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domenica 2 giugno 2024

Ci credevamo... (Decluttering: ritagli di giornale)

C'era un tempo (e questo blog lo sa bene) in cui non mi perdevo una manifestazione, una raccolta firme, una petizione per protestare contro lo status quo, contro i poteri forti, contro il governo che non era mai quello che avrei voluto.

Ci sentivo parecchio e, soprattutto con la mia amica R, abbiamo fatto diverse levatacce per andare a Roma e anche per tutte le manifestazioni nazionali di Libera in giro per l'Italia (Napoli, Milano, Genova, Latina). Il giorno dopo, la corsa in edicola per vedere cosa avrebbero detto i giornali. Sì proprio quelli su carta, da vere boomer...

Poi si invecchia, si diventa più ciniche e disincantate, più stanche e demotivate e non si partecipa più. Peccato! Ma forse fa parte del ciclo della vita.

E così oggi, declutterando come sempre nel fine settimana, mi è capitata per le mani la cartellina "ritagli di giornale" e buttandone via il contenuto, un po' di magone mi è venuto.

"Auguri alla nostra malandata Repubblica!" mi scrive giustamente R.

sabato 3 dicembre 2022

Il disagio della carità

Inverno. Freddo. Pioggia. Termosifoni più bassi del solito per non dare soddsfazione a Putin.

Il pensiero va ai tanti che non hanno una casa riscaldata e neanche il plaid che ho sulle ginocchia.

Vorrei fare qualcosa, ma cosa? Mi sento impotente.

L'unica cosa che posso fare, qui seduta sul divano al caldo (non troppo, ma sufficiente) è aprire la carta di credito e donare a chi è più bravo e coraggioso e qualcosa fa:

Certo, è poco e mi crea anche un qualche disagio. Il disagio di una borghese che si sente la coscienza a posto. No, non mi sento la coscienza a posto. Vorrei contribuire di più a FARE un mondo diverso. Perché non ci dovrebbero proprio esssere persone che non hanno dove ripararsi e di che coprirsi! Non ci dovrebbe essere bisogno di fare donazioni. Ecco perché mi sento impotente...

Aggiornamento: 

Propaganda Live manda in onda un servizio della brava Francesca Mannocchi su la carestia in Somalia. Come resistere a mettere mano al portafoglio a favore di Save the Children?

Faccio la spesa alla Coop, riempio un carrello di ben 240 euro di prodotti alimentari. Vuoi non dare qualcosa ai volontari della Fondazione Casa Marta per un hospice per bambini parecchio sfortunati?

Segue....


giovedì 22 settembre 2022

Gesti che stupiscono e rincuorano

 Il mio percorso quotidiano in bicicletta per andare al lavoro passa lungo un argine di un torrente. Un bel posto, dove ti senti lontana dalla città, dal traffico e dai rumori. Ne parlai in questo post

Percorrendolo più o meno alla stessa ora ogni giorno capita di incrociare le stesse persone: un'anziana che con grande costanza fa la sua camminatina incerta, una coppia che cammina spedita chiacchierando (chissà cosa si dicono tutti i giorni, in realtà parla quasi sempre lei), i ragazzi che aspettano di entrare alla scuola di agraria, e una giovane donna che cammina spedita con i guanti e un sacco della spazzatura sempre bello pieno. Dapprima ho pensato ad una operatrice della scuola che ripulisse i dintorni per evitare rifiuti pericolosi per i ragazzi. Ma poi il giorno dopo la incrocio più lontana e comincio a notare che tutto l'argine è pulito (saranno un paio di chilometri). Niente lattine o bottiglie di plastica o scatole di sigarette.


 

Sempre più incuriosita, alla fine mi sono fatta coraggio e le ho chiesto se stesse facendo quel lavoro volontariamente o no. "Sì, mi ha risposto, venivo qui a passeggiare e mi arrabbiavo tanto. Così ho deciso di tenere pulito questo posto." 

Mi ci sono rivista perché facevo anch'io qualcosa di simile quando camminavo (non con la sua costanza devo dire) e, oltre a fargli i miei complimenti e ringraziamenti, da allora ammiro con piacere il nostro (cioè di tutti) argine pulito.

Ci sono anche persone così. E rincuorano. 



mercoledì 20 luglio 2022

Non sopporto più la città


 

Quando ero giovane, io nata e cresciuta tra i palazzi di periferia, non concepivo altro posto dove vivere.

E invece ora non sopporto più la città. Qualsiasi città (che poi sono tutte uguali).

Con il suo asfalto che d'estate ribolle e puzza di escrementi. 

Con le lattine e le bottiglie di birra abbandonate sui marciapiedi.

Con i rifiuti abbandonati accanto ai cassonetti.

Con le cicche buttate dappertutto, tanto che non ci facciamo più caso.

Con il sottofondo del traffico che non ti abbandona mai, dal camion al motorino smarmittato, dall'autobus all'ambulanza, ai clacson.

Con la sua aria intorbata di fumo delle caldaie di inverno e di  scarichi roventi dei condizionatori d'estate.

Con le sue code di automobili e di persone.

Con le biciclette che sfrecciano sui marciapiedi o controsenso.

Con i pedoni che si attardano sulla pista ciclabile impedendoti di passare.

Con i marciapiedi dissestati, i muri scrostati o scarabocchiati. 

Con la sua fretta e il suo correre non si sa bene dove.

Temo di essere diventata misantropa, ma provo sempre di più bisogno di fuggire in campagna.



domenica 19 settembre 2021

Al fianco dei lavoratori della GKN

© Aleandro Biagianti

Licenziati questa estate con un email da un padrone che non ha neppure un volto, trattandosi di un fondo di investimento, da allora stanno occupando la fabbrica. Un fabbrica che non era affatto in crisi ma anzi aveva commesse. 

Come non partecipare alla loro manifestazione nazionale! Mi ha fatto effetto trovarmi in piazza dopo tanto tempo e ritrovarmi con gli amici con i quali ho condiviso tante manifestazioni.

Non so se servirà, ma l'importante era non far sentire soli questi uomini e queste donne che si sono fatta questa lunga marcia cantando, sudando, tenendosi vicini e sperando di far valere le loro ragioni.

domenica 12 maggio 2019

Buonista, ambientalista e anche un po' radical chic. Ma non sono sola

(Foto ENRICO RAMERINI/CGE per Repubblica Firenze)

Orario? Abbastanza comodo. Tempo atmosferico? Discreto, qualche nuvola, un po' di vento ma non piove. Altri impegni? Niente di speciale. E allora perché non andare all'appuntamento di Unicoop e Legambiente dal titolo "Liberi dai rifiuti"? In fin dei conti è quello che faccio spesso quando cammino tornando a piedi dall'ufficio. Mi porto un sacchetto e raccolgo bottigliette di plastica, lattine e bottiglie di birra. Ma spesso mi sento una bestia rara e un po' cogliona e quindi vediamo se stamani c'è qualche altro coglione come me. Magari non ci sarà nessuno, ma proviamo.
E invece trovo con piacevole sorpresa una cinquantina di persone di tutte le età, giovani, pensionati, bambini, signore col cane. Tutti con la maglietta verde e i guanti gialli a raccogliere plastica, cartacce e altri rifiuti (abbiamo trovato un materasso abbandonato da tempo e sei carrelli del supermercato). 
Perché farlo? Probabilmente perché siamo irrimediabilmente buonisti e forse un po' radical chic. E però oggi un pezzetto di mondo è più pulito per tutti.


lunedì 8 ottobre 2018

Ancora la Perugia - Assisi


Dopo sette anni sono tornata a fare la Marcia per la Pace Perugia - Assisi. Ecco che, accingendomi a scrivere le impressioni della giornata di ieri, mi accorgo che riscriverei pari pari il post di sette anni fa: atto di testimonianza e condivisione più che di incisività antibellica, evento festoso, colorato, pieno di giovani e, perché no, anche divertente.
Ma perché tornarci in particolare quest'anno? Perché ho sentito il bisogno di fare qualcosa contro il clima di odio, contro gli egoismi, contro i "primagliitalianieglialtrisperiamoaffoghinotutti", per sentirmi meno sola, per vedere che c'è un'altra Italia più solidale e accogliente.
Devono averlo pensato in tanti visto che l'affluenza è stata veramente eccezionale. Si torna a casa con i piedi doloranti ma con il cuore rinfrancato.

lunedì 27 agosto 2018

La memoria degli orrori del passato ci serva per non smarrire la nostra umanità



Il piccolo paese della Lunigiana dove trascorro le mie vacanze e dove mi rifugio appena posso fu teatro, il 19 Agosto 1944, di un brutale eccidio ad opera delle SS di Walter Reder dove morirono 159 persone. Tutti gli anni la strage viene ricordata con una cerimonia preannunciata da manifesti e da uno striscione che, nei giorni precedenti, viene affisso sotto casa mia. Quest'anno la sera del 18 non vedo lo striscione e mi viene un colpo. Possibile che non si faccia niente? 
Per fortuna, si trattava solo di un ritardo. Mi sveglio al mattino del 19 e lo striscione è lì.
Vado così a Valla, la località dove furono massacrati i civili, donne, vecchi e bambini, ed assisto al discorso del Sindaco, dell'assessore regionale e del presidente dell'associazione dei familiari.
Tornando verso casa penso che tutto ciò può sembrare routine, stanco rito, vuota rievocazione di fatti lontani. Eppure mi dico che no, non è così. In questi tempi bui, dove sembra che si stia perdendo il senso di solidarietà umana, la pietà minima, basilare verso chi soffre, dove sembra regnare l'indifferenza se non addirittura l'odio, in questo periodo nel quale apro i social e rabbrividisco nel leggere gli insulti di cui sono capaci le persone, è bene ricordare a cosa porta tutto ciò.
Ed è bene anche sapere a cosa può arrivare il consenso di una folla, tenuta nell'ignoranza e opportunamente sobillata. Si pensi al massacro di 42 ebrei accaduto a Kielce (Polonia) il 4 luglio del 1946, cioè ben un anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (lo racconta molto bene Paolo Soldini in questa puntata di Wikiradio).
Che la memoria dei morti di San Terenzo e Bardine quindi ci serva sempre da bussola.

lunedì 2 luglio 2018

Cara Coop, che delusione!


Sono socia da molti anni di Unicoop Firenze. Come consumatrice ho sempre preferito questa catena per la sua attenzione al sociale, all'ambiente, ai produttori locali e per tante campagne sacrosante che ha supportato.
Per questo quando mio figlio, in cerca di un lavoro per l'estate, è stato assunto con contratto a tre mesi part time alla Coop, siamo stati contenti in famiglia.

Tuttavia ieri ha chiesto un cambio di turno per poter partecipare ad un concorso pubblico, a cui tiene molto e il cui esito è importante per il suo futuro, e gli è stato negato. Il direttore del negozio gli ha detto: "Mi spiace, gli orari sono stati fatti. Fatti spostare il colloquio oppure licenziati. Il lavoro è questo".

Non vi si chiede di essere dei benefattori. E' giusto che vi atteniate alle regole di qualsiasi altra azienda. E' comprensibile che pretendiate dai neoassunti impegno, puntualità, serietà. Ma da voi, il rispetto dei lavoratori, me lo sarei aspettato. Ecco perchè stamani ho fatto la spesa con risentimento.

lunedì 10 aprile 2017

Sulla mia pelle il vaffanculo che non riesco a dire

Ricordo un inverno di molti anni fa quando, attraversando  un periodo di particolari ansie procurate da tensione sul lavoro, scoprii sulla mia pelle macchioline rosse che squamavano. Mi dissero che si trattava di dermatite atopica, una specie di sorella minore della psoriasi.
Da allora evito saponi e bagnoschiuma e mi ungo con creme non profumate ogni volta che faccio la doccia. Nell'estate di quell'anno presi il sole al mare e la dermatite mi lasciò in pace per diverso tempo.
Poi però da alcuni anni è ricomparsa in punti sempre diversi: sotto gli avambracci, sul fianco, sulla nuca. Durante l'ultimo inverno mi ha tormentato costantemente con il suo insopportabile prurito e recentemente sta dando il meglio di sé intorno alle orecchie e sotto il mento.
So che con una crema al cortisone sparirebbe in brevissimo tempo ma so anche che, per l'effetto rebound, me la vedrei tornare implacabile e magari potenziata. Quindi evito di intossicarmi. Tanto pare che sia una malattia cronica dovuta ad un mix di genetica (mia madre ne ha sofferto per anni), di ambiente e di reattività autoimmune da stress.
Purtroppo ora è particolarmente evidente e mi fa sentire a disagio. 


Va beh, diciamo che mi faccio abbastanza schifo. Ma siccome pare che non sia una malattia pericolosa, né contagiosa, mi sono detta che alla fin fine forse è inutile farsene un cruccio. E così la pubblico a memoria di questo periodo di particolare tensione che spero non si ripeta.
In fin dei conti, mi sono detta, probabilmente la mia pelle esprime il disagio che io, per educazione, non riesco a tirar fuori di me. E quindi è bene che si veda!

domenica 27 novembre 2016

Se ci sarà da dire NO, non mi tirerò indietro

Lo spettacolo dei Ginko Biloba alle Cascine
"Questi tuoi post sono da pieno riflusso!" mi dice mio marito (uno dei miei sparuti lettori). E' vero. Non tratto più di politica da tempo e nemmeno di attualità. Che devo dire? Che mi demoralizza apprendere che gli Americani abbiano eletto un presidente improbabile e detestabile sotto tutti i punti di vista? Che in Italia abbiamo un capo del governo che non è stato eletto e che è impegnato al massimo a far passare leggi dettate dai poteri forti? Che per la rivoluzione bisognerà attendere e parecchio visto che in tutto il mondo occidentale soffiano venti di razzismo e di difesa dei privilegi? Che devo fare? Scendere in piazza non serve più in questa società mediatica. Gli scioperi sono armi spuntate. I movimenti e le associazioni sono allo sbando. Non mi piace come sta andando il mondo e non mi sento in grado di poter fare niente per cambiarlo, ma soprattutto non ho voglia di investire tempo e aspettative per incassare ancora delusioni su delusioni.
Certo quando ci sarà da dire di NO (come il 4 dicembre) lo dirò, e lo farò finché campo, ma sono consapevole che, comunque vada, il giorno dopo l'andazzo sarà lo stesso se non peggiore.
Questo mio pessimismo cosmico mi porta a rifugiarmi nella natura. Solo osservando la natura capisco che l'umanità è una inezia. Per me il modello sono gli alberi, che crescono silenziosi e tenaci e regalano talvolta degli spettacoli incredibili come quello dei Ginko Biloba stamani camminando al parco delle Cascine. 


domenica 13 novembre 2016

#facciamocispazio

Il nostro paese pullula talmente tanto di comitati e associazioni che c'è materiale per un bel po' di tesi di sociologia. Chissà se è normale questo proliferare di movimenti dal basso che si prendono a cuore un quartiere, una strada, una valle, una piazza, un giardino, ecc.
Da un lato destano ammirazione queste persone che spendono tempo ed energie per fare qualcosa che esula dal proprio tornaconto personale. Penso alle Mamme No Inceneritore che dopo manifestazioni, conferenze, concerti e proteste varie hanno visto bloccata dal TAR la costruzione di un inceneritore tradizionale in una piana già avvelenata da tante infrastrutture pesanti. Davvero tanto di cappello!
Tuttavia non tutti i comitati mi piacciono. Nel mio quartiere c'è un'associazione "contro il degrado" che ha dei toni un po' leghisti e fascisti (non a caso pare sia frequentata da neofascisti). Quando sento mantra del tipo "vogliamo le telecamere, vogliamo più forze dell'ordine" per poi arrivare "questi stranieri fanno casino, sono sempre ubriachi, ho paura per mia moglie, mia figlia, ecc.", drizzo le antenne e me ne sto alla larga.
Invece quelli dell'associazione giardino di San Jacopino mi piacciono. Ho partecipato a loro eventi e ho visto la volontà di socializzare anche con culture diverse e di creare un quartiere sereno ed accogliente per tutti. Ho partecipato alle loro riunioni e li ho visti molto impegnati fino a sera tardi per migliorare questo giardino pubblico non come spazio proprio ma come spazio di tutti. 
Anche loro si dichiarano apartitici (altra definizione che mi fa drizzare le antenne) tuttavia sanno stare lontani da realtà populiste e fasciste perché, un conto è essere autonomi dai partiti, un conto è la becera antipolitica fine a se stessa.

Sabato ho marciato con loro per le strade del quartiere, con i palloncini e gli striscioni fatti a mano, con bambini e passeggini per chiedere più verde nel quartiere, stop alla speculazione edilizia, più spazi sociali di aggregazione, più piste ciclabili.

Ecco alcune immagini della manifestazione

giovedì 15 settembre 2016

Quando il servizio pubblico ti stupisce

Proprio un anno fa scrissi di una situazione di degrado collegata ad un breve passaggio pedo-ciclabile che percorro almeno due volte la settimana. Anche quest'anno le erbacce sono cresciute in modo tale da ostruire il passaggio, nonostante che la scorsa primavera io e il mio compagno ci fossimo dati da fare di nuovo per sfoltirle un po' con le solite forbicione. Anzi, la situazione si presentava anche peggiore: il tratto era pieno di rifiuti di ogni tipo e persino di escrementi.


Così ho deciso di bussare a varie porte per capire chi potesse fare qualcosa. La segnalazione all'URP del Comune che avevo fatto l'anno scorso è caduta nel vuoto. Ho scritto al Consorzio di Bonifica, che proprio in questi giorni ha ripulito l'argine del torrente Mugnone e che forse poteva intervenire essendo a pochi metri di distanza, ma non mi ha risposto nessuno.
I gestori della società sportiva confinante mi hanno indirizzato agli uffici del quartiere. Lì hanno raccolto la segnalazione dicendo che la cosa gli era nota e ciò non mi faceva ben sperare. Poi ho telefonato al Quadrifoglio, il consorzio che si occupa dei rifiuti e della pulizia delle strade. Anche loro hanno raccolto la segnalazione ma l'operatore era dubbioso sul poter intervenire perché "non si tratta di una strada".
Mentre stavo meditando le prossime mosse (giornali, radio, ASL, ecc.) oggi il miracolo: il passaggio è stato diserbato e anche accuratamente pulito. Non so bene quale canale abbia funzionato o forse la somma dei due. Probabilmente il prossimo anno dovrò farmi risentire, però sono ora sono contenta e grata a chi si è dato da fare per questo risultato.
In realtà la pulizia di un passaggio pubblico non è un favore né un regalo, ma un diritto. Tuttavia, in questi tempi di sfiducia nel pubblico, quando qualcosa funziona, non possiamo fare a meno di stupirci.

sabato 14 maggio 2016

Senza la gente non si decide niente

Firenze, sabato 14 maggio. Manifestazione nazionale contro l'inceneritore promossa dalle Mamme NoInceneritore e un sacco di altre associazioni.
Che dire? Manifestazione bella, partecipata, colorata, pacifica (alla faccia dei gufi come il mio sindaco che mettevano in guardia dai possibili infiltrati). Molto entusiasmo. E poi mi è piaciuto che siano sfilate queste migliaia di persone lungo le strade del mio quartiere.
Dopodiché torno a casa sempre col dubbio se servano o no queste manifestazioni. Temo che se l'inceneritore alla fine non si farà, sarà perché finiscono i soldi oppure perché interviene la magistratura (come per il sottoattraversamento TAV).
Ma in ogni caso è bene partecipare, è sempre bene poter dire "io c'ero". Ribadire, anche se non ci ascoltano, che "senza la gente non si decide niente".

venerdì 1 gennaio 2016

Il fascismo che è in me e la resistenza in prosa



"La sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso stato d’animo che ognuno di noi deve sorvegliare e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio contributo alla rinascita del fascismo.
 Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora cominciati, per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i lunghi decenni penosi ed ingloriosi della resistenza in prosa. Ognuno di noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser complice di una ricaduta che, questa volta, non potrebbe non esser mortale."

Piero Calamandrei, articolo pubblicato sul decimo numero de “Il Ponte” nel 1946

Questo passo di Calamandrei è soprattutto per me per non lasciarmi sopraffare dalla sconfortata desistenza, per impegnarmi di più nella mia piccola resistenza in prosa.

sabato 12 dicembre 2015

Il mio non è pessimismo, ma senso di concretezza

"Il mio non è pessimismo, ma senso di concretezza." Questa frase è scritta a grossi caratteri un cartello che mio padre ha appeso sulla sua scrivania. Non ho mai avuto occasione di chiedergli perché ha sentito il bisogno di difendere il suo carattere tendente al pessimismo in modo così esplicito. Probabilmente è frutto di una querelle con mia madre.
Che c'è di male ad essere pessimista? Anch'io lo sono tendenzialmente in quanto tendo a notare le cose che non mi vanno bene e non riesco a credere che miglioreranno.
Con le dovute proporzioni, mi sono rivista nel pensiero di Pasolini, ricordato di recente perché sono passati quarant'anni dalla morte.
Pasolini forse ha idealizzato troppo il mondo rurale pre-boom economico, però davvero  aveva capito tutto, prima e meglio degli altri. 
In questo famoso articolo sul Corriere della sera del 1 febbraio 1975 denunciò l'estinzione della vecchia cultura popolare uccisa dall'omologazione e da una nuova insidiosa forma di regime: la società dei consumi che Pasolini definì il più repressivo totalitarismo che si sia mai visto.
Ed oggi sappiamo quanto è calzante quel suo chiamare il fenomeno "la scomparsa delle lucciole".
Mi viene in mente quel passaggio del documentario  La forma della città, di cui ho pubblicato un brano in questo post, dove è anticipato e riassunto proprio quello che non riesco ad accettare del mondo che mi circonda: l'omologazione che la società dei consumi impone in modo subdolo ma potente. 
"Ho visto dunque "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiano, fino a una irreversibile degradazione."
E siccome a me pare di avvertirla di continuo questa spinta all'omologazione, non è per snobbismo che rifiuto di stare sui social network o di comprarmi lo smartphone (con buona pace di whatsapp che pure, ammetto, è assai comodo). E' solo un piccolo esempio, ne potrei fare altri, eppure sento un'irresistibile voglia di resistere. Lo so che non servirà a nulla. Il mondo va da quella parte. 
Il "paleofascismo" di Mussolini voleva cambiare gli Italiani ma si arrestò alla superficie, mentre la società dei consumi ha guastato le radici della nostra identità, ha minato l'anima delle persone tanto che oggi si desidera tutti le stesse merci, tutti lo stesso tipo di vita. La massa si lascia corrompere e va dove il capitale vuole. 
E quindi non serve lamentarsi poi se le disuguaglianze sono sempre più ampie, i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, i diritti dei lavoratori, faticosamente conquistati, smantellati, come viene smantellata la Costituzione e la democrazia, pezzo per pezzo, giorno per giorno, decreto su decreto, finché ci accorgeremo di non avere più strumenti per contrastare il potere e ci troveremo impotenti con il nostro smartphone in mano.

"Adesso, risvegliandoci da questo incubo e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c'è più niente da fare." diceva Pasolini in "La forma della città"


"Il mio non è pessimismo, ma senso di concretezza," direbbe mio padre.

PS Qui la puntata su Pasolini del Tempo e la Storia che ha fatto da spunto a questo post.






domenica 27 settembre 2015

Adotta un passaggio ciclopedonale

Lungo il mio percorso in bicicletta per raggiungere la palestra, oltre all'argine restituito dopo sette anni, c'è un piccolo passaggio situato tra un campo da calcio ed una scuola elementare. Si tratta di pochi metri asfaltati. Alla riapertura della palestra i primi di settembre, ho trovato questo piccolo passaggio (che serve ai pedoni e ai ciclisti per scappare da una strada molto trafficata verso il tranquillo argine del Mugnone) completamente invaso da alte erbacce che rendevano difficile il passaggio in bicicletta o a piedi. 
Dopo tre settimane in cui ho sperato ogni volta di vedere ripulito il breve tratto, mi sono scocciata. Ho coinvolto il marito e siamo andati, armati di forbicione tagliasiepi (un po' arrugginite purtroppo) a sfoltire queste erbacce. Mentre facevamo questo lavoro sono passate delle persone, chi con il cane, chi accompagnando un bambino con una piccola biciclettina e chi con il passeggino. Appreso che non eravamo del Comune ma semplici volontari, ci hanno tutti ringraziato e una signora ci ha persino detto: "Ma siete degli angeli!" Ma davvero queste piccole banali manutenzioni devono essere affidate alla buona volontà di cittadini incavolati?
E' quello che ho chiesto all'ufficio relazioni con il pubblico del comune di Firenze:
"Buon giorno,
scrivo a proposito del passaggio ciclo-pedonale tra l'argine sul Mugnone e via Corelli (situato tra il campo sportivo del Novoli e la scuola Colombo).
Non so se la manutenzione di questo passaggio sia di competenza del Comune, del Quartiere 1 o 5 o di quale altro ente.
Da almeno un mese a questa parte questo passaggio era quasi ostruito di erbacce alte circa un metro con disagio soprattutto per i bambini e i passeggini.
Oggi, stanchi di attendere lo sfalcio di chi di competenza, io e mio marito ci siamo armati di forbicione e abbiamo sfrondato le erbacce per facilitare un po' il transito. A noi l'operazione è costata circa una mezz'ora ed una bella sudata. Agli operai che fanno la manutenzione del giardino di Piazza delle Medaglie d'oro (per fare un esempio) sarebbe costato (con risultato assai migliore) 10 minuti con il tagliaerba professionale.
Va bene i tagli alla spesa pubblica, ma perché queste piccole manutenzioni devono essere lasciate alla buona volontà dei cittadini?
Segnalo infine che le canne stanno invadendo la pista ciclo-pedonale lungo l'argine del Mugnone, inaugurata, se non erro, da appena un anno.
Grazie per l'attenzione."

Dubito che mi risponderanno. Ma ecco che, cercando l'indirizzo di un giornalino di quartiere a cui rivolgere lo stesso quesito, ho trovato un episodio molto simile risalente all'anno scorso.
Morale della favola, non rimane che adottare ciascuno il suo pezzetto di suolo pubblico che gli sta a cuore (un po' come ha fatto l'Associazione Giardino di San Jacopino). 

mercoledì 13 maggio 2015

Il camino e la rabbia

Ieri sera assemblea pubblica del comitato mammenoinceneritore, un giovane gruppo di mamme che, preoccupate per l'impatto ambientale di questo impianto su una zona già molto compromessa, cerca di fermarne la realizzazione, che pare essere imminente. Mi consulto con la mia amica R., con la quale spesso ci sfoghiamo a vicenda il nostro "scoglionamento civile": "Che si fa? Sono stanca, ma andiamo. Su, non possiamo rassegnarci all'andazzo generale."
Sala strapiena. Caldo. Zanzare. Si inizia con un servizio di Scala Mercalli dove si vede quanto sono bravi a Treviso a fare la raccolta differenziata porta a porta. Si passa poi ai cosiddetti "esperti": un rappresentante di Rifiuti Zero (intervento di buon senso), un medico che mostra delle brutte e illeggibili slide citando vagamente studi su tumori e malformazioni, un altro medico che invece si limita a illustrarci la sua posizione di contrarietà "a questa follia" e infine un avvocato che al solito la prende larga senza spiegare con chiarezza a che punto siamo con l'inizio dei lavori.
Alle 23 passate tocca ai "politici": passerella di candidati alle imminenti elezioni regionali, tutti, guarda caso, contrari all'inceneritore. La leghista sbandiera la sua recente leucemia. Il rappresentante di Fratelli d'Italia sottolinea come dietro l'operazione ci siano le cooperative rosse. L'esponente di "Popolo Toscano" dichiara che loro sono contrari all'inceneritore ma appoggiano Rossi (che invece è favorevole). L'unica rappresentante del PD (di area civatiana) si prende gli insulti dalla sala dichiarando che "il suo partito è a favore ma lei personalmente è contraria". Ce ne andiamo al momento degli interventi dal pubblico nei quali faccio in tempo a sentire che si continua a parlare di tumori.
Ora, io sono contraria alla realizzazione dell'inceneritore, non tanto per il timore delle emissioni (credo che con le nuove tecnologie queste siano paragonabili alla fila di auto che tutte le mattine è ferma in coda sull'autostrada accanto al mio ufficio, senza contare gli aerei che atterreranno nella pista che vogliono realizzare sempre lì!), quanto perché la ritengo una non-soluzione del problema rifiuti che serve solo a qualcuno per fare soldi. I rifiuti prodotti in Toscana non arrivano, a detta di tutti, alla quantità per la quale l'impianto viene realizzato. Una volta costruito questo avrà bisogno di essere alimentato (e soprattutto gli investitori pubblici/privati ci vorranno riprendere i soldi). Quindi ci scorderemo ogni impegno a ridurre i rifiuti (primo obiettivo che come società dovremmo avere) e ogni incentivo verso la raccolta differenziata. 
Detto questo, ad essere sincera, dopo una serata come questa dove si tocca con mano lo scarso livello generale di serietà e di razionalità, la superficialità e l'emotività con la quale si affronta questo tema (come tanti altri), sinceramente verrebbe quasi voglia di essere a favore di questo camino che sorgerà davanti alla finestra del mio ufficio.

domenica 26 aprile 2015

25 Aprile sempre

Luigi* ha novant'anni. Fisico asciutto, carnagione scura, il suo bell'apparecchio acustico che ogni tanto emana un fischio ed un'energia invidiabile. Lo vado a trovare alla sua sezione ANPI e lo trovo al telefono con un altro partigiano con cui concorda un intervento per stasera ad una casa del popolo: "Vacci tu che sei più bravo a raccontare episodi di resistenza." Riattacca ostentando l'aria un po' scocciata: "Mi tocca andare a me anche stasera, stamani sono stato in una scuola elementare e domani [25 aprile n.d.A.] devo essere in tre posti." 
Vivono giorni frenetici da protagonisti questi ragazzi degli anni Venti in questo settantesimo anniversario della liberazione dal nazifascismo. Sono rimasti in pochi e soprattutto sono pochi quelli in grado di muoversi e di raccontare. Luigi è uno di questi. Una miniera di ricordi. Figlio di comunista della prima ora, era già sui monti all'indomani dell'8 settembre 1943. Fu uno dei primi ad entrare in Firenze nell'agosto del 1944 e poi, non contento, partì anche come volontario per il Nord combattendo con la divisione Friuli.

Per questo 25 aprile si dovrebbe avere il dono dell'ubiquità: ogni sezione ANPI, ogni casa del popolo, ogni paese ha preparato qualcosa. Ed anch'io, che non sono una testimone ma che sento il dovere della memoria, mi divido in tre posti come Luigi.
Al mattino atto di presenza alle celebrazioni ufficiali del Comune:


di corsa poi alla Manifattura Tabacchi dove accogliamo un gruppo in bicicletta che fa una "pedalata partigiana".


Nel pomeriggio, ricambio la visita alla Zona Altamente Partigiana (presso il popolare quartiere delle Piagge da cui erano partiti i ciclisti)


ma poi mi precipito a vedere il bel film di Samuele Rossi: La memoria degli ultimi.



Doverosa giornata piena quindi, anche se... provo una certa avversità per questo "dovere della celebrazione" che oggi, 26 aprile, è già messo dietro le spalle e i partigiani già dimenticati. Non oso pensare cosa succederà quando i ragazzi e le ragazze degli anni Venti non ci saranno più.


* nome di fantasia

sabato 11 aprile 2015

Il sabato dovrebbe essere di 48 ore

Giornata piena oggi. Sveglia alle 7. Spesa settimanale alla Coop a tempo di record. Via in sella allo scooter per essere entro le 10 al Cimitero delle Porte Sante (il bellissimo cimitero monumentale sulla collina di San Miniato) dove si ricorda un partigiano fiorentino fucilato dai fascisti a Montemaggio, Franco Corsinovi "Fernandel".
Qui altre foto della commemorazione.
Cerimonia semplice, non retorica. "Non è per questo paese fatto di corruzione e di precariato che è morto questo ragazzo" ha detto il nostro impagabile Silvano Sarti.
Un salto poi alla bottega di Libera salutare la mia amica A. che stamani era di turno e per comprare qualche prodotto da regalare.
Dopo un pranzo leggero, di corsa a prendere il bus per andare alla periferia di Firenze dove parte la manifestazione contro l'inceneritore e contro l'ampliamento dell'aeroporto, promossa da più di venti comitati. (Incredibile leggere quanti comitati, apparentemente doppioni, ci sono sulla piana fiorentina; sfugge perchè non si mettano insieme e uniscano così le forze). Un bel corteo si snoda lungo il percorso che passa vicino al luogo dove vogliono costruire l'inceneritore, vicino all'aeroporto, per finire nel parco accanto al palazzo di giustizia. 

In testa gli studenti e i giovani con il furgone che spara musica a palla, poi i comitati con megafoni e capelli grigi, poi le mamme e i bambini che, sventolando i loro striscioni colorati, si divertono a gridare slogan e le bande musicali.


Qui altre foto della manifestazione
Termino la giornata cucinando zucchine, sgranando i piselli, stendendo i panni e con una semplice ma gustosa cena innaffiata dal Placido Rizzotto bianco (sì, è pubblicità).
Avrei da fare diverse cose con il computer ma purtroppo il sabato ha solo 24 ore e quindi sono costretta a rimandarle a domani.
Buona notte!