martedì 28 giugno 2011

La Spagna che non sembra Spagna

Luogo comune vuole che il paesaggio spagnolo sia fatto di assolate distese di campi di grano sulla torrida ondulata Meseta e difatti per un paio di giorni il finestrino dell'auto ha restituito quest'immagine. Tuttavia per il resto del viaggio abbiamo attraversato l'insolita e affascinante "Spagna verde" (Paesi Baschi, Cantabria, Asturie, Galizia) con i boschi di conifere che arrivano fino al mare e le impressionanti scogliere alternate a bellissime spiagge.
"Aereo + auto a noleggio" è una formula che avevo abbandonato da anni (prima i figli piccoli, poi gli scrupoli ecologisti) e che mostra pro e contro. Il principale vantaggio è dato dalla gran quantità di cose che in questo modo si riesce a vedere in poco tempo. In otto giorni abbiamo percorso quasi 1800 km visitando: Santander, Oviedo, Gijon, le Rias Altas, A Coruna, Santiago di Compostela, Lugo, Leon, Burgos, San Sebastian, Bilbao e altri numerosi piccoli centri.
D'altro canto questa combinazione comporta un discreto costo (al noleggio va aggiunta la benzina, l'autostrada e il parcheggio urbano), il fatto che entrando in una città sconosciuta senza navigatore si rischia di perdersi subito e, non ultimo, una sorta di "bulimia" che porta a fare un piccolo assaggio superficiale di tutto senza penetrare veramente nel posto che si visita.
In ogni caso il viaggio è stato interessante e gradevole, costellato di ricordi e impressioni da portare a casa come il percorrere la solitaria e caraibica spiaggia davanti al paesino di Do Barqueiro con la marea che sale, il sentirsi coinvolti nei festeggiamenti di San Juan a La Coruna con migliaia di giovani che al tramonto accendono falo' e barbecue sulla lunghissima spiaggia di Orzan, lo scherzare sui variopinti pellegrini che percorrono il famoso "Camino", il sorprendersi per l'atmosfera accogliente della moderna Bilbao abbellita da un inaspettato festival multietnico.
Un grazie al paziente marito che si è sciroppato tutti quei chilometri di guida ed a mio figlio per la sua ironica e divertita compagnia.

Alcune immagini del viaggio.

lunedì 20 giugno 2011

Vecchio proposito


Correva l'anno 1992. Io e il mio compagno convivevamo da circa un anno ed io aspettavo il mio primo figlio. Alla fine della nostra bella vacanza in Spagna e Portogallo (aereo+auto: Madrid, Granada, Siviglia, Lisbona, Porto, Salamanca) ci siamo detto: "La prossima volta facciamo la Spagna del Nord."
Poi la famiglia è cresciuta, per anni i viaggi del genere sono stati accantonati e i nostri gusti cambiati.
Dopo diciannove anni, ecco l'occasione di realizzare il nostro vecchio proposito.
A presto.
Artemisia

sabato 18 giugno 2011

La difficile uscita dal dispotismo democratico

Ultimamente ho seguito con un po' di distacco le vicende politiche italiane, complice la vacanza. Sono stata certamente contenta dei risultati delle amministrative di maggio e dei referendum. Mi sembra un piccolo miracolo che a Napoli sia stato nominato come vicesindaco uno come Tommaso Sodano, che ha sempre lottato contro la malagestione dei rifiuti, e come presidente dell'ASIA, Raphael Rossi, manager boicottato per le sue scelte coraggiose proprio sui rifiuti in Piemonte. Oppure che siano state prese decisioni forti come il togliere quasi del tutto le auto blu dal comune fornendo gli assessori di scooter elettrici o il vietare l'utilizzo dell'usa-e-getta nelle scuole. Oppure leggere che Pisapia a Milano ha scelto come assessore Lucia Castellano, illuminata direttrice del carcere di Bollate.
Non sarà facile cambiare certi meccanismi e sradicare certe rendite di posizione. Ci riusciranno? Lo spero proprio anche se, per carattere, rimango pessimista. Sono certa che Berlusconi, come leader, sia al tramonto, però temo che il suo ventennio abbia segnato profondamente il nostro paese dal punto di vista culturale e che sia necessaria la ricostituzione di un ethos, dei legami, dei rapporti con gli altri, anche quelli che vengono da lontano.
Sapere aude ("abbi il coraggio di sapere") si intitolava un'interessante puntanta di Le Storie Rai3 incentrata su quella che il professor Michele Ciliberto, docente di Storia della Filosofia e ospite da Augias, ha chiamato nel suo libro "La democrazia dispotica".
Mi è piaciuto il porsi di Ciliberto nell'atteggiamento proprio di chi vuol capire, senza odio e senza mai nominare Berlusconi, che tipo di dispotismo stiamo vivendo da un paio di decenni e come mai esso gode (preferisco usare il presente) di ampio consenso.
Il dominio di un uomo su un popolo asservito aveva agli inizi del Novecento il volto e i modi di Mussolini, che oggi forse ci sembrerebbe ridicolo, ma siamo di fronte comunque ad un soggetto molto volitivo, con un grande ego e davanti al quale vi è una grande massa incantata o passiva, nonostante ciò nasca all'interno di una democrazia.
Citando Tocqueville, Savonarola, Bobbio e Macchiavelli, Ciliberto spiega che il dispotismo si sviluppa e si potenzia quando i legami di comune sentire e di solidarietà vengono meno e quando vi è la distruzione del concetto di legge come uguaglianza fra i cittadini e l'affermazione dell'arbitrio. E' soprattutto però la stagnazione e l'indifferenza che permette la nascita del dispotismo, ed è per questo che il professore auspica il "conflitto" (intendendo, credo, contestazione pacifica, non certo guerra civile). Conflitto che dovrebbe essere "organizzato da istituti" come i partiti, senza i quali non c'è democrazia, anche se ben diversi dai tradizionali partiti di massa i quali hanno fatto il loro tempo.

mercoledì 15 giugno 2011

Giovani e vecchi elettori

In occasione di questi referendum mio figlio ha esercitato per la prima volta il suo diritto/dovere di voto. Ciò mi ha fatto venire in mente che, per una singolare coincidenza, anche io ho votato la prima volta per dei referendum, i cinque quesiti del 1981. Mi ricordo che frequentavo l'ultimo anno delle superiori e a scuola si discuteva su come votare (per me furono due NO sull'aborto e tre SI sugli altri).
La mia casa si affaccia sulla strada che conduce ad una scuola elementare, sede di seggio. Tipicamente la domenica mattina delle elezioni vedo passare sotto la mia finestra un certo via vai di persone (soprattutto anziane) e posso così avere un parzialissimo saggio dell'affluenza alle urne.
La scorsa domenica mattina, affacciandomi appena alzata, ho visto il marciapiede deserto. Mi ha assalito un senso di desolazione e ho guardato tristemente la bandiera blu Duesìperlacquapubblica che avevo appeso al davanzale.
Subito dopo però li ho visti. Eccoli, gli anziani del quartiere, avanzare con la loro tessera elettorale in mano, alcuni più disinvolti, altri con passo incerto e affaticato. Uno di loro addirittura manifestava evidenti difficoltà respiratorie e avanzava a passettini piccoli appoggiandosi con una mano sulla spalla della moglie e fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. Mi si è stretto il cuore nel vederlo ostinatamente esercitare fino all'ultimo a quello che probabilmente ritiene un dovere oltre che un diritto sacrosanto. Il 65% di votanti di Firenze lo dobbiamo anche a persone così dalle quali molti giovani dovrebbero prendere lezione di educazione civica.

domenica 12 giugno 2011

Aspromonte interno


"Quando vi diranno che l'Aspromonte è piccolo, brullo e brutto, saprete cosa rispondere" ci ha detto Antonio, forestale da quarant'anni, volto segnato dal sole e dalla vita all'aria aperta, camminatore instancabile con un'ascia in una mano e la Nazionale accesa nell'altra. Vive a San Luca Antonio ma appena può scappa dal quel paese inquietante per camminare tra le sue montagne con le quali ha un rapporto quasi carnale.
In effetti l'Aspromonte interno è bello al di là di ogni aspettativa. Rispetto al mio precedente viaggio in questa terra, incentrato più sugli aspetti culturali e soprattutto sull'eredità greco-bizantina, in questo ha prevalso la natura in tutto il suo splendore.
Notevoli i tre giorni nel campo tenda accanto al casello della forestale con il fuoco notturno per tenere lontani i lupi. Di selvaggia bellezza il paesaggio risalendo la Fiumara Buonamico da San Luca al famoso Santuario della Madonna di Polsi. Purtroppo lo Scirocco ha pregiudicato la vista dai quasi duemila metri della cima del Montalto. La Valle Infernale, a dispetto del suo nome, è invece un vero paradiso: boschi dove il pino rosso e quello nero si alternano al faggio, maestose querce millenarie, una marea di ginestre profumatissime, diversi tipi di orchidee, peonie e molti altri fiori, torrenti che scavano la roccia e disegnano suggestive cascate come le Forgiarelle.
Affascinante anche l'escursione intorno alla Pietra Cappa, singolare monolite la cui immagine è tristemente associata al periodo dei sequestri, ed anche quella ad Africo vecchio, paese abbandonato per l'alluvione nel 1951 le cui stradine e architetture si sta recentemente cercando di riportare alla luce dalla rigogliosa vegetazione (per saperne di più: Tra la perduta gente di Umberto Zanotti Bianco e Africo di Corrado Stajano).
Insomma un viaggio magnifico terminato nella rilassante azienda Il Bergamotto ad Amendolea. E' difficile che alla fine di un viaggio, anche se mi ha soddisfatto, provi il desiderio di tornare in quel luogo. Invece, sarà che finalmente sono riuscita a condividere l'esperienza con il mio compagno, saranno state le ottime persone del gruppo, sarà l'impeccabile professionalità di Andrea, mi è stato proprio difficile staccarmi dall'Aspromonte e non vedo l'ora di tornarci. Iamunindi!


Qui alcune immagini del viaggio e qui il sito di Naturaliter nel caso vi venisse voglia di andare in Aspromonte.

Altri post sui miei viaggi a piedi:
Perché fare un viaggio a piedi?
I misteri dei tufi etruschi
Uno dei "salotti buoni" del pianeta Terra
Di ritorno dal Parco Nazionale d'Abruzzo
Engadina
Corsica Mare e Monti
Di ritorno dalla Val Maira
Il sentiero dell'Inglese (Aspromonte)
Il Cammino di Francesco (prima parte)
Sulcis Iglesiente
Dalle Alpi Marittime si vede il mare
Il Cammino di Francesco (seconda parte)

sabato 4 giugno 2011

Un saluto



Pausa di circa una settimana (in tempo per votare per i referendum). Rotta verso Sud.
Vi lascio con le immagini della pianta misteriosa del giardino (continuano ad arrivare le ipotesi verso il nespolo), la quale, come vedete, è cresciuta ulteriormente, diramandosi e mettendo delle piccole infiorescenze coniche di colore bianco. Aggiungo che ho visto qualche sua gemella nata spontaneamente in giro per la città.

Un abbraccio a chi passerà di qui.

Artemisia


giovedì 2 giugno 2011

La passione triste

Ricordo che mia madre era terrorizzata dall'invidia che percepiva da parte della nostra vicina di casa. Non capivo bene perché, ma detestava quando essa continuava a ripetere "Beata lei!" con tono lagnoso mentre mia madre raccontava di noi. In effetti, l'invidia è una brutta passione, anzi, "una passione triste" per citare il libro di Elena Pulcini, docente di Filosofia Sociale, intervistata a Fahrenheit.
Elena Pulcini sottolinea con chiarezza che l'invidia va distinta da sentimenti quali l'emulazione, che è riconoscimento dell'eccellenza dell'altro che però produce volontà di migliorarsi, lo spirito critico, cioè il prendere le distanze dall'esistente e proporre qualcosa di alternativo, e l'indignazione, cioè lo sdegno che proviamo di fronte ai successi immeritati dell'altro, sentimento che, definito già da Aristotele, scatta di fronte alle ingiustizie ed è la matrice delle lotte sociali.
L'invidia vera invece non è una passione costruttiva (invidiare viene da invidere: guardare di traverso), è un rodersi desiderando l'eliminazione dell'altro che possiede qualcosa che non abbiamo. E' infatti stata definita "il vizio senza piacere", in quanto non ha nemmeno quella gratificazione che bene o male altri vizi hanno.
Secondo Elena Pulcini in una società democratica, ove si affermano principi di uguaglianza, l'invidia esplode particolarmente ("Ma se siamo uguali perché lui/lei deve avere questo e io no?") soprattutto quando, come avvenuto in anni recenti nelle società occidentali, si è affermato il mito del successo consumistico, del "tutto e subito", delle gratificazioni immediate con una certa insofferenza per ciò che richiede impegno e fatica. Si assiste quindi ad un processo di imbarbarimento, ad un'identità sociale debole e priva di contenuti, che cerca la propria conferma in mete molto facili.
Nessuno può dirsi esente dall'invidia. Devo dire che in me sento molto più forte il senso dell'emulazione. Mi ritengo cioè una persona che tende alla competizione, non tanto come successo sociale, quanto come misura delle mie capacità, accettazione della sfida. In palestra, per esempio, sono una "garosa". Se non riesco bene quanto una compagna nel fare un esercizio mi impegno al massimo per migliorarmi ma non desidero che sia lei a sbagliare perché ciò non mi sarebbe di nessuna soddisfazione. Quindi non lo so se sono davvero invidiosa. In effetti trovo davvero triste rodersi sperando nell'infelicità altrui. Preferisco godermi quello che ho senza stare tanto a guardare quello che hanno gli altri.