lunedì 26 agosto 2013

Il boss non abita più qui

500.000 reati di tipo mafioso in un anno, come dire 1300 reati al giorno, 50 all'ora, quasi 1 al minuto;
250 milioni di Euro al giorno versati dai commercianti per pagare il pizzo, 160.000 Euro al minuto;
20 miliardi di Euro di "fatturato" annuo (stima Eurispes 2010) con un utile da investire di 130 miliardi.
Di questa massa di denaro il 45% circa viene reinvestito in ulteriori affari criminali (soprattutto acquistando droga, attività che dà i maggiori introiti), mentre il 55% viene riciclato soprattutto nel settore edile. I mafiosi acquistano macchine lussuose, si fanno costruire ville con panorami mozzafiato e piscine e bagni alla Scarface, ma investono anche in terreni, palazzi, castelli, esercizi commerciali e aziende.
Non c'è regione italiana che ne sia esente. Basta collegarsi al sito della Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalià organizzata e si ha un'idea dell'immenso patrimonio di cui si parla. Alla voce "I beni" si può cliccare sulla propria regione e si scoprono aziende ed esercizi commerciali di tutti i tipi.
Pio La Torre, esponente politico siciliano, già dagli anni Ottanta aveva capito che  bisogna colpire i mafiosi in ciò che hanno di più caro: i soldi. Purtroppo non fece in tempo a vedere in vigore la sua legge perché venne assassinato prima della sua approvazione.
Nel 1996, grazie ad un milione di firme raccolte, fu approvata una proposta di legge promossa da Libera per il riutilizzo a scopo sociale dei beni confiscati, meccanismo che esiste solo in Italia. I beni vengono dapprima sottoposti a sequestro e, solo dopo il lungo iter processuale che porta alla condanna del mafioso, ne viene dichiarata la confisca definitiva e quindi assegnati ad un ente locale. Quest'ultimo o lo utilizza direttamente per servizi pubblici o  lo mette a disposizione, con bando pubblico, di associazioni, cooperative, fondazioni o altre istituzioni pubbliche (ad esempio per la caserma dei Carabinieri). La sede della cooperativa nel Casertano dove sono stata lo scorso luglio, per esempio, era stata in un primo momento destinata dal Comune di Sessa Aurunca a canile municipale, mai utilizzato (anche perché non era assolutamente a norma).
Questo processo è molto importante perchè dà un segnale fortissimo nelle zone ove la criminalità regna. Mostra che si può stare dalla parte della legalità, mostra che si può lavorare in modo pulito (qualche centinaia di giovani lavorano per queste cooperative e i prodotti a marchio Libera Terra fatturano ormai 6 milioni di Euro l'anno) e serve per far capire alla zona grigia da che parte si deve stare.
Purtroppo non è tutto rose e fiori. Come raccontano anche gli ospiti di questa puntata di Fahrenheit Radio 3, dal sequestro del bene al suo riutilizzo passano anni durante i quali i terreni e i fabbricati si degradano (o peggio subiscono devastazioni); talvolta sono gravati da ipoteche che né il Comune né le cooperative hanno soldi per estinguere; le aziende (circa 1500 sequestrate e purtroppo ancora in gran parte inattive) perdono clienti anche perché vengono boicottate sotto le pressioni dei potenti mafiosi locali (mi ricordo il caso della società di trasporti Riela di Catania). La Calcestruzzi Ericina (che era del boss trapanese Vincenzo Virga) è uno dei pochi esempi positivi, grazie anche all'instancabile opera dell'allora prefetto di Trapani Fulvio Sodano.
L'Agenzia dovrebbe avere più risorse per poter lavorare in modo più veloce e snello. Ed inoltre dovrebbe evitare di cedere a certe pressioni, come probabilmente sta succedendo al complesso e all'azienda agricola di Suvignano, un posto bellissimo che ho avuto occasione di vedere durante un'escursione in Val d'Orcia, sequestrato all'immobiliarista di Cosa Nostra Vincenzo Piazza e che sta finendo all'asta (per la seconda volta dopo un tentativo sventato nel 2009) con la quasi certezza che a ricomprarlo sarà un mafioso.

Oggi parto per un nuovo campo della legalità. Questa volta vado in Puglia con l'ARCI. Alloggeremo (al solito in modo molto spartano) nella villa sequestrata ad Antonio Screti, cassiere della Sacra Corona Unita.


Per saperne di più sulla criminalità organizzata e anche sui beni ad essa confiscati consiglio:
  •  i documentari di Aldo Zappalà,  in collaborazione con gli studenti dell'Università Sant'Orsola Benincasa di Napoli, realizzati per La Storia Siamo Noi e rivedibili qui;
  • le Lezioni di mafia di Piero Grasso, registrate nel 2012 e recentemente rimandate in onda su RaiStoria.

venerdì 23 agosto 2013

La Pira e il diritto alla casa

Non è necessario essere marxisti per sentire l'esigenza di giustiza sociale. Giorgio La Pira era democristiano ma aveva a cuore la sorte dei suoi cittadini più poveri. Era siciliano ma fu sindaco di Firenze tra il 1951 e il 1957. Durante i suoi mandati appoggiò fortemente gli operai che occupavano la fabbrica Pignone a rischio chiusura e soprattutto fece scelte coraggiose per fronteggiare l'emergenza casa, preoccupato per il continuo aumento degli sfratti.
Oltre a deliberare la costruzione di edilizia pubblica (le cosiddette ‘case minime’), La Pira chiese ad alcuni proprietari immobiliari di affittare temporaneamente al Comune una serie di appartamenti vuoti. Dopo aver ricevuto da parte loro solo rifiuti, ordinò la requisizione degli immobili appellandosi ad una legge del 1865, che dava facoltà ai sindaci di requisire qualsiasi proprietà privata "in situazioni di emergenza o per motivi di ordine pubblico".
Da allora sono passati sessant'anni e letta oggi, tempo in cui la proprietà privata sembra una dogma intoccabile (tranne quando sulle case dei poveracci ci deve passare una grande opera) l'ordinanza del Sindaco La Pira commuove:
Considerato che gravissima è la carenza degli alloggi nel Comune di Firenze essendo pendenti richieste per alloggio in numero di 1147 da parte di sfrattati e sfrattandi, che attraverso informazioni prese attraverso normali organi di informazione risultano essere assolutamente nell’impossibilità di procurarsi un quartiere od altra sistemazione per non avere i mezzi per pagare un fitto corrente al mercato libero anche di una sola camera; considerato che sono state svolte ricerche onde accertare se esistono luoghi di abitazione disponibili da affittare senza alcun esito positivo e che ogni possibilità di sistemazione di sfrattati in luoghi di proprietà pubblica è stata esaurita; considerato che la gravità della situazione è tale che si sono verificati episodi di sfrattati che hanno portato i loro mobili nella sede comunale tanto che il fatto ha avuto eco anche in un giornale cittadino, con conseguenza evidente di far sorgere una sempre maggiore tensione nello stato d’animo non solo degli sfrattandi, ma anche dei privati cittadini verso questa pubblica amministrazione ritenuta incapace di soddisfare anche precariamente ad un diritto fondamentale del cittadino quale quello ad una abitazione; considerato quindi che possono temersi fatti di intolleranza e di ribellione, ritenuti giustificati dal fatto che innegabilmente la Costituzione dello Stato garantisce il diritto fondamentale del cittadino all’assistenza ed alla sicurezza individuale e familiare; ritenuto che il problema di un alloggio ai senza tetto riveste gli aspetti di una grave necessità pubblica, il Sindaco ordina la requisizione immediata dello stabile sito in...”

In verità anche allora l'iniziativa del Sindaco scatenò polemiche violentissime alle quali egli rispose con un appassionato intervento in consiglio comunale il 24 settembre 1954:
Ma, signori, io dico a voi, chiunque voi siate: se voi foste sfrattati? Se l’ufficiale giudiziario buttasse sulla strada voi, la vostra sposa, i vostri figli, i vostri mobili, voi che fareste? Se il vostro reddito, fosse, per esempio, di 30mila, 40mila, 50mila lire al mese, come fareste a procurarvi una casa dove si paga 20mila o 30mila lire al mese di pigione?
Ditemi voi, come fareste? Sapete quale è il numero degli sfratti coi quali abbiamo avuto da fare in questi tre anni? Se vi dico tremila non vi dico un numero eccessivo! Ebbene, io vi prego, signori consiglieri, potreste restare indifferenti davanti a questa marea che diventa disperante per chi ne è investito?
In una comunità cittadina non bestiale ma umana è possibile lasciare senza soluzione un problema così drammatico per la sua improrogabilità ed urgenza?
È possibile che un Sindaco, di qualunque parte sia, se ne resti indifferente davanti a tanta cruda sofferenza?
Ripeto, se capitasse a voi di essere sfrattati e nelle condizioni di non potere pagare 20mila lire di pigione avendo un reddito di 40 o 50mila lire mensili, che fareste?
Eppure è stata proprio questa una delle cause che più vi hanno irritato, signori consiglieri: ho requisito le case! Che grave colpa!
Ma che dovevo fare? Ho dato una mano di speranza -del resto sulla base di una legge!- a tante famiglie povere e disperate! […] ebbene, signori consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia!
Ma non avete il diritto di dirmi: signor sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.).
Case vecchie, ville vecchie: provvedimenti di emergenza, come si fa quando il fiume straripa e l’alluvione costringe le autorità a prendere i provvedimenti del caso!”.

La Pira rispose agli attacchi anche in una lettera aperta ad Ettore Bernabei, direttore del Giornale del Mattino:Devo lasciarmi impaurire da queste denunce penali che non hanno nessun fondamento giuridico -e tanto meno morale- o devo continuare, e anzi con energia maggiore, a difender come posso la povera gente senza casa e senza lavoro? […] un sindaco che per paura dei ricchi e dei potenti abbandona i poveri -sfrattati, licenziati, disoccupati e così via- è come un pastore che, per paura del lupo, abbandona il suo gregge'.

Altro che Renzi!

Ringrazio Altreconomia per lo spunto e la  Fondazione La Pira per i testi citati.

mercoledì 21 agosto 2013

Intrigo e nostalgia

In questi giorni ho rivisto "Il segno del comando". "Rivisto" forse non è il verbo appropriato. Ho scoperto infatti che è uscito in TV nella primavera del 1971 quando avevo soli 8 anni! Ecco perché i miei ricordi si limitavano al susseguirsi di scene notturne in una Roma deserta, al fascino di Ugo Pagliai e della mitica sigla Din don ma soprattutto alla paura dei fantasmi, tanta paura! Mi ricordo che non riuscivo a scollarmi dallo schermo salvo ogni tanto buttare un occhio al buio del corridoio terrorizzata che ne uscisse un spirito. Che nostalgia!
Rivedendolo oggi, secondo me, lo sceneggiato non ha perso il suo smalto. Certo, l'insistenza sul paranormale ci fa sorridere e quelle lunghe scene con sedute spiritiche, ragnatele, pipistrelli e tutti gli ingredienti possibili quasi ci spazientiscono. La recitazione ha quello stile un po' teatrale, impostato, che suona demodé. Tuttavia l'intreccio giallistico è sempre accattivante. L'ho notato in mio figlio che tra una puntata e l'altra non ha resistito a fare le sue congetture per indovinare il mistero che avvolgeva il professor Forster. Magistrale la capacità di indurre lo spettatore a chiedersi se quel personaggio sa o non sa, è dei buoni o dei cattivi, la racconta giusta o nasconde qualcosa.
Ho scoperto che gli ascolti si aggiravano sui 15 milioni di spettatori. E' vero che non c'era Mediaset, né Sky, né internet, né Facebook, né DVD e tante altre distrazioni. Tuttavia Il segno del comando si merita proprio di essere diventato un cult.


domenica 18 agosto 2013

Cacca e nanna

A partire da un bel giorno di questi trascorsi in campagna il computer portatile del mio tempo libero (quello con il quale scrivo i post, leggo i blog, guardo i video, ecc.) ha deciso di non accendersi.
Premendo il tastino di accensione ruglia un secondo e non parte. Un tempo, quando ero molto più rete-dipendente, l'avrei presa molto male. Per fortuna sul quel PC non ho file di cui non conservi copia altrove, però lì sopra c'è una cartellina chiamata "DAPOSTARE" dove metto da parte le puntate radio e TV che ritengo interessanti e sulle quali, appena trovo il tempo di riascoltarle, ci faccio un post. Inoltre, non avendo internet in campagna, avevo anche in file di testo una bozza di post su una puntata di Fahrenheit che mi era piaciuta con un giovane economista, Emanuele Ferragina, che ha scritto il libro "Chi troppo, chi niente", dove cerca di dimostrare che il concentrarsi sempre di più della ricchezza in poche mani non sia solo ingiusto ma anche dannoso per la società nel suo complesso. Il riascolto della puntata e la trascrizione dei brani più significativi mi era costato quasi un'oretta del mio tempo (mentre il roastbeef cuoceva). Ma il fato ha voluto così e così sia. 

Attingerò quindi alla mia esperienza personale, anzi personalissima, in questo post di ritorno in città e parlerò di cacca e nanna. Le mie vacanze ideali comporterebbero emozioni nuove, sfide, viaggi, esperienze inedite ed anche impegno fisico. Trascorrere un paio di settimane in campagna non è niente di tutto questo (tranne forse l'impegno fisico perché al solito non sono mai stata ferma). Tuttavia le ferie sono anche recupero psicofisico ed ho capito in questi giorni che, se ci sono due funzioni sacrificate nella nostra vita frenetica, sono proprio il sonno e l'evacuazione. Sul cibo, con la volontà, si interviene a piacere ma sul sonno e sull'intestino la volontà può fare poco.
Addormentarsi e svegliarsi secondo quanto richiede il nostro organismo è un lusso che normalmente non ci possiamo permettere (che per me significa andare a letto verso mezzanotte e svegliarmi tra le 8.30 e le 9, oltre non mi riesce e non mi serve). Devo dire che il corpo non si adatta subito al nuovo ritmo. Dopo la prima notte di sonno ristoratore, sono rimasta imbambolata come se non mi fossi mai svegliata bene. Ma dal secondo giorno in poi mi sono sentita molto lucida e senza dover ricorrere al caffé (droga essenziale invece nei giorni di lavoro nei quali è la sveglia a buttarmi giù dal letto).
Lo stesso dicasi per l'intestino. Le difficoltà evacuatorie durante i viaggi sono note. E' un classico argomento del terzo giorno dei campi e dei viaggi di gruppo allorché vengono fuori gli espedienti più fantasiosi (dalle classiche prugne secche, al bicchiere di acqua calda a digiuno, alla citrosodina, alla sigaretta, ai semi di lino e chi più ne ha più ne metta). Nella fretta di tutti i giorni le esigenze del nostro intestino sono troppo spesso sacrificate, soprattutto quel naturale riflesso gastro-colico della mattina appena alzati. Poterlo assecondare sarebbe una delle cose più salutari che ci siano. Le ferie sono anche questo. Lo so, l'argomento è considerato poco nobile. Tuttavia ho la sensazione che costringendo queste due importanti funzioni, il sonno e la cacca, dentro i ritmi innaturali ai quali siamo per forza di cose tenuti, prima o poi il nostro corpo ci presenti il conto. Spero di sbagliarmi.

venerdì 2 agosto 2013

Se non si sa che fare, si può:


SE NON SI SA CHE FARE, SI PUO':
  • LEGGERE
  • GIOCARE AL COMPUTER
  • GUARDARE LA TELEVISIONE
  • GIOCARE A PING PONG (ANCHE DA SOLI)
  • GIOCARE A CARTE (ANCHE UN SOLITARIO)
  • DORMIRE
  • AIUTARE MAMMA O BABBO (CHIEDERE)
  • DISEGNARE
  • FARE LE PAROLE INCROCIATE
  • PASSEGGIARE
  • FARE STRETCHING
  • PRENDERE IL SOLE
  • TOGLIERE LE RAGNATELE
  • SPOLVERARE, SPAZZARE, ECC.
  • SCRIVERE
  • PENSARE
  • CANTARE
  • SUONARE
  • FARE UN PUZZLE
  • GUARDARE NEL VUOTO
  • ANNOIARSI!
Capisco perfettamente che una casa in campagna con intorno un paesino di poche anime dove non c'è neppure un bar sia la morte civile per degli adolescenti. Tuttavia ci sono dei vantaggi a trascorrere un paio di settimane là, lontani dalla rete.
Quello sopra è il cartello che scrissi e appesi un paio di anni or sono per cercare di zittire mio figlio minore (l'altro, essendo più meditativo, applica spontaneamente un paio di punti della lista, soprattutto il penultimo!). Capisco mio figlio, perché anch'io sono un'iperattiva. Tuttavia sapersi annoiare è un'arte che è utile imparare (io non l'ho mai fatto).
Per quanto mi riguarda, non ho problemi: ho tante di quelle riviste arretrate da leggere, video e film da vedere, puntate radio da sentire, sonno da recuperare (senza contare i lavori di manutenzione della casa che non mancano mai) che queste due settimane finiranno per volar via, come tutti gli anni.

Dedicato a Luposelvatico che su aNobii "si è annoiato, punto."