martedì 10 agosto 2021

Ottanta metri quadri di libertà creativa

Avere a disposizione un muro di circa 20 metri per quattro di altezza non è proprio come avere davanti un foglio bianco. Eppure dona una sensazione di entusiasmo creativo simile ma molto più amplificato. "Basta questo grigio-muffa!" ci siamo detti anni or sono. E da allora, era il 2016, il piatto forte delle mie ferie in campagna è stata la decorazione di questo muro che affianca il nostro bel terrazzo e lo protegge dalla collina a ridosso. 

2016: paesaggio illusionistico che suggerisce il panorama di fronte (realizzato con il prezioso aiuto di tre miei amici).

2017: l'albero degli ospiti, dove ciascun ospite da allora può lasciarci, se vuole, un segno del suo passaggio: una foglia, un animaletto, una forma di fantasia.

2018: un bell'arcobaleno colorato (ben prima dell'illusorio andratuttobene!) con tanto di pentola dell'oro.

2019: un oblò con pesci dipinto insieme alla mia mamma.

2020: boschetto di canne di bambu ad integrazione del paesaggio del 2016 (da notare come abbia dovuto ripassarlo completamente). Boschetto andato presto perduto, ahimé!

Dall'anno scorso, nonostante alcune idee per la parte ancora bianca, mi sono resa conto però che il restauro, purtroppo necessario tutti gli anni, occupa gran parte del tempo e dell'energia a disposizione. Il muro sbolla in diversi punti, la tinta si sbiadisce se non addirittura si sfoglia, sia quella al quarzo (adatta per esterni) sia lo smalto. 

 

 

 

 

 

 

 

D'altra parte però, pensavo proprio in questi giorni scartavetrando i circa ottanta metri quadri di superficie, si tratta di un muro realizzato ben venticinque anni fa con mattoni ricoperti di intonaco, non ha tettoia ed è leggermente inclinato. Quindi è sottoposto a tutte le intemperie possibili, pioggia, grandine, caldo, freddo, umidità dalla terra addossata sul retro. Non posso pretendere che si mantenga intatto tra un'estate e l'altra.

 

 

 

 

 

Ecco perché quest'anno ho deciso: restauro conservativo minimo a costo di rinunciare alla puntualità del disegno e, solo se il tempo a disposizione e le altre cose da fare lo permetteranno, aggiungerò un nuovo elemento, ma sempre a base di semplici forme, velocemente riproducibili.



giovedì 5 agosto 2021

Piccole trascurabili esistenze

Due gatti (o gatte secondo la mia amica S.) della nidiata del vicino di qualche anno fa. Scorrazzano liberi tra una casa e l'altra di questo piccolo borgo. Il vicino è morto lo scorso inverno ma credo che qualcuno ogni tanto porti loro qualcosa da mangiare. In ogni caso cacciano uccellini, topolini e approfittano degli avanzi che ciascuno di noi gli rifila. Sono timorosi ma anche un po' sfrontati quando ci puntano speranzosi mentre siamo a tavola. 
Non amo gli animali domestici e mi fanno una gran pena quelli (soprattutto i cani) che vivono completamente antropizzati, magari chiusi in appartamento aspettando con ansia che il padrone permetta loro di prendere aria e fare i propri bisogni. Quelli che amerebbero correre liberi mentre invece sono tenuti al guinzaglio, messi a tacere, rimpinzati e stra-coccolati ma al costo di rinunciare a tutto quello che la natura gli suggerirebbe, sesso e riproduzione compresi.

Questi due gatti invece, nella loro indipendenza, mi piacciono. Mi piace guardarli al tramonto, mentre si strofinano oziosi sulla mia terrazza. 

Una sera però, verso l'imbrunire sentiamo una gran lite nel bosco, forse tra loro due o forse a causa di un altro (quella con le toppe rosse sul dorso) schizza verso la strada (probabilmente per scappare dal suo aggressore) e impatta violentemente contro un'auto (e dire che ne passano così poche qui!). Sbanda un po' e poi si accascia esanime davanti al cancello della casa di fronte. 

Che tristezza! Anche se, tutto sommato, ha vissuto bene la sua breve ma libera esistenza. Mi chiedo però perché non ci venga altrettanto facile commuoverci per una delle tante formiche che ci avevano invaso la terrazza e che abbiamo dovuto sopprimere. Esistenza ancor più piccola e soprattutto ancor più trascurabile?