martedì 17 dicembre 2019

Le donne e il pozzo

Le donne hanno la cattiva abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda malinconia e affogarci dentro e annaspare per poi tornare a galla. Questo è il vero guaio delle donne. Le donne pensano molto a loro stesse, ci pensano in un modo doloroso e febbrile che è sconosciuto ad un uomo. (...) Le donne hanno dei figli e quando hanno il primo bambino comincia in loro una specie di tristezza che è fatta di fatica e di paura. E' il senso di non poter disporre della propria vita. E' l'affanno di dover difendersi dalla malattia e dalla morte, perché la salute e la vita della donna è necessaria al suo bambino.(…) Le donne sono una stirpe disgraziata e infelice con tanti secoli di schiavitù sulle spalle e quello che devono fare è difendersi dalla loro malsana abitudine di cadere nel pozzo ogni tanto, perché un essere libero non casca quasi mai nel pozzo e non pensa quasi mai a se stesso ma si occupa di tutte le cose importanti e serie che ci sono al mondo e si occupa di se stesso soltanto per sforzarsi di essere ogni giorno più libero.
Natalia Ginzburg, Discorso sulle donne, 1948

Mia carissima, 
ti confesso che nel pubblicare il tuo discorso ho dovuto vincere una sorta di pudore poichè anch'io, come tutte le donne, ho grande e antica pratica di pozzi. Ma al contrario di te io credo che questi pozzi siano la nostra forza. Poiché ogni volta che cadiamo nel pozzo noi scendiamo alle più profonde radici del nostro essere umano e nel riaffiorare portiamo con noi esperienze tali che ci permettono di comprendere tutto quello che gli uomini, i quali non cadono nel pozzo, non comprenderanno mai.
Alba De Cespedes

martedì 19 novembre 2019

Una donna per nipotina nella fredda e buia Amburgo

 
Nella mia mente sei la piccola bimba, timidissima, di cui a stento sentivo la voce durante gli incontri di famiglia. Sei la civettuola circondata da fratello e cugini irruenti. Sei la bambina che portai a vedere gli appartamenti reali di Palazzo Pitti senza riuscire a carpirti se ti erano piaciuti o no. Sei la nipotina che chiede di dormire a casa nostra con i cugininetti ma che, appena spenta la luce, comincia a piangere chiedendo che la mamma la venisse a riprendere. Sei l'adolescente, imbevuta di pubblicità, che si imputa con mia sorella per avere sempre l'ultimo modello di qualsiasi cosa.
Con questo ritratto nella mente, parto per il finesettimana con mia madre, destinazione Amburgo, dove sei a lavorare da quasi un anno. Ed ecco che trovo una ragazza tranquilla, equilibrata e determinata, che vive nel suo piccolo appartamento minimalista e che valuta questo periodo di lavoro all'estero come una parentesi, utile e importante, ma non definitiva, nonostante il contratto a tempo indeterminato e tutti i servizi sociali di cui si può godere in Germania e che da noi ci sognamo.
Insomma trovo una giovane donna davvero in gamba, con i suoi sogni, le sue scommesse, la sua tranquilla forza. Sono certa saprai farti valere, nipote mia.

domenica 20 ottobre 2019

Profumo di olive dalle terre confiscate alla ndrangheta

Sono tornata con piacere a Isola di Capo Rizzuto, dagli amici della Cooperativa Terre Joniche, a dare una mano per la raccolta delle olive destinate alla produzione di un fragrante olio extravergine biologico. Svegliarsi di buon'ora e vedere l'alba sul mare in lontananza. 

Trovarsi alle sette sul campo con gli altri volontari (tra i quali, con mio grande piacere, anche il mio compagno). Una bella faticata a spostare i teli, a raggruppare al centro del telo le olive raccolte dalla scuotitrice e dagli infaticabili battitori, a passarle dal telo al cassone. Però che soddisfazione a fine giornata! Raccolte giornalmente più di 5000 kg di olive di varietà Carolea, in circa 15 cassoni per ottenere circa 500 kg di oro verde presso il frantoio di Roccabernarda.
Ha sempre qualcosa di “sacro”, questo velluto verdegiallo che esce da un bocchettone così acciaio freddo... È "Oro di Terra" prodotto da questa gente che, con fatica e sacrifici, cerca di lavorare onestamente in questa regione sfortunata. Non ha prezzo. Ha valore.
E anche se, sia chiaro, il nostro contributo di volontari non cambia di molto gli introiti della cooperativa, tuttavia fa piacere aver dato una mano.



domenica 18 agosto 2019

Adorabile fragile saputella



Ti ho guardata mentre ti allontanavi verso il treno, piccola, rotondetta, con il tuo passo incerto un po' barcollante. Il treno che ti riportava nel tuo rifugio, il tuo piccolo appartamento di periferia dove sei rimasta sola dopo la morte del babbo, tu con le tue cose e anche con le sue, tu con le tue piccole manie come quella di raccogliere l'acqua per riciclarla nel water, con il tuo "so tutto io" ma anche con le tue insicurezze di anziana. Sono rimasta a guardarti salire su quel treno mentre ti tiravi su con un po' di fatica sul vagone. E non sono riuscita a trattenere le lacrime.
Sono stati un po' faticosi questi pochi giorni di vacanza insieme, mamma. Non sei una presenza "leggera" con tutte le tue ansie, le tue certezze, le tue paure di tutto, le tue fissazioni irrazionali. Si fa fatica a capirsi noi due, ci si battibecca spesso, siamo così simili ma anche così diverse.
Eppure non ho potuto trattenere le lacrime guardandoti andare, così piccola e così fragile, chiedendomi quanto ancora la sorte mi darà la possibilità di litigare amabilmente con te.

giovedì 8 agosto 2019

Cogli l'attimo



E' un attimo.
Vado a vuotare la concimaia che comincia ad esser piena. Riempio un secchio con quello che potrebbe essere compost, ma forse è semplicemente terriccio arricchito con i nostri rifiuti organici. Salgo i ripidi pianelli per distribuirlo alle piante di nuovo impianto, tre allori, un ginkgo biloba e torno attraversando il bosco di abeti.
Il bosco di abeti. Questo insieme di conifere piantato venticinque anni fa dai miei suoceri e che a noi non piace. C'è poca luce e non cresce niente sotto questi alberi ormai anche troppo alti. Non fanno frutti. La loro legna è ricca di resina e poco adatta da bruciare nel camino.
Eppure mi fermo stupita. Stamattina mi ha svegliato il temporale. Gli alberi grondano ancora ed un raggio di sole ha appena fatto capolino dalla collina. E allora il miracolo: gli abeti luccicano di goccioline attraversate dalla luce del sole. Sembra quasi che piangano perché noi non li apprezziamo. Ma non umanizziamo le piante. Sono semplicemente magnifici.
Corro giù per il pendio a prendere la macchina fotografica. Voglio catturare questa magia.
Ma è un attimo. Le nuvole coprono il sole, il cielo ritorna grigio e la magia non c'è più.
Lo so, è banale dirlo, ma la vita è così. Un attimo.

martedì 30 luglio 2019

Vecchi amati 78 giri

Caro babbo,
oggi abbiamo venduto la tua collezione di dischi a 78 giri. Più di 4000 dischi. Non è stata una decisione facile, potrai capirlo. Tu li amavi tanto, li curavi, li catalogavi in modo maniacale, li scambiavi con i tuoi amici. Però mi ricordo che ci dicevi: "Quando sarò morto, mi raccomando che vadano ad un collezionista che abbia la mia stessa passione e non ad un commerciante." In questo senso, credo che abbiamo trovato la persona giusta, babbo: un collezionista emiliano, un'ottima persona, che ne ha davvero tanti e che non si separerebbe mai da loro (è anche abbastanza giovane). 
Oggi se ne è andato un altro pezzo di te, babbo. Scusaci di questo, ma per noi questi dischi non potevano avere il significato che hanno avuto per te.


lunedì 17 giugno 2019

Caro vecchio blog, non sai quanto mi manchi!

Avrei voluto scrivere dell'ansia mista ad inquietutine e a senso di liberazione nel fare una denuncia presso un comando di Carabinieri (ma poi ho pensato che era meglio non scriverlo).

Avrei voluto scrivere della incredibile scoperta che i miei figli, per due miseri lavoretti da 3/4 mila euro, non sono più considerati a nostro carico e non hanno nemmeno IRPEF dalla quale detrarre le spese mediche e di istruzione che abbiamo sostenuto per loro. "La prossima volta, ragazzi, se non è un lavoro serio, state a casa. Vi pago io!"

Avrei voluto scrivere della mamma che si fa due periodi di vacanza con gli anziani e ci stupisce tutti.

Avrei voluto scrivere degli audiolibri che ascolto la notte per addormentarmi e che alla fine mi fa piacere aggiungere un'altra possibilità ancora di lettura nella mia giornata sempre così frenetica.

Avrei voluto scrivere delle bandierine dell'Europa che ho attaccato alla finestra di casa mia, dapprima per segnalare che ritengo importante andare a votare per il parlamento europeo, e poi perchè l'Europa ci salvi dal declino economico, culturale e civile di questa povera Italia.

Avrei voluto scrivere delle tante interessanti puntate di Passato e Presente che guardo ogni mattina sull'autobus andando al lavoro. Sono indietro di ben tre mesi e forse non riuscirò a mettermi in pari prima della prossima stagione, ma (nonostante l'antipatia che mi fa Paolo Mieli) mi rendo conto che è un programma davvero interessante e mi fa imparare ogni volta qualcosa.

Avrei voluto scrivere delle mie piante, alberi e cespugli, dei frutti raccolti, dell'ansia per quelle che vedo sofferenti e della soddisfazione dei tanti semi che riesco a far germogliare (anche avuti in dono negli scambi): saggina, arancio amaro, calendula, finocchio, sedano, albizia (dopo tanti tentativi!), glicine, magnolie, avocado, girasoli vari.

Avrei voluto scrivere delle camminate verso casa, delle trasferte a Roma, delle varie attività di volontariato e di tante altre cose, pensieri, sensazioni o riflessioni.

Ma non l'ho fatto, blog mio. Non ho trovato quel momento di concentrazione necessario per farlo. Non ho trovato l'energia o il tempo. Poi passa l'attimo e cosa volevo scrivere non me lo ricordo più.

Viviamo in un tempo troppo veloce, troppo superficiale e immediato. Un tempo dove i blog sono oramai obsoleti e riusciamo a fermare la nostra vita, che ci scivola tra le dita, al massimo in tweet o in un'immagine su Instagram. Ma a me dispiace proprio!

domenica 12 maggio 2019

Buonista, ambientalista e anche un po' radical chic. Ma non sono sola

(Foto ENRICO RAMERINI/CGE per Repubblica Firenze)

Orario? Abbastanza comodo. Tempo atmosferico? Discreto, qualche nuvola, un po' di vento ma non piove. Altri impegni? Niente di speciale. E allora perché non andare all'appuntamento di Unicoop e Legambiente dal titolo "Liberi dai rifiuti"? In fin dei conti è quello che faccio spesso quando cammino tornando a piedi dall'ufficio. Mi porto un sacchetto e raccolgo bottigliette di plastica, lattine e bottiglie di birra. Ma spesso mi sento una bestia rara e un po' cogliona e quindi vediamo se stamani c'è qualche altro coglione come me. Magari non ci sarà nessuno, ma proviamo.
E invece trovo con piacevole sorpresa una cinquantina di persone di tutte le età, giovani, pensionati, bambini, signore col cane. Tutti con la maglietta verde e i guanti gialli a raccogliere plastica, cartacce e altri rifiuti (abbiamo trovato un materasso abbandonato da tempo e sei carrelli del supermercato). 
Perché farlo? Probabilmente perché siamo irrimediabilmente buonisti e forse un po' radical chic. E però oggi un pezzetto di mondo è più pulito per tutti.


domenica 7 aprile 2019

La Via degli Abati


Interessante ma non entusiasmante il cammino appena concluso: la Via degli Abati, da Broni (PV) a Pontremoli (MS). Il paesaggio appenninico offre bei tratti in boschi solitari con accompagnamento di uno straordinario concerto polifonico di uccellini di tutte le specie. Tuttavia, per noi che frequentiamo queste montagne l'atmosfera non è nuova.
Anche le attrattive storico-religiose sono limitate a Bobbio, con il bel Ponte Gobbo sul Trebbia e il Monastero di San Colombano e all'imponente Castello di Bardi. Il monaco di origine irlandese non ha il fascino che può avere il Poverello di Assisi o San Benedetto, protagonisti dei nostri cammini precendenti.
Ma soprattutto manca da queste parti il calore e la curiosa attenzione della gente che invece è stata una delle cose più belle nei nostri viaggi a piedi tra l'Umbria, il Lazio e l'Abruzzo. Qui al Nord non ti degnano di uno sguardo oppure ti osservano con diffidenza.
Apprezzabile invece (ed è stata la cosa che mi è piaciuta di più) l'ospitalità nelle canoniche, una vera sistemazione da pellegrini, rustica ma accogliente, di cui ringraziamo Don Luigi della Parrocchia di Santa Maria Addolorata di Bardi (grande scalatore di montagne), il simpatico vulcanico Gino, che ci ha aperto l'appartamento della Parrocchia di Sant'Antonino a Borgo Val di Taro nel bel palazzo Molinari, e la loquacissima Michela della canonica di Cervara.
Peccato per i tre giorni di brutto tempo e per le condizioni meteo proibitive che ci hanno fatto addirittura saltare la tappa tra bardi e Borgo Val di Taro.
Al prossimo cammino!

sabato 23 marzo 2019

Tempo di semine

Oggi ho seminato vari semi di diversa provenienza: arancio amaro ottenuto dai frutti comprati da un GAS, saggina regalata da un amico, senape, finocchio fiorentino, sedano e calendula ricevuti durante un incontro con Seed Vicious, albizia e alkekengi raccolti durante le camminate dell'autunno scorso.
Non so cosa riuscirò a far crescere, soprattutto in questa primavera paurosamente siccitosa.
Però è così bello seminare! E' un atto carico di significato, l'accendere una speranza immaginando la piantina che verrà.



giovedì 7 febbraio 2019

Voglia di passare il testimone


S. si alzò quella mattina di Ottobre, una delle prime mattinate fredde dell'inverno che stava arrivando, e guardò fuori dalla finestra. Niente di speciale: una mattina come tante. Si preparò pensando alle varie cose che doveva fare prima di recarsi in ufficio....

Comincia così un appunto che ho ritrovato in questi giorni mettendo ordine tra i file del computer. Si tratta di una memoria dove racconto un episodio della mia vita lavorativa che risale ai primi anni novanta. Non avevo neanche trent'anni e già lavoravo da diverso tempo per l'ente pubblico di ricerca di cui sono ancora dipendente. Nell'episodio la mia capoufficio di allora, dal carattere instabile e vessatorio, mi rimprovera per un errore che invece io dimostro non esserci.

E., la capoufficio, era una donna sulla cinquantina che aveva fatto una brillante carriera all'interno dell'Istituto grazie alle sue doti di versatilità (non aveva infatti alcuna preparazione di contabilità essendo diplomata "Maestra elementare") e grazie anche a un buon tempismo.
[...]
Negli ultimi tempi E. aveva ceduto un po' in lucidità e prontezza, forse per l'età particolare che attraversava o forse per il suo modo troppo "appassionato" di vivere il lavoro. 

Rileggendo oggi, cinquantaseienne, questo passo sono saltata sulla sedia. Non escludo assolutamente di aver ceduto anch'io "in lucidità e prontezza", anzi, ne ho prova tutti i giorni, ahimè, ma mi ha fatto riflettere il mio giudizio di neanche trentenne sull'anziana collega.
La grande differenza tra oggi ed allora è che la mia capoufficio aveva diverse giovani colleghe da vessare, ma anche alle quali passare il testimone, mentre io, che oggi svolgo il suo lavoro, non ho nessuno. Le mie colleghe sono tutte mie coetanee o forse anche un po' più anziane e il nostro mantra è calcolare quanto dobbiamo ancora lavorare prima della sospirata pensione.
Mio figlio mi rassicura che sono ancora utile alla società ed al mio ente e mi dice che quindi è giusto che lavori ancora. Tuttavia credo che sarebbe sacrosanto avere al mio fianco qualche collega più giovane, più fresco e anche volenteroso di apprendere la contabilità degli enti pubblici. Invece, a causa del blocco pluriennale delle assunzioni negli enti pubblici, dopo noi "ragazze degli anni Ottanta" c'è il deserto. E' vero che negli anni ottanta probabilmente si è esagerato nelle assunzioni, ma adesso si rischia di chiudere. E se anche si apre la possibilità di assumere qualcuno, lo si può fare solo a tempo determinato e senza poter promettere un futuro ai possibili interessati (che quindi scarseggiano).
Sono sicura che se avessi una giovane e promettente amministrativa al mio fianco le troverei tanti difetti per potermi dire che "brava come me non ce n'è". E' umano e comprensibile. Eppure vorrei averla e vorrei anche che mi stupisse. 
Come io feci con la mia vecchia capoufficio in quell'episodio di tanti anni fa.

sabato 26 gennaio 2019

Addio Silvano!

Una vera forza della natura. Simpatico, coinvolgente, soprattutto per i giovani, energico, ma anche rassicurante, affettuoso, sempre positivo, sempre pronto a darti l'energia per andare avanti in questo mondo così deprimente. Nelle scuole era fantastico! I ragazzi lo ascoltavano a bocca aperta.
Ci ha lasciati anche Silvano Sarti, il partigiano Pillo. Comincia davvero male questo 2019! Mi mancherai, compagno!

mercoledì 16 gennaio 2019

Oh mio babbino caro


Te ne sei andato una bella mattina di gennaio, col un bel cielo azzurro e gli uccellini che cantavano lieti tra i fronduti ulivi intorno alla struttura dove hai faticato a fare gli ultimi respiri. Il tuo fisico forte ha lottato con tutta l'anima ben sei giorni nonostante che i medici venerdì scorso ci abbiano detto: "E' questione di ore."
Adesso basta medici, babbo, basta flebo, cateteri, sondini nasogastrici e pannoloni. Ora riposa in pace. Noi ti porteremo nel cuore e ti ricorderemo come eri prima della malattia: esuberante, socievole, spiritoso e un po' egocentrico. Io ti ricorderò anche come ti ho visto in questi ultimi mesi: smarrito, confuso, facile alla commozione, fragile.
Addio, babbino caro. Non credo in una vita oltre la morte, ma se qualcosa c'è, spero ci sia la musica perché la musica ti è sempre piaciuta tanto.


martedì 15 gennaio 2019

Non c'è una seconda occasione

"Tutti, quando abbiamo commesso qualche grosso sbaglio, come diversamente vorremmo agire alla seconda occasione! Ma dice bene Salomone: non si presenta una seconda occasione, almeno per la maggior parte di noi. Quando raggiungiamo la finestra, vi troviamo scritto sopra: Chiusura. E le sbarre di ferro sono lì per la vita."
 James Mattew Barrie, Peter Pan nei giardini di Kensington

In questi giorni nei quali assisto sgomenta allo spengersi di una vita, mi martella nella testa questo passo. Questa nostra vita così banalmente unica, così tenace ma anche così effimera, è tutto quello che abbiamo. Non ci sarà una seconda occasione.