perugia - Assisi. Ecco che, accingendomi a scrivere le impressioni della giornata di ieri, mi accorgo che riscriverei pari pari il post di sette anni fa: atto di testimonianza e condivisione più che di incisività antibellica, evento festoso, colorato, pieno di giovani e, perché no, anche divertente.
Ma perché tornarci in particolare quest'anno? Perché ho sentito il bisogno di fare qualcosa contro il clima di odio, contro gli egoismi, contro i "primagliitalianieglialtrisperiamoaffoghinotutti", per sentirmi meno sola, per vedere che c'è un'altra Italia più solidale e accogliente.
Devono averlo pensato in tanti visto che l'affluenza è stata veramente eccezionale. Si torna a casa con i piedi doloranti ma con il cuore rinfrancato.

lunedì 24 settembre 2018

Missione noci, fichi e mele. Diario del nostro podere. Diciassettesima puntata.


21-23 settembre 2018 

Arrivando al solito di venerdì pomeriggio il primo pensiero va ai frutti da raccogliere. Ci sono ancora un po' di fichi, piccoli ma dolcissimi perché stavolta per fortuna il sole li ha asciugati conservando il loro nettare. Poi ci concentriamo sulle noci, alcune già cadute le recuperiamo da terra mentre altre le facciamo cadere sui teli battendo i rami con una canna. Non sono molte ma speriamo che siano buone. Decidiamo che è ora di cogliere anche le mele rotelle. Purtroppo sui rami non ne sono rimaste molte. Alcune sono ancora indietro ma, prevedendo di non tornare che tra due o tre settimane, non vogliamo rischiare di trovarle tutte per terra e le cogliamo tutte: tre cassette più una di mele rotolate da fare cotte. Altro raccolto: i semi del finocchietto selvatico con i quali contiamo di fare ottime tisane. 

Il tempo è bello e caldo, solo un po' di nuvole il sabato mattina. I nostri alberi sembrano sentire già l'autunno: praticamente spogli i susini, ingialliti quasi tutti ma soprattutto i ciliegi, il gelso e la catalpa. Ripulisco un po' tutte le piantine basse e do loro un po' di concime. Roberto invece pianta due aster (detti anche settembrini) che abbiamo comprato ad un mercatino a Firenze. Dicono che sono molto robusti e rustici. 
Mette un po' di malinconia l'estate alle nostre spalle ma la campagna ha una luce più bella in questa stagione. Le giornate sono più corte e sabato sera mettendoci a tavola in terrazza ci fa compagnia uno spettacolare tramonto. Non vorrei essere in nessun altro posto al mondo.


domenica 9 settembre 2018

I fichi marciti, i sospirati pennacchi e le aracnoarchitetture.Diario del nostro podere. Sedicesima puntata.

7-9 settembre 2018

“Signora, sono maturi i fichi!” mi grida l'anziano vicino dall'altra parte della strada mentre innaffio l'agrifoglio. “Eh, sì, ho visto. Siamo quasi venuti apposta!” rispondo. “Eh ma se piove non son più buoni!” dice lui. Ha ragione, mannaggia! Arriviamo di venerdì pomeriggio e io mi precipito a coglierli cercando di prevenire un temporale che si annuncia all'orizzonte. Delusione! Molti sono caduti, tanti pendono mosci ed anneriti dall'albero ed anche quelli che sembrano buoni hanno segni di inizio di marcescenza. Ne raccolgo comunque circa tre cestini sperando di ricavarne almeno materiale per un'altra mandata di marmellata (che per fortuna verrà squisita). 
Tutto sembra cambiato qui in campagna rispetto a quando l'ho lasciata una decina di giorni fa: è tutto più umido, e ciò è un bene per le nostre amate piante, però il sole tramonta prima che riusciamo a metterci a tavola e fa freddino a cenare in terrazza. Le noci cadute cominciano ad essere commestibili e le mele rotelle sono diventate più grosse e rosse. Le nostre due piante di erba della Pampas hanno “partorito” dei graziosi ciuffi, una di colore bianco e l’altra di colore rosa.  
Sabato mattina ci svegliamo con la nebbia (altro segno dell'autunno alle porte) che piano piano si dirada ma prima di sparire del tutto ci offre uno spettacolo incredibile. Le goccioline di nebbia con il sole mattutino mettono in evidenza le miriadi di ragnatele distribuite sul nostro podere. Costruzioni elaboratissime che spiccano sull'erba o tra una pianta e l'altra, qualcuna persino con in mezzo il suo orgoglioso architetto. Certo, la natura non cessa mai di stupirti.

lunedì 3 settembre 2018

Soufra

In questo periodo ho particolarmente bisogno di storie positive, di esempi di coraggio e di riscatto. "Soufra" è uno di questi.
Il film documentario è andato in onda col doppiaggio italiano quest'estate per la serie di DOC3 di RAI3, che di solito mostra storie tristissime. Invece questo racconta di un gruppo di donne palestinesi che vive da tempo nel campo profughi di Beirut. Siccome sono molto brave a cucinare, decidono di mettere su un'azienda di catering sia per feste e banchetti, sia per street food con un furgone.
Queste donne caparbie riescono a raccogliere fondi tramite una colletta internazionale per poter partire ma soprattutto riescono a superare le numerose difficoltà burocratiche che, soprattutto come profughe, incontrano nell'avviare la loro attività. La loro leader, Mariam Shaar, è fantastica e smentisce completamente lo stereotipo della donna islamica sottomessa. Mariam dice che durante la guerra ha visto la morte in faccia e ciò la resa forte tanto che tutti gli altri problemi le sembrano meschini. 
E' sempre importante per le donne l'indipendenza economica e poi...
... queste palestinesi cucinano delle cose così invitanti!

domenica 2 settembre 2018

Quando la sanità pubblica ti stupisce


Con ancora nella mente il servizio di Presa Diretta di questo inverno che mostrava situazioni allucinanti negli ospedali pubblici, sono andata all'appuntamento per una visita audiologica all'ospedale San Giovanni di Dio di Firenze (conosciuto dai fiorentini come Torregalli).
Devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa. I locali devono essere stati ristrutturati da poco perché sono in ottimo stato, puliti, le pareti colorate, gli arredi nuovi.
Anche il servizio è stato ottimo. Sono arrivata in anticipo ma il tecnico audiometrista, un giovane con una bella barba, mi ha chiamato dopo pochi minuti. Le apparecchiature mi sono sembrate più nuove del laboratorio privato a cui mi sono sempre rivolta. Ed infine la dottoressa mi ha fatto un'ottima impressione: mi è sembrata appassionata del suo lavoro e partecipe del mio problema, tanto che mi ha dato esaurienti indicazioni e si è raccomandata di tornare tra un anno facendomi subito la richiesta per poter prendere il prossimo appuntamento.
Nonostante quindi che stiano cercando da anni di smantellare la sanità pubblica, fa piacere che ci siano in essa operatori che resistono e governi regionali che ci credono e ci investono. Non è un caso che, anche nell'inquietante servizio di Presa Diretta, i due esempi citati di sanità pubblica fiore all'occhiello sono stati proprio due esempi toscani: l'ospedale di Prato e il pediatrico Meyer di Firenze.
Teniamocela cara.

lunedì 27 agosto 2018

La memoria degli orrori del passato ci serva per non smarrire la nostra umanità



Il piccolo paese della Lunigiana dove trascorro le mie vacanze e dove mi rifugio appena posso fu teatro, il 19 Agosto 1944, di un brutale eccidio ad opera delle SS di Walter Reder dove morirono 159 persone. Tutti gli anni la strage viene ricordata con una cerimonia preannunciata da manifesti e da uno striscione che, nei giorni precedenti, viene affisso sotto casa mia. Quest'anno la sera del 18 non vedo lo striscione e mi viene un colpo. Possibile che non si faccia niente? 
Per fortuna, si trattava solo di un ritardo. Mi sveglio al mattino del 19 e lo striscione è lì.
Vado così a Valla, la località dove furono massacrati i civili, donne, vecchi e bambini, ed assisto al discorso del Sindaco, dell'assessore regionale e del presidente dell'associazione dei familiari.
Tornando verso casa penso che tutto ciò può sembrare routine, stanco rito, vuota rievocazione di fatti lontani. Eppure mi dico che no, non è così. In questi tempi bui, dove sembra che si stia perdendo il senso di solidarietà umana, la pietà minima, basilare verso chi soffre, dove sembra regnare l'indifferenza se non addirittura l'odio, in questo periodo nel quale apro i social e rabbrividisco nel leggere gli insulti di cui sono capaci le persone, è bene ricordare a cosa porta tutto ciò.
Ed è bene anche sapere a cosa può arrivare il consenso di una folla, tenuta nell'ignoranza e opportunamente sobillata. Si pensi al massacro di 42 ebrei accaduto a Kielce (Polonia) il 4 luglio del 1946, cioè ben un anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (lo racconta molto bene Paolo Soldini in questa puntata di Wikiradio).
Che la memoria dei morti di San Terenzo e Bardine quindi ci serva sempre da bussola.

sabato 25 agosto 2018

La cisterna d'acqua, l'arcobaleno e la siepe di lauroceraso. Diario del nostro podere. Quindicesima puntata


Agosto 2018 

Mentre la città bolle nella sua allerta caldo da bollino rosso, qui in campagna almeno si respira, soprattutto la notte, anche se il grazioso termometro a forma di fiore che abbiamo comprato segna sulla terrazza anche 40 gradi il pomeriggio. 
Cerchiamo di innaffiare le nostre piante il più possibile perché non si vede una goccia d'acqua, neanche un temporale estivo. L'hibiscus dai fiori bianchi non ci ha perdonato l'ultima assenza ed è definitivamente seccato. Per fortuna l'altro hibiscus e le bignonie si sono ripresi. Scopro invece che uno dei cespugli di lavanda appare completamente secco. Probabilmente, essendo il primo della fila, ce lo siamo dimenticato durante le innaffiature. 
Aiutare le nostre piante a superare la siccità è il principale compito agricolo di questo periodo. E su questo la grande svolta è la realizzazione di un impianto che pesca dal pozzo che abbiamo scoperto in cantina. Quando finalmente l'idraulico si rende disponibile e lo collega ad una graziosa fontanella nel giardino pensile, la sorpresa più gradita è che, non solo nel pozzo l'acqua c'è, ma si tratta addirittura di una bella cisterna con la volta a botte che occupa la superficie di tutta la cantina e che ha quindi immagazzinata una bella quantità di acqua persino ora a fine estate. Fantastico! La vigorosa pressione della pompa elettrica permette di irrorare persino i due iperici in cima al podere! 

La manutenzione del lungo muro che divide la terrazza dal podere è un classico delle vacanze agostane. Il murales 2016 va restaurato, quello 2017 va protetto mentre per il tratto restante (che si estende lungo tutta la casa) bisogna partire dall'imbiancatura di base sulla quale decidiamo di realizzare un grande arcobaleno di 180 gradi. Il paesaggio apuano realizzato nel 2016 con la spugna dalla mia amica S. purtroppo è completamente cancellato dalle intemperie. Per fortuna la nostra cara S. torna a trovarci e ne realizza una nuova versione più scura e, speriamo, più duratura. Anche a mio figlio minore e alla sua fidanzata chiediamo un contributo pittorico sul murales “albero degli ospiti”. Lui aggiunge così un pitone attorcigliato ad un ramo dell'albero (ispirato al linguaggio informatico su cui ha fatto la tesi) e lei realizza una foglia con dentro un fiore che sembra un po' un cammeo. Speriamo che i primi temporali di agosto (siamo già al 13), benedetti per le nostre piante, ma arrivati quando la vernice non è ancora ben asciutta e soprattutto prima che riuscissimo a dare il protettivo, non abbiano pregiudicato le loro opere. 

Partiti i nostri ospiti, ci concentriamo sulla potatura della lunghissima siepe di lauroceraso che dà sulla strada. R ha già sistemato quella che affaccia sulla terrazza con un drastico dimezzamento. Massacrante il taglio ma anche il trasferimento degli sfalci sul nostro accumulo che sta raggiungendo un'altezza esagerata. Quando siamo a fare l'ultimo terzo, ci viene in mente che non sarebbe male esteticamente lasciare alti un paio di lauri che vengono su belli dritti per dar loro la possibilità di crescere ad albero. Nel campo della nostra vicina infatti c'è un lauroceraso ormai divenuto un bell'albero possente che forse rivela la vera natura della pianta, sempre costretta al nanismo da siepe.

Le mele tipo renette sono sempre piccole ad inizio agosto ma poiché gli uccelli le stanno beccando perché sono belle dolci, decidiamo per la raccolta ricavandone circa 3,5 kg e 11 barattoli di marmellata (nella quale mettiamo però anche qualche mela rotella acerba per fare volume). I nostri tre alberi di mele rotelle ne fanno cadere tante ogni giorno che noi recuperiamo perché valide comunque cotte o nelle torte o per marmellate. Con la fine di agosto (e purtroppo anche delle vacanze), si comincia a raccogliere gli squisiti fichi e persino qualche noce. In attesa dell'autunno, tempo di raccolto, preannunciato dai bei pennacchi dell'erba della Pampas. 

martedì 14 agosto 2018

I saluti con la pioggia mettono sempre malinconia


Dopo averci lasciato il loro gradito contributo sul "muro degli ospiti", stamattina sono ripartiti  mio figlio, la sua ragazza e la nostra cara amica S. compagna dei nostri cammini. Ed ecco che salutandoli ho provato la stessa sensazione di tristezza descritta due anni fa. Saranno stati i temporaloni di stanotte, saranno le giornate che si accorciano, sarà che il periodo più caldo dell'anno è passato. Eppure la malinconica sensazione di fine vacanze mi prende, anche se in realtà manca ancora una settimana di ferie.



La casa è ritornata silenziosa ed io e il mio compagno ci rinfiliamo i guanti da lavoro e continuamo la drastica potatura della lunghissima siepe di lauro.
Lo so: anche l'autunno sarà bello, e perché no, anche l'inverno con le serate davanti al camino. E se l'emozione della poderosa cometa che abbiamo avvistato due sere fa sarà alle nostre spalle, ci saranno i bulbi da interrare, gli alberi da potare e di nuovi da piantarne (già ci attendono un alloro e un hibiscus ad alberello lasciati a balia dal vivaista).
Tuttavia ci saranno anche le preoccupazioni e le ansie: la malattia degenerativa di mio padre, il futuro professionale incerto di mio figlio, la situazione del nostro incattivito paese.
Non pensiamoci adesso. Infiliamo le scarpe comode e facciamoci la nostra camminata di due ore nella sempre più amata terra di Lunigiana.

lunedì 23 luglio 2018

Temporalone e fontana che eroga fiori. Diario del nostro podere. Quattordicesima puntata.

20-23 luglio 2018

Venerdì sera diamo una bella innaffiata di un’ora e mezza alle nostre amate piante. Il meteo prevede pioggia, ma ormai non ci fidiamo più di queste allerta farlocche. Sabato mattina si presenta con un po’ di nuvole. Facciamo la spesa giù a valle e alle 12.30 andiamo a prendere nostro figlio alla stazione. Il tempo di tornare su ed ecco che si sentono i tuoni dalla parte dell’Appennino. Tuttavia tante altre volte il temporale si è scaricato sulle montagne, risparmiandoci. Invece alle due arriva anche da noi una bella acquata con vento forte, anche se, già nel pomeriggio rispunta il sole.
Siccome non ci è mai chiaro quanta acqua effettivamente cade, mi viene l’idea di mettere sul tavolo della terrazza un bicchiere graduato. Così R fa i suoi calcoli e ne deduce che sono caduti circa 3 mm di pioggia. Infatti l’osservatorio di Pontremoli dice di aver registrato 2,6 mm che, grosso modo, torna con le nostre misurazioni casalinghe. Una bella bevuta per le nostre piante. Il fortunale ha fatto però cedere il fico che si affaccia sulla casetta, che si è adagiato un po’ sul filo per stendere e un po’ sulla siepe di lauro. Ci secca tagliare drasticamente i rami, ormai orizzontali, perché sono pieni di frutti che spereremmo di cogliere a settembre. Sacrifichiamo così quello più basso sperando che non ceda ulteriormente il resto.
R purtroppo deve andare al pronto soccorso perché il polso sul quale è caduto ieri scivolando tra i pianelli, durante il sopralluogo, è gonfio e gli duole. Per fortuna è solo una contusione e se la cava con una fasciatura.
Sempre nel pomeriggio il nostro vivaista ci porta una bella fontanella bianca per il nostro giardino. Adesso mancherebbe solo l’idraulico per allacciarla al pozzo della cantina ma si sa quanto siano poco affidabili questi artigiani e difatti il promesso sopralluogo per le misure non avviene. La fontana per il momento “eroga fior di bignonie”.
Dopo aver sperimentato la bottiglia di plastica rovesciata (con risultato dubbio) per le bignonie e i due hibiscus in difficoltà da carenza d’acqua, sperimentiamo questa settimana un dispositivo che collega, attraverso un tubino di gomma, un cono di materiale poroso con un contenitore pieno d’acqua. Il cono dovrebbe cedere al terreno una goccia per volta e supplire alle nostre innaffiature. Vedremo.
Le mele continuano a crescere mentre le buonissime prugne del giardino pensile continuano a cadere. Quest’anno sono troppo poche per farne una marmellata e così faccio di nuovo una composta in forno che è adatta soprattutto per crostate e dolci veloci.
Domenica pomeriggio decido di mettere un po’ di ordine alla cantina del ping pong. Metto tutte le cassette di legna fuori al sole ad asciugare, spazzo per terra e raggruppo gli ingombranti da buttare in vista della chiamata al consorzio.
La notte tra domenica e lunedì piove ma il nostro pluviometro ci dice che le precipitazioni sono state scarsucce. E così do un’innaffiatura generale. Poi con calma torniamo a Firenze dove invece, ci dicono, è piovuto abbondantemente tutta la notte. Beh almeno le piante fiorentine hanno avuto il loro.

domenica 15 luglio 2018

Se l'ibisco salvato ti regala un fiore. Diario del nostro podere. Tredicesima puntata.


13 - 15 luglio 2018

Arriviamo a tarda sera del venerdì e perciò non possiamo fare il consueto sopralluogo. Ma R non resiste e va a sbirciare le bignonie con la torcia: i bei fiori vermigli a forma di tromboncino sono sbocciati. E dire che abbiamo temuto a lungo che queste due piante sarebbero rimaste due esili steli!

Sabato mattina, appena spuntato il sole, non riesco a riaddormentarmi e così ne approfitto per innaffiare un po' tutto il podere, cosa che non mi sarebbe stato possibile svegliandomi tardi. Mi sento un po' crocerossina. Scopro infatti che i segni di sofferenza da mancanza di acqua si sono attenuati grazie alle nostre settimanali innaffiature. Ma soprattutto i due hibiscus, grazie anche alla bottiglia di plastica rovesciata e piantata nel terreno, mostrano di essersi ripresi e, per ringraziarci del soccorso, ci regalano degli splendidi fiori: rosa il syriacus woodbridge e bianco il syriacus redheart. Che soddisfazione!

Seccata repentinamente invece la seconda piantina di timo che abbiamo acquistato, mentre la menta sta bene.
Nel pomeriggio ci procuriamo qualche canna di bambù dalla vicina e costruiamo una staccionata per le rampicanti. Quella preesistente di plastica infatti non ci soddisfaceva. Il risultato è discreto. Speriamo che piaccia anche ai due gelsomini e alle due bignonie.
Raccolgo le poche susine gialle prodotte quest'anno (non si arriva ad un chilo) e, mescolandole con le prime prugne che stanno cadendo dal vecchio amatissimo prugno, ne faccio una composta in forno. Molto buona abbinata ad uno strato di ricotta fresca della nostra fornitrice di formaggi.

Domenica 15 luglio è la festa del santo patrono del paese e noi la rispettiamo astenendoci dal lavoro. La mattina ci facciamo la solita passeggiata ad anello ed il pomeriggio ci rilassiamo in attesa di un momento buono per metterci in autostrada.

venerdì 13 luglio 2018

Centodieci complimenti a tanta lode

 E così anche il mio cucciolo dagli occhioni scuri si è laureato. 
A tempo record e col massimo dei voti. 
Che volere di più?
Bravo, figlio mio, che ci hai regalato questa emozione e questa soddisfazione! 
E complimenti anche per aver vinto la tua personale sfida con i tuoi problemi di fluenza che ti hanno fatto tanto soffrire.
Che Phyton ti porti la fortuna che ti meriti!

lunedì 9 luglio 2018

Allarme siccità, ma siamo solo all'inizio! Diario del nostro podere. Dodicesima puntata

Iperico seccato

6 luglio
Venerdì nel primo pomeriggio scappiamo dalla città infuocata. Il meteo promette allerta gialla temporali ma non si vede una goccia neppure lungo la strada. Arrivati, il sopralluogo ci procura delle stilettate al cuore: quasi tutte le piante sono già in sofferenza per la mancanza di acqua ed alcune sono già seccate. I due iperici sul "giardino verticale" sono completamente secchi e gli altri non stanno bene. Stentano anche i due giovani ibiscus nonostante abbiano diversi bocci e qualche fiore. La catalpa ha le foglie verde pallido, pallidissimo, ed anche l'albizia, nonostante abbia fatto qualche fiore rosa piumoso, ha una parvenza non sana. Reggono bene gli alberi vecchi e quelli nel bosco (tranne il povero emaciato castagno che mostra diverse foglie marroni). Ma la pianta che ci desta più preoccupazione è l'albero di Giuda, che era così bello quando l'abbiamo comprato! 
Provvediamo subito ad una innaffiatura generale perché i promessi temporali non si vedono.

7 luglio 2018
Andiamo a prendere alla stazione nostro figlio maggiore che ci onora della sua compagnia in questo finesettimana. Nel pomeriggio si sente tuonare ma le nubi scaricano più che altro sull'Appennino mentre da noi arriva solo una spruzzatina che di certo non risolve.
Sera al ristorante Emili con ottimi testaroli e sgabei (piatti tipici lunigianesi) per festeggiare il compleanno della mia dolce metà.

8 luglio
Per lo meno il tempo secco ha dato un bello stop al proliferare della ruggine. Infatti anche l'albicocco di Thyrinthos sembra essersi ripreso. E' sua l'unica albicocca che riusciamo a raccogliere quest'anno. Povero giovane virgulto! Ce l'ha messa tutta!
Pochissime susine gialle selvatiche (un po' più grandi degli altri anni, segno che comunque la potatura ha giovato), mentre stanno maturando le prugne, i fichi e tante mele. Incrociamo le ditta e mettiamo mano all'innaffiatoio.

lunedì 2 luglio 2018

Cara Coop, che delusione!


Sono socia da molti anni di Unicoop Firenze. Come consumatrice ho sempre preferito questa catena per la sua attenzione al sociale, all'ambiente, ai produttori locali e per tante campagne sacrosante che ha supportato.
Per questo quando mio figlio, in cerca di un lavoro per l'estate, è stato assunto con contratto a tre mesi part time alla Coop, siamo stati contenti in famiglia.

Tuttavia ieri ha chiesto un cambio di turno per poter partecipare ad un concorso pubblico, a cui tiene molto e il cui esito è importante per il suo futuro, e gli è stato negato. Il direttore del negozio gli ha detto: "Mi spiace, gli orari sono stati fatti. Fatti spostare il colloquio oppure licenziati. Il lavoro è questo".

Non vi si chiede di essere dei benefattori. E' giusto che vi atteniate alle regole di qualsiasi altra azienda. E' comprensibile che pretendiate dai neoassunti impegno, puntualità, serietà. Ma da voi, il rispetto dei lavoratori, me lo sarei aspettato. Ecco perchè stamani ho fatto la spesa con risentimento.

lunedì 25 giugno 2018

Primo giorno di lavoro


Una mattina di inizio marzo del 1982 salivo la collina di Arcetri per prendere servizio come Assistente Amministrativo con contratto a novanta giorni. Avevo diciannove anni ed era il mio primo giorno di lavoro. Non ricordo il mio stato d'animo ma sicuramente ero emozionata e soprattutto molto tesa perché volevo fare bella figura e farmi apprezzare per avere buone possibilità nei concorsi futuri.

Stamattina, dopo trentasei anni e più di 1800 settimane di lavoro (dati sull'estratto conto INPS), il pensiero torna a quel giorno mentre faccio colazione con mio figlio venticinquenne che oggi va al suo primo giorno di lavoro per un contratto stagionale presso una catena della grande distribuzione.

I sociologi e giuslavoristi ci potrebbero scrivere un libro sul confronto tra il mondo del lavoro nel 1982 e quello di oggi. I sentimenti personali sono gli stessi, anche se le prospettive putroppo no. Tuttavia sono certa che si farà apprezzare.
Buon lavoro, ragazzo mio!
E buona fortuna!

domenica 24 giugno 2018

Quando è il tuo corpo che ti ferma. Diario del nostro podere. Undicesima (breve) puntata.

Un nuovo acquisto per l'ingresso sul retro

22-24 giugno 2018
Era da tanto che non mi prendevo un'infreddatura così. D'estate poi, non ho proprio ricordanza. Tosse stizzosa fastidiosissima, raffreddore, bruciore in gola, mancanza di appetito, pressione bassa e spossatezza. Venerdì pomeriggio parto in questo stato per la campagna.
E così questa volta è stato il mio corpo a mettere i freni alla mia iperattività e ho dovuto davvero abbassare le pretese. Certo, il minimo l'ho dovuto fare: la spesa, cucinare, ho aspirato anche un po' di polvere e ragnatele dal piano superiore. Ma niente lavori agricoli!
Ripartiamo al solito nel primo pomeriggio di domenica dopo aver fatto un gran raccolto di iperico e salvia da essiccare per tisane invernali (e non). Non a caso l'iperico è chiamata anche "Erba di San Giovanni"!

domenica 17 giugno 2018

E se non c'è niente da fare.... Diario del nostro podere. Decima puntata

la nostra catalpa in fiore

15 giugno 2018
In viaggio di venerdì mattina verso la Lunigiana, facciamo mente locale sui lavori da fare al podere. R ha sicuramente da tagliare ancora l'erba anche se è rimasta solo qualche zona marginale. 
Ma poi? Semplice! Se non ci sono altre cose da fare, forse sarà la volta buona che ci godiamo la nostra casa in campagna "sbracandoci". Non male l'idea!
In ogni caso per oggi, tra scaricare la macchina, aprire la casa, l'acqua e il gas, accendere il frigo e la caldaia, fare il giro perlustrativo e pranzare velocemente, troviamo il tempo per rilassarci un po' in terrazza (all'ombra però, il clima non permette più bagni di sole).
Sono in fiore la catalpa e i melograni. Qualche piccolo fiore lo ha fatto anche il tiglio anche se si è specializzato in frondosissimi polloni.
Dopo il caffè di saluto alla vicina, decidiamo di fare una camminata fino al passo del Cucco e ritorno (un'ora e cinquanta minuti); percorso su strada provinciale poco trafficata ed abbastanza ombrosa nel tardo pomeriggio. Rimane il tempo di preparare la cena, consumarla e bersi una tisana guardando le stelle (per quello che consente il super faro che purtroppo illumina a giorno la nostra terrazza dalla strada provinciale). Il farone non ci impedisce però lo stupore delle prime lucciole dell'estate!

16 giugno 2018
R attacca il suo lavoro con il tagliaerba, mentre io raccolgo le ciliegie maturate sugli ultimi due alberi. Si tratta di una varietà più tardiva che fa frutti piuttosto grossi ma non troppo scuri, comunque molto saporiti, forse troppo, visto che, nonostante il nostro spaventapasseri, gli uccelli le hanno già beccate provocando la marcescenza di molte di loro. Mannaggia! Ne ricavo un cestino di cui poche sane.
Scendo in pianura dal nostro vivaista per comprare una piantina di timo e una di menta e scopro che da tempo aveva in serbo per noi due piante che avevamo ordinato ma che si era dimenticato di portarci: un alloro e un ibisco a forma di alberello. Vorremmo prenderle ma adesso comincia l'emergenza siccità e forse stanno meglio posteggiate da lui che ha l'impianto di irrigazione.
Quest'anno lo dicono tutti: il raccolto di frutta è scarso. Pare che la colpa sia della gelata di febbraio che ha sorpreso molte piante già in fiore. Infatti gli unici alberi da frutti che sono stracarichi sono i meli che fioriscono più tardi. Le meline sono a gruppi di tre e anche cinque e allora, come ho letto su Internet, mi accingo a diradarle cioè a farne cadere alcune in modo che quelle rimaste abbiano più spazio e più nutrimento per crescere. Mi piange un po' il cuore sacrificarne alcune ma sono veramente pressate nei loro mazzetti.
Si fa così ora di cena e poi finalmente mi godo un film, cosa che non mi riesce mai di fare in città.

17 giugno 2018
Mentre R dà una passata di verderame agli alberi (che hanno ancora tracce di ruggine), io do un po' di acqua a tutte, operazione che porta via un sacco di tempo visto che il nostro podere è in ripida salita. Su e giù con secchio e annaffiatoio si fa una bella sudata anche di mattina (non proprio di prima mattina a dire il vero). Ma perché non abbiamo ereditato un podere in Pianura Padana?
Poi raccolgo i fiori di lavanda, bellissimi e profumati, in tre bei mazzetti che metterò a seccare mentre R raccoglie quelli di elicriso per ulteriori tisane.

Non mi rimane che ripulire il giardino pensile dai tralci invadenti del glicine e si fa ora di partire.
Puff! Ma come? Non si era detto che non c'era nulla da fare?

lunedì 4 giugno 2018

Primo raccolto ed emergenza ruggine. Diario del nostro podere. Nona puntata.


1 giugno

All'arrivo veniamo accolti da un bel fiore giallo di uno dei nostri Iperici (quello del giardino pensile) e, con grande sorpresa, da un gruppo di splendidi gigli bianchi nati spontaneamente. Ci rendiamo conto che la pianta che li ha prodotti l'abbiamo sempre estirpata pensandola una comune infestante.
Saliamo subito i pianelli e constatiamo con gioia che almeno due alberi su cinque hanno ciliegie mature pronte per essere colte. Si tratta dei due alberi più piccoli ma comunque siamo contenti che siano scampati agli uccelli.
Le nostre amate piante stanno abbastanza bene, anche se qualcuna mostra un po' di sofferenza per la mancanza d'acqua e purtroppo diverse, tra i quali due albicocchi, hanno la “ruggine” sulla parte inferiore delle foglie. Trovo in rete che si tratta di miceti e che comunque il verde-rame sembra uno dei rimedi consigliati.
Il primo raccolto di questo mese: un mezzo bicchiere di deliziose fragoline di bosco che l'anno scorso furono falciate dal tagliaerba prezzolato.

2 giugno

Munito di diversi rocchetti e fili, Roberto attacca a tagliare l'erba. Subito giunge alla conclusione che l'uso del rocchetto è sconsigliato con questa erba tenace ed alta e passa all'uso del doppio filo. Grazie alla scorta di quest'ultimo riuscirà questo finesettimana a finire praticamente il lavoro, con grande soddisfazione sia dell'occhio che della mia allergia ma anche, immaginiamo, delle piante liberate dalle erbe concorrenti.
Io invece mi dedico a ripulire il tetto della casetta dalle infestanti e dai residui aghi del pino abbattuto l'ottobre scorso. Poi ripulisco il settore delle fragoline e felci dalle altre erbe infestanti.
Nel pomeriggio però mi prendo la libertà di fare il solito anello di due ore a piedi. La temperatura è infatti ideale: sole ma non troppo caldo.
La sera ci godiamo la cena in terrazza sul nostro nuovo tavolino tondo col piano di vetro, nella pace della campagna, tra lo stormir di fronde e il cinguettio degli uccelli, lontani dalle amarezze dell'attualità.

3 giugno

Approfitto della giornata di pieno sole per mettere in terrazza tutti i materassi e i cuscini del salotto. Faticoso, ma penso al lungo inverno nel quale hanno presso umido e freddo e spero così di eliminare in modo naturale un po' acari.
Poi mi accingo alla raccolta delle ciliegie decisa a non lasciarne neanche una sui due alberi pronti. Il raccolto è molto più modesto di quello dello scorso anno: due chili scarsi. Tuttavia sono buonissime.

4 giugno
 
Prima di partire irroro diverse piante con il verde-rame ma purtroppo arriva un temporale che lava un po' il prodotto appena distribuito. Speriamo bene.

domenica 27 maggio 2018

Diario del nostro podere. Ottava puntata



27 maggio

Gioie e dolori per quanto riguarda lo stato di salute delle piante: il mandorlo sembra aver superato la malattia delle foglie rosse accartocciate (anche se non è bello frondoso) mentre due albicocchi su tre hanno della ruggine sotto le foglie. Il kaki invece è in piena fioritura, con fiori ben poco vistosi e neanche tanto profumati ma che tuttavia sono visitati dalle api. I meli hanno tanti piccoli frutti, spesso a grappoli di tre/cinque. Li sfoltisco sui rami dove arrivo. Chissà se nel gruppo scelgo quella giusta da lasciare sul ramo!
Poi ripasso con il verde-rame le piante che mi preoccupano di più: mandorlo, albicocchi, meli, prugni ed altre, distribuisco un po’ di terriccio ottenuto dalla compostiera, spruzzo un po’ di macerato di ortica qua e là. Raccogliamo anche una manciata di fragoline di bosco e un po’ di fiori di elicriso il cui infuso, una volta seccati, ci aiuterà quest’inverno a curare il mal di gola.
Prima di partire seguiamo il suggerimento della nostra vicina novantenne riguardo alla prevenzione dalla razzia di ciliegie da parte degli uccelli: il vecchio trucco dello spaventapasseri. Ci cascheranno?

domenica 6 maggio 2018

Lotta alle graminacee e ai parassiti. Diario del nostro podere. Settima puntata

5 maggio 2018
Si aspetta tutto l'inverno per vedere le nostre piante esplodere con foglie e fiori ma non si calcola che anche altre piante che non vorremmo esploderanno a loro volta.
 Le piante che quest'inverno abbiamo comprato e amorevolmente messo a dimora stanno bene: delizioso l'acero giapponese, inaspettatatamente gialla la fioritura del gelsomino, belli i fiori fucsia dell'albero di Giuda, foglie nuove sulla bignonia che davamo per spacciata e foglie nuove su tutti i nuovi alberi, dalle rosso brune dell'acero, alle frondose della catalpa, a quelle più timide dell'acacia di Costantinopoli.
Spettacolari i due alberi della nebbia, anche loro con foglie rosso-bruno. I nuovi alberi da frutto danno segno di aver superato le gelate invernali anche se non promettono frutti, salvo una, dico una, albicocca sull'albicocco reale d'Imola (maturerà?). Sono invece in gestazione ciliegie, prugne, kaki e fichi.
Ma il primo problema che salta all'occhio in questa visita è l'erba alta. Oddio, erba: in realtà si tratta di un mix dove le graminacee la fanno da padrone che soffoca tutto quello che non supera il metro. Dove sono gli olmini tenaci che hanno ormai quattro anni? E le coetanee marruche?  E i piccoli melograni della mia mamma di circa 20 centimetri? Persino la rustica rosa canina è mimetizzata tra queste malefiche spighe!
All'urgenza quindi di liberare queste piante basse dedico quasi tutta la mattina del sabato sfidando la mia allergia alle graminacee, confidando nell'antistaminico ma procurandomi il classico mal di schiena da diserbo.
Altra urgenza è  quella di liberare le piantine grasse nel "giardino verticale". Grazie a questa operazione scopriamo che alcune sono insperatamente sopravvissute all'inverno, come le piccole eriche o la piantina viola omaggio della mia amica A.
Roberto nel frattempo mette a dimora: due tipi di hibiscus (Hibiscus syriacus redhearth e Hibiscus syriacus woodbridge),  due coppie di due tipi di iperico (Hypericum moserianum tricolor e Hypericum hidcote),  due ginestre (Spartium juceum), due Cotoneastor salicifolius e un Delosperma.
Poi passa a tagliare l'erba del "giardino pensile" che dopo questa operazione risulta davvero bello!

Purtroppo un'altra sciagura si abbatte in questo periodo sulle nostre piante: i parassiti. Il più attaccato sembra essere il mandorlo che le foglie accartocciate ed arrossate. Anche il prugno ha segni di parassiti in alcune fronde. Che ansia!
Spruzzo del macerato di ortica su entrambi ma mi riprometto di darci anche verde-rame prima possibile.
Approfitto quindi per mettere in produzione dell'altro macerato che mi serve anche per il giardino di Firenze dove imperversa il cosiddetto "mal bianco".
Si pone il problema del taglio dell'erba, operazione che di solito affidiamo a manovalanza locale. Come evitare però che il rustico indigeno falci piante a cui teniamo? Si parla delle felci, delle fragoline di bosco, dei piccoli melograni della mamma, ma anche delle piantine grasse. Si decide quindi di procrastinare l'affidamento del lavoro ad una fase successiva, cercando nel frattempo di fare da noi le zone "delicate".

6 maggio 2018

Domenica mattina indosso subito l'erogatore di verderame e irroro diverse piante ma principalmente il mandorlo, il prugno, gli albicocchi. Poi diserbo le piantine di fusaggine in cima al podere che ieri avevo completamente dimenticato.
Roberto nel frattempo taglia l'erba nell'aiuola del parcheggio (dove gli operai della provincia avevano lasciato una "acconciatura di moda" con la sfumatura...) e sul settore del podere che dà sul parcheggio. Molto bello il risultato: si comincia a vedere la studiata successione di cespugli (ancora piccoli a dire il vero): lavanda, elicriso, ginestra, albero della nebbia, hibiscus.
Io invece procedo a creare delle piccole aiuole con i ciottoli di fiume che abbiamo preso ieri pomeriggio al torrente. Li sistemo intorno alle piante più piccole in modo da contrassegnarle ed anche impedire un po' la crescita delle erbacce. Anche questa operazione dà un risultato molto gradevole esteticamente.

E' ora di ripartire onde evitare le code in autostrada. Anche se di lavoro ce ne sarebbe tanto da fare, siamo soddisfatti di questo fine settimana.

martedì 1 maggio 2018

Cammino di San Benedetto - seconda (e ultima!) parte: da Rocca Sinibalda a Montecassino

Quando, da Madonna delle Grazie, si sale su per il sentiero e si cambia versante della collina, l'Abbazia di Montecassino ci appare inaspettatamente vicina e l'emozione di essere alla fine del cammino è forte.
Duecentocinquanta chilometri circa in dieci tappe (che si aggiungono alle sei fatte lo scorso anno) attraverso il Lazio interno: zaino sulle spalle e bastoncini in mano.
Passando, la gente ti guarda con curiosità divertita: "Bravi!" "Come mi piacerebbe fare come voi!" "Se andate un po' più piano, vengo anch'io!"
Il settantottenne sovrappeso, ex maestro di rafting, fa un pezzo con noi lungo l'Aniene, subito dopo Subiaco, e continua a ripeterci: "Andate pure al passo vostro!" ma si capisce che ha voglia di raccontarsi.
L'ex operaio della Fiat di Cassino, oggi in pensione, ci mostra come taglia l'erba con il trattore sotto i suoi ulivi e ci spiega volentieri la sua nuova attività agricola.
La madre superiora delle Suore della Carità a Pozzaglia Sabina ci accoglie con calore e sottolinea più volte, a me ed alla mia amica, come noi madri facciamo tanto per gli altri.
La formosa vigile dagli occhi azzurri di Guarcino ci mette volentieri il timbro del suo comando sulla credenziale del pellegrino e ci dà i classici consigli di quelli che si sono sempre mossi in auto.
E poi ci sono i preziosi "amici del cammino": ad Orvinio l'infaticabile Simonetta dal sorriso radioso, a Mandela la bruna Marzia, che si rilassa a fine giornata con lo yoga, a Trevi nel Lazio Luisa che ci raccomanda di goderci la bella vista del suo paese dalla torre della Rocca, a Collepardo Giorgio ed Ivana con il loro B&B nello storico palazzo di famiglia ristrutturato ed arredato con estrema cura e gusto e a Roccasecca Tommaso che con lo scooter va a soccorrere altri imprevidenti pellegrini rimasti senz'acqua in una giornata caldissima. Formano una bella rete questi "amici del Cammino di San Benedetto" tenendosi costantemente in contatto e aiutandosi a vicenda allo scopo di salvaguardare e valorizzare il proprio territorio, quei bei borghi tra i Monti Lucretili, Simbruini ed Ernici, che rischiano lo spopolamento.


"Il pellegrino è un ospite prezioso" ci dicono, "un turista discreto, poco esigente, che sa apprezzare la bellezza dei luoghi che attraversa senza rapacità."
Già, i pellegrini. Categoria particolare di viaggiatori: le quattro tedesche che fanno pezzi con il bus, Marisa e Giulio, 160 anni in due, che fanno il cammino per la quarta volta, il vicentino che si sveglia presto ed è sempre avanti e i quattro siculo-bolognesi che invece sono sempre dietro.
Ed infine noi, "i tre toscani" che, a cammino concluso, a pergamena ricevuta, aspettando il bus davanti all'Abbazia di Montecassino non possiamo fare a meno di progettare il prossimo cammino.
D'altra parte, come lessi una volta su un cartello in un bosco: "la vita è una serie di pause tra un cammino e l'altro".