martedì 24 febbraio 2015

Partigiani a scuola

Mattinata presso una scuola media con un partigiano ed un altro compagno dell'ANPI a spiegare ai ragazzi che cosa è stato il fascismo, l'importanza della Costituzione e così via. Il mio compito era solamente quello di occuparmi delle riprese. 
Mentre i miei compagni parlavano guardavo questi tredicenni: diversi stranieri, soprattutto cinesi, che probabilmente non stavano capendo quasi nulla, alcuni chiacchieravano tra loro, altri probabilmente immersi nei loro pensieri e nella loro lotta interiore tra l'infanzia che si allontana e la maturità che stenta ad arrivare. Le femmine già con l'aspetto di donna e i maschi che invece sembrano ancora bambini. Alcuni prendevano appunti (che nell'intervallo ho sbirciato). Tuttavia alcuni sembravano davvero attenti e coinvolti, soprattutto durante l'infervorato discorso del partigiano, che è davvero bravo in queste occasioni. Uno ci ha chiesto di farsi un immancabile selfie con noi.
Servirà? Germoglierà qualcuno dei semini gettati stamani? Non lo so, però l'intelligenza e la curiosità che brillava in fondo allo sguardo di alcuni fa ben sperare e comunque ripaga di ogni energia investita in queste cose.


domenica 22 febbraio 2015

Pasolini e la scomparsa della città

E' il destino delle belle menti quello di essere tirate in ballo da tutte le parti, di essere strumentalizzate, una volta che la persona è morta e non può più dissociarsi o smentire. E' il destino di Gramsci di cui ad un certo punto si è servita persino la destra per avallare le sue idee. 
E' il destino di Pier Paolo Pasolini, che talvolta, per dirla tutta, a mio modesto avviso, mi appare anche un po' snob. Tuttavia era davvero una bella mente, tale da essere stato profetico soprattutto sui pericoli della società dei consumi e sul ruolo della televisione come manipolatrice di massa.
Ho trovato in rete un'illuminante brano nel quale Pasolini denuncia i pericoli della cementificazione unita all'avidità consumistica.
Davvero profetico.

"Il vero fascismo è proprio questo potere della civiltà dei consumi che sta distruggendo l’Italia, e questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che non ce ne siamo resi conto, è avvenuta in questi ultimi cinque, sei, sette, dieci anni… è stato una specie di incubo in cui abbiamo visto l’Italia intorno a noi distruggersi, sparire. Adesso, risvegliandoci, forse, da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare”
(Pier Paolo Pasolini, La forma della città)


domenica 8 febbraio 2015

Radio Cora, libera e resistente


Radio Cora è una webradio ma soprattutto è una scommessa di alcuni giovani giornalisti fiorentini che sia possibile fare informazione "indipendente" nel senso di libera dalla pubblicità, dai contributi pubblici e dalle sovvenzioni di partiti o poteri economici.

Radio CORA (acronimo per COmmissione RAdio) era un'emittente clandestina, gestita da membri del Partito d'Azione fiorentino, che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati.

La Radio Cora odierna nasce ispirandosi ai valori della Resistenza e della Costituzione (infatti è patrocinata dall'ANPI) ed è aperta ai contributi di tutte quelle associazioni che si ispirano a questi valori: comitati in difesa della Costituzione, dell'ambiente, della legalità, della pace, per i diritti delle donne, dei migranti, dei disabili, dei lavoratori, eccetera.

La sede di Radio Cora è a Firenze ma, essendo una webradio, le sue trasmissioni (così come gli articoli scritti) sono ascoltabili e scaricabili da ovunque e infatti i temi trattati spaziano dalla realtà toscana a quella nazionale e internazionale. Per questo consiglio a tutti di seguirla anche solo iscrivendosi alla newsletter (info@radiocora.it).

Segnalo solo un paio di esempi.

Dopo la strage di Charlie Hebdo, ho sentito un'interessante intervista allo storico Franco Cardini, di cui ho sempre avuto molta stima ma che ho sempre considerato piuttosto di destra.

"Quando si considera il terrorismo si fa confusione tra burattinai e burattini" afferma Cardini, "Si ha pietà dei burattini (della manovalanza) dicendo che ci sono motivi sociali e motivi religiosi che li portano a tanto, ma ci si dimentica sempre dei burattinai, perché l'Occidente a riguardo ha la coscienza sporca. Sa di averla perché sa benissimo che alcuni tra i burattinai dei terroristi sono, nel mondo musulmano, tra i migliori alleati dell'Occidente." E cita l'emiro katariota,  il re dell'Arabia Saudita ed altri emiri della penisola arabica che hanno qualcosa a che vedere con il finanziamento e l'equipaggiamento dei gruppi jihadisti,ma che contemporaneamente sono tra i nostri migliori e più stretti partners commerciali e finanziari.
Aggiunge lo storico: "Il mondo di oggi è caratterizzato dai fenomeni della postmodernità, il più evidente e grave dei quali non è il fanatismo religioso, ma è la pesantissima sperequazione socioeconomica. Andiamo verso un mondo dove la ricchezza è sempre più accentrata in un numero sempre minore di mani, sempre meno visibili. Il potere non è dove sembra essere, nei governi, ma è altrove, nelle grandi lobbies, nelle multinazionali. Sono loro che, dopo aver sfruttato quattro dei cinque continenti che ci sono al mondo, adesso ci riversano sulle nostre spiagge europee migliaia e migliaia di disgraziati che non possono che sfuggire alla miseria." E continua accusando le multinazionali di aver sfruttato e affamato la zona subtropicale dell'Africa, riducendo ettari ed ettari di terreno alla monocultura dell'ananas o del caffé perché questo era redditizio e costringendo gli indigeni o a morire di fame o ad andarsene per morire affogati nel canale di Sicilia. 
"Non meraviglia quindi," dice Franco Cardini,  "che, tra morire di fame o morire affogati nel canale di Sicilia, qualcuno di loro non scelga la terza ipotesi: quella del terrorismo di guerriglia, perché, se non altro, così ci accorgiamo di loro."
E passa poi a parlare dei governi dei singoli stati che non hanno più potere ma che sono diventati dei comitati di affari e del liberismo galoppante non più fornito dei freni interni che i governi dei popoli dovrebbero rappresentare.
Le cosiddette "democrazie avanzate" sono in realtà "quello che avanza della democrazia". Ne è prova che, anche per volontario abbandono di chi questo strumento dovrebbe difenderlo, la gente va sempre meno a votare. I governi lavorano sempre meno sulla base delle libere scelte elettorali e sempre di più sulla base della cooptazione.
Così viviamo prigionieri di un "totalitarismo soft", un totalitarismo che non ti mette l'uniforme ma che ti toglie possibilità decisionali e soprattutto toglie a chi è povero la possibilità di uscire dalla povertà. Ma Cardini non era di destra?

Altra trasmissione che ho trovato interessante: la Grecia vista dalla Grecia, un'analisi della situazione che si è creata all'indomani della vittoria di Alexis Tsipras raccontata da Francesco Moretti, un italiano che vive in Grecia, e dalla sua compagna. I due giovani raccontano i primi gesti simbolici ma importanti del governo Tsipras: lo stop alla privatizzazione del porto del Pireo, l'eliminazione della cancellata intorno al parlamento che impediva alla popolazione di avvicinarsi in caso di protesta, la nomina di persone molto valide al governo, come il ministro dell'economia Giannis Varoufaki che ha rifiutato la Troika come interlocutore chiedendo di discutere la posizione del proprio paese con tutti i membri dell'Europa.

Sono solo due esempi ma ve ne potrei citare altri (come l'Osservatorio sulle Alpi Apuane che piacerà alla mia amica S.).

domenica 1 febbraio 2015

Il miracolato

Quando la tragedia ti sfiora, quando ti continuano a ripetere frasi tipo: "Signora, suo figlio è stato miracolato!", "Suo figlio è stato protetto da un angelo dal cielo!", "Madonna santa, con il volo che ha fatto, è stato fortunato ad uscirne praticamente illeso", non sai cosa pensare. Poi vedi lo scooter piegato e la lunga lista di accertamenti fatti dall'ospedale (per fortuna tutti negativi) e ti chiedi con timore se questo angelo del cielo non presenterà prima o poi il conto.
Non so proprio cosa pensare, tranne il fatto che siamo veramente attaccati ad un filo. Un giorno ci svegliamo, affrontiamo quella che sembra una giornata come tante ed invece, non solo potrebbe essere l'ultima, ma anche essere quella che segna la svolta per una vita segnata da un attimo, da uno scontro ad un semaforo.
Un'altra considerazione che mi è sovvenuta è che non bisognerebbe mai lasciare qualcosa in sospeso con i nostri cari, mai dover rimpiangere di non aver chiarito, di non aver detto, di non aver fatto. Potremmo portarci per sempre dietro il rimorso.
Ecco perché sono contenta di questa domenica a pranzo dai miei. Il babbo, la mamma, mia sorella ed io. Solo noi quattro, senza le nuove famiglie, come tanti anni fa, a parlare dei nostri ricordi della nostra infanzia e della loro giovinezza. Senza fretta e senza la contrapposizione generazionale a cui il nostro ruolo di figlie ci costringe per difenderci dal loro istintivo iperaccudimento. Bisognerebbe ritagliarsi altri momenti così perchè non sappiamo se il futuro ce li permetterà.
Non sappiamo mai cosa il futuro tiene in serbo per noi.