lunedì 23 gennaio 2017

Piantare fagioli e raccogliere broccoli

La mia idea era quella di tornare a trovare i soci della cooperativa che coltiva i terreni confiscati alla mafia nel territorio tra Catania e Siracusa unendomi ad una delegazione che tutti gli anni parte dalla mia città per partecipare alla raccolta delle arance. Per una serie di disguidi e disorganizzazioni mi trovo da sola col biglietto aereo fatto e non modificabile. Ma i miei amici siciliani mi rassicurano e mi invitano a venire anche da sola. Così parto con la voglia di partecipare alla raccolta e alla lavorazione delle loro squisite arance.
In realtà la scelta infelice dei giorni di permanenza (fatta da chi doveva partire e non è partito) fa sì che posso assistere solo ad una giornata di lavoro mentre per il resto il mio soggiorno è stato oggetto di una gara di ospitabilità impagabile.
Un giovane socio mi ha fatto compagnia costantemente durante i tre giorni, pronto ad esaudire ogni mio desiderio, scorrazzandomi di qua e di là, supportato sabato da un cuoco diciannovenne (un ragazzo eccezionale). 
E poi chi ci ha fornito le squisite fettine del maialino allevato personalmente, chi ci ha offerto una fantastica ricotta bollente, appena uscita da un pentolone scaldato a legna come da antica tradizione.
Quindi servita, riverita e ultra coccolata. Di farmi lavorare non se parla proprio, così come di pagare la quota di iscrizione che pure era prevista. Ospite al cento per cento, come solo al Sud sanno fare.
"Non ti preoccupare. Abbiamo piantato fagioli e sono usciti broccoli" spiega con una metafora efficace il capo della cooperativa.
Eh sì, lo stesso potrei dire io che volevo lavorare ed invece ho fatto la signora. Va beh, sarà per un'altra occasione, così imparo ad intestardirmi nel fare cose fuori dal comune.

mercoledì 11 gennaio 2017

E se un decennio vi sembra poco...

Nell'era di WhatsApp, Twitter, Instagram, Snapchat, dove imperversano le immagini e la scrittura breve, veloce senza nessuna cura grammaticale e ortografica, il blog è ormai obsoleto e poco attraente. 
Eppure...  eppure... dieci anni fa trovai in questo strumento un rifugio, un angolino tutto per me, una scusa per fermarmi, mettermi a sedere comoda con il PC davanti e scrivere, un'attività che mi è sempre piaciuta. Non esiste chat che mi possa dare la soddisfazione di mettere una parola dietro l'altra per esternare ciò che sento e ciò che penso, formulare un pensiero. 
Più agile di un diario su carta, con quel pizzico di socialità che consiste nel lanciare i pensieri nel mare della rete, come recita il sottotitolo di cui sopra. Mi spiace un po' solo quel titolo in inglese, tornassi indietro ne penserei uno in Italiano ma ormai è nato così e così lo amo, anche con la sua grafica poco sghiribillente e con il suo sfondo nero che misi dopo l'ennesima delusione elettorale (che a questo punto non mi ricordo più da quante sono).
Che tenerezza il mio primo post: senza una figurina, con "perché" con l'apostrofo invece dell'accento e nemmeno il giustificato a destra!

Caro mio vecchio blog, non avrei mai mai detto che saresti stato mio compagno per ben dieci anni. Cin cin! Lunga vita ai blog!



mercoledì 4 gennaio 2017

A ciascuno il suo pane

A Ceserano hanno aperto un nuovo forno. Nella mia piccola patria di adozione tra la Toscana e la Liguria, questo è un avvenimento e quindi se ne discute un po'. Passandoci in una delle mie camminate quotidiane, vi sono entrata ma, per me che vengo da una grande città, è stata un po' una delusione: eccetto qualche pezzo di schiacciata, di pane pronto non ce n'era. In realtà nel forno di Ceserano si fa un solo tipo di pane.
Ciò ha scandalizzato una mia vicina (anche lei di provenienza cittadina) che ha pronosticato vita breve per la piccola attività artigiana.
Tuttavia tra quelle montagne è una cosa molto comune. Se entriamo in una qualunque pizzicheria della zona (ma anche al supermercato) e chiediamo del pane, non ci viene chiesto se lo vogliamo all'olio, cotto a legna, integrale o a lievitazione naturale, pagnotta, ciabatta o filoncino, ma ci viene chiesto di scegliere tra pane di Vinca, di Agnino, di Fivizzano, di Tendola, di Po, ecc. Insomma ogni frazione fa il suo pane.
Infatti il pizzicagnolo del mio paesello di adozione non era affatto scandalizzato che il nuovo forno facesse un solo tipo di pane, anzi, per lui è la scelta giusta per specializzarsi e farne una gran quantità. "Ha fatto persino un corso di formazione a Firenze!" mi ha detto con ammirazione.
Penso che abbia ragione e spero proprio che il giovane fornaio provetto di Ceserano abbia successo. In tutta franchezza però il suo pane non era nulla di eccezionale. Preferisco quello del mio "fornaio casalingo" che è diventato davvero bravo. Ecco la sua ultima creatura appena sfornata: