domenica 26 dicembre 2021

Il giorno dopo Natale


 

 26 dicembre 2020

Fuga dalla città vero il nostro rifugio nell'annus horribilis della pandemia da corona virus. Italia in zona rossa, cioè non si può circolare se non per necessità e non si può uscire dal comune di residenza se non per raggiungere la seconda casa (come stiamo appunto facendo noi). Tempo discreto e autostrada insolitamente deserta.

 



26 dicembre 2021

La stessa fuga un anno dopo. La pandemia non è finita ma quest'anno abbiamo l'arma potente del vaccino per mitigare i suoi effetti più nefasti. Infatti abbiamo meno ricoveri e meno morti a fronte di contagi anche superiori quelli all'anno scorso. Abbiamo un goerno diverso e si può circolare liberamente anche se con prescrizioni prudenziali (mascherine, certificato di vaccinazione). Stessa autostrada ma con tempo pessimo e il solito traffico di sempre. 

Speriamo in un 2022 ancora migliore.

domenica 14 novembre 2021

Il punto

Dopo tanto tempo una domenica pomeriggio di relax in casa. Fuori piove. La visita consueta visita alla mamma anticipata a ieri. Ho trovato persino un po' di tempo per scrivere al bambino (ormai ragazzo) del Burkina Faso che sostengo a distanza. E così trovo anche dieci minuti per scrivere qui.

Che dire? Tutto bene, salvo lamentarsi quotidianamente di sciocchezze, come tutti del resto...

Continua il duello con la mia dermatite atopica che trova sempre pezzi di pelle diversa per esprimersi. Così il conto in farmacia di creme apposite sale vertiginosamente ma, grazie al cielo, me lo posso permettere.

Finiti i lavori nella nostra casa in Lunigiana. Ora è davvero più bella e confortevole: tetto e facciata rifatti, infissi nuovi, caldaia nuova. Come mi piacerebbe stabilirmici!

Finita anche l'esperienza del lavoro agile. Peccato! Mi aiutava a concentrarmi e mi faceva quadagnare quei pezzettini di tempo libero preziosi per fare piccole cose in casa che invece mi trovo tutte insieme nel finesettimana.

Grazie al vaccino, la nostra vita di privilegiati di questa parte del mondo è ripresa quasi normale dopo lo scoppio della pandemia. Rimangono piccoli disagi dei quali ci stiamo abituando (del resto, ci si abitua a tutto): mascherine, gel prima di entrare nei luoghi chiusi, plexiglass tra noi e il nostro interlocutore, termoscanner, greenpass e così via. Basta che ci permettano di comprare, di consumare e di incontrarci, bar, ristoranti, locali, cinema, teatri, stadi.

Sarà che sto invecchiando e che ho quasi concluso il sesto decennio della mia vita, ma io invece sono sempre più inselvatichita e pigra. Non ho voglia di partecipare ad eventi, non ho voglia di uscire, non ho voglia di girare per la mia città. Lo so, non è buon segno, ma tant'è.

Chissà forse, in questo senso, è salutare il fatto di essere costretta a fare violenza su me stessa e ad uscire ogni mattina per andare in ufficio.




domenica 19 settembre 2021

Al fianco dei lavoratori della GKN

© Aleandro Biagianti

Licenziati questa estate con un email da un padrone che non ha neppure un volto, trattandosi di un fondo di investimento, da allora stanno occupando la fabbrica. Un fabbrica che non era affatto in crisi ma anzi aveva commesse. 

Come non partecipare alla loro manifestazione nazionale! Mi ha fatto effetto trovarmi in piazza dopo tanto tempo e ritrovarmi con gli amici con i quali ho condiviso tante manifestazioni.

Non so se servirà, ma l'importante era non far sentire soli questi uomini e queste donne che si sono fatta questa lunga marcia cantando, sudando, tenendosi vicini e sperando di far valere le loro ragioni.

domenica 12 settembre 2021

Svuotalacantina... e poi riempila di nuovo

Settembre tempo di mercatini. Prima che salgano i contagi e si ricominci con le chiusure, tutti i quartieri hanno organizzato una domenica con le "cantine in piazza". I cittadini, non commercianti di professione, possono mettere in vendita la marea di oggetti di cui sono inzeppate le nostre case, le nostre soffitte, i nostri ripostigli, le nostre cantine.

Irresistibile per la mia mamma. Nata in una famiglia di commercianti, ha sempre avuto la passione per "l'affare", la trattativa, la compravendita. Questa attività (che io personalmente detesto sia come compratrice che come venditrice, io regalerei tutto!) le fa salire l'adrenalina e non sentire la stanchezza di una intera giornata all'aperto con sballo di tutti i suoi delicati ritmi fatti di pasti, sonno e pasticche quotidiane.

Le cose che si trovano su questi banchini sono inimmaginabili: giocattoli di tutti i tipi, cocci e coccetti, vestiti e scarpe, vecchi dischi, libri, figurine, arnesi, oggetti strani e curiosi.

Mi ha fatto piacere aiutarla e darle questa possibilità di svago che per lei non ha pari. Purtroppo l'affluenza dei clienti e l'incasso sono stati scarsi, probabilmente per troppi mercatini in contemporanea e quindi dopo aver caricato l'auto di buon mattino, scaricato e allestito il banchino, alla fine abbiamo dovuto ricaricare quasi tutto e il suo garage si è riempito di nuovo. Incasso al netto delle spese di iscrizione: 30 Euro.

Pazienza! Sarà per un'altra volta. Speriamo presto!

PS Opinione personale: e se invece si imparasse a comprare meno, cioè solo quello che effettivamente ci serve?

martedì 10 agosto 2021

Ottanta metri quadri di libertà creativa

Avere a disposizione un muro di circa 20 metri per quattro di altezza non è proprio come avere davanti un foglio bianco. Eppure dona una sensazione di entusiasmo creativo simile ma molto più amplificato. "Basta questo grigio-muffa!" ci siamo detti anni or sono. E da allora, era il 2016, il piatto forte delle mie ferie in campagna è stata la decorazione di questo muro che affianca il nostro bel terrazzo e lo protegge dalla collina a ridosso. 

2016: paesaggio illusionistico che suggerisce il panorama di fronte (realizzato con il prezioso aiuto di tre miei amici).

2017: l'albero degli ospiti, dove ciascun ospite da allora può lasciarci, se vuole, un segno del suo passaggio: una foglia, un animaletto, una forma di fantasia.

2018: un bell'arcobaleno colorato (ben prima dell'illusorio andratuttobene!) con tanto di pentola dell'oro.

2019: un oblò con pesci dipinto insieme alla mia mamma.

2020: boschetto di canne di bambu ad integrazione del paesaggio del 2016 (da notare come abbia dovuto ripassarlo completamente). Boschetto andato presto perduto, ahimé!

Dall'anno scorso, nonostante alcune idee per la parte ancora bianca, mi sono resa conto però che il restauro, purtroppo necessario tutti gli anni, occupa gran parte del tempo e dell'energia a disposizione. Il muro sbolla in diversi punti, la tinta si sbiadisce se non addirittura si sfoglia, sia quella al quarzo (adatta per esterni) sia lo smalto. 

 

 

 

 

 

 

 

D'altra parte però, pensavo proprio in questi giorni scartavetrando i circa ottanta metri quadri di superficie, si tratta di un muro realizzato ben venticinque anni fa con mattoni ricoperti di intonaco, non ha tettoia ed è leggermente inclinato. Quindi è sottoposto a tutte le intemperie possibili, pioggia, grandine, caldo, freddo, umidità dalla terra addossata sul retro. Non posso pretendere che si mantenga intatto tra un'estate e l'altra.

 

 

 

 

 

Ecco perché quest'anno ho deciso: restauro conservativo minimo a costo di rinunciare alla puntualità del disegno e, solo se il tempo a disposizione e le altre cose da fare lo permetteranno, aggiungerò un nuovo elemento, ma sempre a base di semplici forme, velocemente riproducibili.



giovedì 5 agosto 2021

Piccole trascurabili esistenze

Due gatti (o gatte secondo la mia amica S.) della nidiata del vicino di qualche anno fa. Scorrazzano liberi tra una casa e l'altra di questo piccolo borgo. Il vicino è morto lo scorso inverno ma credo che qualcuno ogni tanto porti loro qualcosa da mangiare. In ogni caso cacciano uccellini, topolini e approfittano degli avanzi che ciascuno di noi gli rifila. Sono timorosi ma anche un po' sfrontati quando ci puntano speranzosi mentre siamo a tavola. 
Non amo gli animali domestici e mi fanno una gran pena quelli (soprattutto i cani) che vivono completamente antropizzati, magari chiusi in appartamento aspettando con ansia che il padrone permetta loro di prendere aria e fare i propri bisogni. Quelli che amerebbero correre liberi mentre invece sono tenuti al guinzaglio, messi a tacere, rimpinzati e stra-coccolati ma al costo di rinunciare a tutto quello che la natura gli suggerirebbe, sesso e riproduzione compresi.

Questi due gatti invece, nella loro indipendenza, mi piacciono. Mi piace guardarli al tramonto, mentre si strofinano oziosi sulla mia terrazza. 

Una sera però, verso l'imbrunire sentiamo una gran lite nel bosco, forse tra loro due o forse a causa di un altro (quella con le toppe rosse sul dorso) schizza verso la strada (probabilmente per scappare dal suo aggressore) e impatta violentemente contro un'auto (e dire che ne passano così poche qui!). Sbanda un po' e poi si accascia esanime davanti al cancello della casa di fronte. 

Che tristezza! Anche se, tutto sommato, ha vissuto bene la sua breve ma libera esistenza. Mi chiedo però perché non ci venga altrettanto facile commuoverci per una delle tante formiche che ci avevano invaso la terrazza e che abbiamo dovuto sopprimere. Esistenza ancor più piccola e soprattutto ancor più trascurabile?



domenica 11 luglio 2021

Ischia per quattro donne

 

 

Non amo la vacanza al mare, tanto meno in alta stagione. Ciò nonostante è stata una buona idea quella della mia nipote di fare qualche giorno di vacanza insieme, noi quattro donne della famiglia: io, lei, mia madre e mia sorella. Temevo un continuo battibecco ed invece noi tre anziane ci siamo abbastanza moderate (la ragazza non ne ha bisogno, è così serafica) e tutto è andato per il meglio.

Molto caldo, abbastanza stancante per la mia mamma, discretamente affollata l'isola (ma non ai suoi massimi stagionali), però ci siamo divertite e ciascuna di noi ne ha tratto qualcosa di positivo.

La nipote ha visto posti per lei inediti ed è stata un po' insieme a sua madre (con la quale i rapporti non sono stati sempre idilliaci). Io e la mamma ci siamo rilassate un paio di pomeriggi al bordo della piscina dell'albergo, un luogo ameno, ventilato, contornato da bellissime piante. E per finire, tutte e quattro ci siamo godute una bella giornata nello incantevole Parco Termale Poseidon.

Se solo questa splendida isola fosse meno costruita e sfruttata...

domenica 4 luglio 2021

Tisane, che passione! Ma meglio con le nostre erbe

Sono amante delle tisane. Ne bevo a tutte le ore: pausa di metà mattina al lavoro, dopo pranzo, dopo cena, per scaldarmi di inverno, per raggiungere la quota di liquidi consigliata contro la calcolosi renale. Mi piacciono tutte e al naturale, senza zucchero né miele.

Per anni le ho fatte con le bustine in commercio ma da un po' di anni ho capito che sono molto più buone quelle fatte essiccando le "mie" erbe. Se ne possono fare con molte più piante comuni di quello che si immagini.

Ad esempio con la salvia e/o il rosmarino, con l'alloro o l'origano, con i fiori di tiglio, con il tarassaco, che abbonda nel mio podere in campagna (ottimo diuretico), con la melissa (individuata di recente dopo anni), con la squisita cedrina (o erba limoncina) col suo aroma di limone, con le bacche di rosa canina (essiccate e ripulite da semi e pelucchi), con i fiori di elicriso (per chi ama l'amarognolo, ottimi per il mal di gola), con i fiori di iperico (erba di San Giovanni), col finocchietto selvatico (buonissimo e digestivo).

C'è da sbizzarrirsi talmente tanto che nonostante l'uso frequente non ci si fa a finirle tra un anno e l'altro. Bisogna fare attenzione all'essicamento. No al sole perché pare che perdano la loro essenza (e proprietà). A temperatura ambiente, se il clima non è secco, tendono ad ammuffire una volta messe in barattolo. Ideale sarebbe l'essiccatrice o, in alternativa, il forno ventilato a bassissima temperatura.

Oggi raccolto di origano (antisettico, antispasmodico, digestivo ed espettorante) dal vascone in terrazza e nepitella (digestiva) dal mio giardino.



lunedì 31 maggio 2021

Granelli nella clessidra

Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci....

Seduta di ginnastica nella mia palestra casalinga. Per alcuni esercizi conto le ripetizioni (spesso in tedesco per non distrarmi), per altri guardo i secondi sull'orologio. Dieci secondi le braccia in avanti, dieci secondi in dietro, trenta secondi in equilibrio sulla tavoletta, quindici secondi di corsa a ginocchia alte... Secondi... Minuti... 

Minuti come granelli che scivolano via in una clessidra. Diamo per scontato che siano infiniti, ma sappiamo che non è così. Per quanto sperabilmente potranno essere tanti, non saranno infiniti.Quest'immagine mi dà vertigine ma mi fa anche pensare che dovrei spenderli bene questi preziosissimi granelli.

Fare ginnastica, andare in bicicletta o comunque curare il corpo, secondo me, vuol dire spenderli bene. Direi ottimamente spesi quelli per arricchire la nostra cultura con un film, un libro, un opera d'arte. Necessario impiegarli per lavorare, nutrirsi, dormire, aver cura della casa, dei nostri oggetti e tutte quelle attività che non sono interessanti né particolarmente piacevoli ma di cui non si può fare a meno. Quanti granelli persi sui social a leggere assurdità o addirittura a becchettarsi sul nulla! Pessimo impiego, forse il peggiore, sono i minuti passati a litigare, ad offendere gli altri, ad odiare, provare invidia, calunniare. Risparmiamolo questo tempo e piuttosto regaliamo i nostri preziosi granelli nell'ascoltare ed aiutare gli altri. Sicuramente meglio spesi.

venerdì 28 maggio 2021

Vaccinata

Tardo pomeriggio del 5 marzo. Esco dal presidio sanitario dopo la prima dose di Astrazeneca. Un po' di emozione dopo tutti questi mesi di aspettative e di false notizie, soprattutto su questo tipo di vaccino. Una lieve apprensione per gli effetti collaterali. Prendo la tachipirina preventiva o non la prendo? Mi verrà la febbre stanotte? Mi faccio una cena leggera e vado a letto. Mi dà l'idea che il mio corpo si possa così concentrare meglio su questa sostanza che mi hanno iniettato. 

Sempre tardo pomeriggio ma di una calda giornata di fine maggio. Stesso posto, stesso dottore simpatico, un giovane dai capelli rossi che mi dice che oggi ha dovuto penare perché ha lavorato da solo e il computer si bloccava sempre. Esco e mi godo la stessa splendida vista sulla mia città. Ma il cielo è azzurro e io sono fiduciosa che il peggio, per questo virus maledetto, sia passato.


 


sabato 10 aprile 2021

"Con che coscienza un giovane salta la fila?"

 

Lo ammetto: non ho ancora sessant'anni e mi sono vaccinata contro il Covid19.

Ho ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca il 5 marzo scorso come personale universitario.

In effetti ho avuto un attimo di titubanza perché per la mia età (58 anni) non sono tra i soggetti più a rischio e nemmeno per il mio lavoro, essendo impiegata. Mi sono chiesta se sarebbe stato meglio non prenotarsi e lasciare il posto a chi ne aveva più bisogno di me.

Tuttavia, non solo non mi sento di "aver saltato la fila" perché, secondo le indicazioni della mia regione, ne avevo diritto, ma, tutto sommato, penso di aver fatto bene.

Prima di tutto, la mia copertura serve anche a coprire in parte i miei familiari che per il momento non hanno avuto questa possibilità. Secondo, il mio vaccino non sarebbe stato destinato né ad un ultraottantenne né ad una persona fragile, categorie che giustamente ricevono i vaccini migliori. Mi ha confortato sapere che il costo della mia dose è meno di tre euro contro i 15/16 Euro di un Pfizer o ancora di più per un Moderna. Terzo, un mese fa ero davvero convinta che le consegne avrebbero preso il volo e che, questione di poco, tutti avrebbero avuto diritto alla propria dose. Infine, l'ho fatto anche per incoraggiare mia madre, ottantenne vittima degli sciagurati canali no-vax che frequenta sui social. Volevo darle il buon esempio e tranquillizzarla.

No, non mi sento di aver "saltato la fila".

In realtà tutta questa faccenda non sarebbe dovuta essere nelle mani di privati:

Nessun profitto sulla pandemia


lunedì 8 marzo 2021

Un anno fa cambiava il mondo

Oggi ho lavorato da casa. Più che smartworking o lavoro agile, si tratta di fare le stesse cose che faccio in ufficio ma da lontano, nella stanza di mio figlio che non abita più con noi, davanti al PC portatile, utilizzando le stesse piattaforme che uso in ufficio, rispondendo a colleghi e direttore per mail o su skype invece che di presenza o al telefono. Più telelavoro, che lavoro agile. Un paio di giorni la settimana lavoro così.

E così, osservando la bellissima giornata fuori dalla finestra, mentre io sono confinanta in casa, mi è venuto in mente che è già passato un anno da quando le nostre vite di agiati occidentali sono state sconvolte dal coronavirus. 

Un anno fa non ci rendevamo ancora conto di quello che ci aspettava. Ricordo che già si parlava del problema in Cina e in Lombardia, quando andammo a cena fuori per festeggiare il compleanno di mio figlio. Io mi guardavo attorno con un pochino di ansia in quel locale affollato e con i soffitti bassi. Ma i proprietari facevano ancora gli spiritosi....

Poi nel giro di pochi giorni, ci siamo giocati la nostra libertà. Anche noi tre di famiglia ci siamo trovati confinati nella pur confortevole casa. Io e le mie colleghe siamo dovute organizzare per portare avanti il nostro lavoro senza carta e questo alla fine ha portato sicuramente un salto di qualità. Io mi sono ritrovata tempo liberato dal pendolarismo e dalla palestra e ho fatto pulizie e riordini straordinari in casa. Non ho visto mio figlio maggiore e mia madre per due mesi e mi sono persa la primavera e le fioriture della mia casa in campagna.

Ed ora eccoci punto e a capo alla stessa situazione. Si parla di zone rosse e lockdown più o meno estesi. So che sono una privilegiata: non ho mai perso uno stipendio ed ho potuto persino ricevere la prima dose di vaccino. Tuttavia, vivo sempre in ansia per il futuro e so che il mondo non sarà più lo stesso. Anche oggi come un anno fa ho fatto un ordine sul sito di e-commerce solidale gioosto.com per dare un piccolo contributo all'economia equa, ma sono davvero preoccupata per quello che succederà alla nostra società.

E' passato quasi un anno da quando, di soppiatto, arrivai nella piazza deserta solo per vedere i ciliegi fioriti.

Oggi, finito il lavoro, ci sono andata per conferire rifiuti all'ecofurgone e l'atmosfera era assai diversa: era l'ora di uscita della scuola e tanti bambini festosi con i loro genitori affollavano la strada. Mi sono un po' rinfrancata: forse, dai, ce la faremo davvero.



venerdì 26 febbraio 2021

Pedalare stanca, ma che soddisfazione farlo all'aperto!

 

15 dicembre 2019: inizio un programma di allenamento sulla cyclette comprata qualche giorno prima. Un passaggio epocale per me che ho sempre amato l'attività fisica all'aperto e che mi sono goduta tre anni di camminate trisettimanali e che mi vedo costretta, a causa dell'artrosi all'anca, a questa pedalata casalinga senza meta. Che tristezza! Ma benedico il giorno in cui ho comprato questo attrezzo (che troneggia in salotto accanto all'ellittica)! E' grazie a questa macchina infatti che ho potuto mantenermi in forma e non ingrassare durante i mesi di lockdown. 

Decido comunque di tenere un diario delle mie sedute. Una cosa un po' maniacale, ma che mi aiuta a mantenere la costanza che mi sono riproposta. Adesso guardo compiaciuta le quasi otto pagine riempite, quasi duecento sedute da 45 minuti in quattordici mesi, i km virtuali fatti, le calorie che ho consumato (e le puntate di Passato e Presente che ho visto pedalando, ansimando e sudando).

E tuttavia ora ho davvero voglia di aria aperta.... Così ho spolverato e sistemato la mia vecchia mountain-bike (abbandonata più di quindici anni fa a causa del mal di schiena) e oggi l'ho provata per la prima volta in un bel giro lungo l'Arno. 

 

Speriamo che la dermatite e la schiena non mi presentino il conto.... Incrocio le dita perché oggi sono stata davvero felice...


martedì 23 febbraio 2021

Stampuccia?

Oggi è uno dei tre giorni della settimana in cui lavoro in ufficio. Mentre ascolto con attenzione saltuaria un seminario di lavoro non troppo interessante, decido di mettere un po' di ordine nei cassetti della scrivania. Emergono ricordi di tutti i tipi, appunti e messaggi dimenticati che mi fanno ripercorrere episodi della mia carriera quasi quarantennale. Tra la massa di carta di cui riempio il cestino c'è anche questo:

Pubblicazione utilissima nell'era pre-GoogleMaps e che ora posso cestinare tranquillamente. Piccolo indizio di come è cambiata la nostra vita e soprattutto di come si è dematerializzata. E la pandemia, per forza di cose, ha dato una accelerata incredibile a questa evoluzione.

Mi sovviene come era invasa di carte la mia scrivania fino ad un anno fa, mentre ora ho tutto sul PC, sui vari portali dedicati e sul cloud. A dire il vero non riesco a fidarmi completamente del cloud e trasporto i file di lavoro dall'ufficio a casa e viceversa su un disco esterno che ho battezzato "da asporto".

Mi sento davvero di un'altra epoca, anche se in realtà sono molto favorevole a questo abbandono della carta perché ne colgo l'estrema comodità. Il fatto di avere i documenti accessibili e condivisi tra colleghi, poterli duplicare, far circolare, visualizzare da ogni postazione, mi sembra una gran risparmio di tempo ed un aumento dell'efficienza.

Adoro i documenti di archivio, i messaggi e le lettere scritte a mano magari da persone che non ci sono più, le tracce su carta della storia umana. Tuttavia, nel quotidiano, la fattura elettronica che transita sotto forma di un  pugno di bit dal fornitore a noi e poi al sistema di interscambio delle pubbliche amministrazioni, a me sembra un salto di qualità. Così come la firma digitale che velocizza le procedure permettendo al mio direttore di finalizzarle ovunque si trovi senza aspettare che ritorni in ufficio.

Noi vecchi facciamo fatica a capire questa rivoluzione. Le mie colleghe (e mie coetanee) mi fanno tenerezza quando stampano quello che è in rete e vengono a parlarmene coi fogli in mano. Noi probabilmente non ce la faremo a fare il salto di qualità prima di andare in pensione ma le nuove leve sì e stamperanno solo quello che davvero vale la pena materializzare.

lunedì 15 febbraio 2021

Primo giorno di lavoro ai tempi del Covid

Il primo giorno del primo impiego uno se lo immagina più o meno così: arrivare in un posto nuovo, conoscere le persone, stringere mani, memorizzare nomi, occupare una scrivania, farsi dire dov'è il bagno, la mensa o la macchinetta del caffé. Purtroppo in questo strano e drammatico periodo, capita che non sia niente di tutto questo.

E così ti ritrovi in teleriunione seduto alla solita scrivania dove finora hai studiato, nella tua solita camera, con il solito PC davanti sperando di aver capito bene cosa devi fare visto che l'audio della connessione non era ottimale.

Tuttavia prendi i lati positivi: la levataccia risparmiata, il freddo polare di questi giorni scansato e, soprattutto, aver trovato subito un lavoro e per di più qualificato. 

Non ti lamentare, caro il mio informatico. Torneranno tempi più normali. Intanto in bocca al lupo! Daje!

venerdì 12 febbraio 2021

Laurearsi ai tempi del Covid

E così abbiamo collezionato un'altra laurea in famiglia, con il massimo dei voti e la lode. Bravo il mio cucciolo!

Esperienza molto particolare stavolta. Le prove tecniche di collegamento, la scelta della stanza di casa con lo sfondo più adatto, "togli i pacchi di farina, metti i libri, togli i barattoli di tè, metti la piantina", la messa a punto dello streaming per gli amici e i parenti che si collegano da remoto, il fratello che segue dall'Olanda, la nonna che segue su YouTube, le crocs sotto il completo elegante, il brindisi in turni per non far incontrare la nonna con i coetanei, niente adunate in aula magna, la telecamera che fa cilecca proprio al momento della proclamazione. 

Esperienza strana ma tutto sommato non del tutto negativa. Chissà, magari il calore della cucina di casa ti avrà fatto sentire più protetto.

In ogni caso grazie, cucciolo mio, di questa ennesima soddisfazione che ci dai. Bravo!

giovedì 4 febbraio 2021

In Olanda ai tempi del Covid

 

Che ansia, figlio mio, questa tua partenza per quattro mesi all'Università di Utrecht! Un'esperienza che potrebbe essere molto bella e stimolante se non fosse per questo maledetto periodo di pandemia. Si comincia con lo stress del doppio tampone richiesto dal governo dei Paesi Bassi per farsi ammettere in un paese che è ancora in lockdown. L'università chiusa, negozi, ristoranti, bar, musei chiusi. L'impossibilità di fare almeno un breve ritorno durante questi mesi, visti i controlli e le quarantene previste sia di qua che di là.

Ciò nonostante, oggi ce l'hai fatta ad arrivare nel tuo microappartamento all'interno del campus. Inizia la sfida. Coraggio, ragazzo mio! Tieni duro e verrà il sole, il calo dei contagi, la possibilità dei contatti con il professore e gli altri studiosi come te e alla fine vedrai che tornerai soddisfatto e umanamente arricchito.

sabato 16 gennaio 2021

Non c'è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale

Sono passati due anni e ci manchi sempre molto, babbo. Non oso pensare come avremmo fatto a gestire la tua malattia in questo periodo di pandemia e di lockdown. Non oso pensare alla mamma confinata in casa con te, a regredire giorno per giorno, oppure, ancora peggio, a te nell'RSA senza possibilità nemmeno di quelle brevi visite durante le quali ti si illuminava lo sguardo nel vedermi. Nell'impossibilità di averti nel pieno possesso delle tue facoltà, meglio che tu non abbia vissuto questo periodo, babbo.

Sto digitalizzando le tue lunghissime e numerosissime riprese fatte con la telecamera. Le vostre vacanze, i nipoti piccoli al mare con voi, i compleanni, i Natali. Quanto ci hai lavorato, babbo caro! Quanto tempo ci hai dedicato! Ti consideravamo un po' fissato, sempre con questa telecamera in mano, ma ora mi fa un piacere immenso poterti rivedere e sentire come se tu fossi qua, come se il tempo e l'Alzheimer non ti avessero portato via. Grazie, babbo! 

Ho visto anche le riprese degli spettacoli che facevi a beneficio degli anziani. Tu e il tuo amico impegnati a cantare, raccontare barzellette e recitare commedie. Ne hai fatte di cose divertenti. Hai fatto proprio bene, babbo! La vita è così breve, così effimera. Tuttavia "non c'è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale" come dice la brava Szymborska nel passo che ho fatto collegare al tuo albero. Un acero che ho fatto piantare dal Comune in tua memoria. Spero sia forte e spero di vederlo coprirsi di tenere foglie verdi la prossima primavera.


"
Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia stata immortale.

La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.

Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto."


Wislawa Szymborska (Sulla morte senza esagerare)

giovedì 14 gennaio 2021

25 anni

 


E così oggi compi un quarto di secolo. Come passa il tempo, ragazzo mio... 

In questo periodo sto digitalizzando vecchi filmati di famiglia. Che tenerezza vederti bambino, con quella tua aria birichina, mai fermo, sempre intento a nascondere dietro le smorfie la tua timidezza! Da un pezzo ormai sei un uomo, ma in fondo al tuo sguardo c'è sempre quella scintilla che caratterizza la tua vivacità intellettuale, la tua curiosità e la tua impazienza di conoscere il mondo.

Il giorno del tuo compleanno di un anno fa ti sei lamentato che ti sembrava di non aver ancora "compicciato nulla". Non è vero. Hai costruito, mattoncino dopo mattoncino, la tua cultura, la tua preparazione, il tuo saper fare, esattamente come, ultimamente, hai messo su, con tenacia e costanza, il tuo bel fisico muscoloso. Ora è tempo di metterti in gioco e di far conoscere le tue capacità, la tua serietà, la bella persona che sei.

Vai, caro figlio, buona fortuna e buon compleanno!     

 mamma