lunedì 28 dicembre 2020

Una stanza tutta per sé

In questi giorni ho ascoltato in audiolibro questo saggio di Virginia Wolf che avevo letto da ragazza. Virginia sottolinea l'importanza per le donne di avere uno spazio proprio. Per lei, scrittrice, il problema è di avere una stanza per poter concentrarsi e scrivere, ma per noi tutte, ancora oggi, è vitale anche rivendicare un po' di tempo da dedicare a noi stesse a fare quello che ci piace, che sia smaltarsi le unghie, che sia scrivere un post sul blog, che sia rilassarsi guardando un film.

E dunque sia benedetto il giorno in cui a mio figlio è venuto in mente di realizzare un angolo palestra in camera sua, che cortesemente mi presta. Dall'inizio del lockdown infatti due o tre volte la settimana cerco di fare gli esercizi che fino ad allora facevo in palestra, o almeno tutti quelli possibili con gli attrezzi a disposizione (spalliera, elastici, panca, pesi, bastone, tavoletta propriocettiva). Quello che all'inizio era un impegno per mantenere l'allenamento si è trasformato di recente in un bel momento tutto per me: a luce soffusa, col sottofondo di ottima musica classica quei quaranta minuti sono la stanza tutta per me raccomandata da Virginia. Mi sento lontana dal mondo (pur essendo in città), riattivo la circolazione, sciolgo le tensioni e le articolazioni, mi rilasso e mi ricarico. Trovate, donne, la vostra stanza tutta per sé.



giovedì 10 dicembre 2020

Ottanta e non sentirli

 

Sì lo so, i dolori, l'affanno, i chili di troppo, ma stringi stringi sei sempre quella bella giovane donna sul balcone di casa nostra. Sei sempre tu, mamma, con la tua timidezza e con le tue impuntature, con la paura del mondo e con il fiuto per gli affari. 

Oggi compleanno tondo ma che fa? Auguri, mamma cara! Mantieniti sempre così come sei.

domenica 15 novembre 2020

ari-vetri, ari-finestre, ari-tende

Sono passati otto mesi e siamo di nuovo allo stesso punto. La mia regione, come diverse altre, è zona rossa e non si può uscire di casa.

Ieri, ultimo giorno di negozi aperti mi sono comprata un paio di stivaletti nuovi, anche se mi sono chiesta quando mai avrò modo di indossarli nei prossimi mesi. Ma almeno ho dato un piccolo contributo all'economia.


Oggi avevamo in progetto di fare una piccola escursione io, la mia amica camminatrice e mia sorella. E invece niente. Confinamento.

E siccome non so stare ferma, riparto con le pulizie straordinarie della casa a cominciare dalla pulizia dei vetri, delle finestre, delle persiane e dal lavaggio delle tende. Con più stanchezza, con più sfiducia, con più tristezza della scorsa primavera quando pensavo che si trattasse di un'emergenza di un paio di settimane. Adesso so di aver di fronte il lungo inverno e se tanto, mi dà tanto, non vedrò la luce fino alla prossima primavera. Così il mio tempo libero dal lavoro agile, sarà fare la spesa, cucinare, lucidare di nuovo il parquet, sistemare cassetti, armadi, ripostigli.

Per me privilegiata, con lo stipendio garantito e una casa confortevole, sarà un inverno triste, ma non drammatico come invece sarà per chi dovrà affrontare il terribile morbo o per chi si troverà sul lastrico.

Mala tempora currunt.

sabato 24 ottobre 2020

Ci risiamo

 


Una decina di giorni fa chiedo aiuto ai miei colleghi informatici per un'operazione al computer. Viene nel mio ufficio il borsista, una ragazzo bravo e volenteroso. Facciamo brevemente l'operazione, entrambi indossando la mascherina FFP2, finestra semiaperta, porta aperta. Lunedì mi telefona il mio capo: il ragazzo è positivo al COVID. Quello che pensava fosse un semplice raffreddore si è rivelato il terribile virus che sta mettendo in ginocchio l'umanità. Il nostro non si può definire un contatto stretto e quindi non disturbo il mio medico, non affollo i laboratori dove si fanno i tamponi, ma, per prudenza, me ne sto a casa in smartworking per tutta la settimana.

Ci risiamo. Impennata di contagi che raddoppiano giorno dopo giorno dopo un'estate in cui abbiamo riassaporato il ritrovarsi liberi e rilassati. Ci risiamo con l'ansia da bollettino. Non c'è verso, l'essere umano è sociale, non ci sa stare senza gli altri, senza parlarsi, abbracciarsi, assembrarsi.

L'altra notte ho sognato che ero in ufficio ed entravano diverse persone ed io, vedendo che erano senza mascherina, entravo in agitazione. Mi capita di guardare video di anni fa e automaticamente pensare: "Ma quelle persone stanno parlando troppo vicine!" Questo virus ci sta cambiando e sicuramente non in meglio.

Eppure bisogna stringere i denti, incrociare le dita e.....

 .... arrivare alla prossima primavera.

domenica 6 settembre 2020

Malinconia di fine estate

Sono almeno due settimane che compongo nella mente questo post senza riuscire a trovare un po' di concentrazione per scriverlo. In realtà non riesco nemmeno tanto a trovare le parole per descrivere il sentimento di questi giorni che potrei sintetizzare come "malinconia di fine estate". Non è certo una sensazione inedita. Sono già alcuni anni che mi prende, insieme al magone, alla fine delle ferie, e non so perché, sempre più forte di anno in anno. Una impressione di cose al tramonto, di occasione finita, di paura che non si ripeta più o comunque non con la stessa serenità. Deve essere proprio colpa della vecchiaia.

Quest'anno la malinconia mi è cominciata addirittura alla vigilia di Ferragosto, ma ancora di più in quell'ultima domenica di agosto, il giorno dopo un bel temporale, quando ho visto la mia città irrorata da una luce settembrina, limpida e dorata.

La stessa luce che ritrovo oggi qui in Lunigiana, in questa domenica assolata ma gradevole, una domenica in cui regna la pace che mi fa amare tanto la mia casa di campagna. Un momento dell'anno bellissimo, in cui tra i colori domina l'ocra, in cui si raccolgono fichi dolcissimi, noci e mandorle, in cui le mele rotelle si colorano di rosso e l'erba della Pampas ti regala lo spettacolo dei suoi fiori. 

Un periodo di una bellezza struggente. Lo so tornerà tutto questo tra un anno, così come tornerà la primavera con i suoi fiori e le sue graminacee e l'estate con le lunghe giornate e le grigliate in terrazza. Ma chissà se sarà lo stesso.

venerdì 14 agosto 2020

Quel che resta di te

 

 Quando ti ho chiesto di dipingere una foglia su muro come stavano facendo tutti gli altri, mi hai detto di subito di no. "Dai, babbo! E' facile! Qui ci sono delle foglie di varia forma. Ne scegli una, disegni il contorno sul muro e poi lo colori." Non ne volevi sapere e solo dopo molto tempo ho capito che ti spaventava proprio il non riuscire a fare le cose più semplici. Poi quando ti ho suggerito di utilizzare la foglia di fico, mi hai detto di sì. Chissà, forse l'associazione di idee con un frutto che ti è sempre piaciuto tanto, ha fatto scattare il coraggio in te. E poi ce l'hai fatta, pur con la mano che tremava, ma ce l'hai fatta.

In questi giorni, come in tutte le estati mi dedico alla manutenzione e al restauro del murales dove c'è anche la tua foglia. Oggi che non ci sei più, sono contenta di averti convinto a farla e proteggerò il più possibile dalle ingiurie del tempo questa semplice foglia verde di fico con le tue iniziali perché, insieme a tante piccole altre cose, è quello che mi resta di te.

domenica 26 luglio 2020

Elogio del blog

Domenica pomeriggio. Silenzio in casa. I ragazzi sono al mare. Il marito su in mansarda a leggere. I vicini non ci sono. Poche auto passano lontane. Solo il rumore ritmico della lavapiatti che mi procura qualche sonnolenza.
Penso a quando, una decina di anni fa, per me era normale, in questo contesto, sedermi sul divano con il computer davanti e cominciare a scrivere qui, impressioni, sentimenti, riflessioni, novità, segnalazioni. Da quanto tempo non lo faccio più!
Non che non usi il portatile, anzi, lo uso quasi sempre nel pur poco tempo libero. Prima viene il lavoro, la cura della casa e della persona, la cucina, i familiari, far compagnia alla mamma, i bucati, il fitness, le questioni burocratiche, il giardino. E alla fine quando proprio proprio ho fatto tutto quello che mi sono ripromessa (tipicamente la sera), mi siedo sì sul divano, ma per rilassarmi mi metto a scorrere Twitter. Sì, Twitter assorbe quel poco di tempo libero che ho. Sto attenta a selezionare gli account, cerco di trattenermi dal seguire tutto quello che mi incuriosisce, evito di leggere i commenti. In questo modo lo trovo stimolante ed è praticamente la mia fonte di informazione.
E così alla fine Feedly (dove sono raccolti i blog che seguivo) non ho mai tempo di leggerlo. Ma oggi, in questo caldo pomeriggio di luglio prevacanze, mi è venuta voglia di sfogliarlo e mi sono letta diversi post, alcuni molto interessanti. Qualcuno molto bello di Marina che mi ha fatto riflettere e poi diversi di Loredana Lipperini (ma come si fa dopo anni e anni a tenere ancora un blog su Kataweb?) che mi sono piaciuti tanto che, come riflesso automatico, mi scattava la manina sul mouse per cliccare "mi piace". Ah già! Sui blog non c'è il "mi piace"! Sui blog bisogna commentare.
Scorro Feedly come si sfoglierebbe un vecchio album di foto di famiglia. Riaffiorano tutti i blog a cui mi ero abbonata. Tanti argomenti diversi: antifascismo, ambientalismo, femminismo, antimafia. Tutti abbandonati da chi li aveva aperti. Il blog non va più. E' obsoleto. Onore quindi a Marina ed a Loredana Lipperini (primo post novembre 2004) per la loro costanza!
Non siamo più abituati a leggere un testo lungo (o medio lungo), a seguire un ragionamento articolato, a concentrarsi un po' di più di quello che richiede una frase ad effetto o uno slogan. Soprattutto non siamo più abituati (e purtroppo io non sono più abituata) a prendersi tempo, tempo per capire, tempo per riflettere, tempo per rielaborare. Quello che fa mio figlio maggiore di mestiere (beato lui) e che io facevo da ragazza (tanto, pensavo tanto) e che ora non faccio più.
Mi manca questa attività. Mi manca questa mia dimensione. Ma è inutile che mi faccia promesse che so che non manterrò.

(PS ora ci starebe un'immagine. Potrei cercarne una attinente su internet o potrei mettere una foto recente delle mie adorate piante, ma no, non ci metto nulla. Oggi è tempo di parole.)

sabato 13 giugno 2020

Accomiatarsi

Oggi sono andata al cimitero di Viareggio a salutare il mio amico e maestro Virgilio. Lui era là, in quella scatolina di legno, destinato ad essere introdotto nella tomba dove giace la sua mamma pittrice e il suo omonimo zio, morto giovanissimo.
Eravamo una trentina di persone, molti suoi ex alunni, qualche parente e diversi amici tra i quali qualche ivoriano come il suo figlio adottivo.
Non è stato un funerale, non è stata una cerimonia, ma è stato quello che secondo me è il miglior modo di salutare una persona che è morta. Ci siamo messi in cerchio e abbiamo cominciato a raccontare ricordi di lui, di com'era, di cosa ci ha insegnato come docente ma soprattutto come uomo, della sua generosità ed anche della sua autorevolezza. Abbiamo pianto, ma abbiamo anche riso.
Virgilio in quel momento c'era, era con con noi e, come ha detto una sua amica, ce lo porteremo un po' tutti dentro di noi per il resto della nostra vita. Penso che questo sia il modo più bello per accomiatarsi.

venerdì 5 giugno 2020

Lunigiana nel cuore

Finalmente fase due: libera circolazione all'interno della stessa regione! Finalmente posso stare qualche giorno in questa casa dove mi sento in pace con il mondo, dove mi accompagna il canto degli uccelli, dove mi godo il cielo azzurro e soprattutto le mie piante (tra l'altro nella stagione più bella). C'è tanto da fare sia nel podere che in casa e per di più devo anche alternare giorni di ferie con giorni di lavoro agile. Però è bello svegliarsi qui la mattina ed ancora più bello cenare in terrazza con il sole che cala dietro i monti e la pace di questa terra che è Toscana ma anche un po' Liguria e anche un po' Emilia. 







Alla fine siamo restati quindici giorni. Il podere ha tutto un altro aspetto. Siamo riusciti a raccogliere un bel po' di ciliegie, ci siamo fatti risotti e frittate con l'ortica, piatti aromatizzati con il finocchietto selvatico, abbiamo preparato tisane seccando salvia, rosmarino, iperico e tarassaco e ci siamo allietati ammirando la fioritura dei bellissimi gigli bianchi, della salvia e anche di diverse rose piantate quest'inverno.


Ci rivediamo molto presto, Lunigiana mia.

lunedì 18 maggio 2020

Fugace ritorno in ufficio



Oggi sono tornata in ufficio dopo più di due mesi di assenza. Sensazione strana. Da un lato di familiarità, di consuetudine, dall'altro di estraneità. Già il dover attendere che ci aprissero, tutti in coda con mascherina, misurazione della temperatura, gel per sanificare le mani e così via. E poi sarà che ci hanno tartassato abbondantemente con i protocolli, con le precauzioni anticontagio, ma sento l'ansia che sale. Non posso toccare nulla di comune. Se vado in bagno devo pulirmi le mani prima di toccare la maniglia e poi dopo. Se mi va un caffè mi devo mettere i guanti per premere il tasto. E poi l'andito davanti alla macchinetta, di solito affollato di persone in conversazione, appare deserto. D'altra parte non possiamo essere presenti nell'edificio di più di un terzo degli abituali frequentatori. Gli utenti non possono venire nel mio ufficio per chiedere consulenza o per portarmi documenti. Non posso andare dai colleghi della stanza accanto. Alla fine a che serve venire, se non per recuperare dei file dal PC e stampare qualcosa? Meglio tornare al "vecchio" lavoro agile da casa. 
Prendo quindi le mie due piantine, le tisane che avevo lasciato e ci rivediamo tra un paio di settimane nella fase 2.

giovedì 7 maggio 2020

Fuitina dalle mie amate piante

Siamo stati attaccati alle notizie in attesa dell'ordinanza regionale: si può andare o no nelle seconde case? Almeno per lavori di manutenzione? Almeno per un paio di giorni? Niente. Semidelusione: si può andare solo uno alla volta e con rientro in giornata.
Non banale, tenuto conto che la nostra casa dista due ore di autostrada dalla nostra abitazione principale. Tuttavia sono troppo in ansia per le mie amate piante e affronto la sfacchinata.
Sveglia che è ancora buio, partenza alle 6, per fortuna autostrada quasi deserta. Arrivo alle 8 sul posto. La mia vicina è ancora a letto. Apro la casa dove non ho messo piede dal 23 febbriao. Spalanco le finestre per far uscire la puzza di chiuso e di umido. E poi mi tuffo nel mare di graminacee alte quasi quanto me e che soffocano tutte le nostre piante più basse di un metro.
Un lavoro immenso mi aspetta ed ho solo qualche ora a disposizione. Ma subito mi gratifica scoprire che le rose Lady of Shalott hanno fatto degli splendidi fiori.

Indosso maschera e occhiali quasi fossi un'infermiera in un reparto Covid, ma per fortuna è solo per evitare attacchi di allergia e comincio a strappare spighe ed erbe di tutti i tipi. Lavoro sodo fino alle sei del pomeriggio interrompendomi solo per un paio di caffé dalla vicina (con il dovuto distanziamento sociale) e per un veloce panino.
Ma alla fine sono soddisfatta: ho fatto tutte le emergenze, ho scattato tante foto e sono persino riuscita a fare lo spaventapasseri a protezione delle ciliegie ancora verdi.
Che fatica anche il ritorno in autostrada! Una vera corsa contro il tempo. Tuttavia ora sono più tranquilla perché ho liberato le mie verdi creature che spero di rivedere presto.

sabato 2 maggio 2020

Voce del verbo "sclerare"

"Dai, non è male la quarantena!" si diceva due mesi fa. E giù foto di sedute alla cyclette, stasera si fa la pizza fatta in casa, oh finalmente ho trovato il tempo di mettere in ordine i libri, quasi quasi riprendo a scrivere sul vecchio blog, una volta tanto ho fatto il cambio di stagione senza stressarmi, oh finalmente posso dare un'imbiancata alla camera, che carine le riunioni di lavoro in remoto, quasi quasi provo a fare la Sacher Torte, stasera c'è il flash mob si canta dalle finestre.
Distanti ma uniti, va bene. Nessuna nostalgia per i bagni di folla, per le cene ai ristoranti o per qualsiasi occasione sociale. Io desidero solo andare nella mia casa in campagna a curare le mie piante, che ho comprato o fatto nascere da seme, ho piantato, ho coccolato con amore fino a febbraio e che ora sono abbandonate da quasi due mesi. Perché non posso godermi la fioritura del mio glicine? Perché non posso fare come Boccaccio e stare in quarantena là?
Mi guarderei bene dall'andare in giro per la zona a spargere il contagio (improbabile visto che sono reclusa da 54 giorni, con l'eccezione della spesa settimanale). Non capisco perché debba essere accumunata agli sciagurati che a marzo sono andati ad infettare la Versilia. Non mi interessa la "passeggiata" che il presidente della mia Regione mi concede. Non mi interessa andare ad affollare le spiagge. Quindi non capisco perché non possa andare a curare le mie piante e anche la mia seconda casa.
Ho lavorato sempre da casa, ho lustrato la mia residenza principale. Ora voglio andare a rifugiarmi in campagna! Datemi fiducia!
Altrimenti.... per dirla da giovane ..... SCLERO!


venerdì 10 aprile 2020

Primo mese di quarantena

"Ciao Oscar, visto l'ultimissime disposizioni del governo, io domani starei a casa. Ho riguardato tutte le missioni, firmato tutti i mandati e non ho bisogno di nulla di fisico dall'ufficio. Inoltre ho diverse ore di recupero e giorni di ferie. Mi collegherò da casa per la posta e SOL. Per i giorni dopo vedrò via via. Teniamoci in contatto (da lontano)"
Questo il messaggio scritto al mio capo il 9 marzo sera. In realtà quella sera la zona rossa non era stata ancora estesa a tutta Italia, ma già dal giorno dopo il rettore ha proibito l'accesso al dipartimento. 
Un mese di quarantena interrotta solo da un'uscita settimanale per la spesa, con annessa coda e carrello strapieno. 
Posso essere sincera? Il fatto di non poter girare per Firenze non mi manca per niente se non, forse,  il camminare nel parco che però mi è già precluso da mesi a causa del dolore all'anca.
Non mi manca per niente neanche l'ufficio e nemmeno i colleghi. Lavoro da casa. Faccio un po' più di fatica perché ho uno schermo ben più piccolo, la rete è più lenta e io sono più maldestra nel muovermi tra un portale e l'altro. Tuttavia niente telefono che squilla né visite di utenti ad interrompermi. Tanti messaggi email, whatsapp, skype, teleriunioni, qualche telefonata al cellulare (poche).
Sono contenta di stare molto di più con mio marito ed anche con mio figlio minore (il grande è a casa sua e ci sentiamo sporadicamente). La convivenza stretta per ora non crea nessun problema, anzi.
Mi godo la mia casa e la curo come non ho mai fatto. Sto attuando un inedito programma di pulizie straordinarie, che non ho mai avuto il tempo, l'energia e la voglia di fare: finestre, vetri, persiane, mobili di cucina dentro e fuori, pulizia e riordino cantina, cera sul parquet, pulizia armadi, libri e librerie, termosifoni, ripostigli, lavaggio dei coprimaterassi, copricuscini e ormai anche dei maglioni e delle giacche pesanti.
Sono contenta anche perché sto riuscendo a mantenere la forma fisica grazie a tre sedute alla settimana di cyclette (benedetto il giorno in cui ho deciso di comprarla!) da 45 minuti a ritmo sostenuto (125-130 battiti al minuto) e tre sedute di ginnastica di mantenimento la settimana (immensa gratitudine per mio figlio che ha realizzato in camera sua un ottimo angolo palestra pieno di attrezzi). Mantengo anche il peso grazie all'ottima App Fitatu che mi aiuta a tenere d'occhio le calorie. L'accoppiata cyclette/Fitatu mi permette ormai da qualche mese di mantenermi addirittura 2 kg sotto il mio peso consueto (a novembre sono partita da 2 kg sopra).
Insomma tutto bello?
Non proprio. Mi mancano gli amici a cui voglio bene. Mi dispiace di non poter vedere la mamma (ci videochiamiamo tutti i giorni ma non è la stessa cosa) e di non poterla portare un po' a passeggiare magari al mare, che a lei piace tanto.
E poi mi manca la mia Lunigiana, la mia casa in campagna, le mie piantine, i miei alberi. Mi sono persa diverse fioriture, soprattutto la splendida fioritura del glicine sulla terrazza; non so se le numerose rose che abbiamo piantato hanno radicato e sono sicura che molte piantine sono soffocate dall'erba alta. Non vedo l'ora di avere il via libera per andarci. Mi andrebbe bene anche un po' di quarantena lì.Intanto, sperando di riavere presto tutti la nostra libertà, mi godo i primi fiori delle mie calle fiorentine.

lunedì 6 aprile 2020

Se n'è andato un uomo speciale

Hai lasciato un segno nella vita di tanti tuoi alunni, come lo hai lasciato in me. Temevo il tuo giudizio perché sapevo che non era sul rendimento scolastico ma sulla mia maturità di adolescente tormentata e sapere di essere apprezzata da te era per me un orgoglio incredibile. Finché un giorno ti ho visto nella tua fragilità degli anni che passano. E da allora non sei stato più il professor Gaddi, ma Virgilio. Ci vedevamo raramente ma tutti gli anni, cascasse il mondo, alla vigilia di Natale mi telefonavi per gli auguri. Sono contenta che almeno quest'anno a Natale sono riuscita a venire a trovarti nella tua casa strapiena di libri, di oggetti dei tuoi viaggi, di quadri, di conchiglie e di persone, tanti amici e tanti tuoi ex allievi a dimostrarti affetto e gratitudine. Per questo mi stringe il cuore pensare che sei morto da solo, in ospedale, attaccato ad un respiratore, stroncato da questo maledetto virus. 
Che la terra ti sia lieve, Virgilio. Non ti dimenticheremo.

domenica 15 marzo 2020

Tempo di pandemia

Eppure bisogna scriverne. Pandemia... Coronavirus... COVID-19.... Emergenza... Epocale... Italia zona rossa... Divieto di uscire di casa....
Chi avrebbe mai detto di trovarsi in una situazione così? 

Prima sensazione, lo stupore. Lo confesso, anch'io due settimane fa ho pensato come molti "una specie di influenza un po' più cattiva" oppure "muoiono solo persone anziane o immunodepresse". E però giorno dopo giorno, bollettino dopo bollettino, decreto emergenziale dopo decreto, sono sempre più attonita e ho paura ogni giorno di più. Non posso fare a meno di leggere tutte le notizie possibili questa disastrosa epidemia di polmonite interstiziale virale nella speranza di apprendere un miglioramento ed invece leggendole mi sale l'ansia, l'ansia per la tenuta del nostro sistema sanitario, per il contraccolpo sull'economia e anche un brividino quando inevitabilmente associo il divieto di uscire di casa con il coprifuoco durante l'occupazione nazista o le code ai supermercati con quelle durante l'ultima guerra (forse ho visto troppi documentari sul quel periodo).

Cerchiamo invece di pensare alle cose positive di questa situazione.

Tempo libero. Annullati tutti gli impegni fuori, dalla palestra, al turno di volontaria nella bottega di Libera, alla visita settimanale alla mamma, mi trovo con del tempo libero da dedicare o a pulizie e riordini straordinari in casa o a mettermi in pari con la lettura de L'Epresso o a scrivere un po' su questo diario digitale trascuratissimo. Non ho più ricordanza di una domenica pomeriggio a scrivere sul blog!

Lavoro agile o smartworking. Se ne parla da tempo ma improvvisamente è diventato un obbligo. Qualche difficoltà tecnica, qualche scomodità come lo schermo del portatile di soli 13" contro i 21" di quello in ufficio ma c'è a favore che nessuno ti interrompe con visite o telefonate e ti puoi concentrare di più sulle operazioni da fare. E magari scopriamo anche, noi impiegate pubbliche di vecchia data, che quasi sempre si può fare a meno del pezzo di carta in mano (devo dire che questa è una mia personale battaglia da tempo). Certo attenzione al tranello nel lavoro da casa: saper staccare, un bel log-out quando è ora perché altrimenti si rischia di lavorare di più che in ufficio.

Si sta di più con i nostri familiari e si apprezza il fatto di non essere soli. Il pensiero va a quelli che non possiamo vedere perché fuori (come la mia mamma o mio figlio maggiore) anche se per fortuna la tecnologia e i vituperati social in questo caso ci aiutano. Con la mamma la videochiamata quotidiana è una grande risorsa per sentirsi più vicine. E mai come adesso mi scopro fortunata ad avere una casa e per di più abbastanza confortevole e ampia per tre persone che siamo. Penso a chi non ha un tetto sulla testa oppure chi sta in una casa piccola e disagevole e penso che se il virus è democratico perché attacca tutti senza distinzione, la quarantena invece di democratico non ha nulla.

Ed infine diciamolo, questa emergenza ci sta facendo bene come comunità. Al di là della retorica consolatoria dei "ce la faremo", "andrà tutto bene" (che secondo me è anche un po' offensiva per tutti quelli che hanno perso i propri cari oppure che ce li hanno in lotta con la morte), la cosa buona è vedere scomparsi dalla scena sovranisti, odiatori, razzisti, no-vax e compagnia cantante. Non siamo diventati buoni ma siamo solo costretti a concentrarci su quello che conta (la salute in primis) ed inoltre, quando il gioco si fa duro, per fortuna, si è capito che sono i competenti che devono prendere il timone, chi ha studiato e sa quello che deve essere fatto.

Che dire, quindi? Teniamo duro in obbligata quarantena generale sperando di poter presto godere dell'aria fresca sul viso e del sole sulla pelle. Ieri mattina, mentre aspettavo di poter entrare al supermercato ho fatto un test dove veniva chiesto come mi sentivo in questo momento:
Forse ansia e paura sarebbero state le risposte più veritiere ma d'istinto invece ho messo: RESILIENZA.

sabato 29 febbraio 2020

Comprare a peso netto

Avevo pensato di scrivere qualche riflessione sulla psicosi collettiva causata dal virus simil-influenzale COVID-19 (per gli amici Corona Virus), ma in realtà scatenata da come i media hanno trattato un'epidemia, che pur cattiva, non credo che sarà così apocalittica (se non forse per l'economia). Avrei voluto scrivere qualcosa qui giusto per ricordare un domani questo periodo e come la nostra società occidentale e la nostra agiatezza (di cui non ci rendiamo conto fino in fondo) improvvisamente sia stata messa in difficoltà da un essere così piccolo e stupido ma così forte come un virus.
E invece voglio parlare di una piccola piacevole scoperta che ho fatto di recente. Un negozio che vende prodotti sfusi di qualità: Solo peso netto. Una scommessa di una giovane donna, aiutata dalla sua famiglia, di aprire un negozio di prodotti alimentari in un quartiere di periferia, davanti ad un hard discount, va senz'altro incoraggiata.
La cosa carina (rispetto ad altre possibilità di acquisto prodotti alla spina che troviamo nella grande distribuzione) è che i clienti possono portare qualsiasi loro recipiente con il quale vi faranno la tara, senza dover comprare un determinato contenitore che poi finisce dimenticato e che non riusiamo più. Barattoli di vetro, contenitori di plastica per alimenti, flaconi vari per shampoo e detersivo. Se non abbiamo portato niente ci vengono date delle buste di carta.
I prezzi non sono bassi però la qualità è alta e soprattutto la scelta dei fornitori è molto accurata (un po' come quella dei GAS): produttori locali, spesso biologici o comunque a filiera corta. Ho trovato ottimo tutto quello che ho provato finora (pasta, riso, cous cous, té, caffé). L'atmosfera creata dalla titolare e dalla sua famiglia è subito cordiale e informale.
Questa la mia spesa di oggi (i contenitori sono miei ovviamente):

Cous cous integrale, riso Apollo aromatico (la risposta italiana al Basmati), caffé 100% arabica, semi di canapa da mettere nei cereali la mattina, cannella, pasta integrale e lenticchie rosse decorticate.

Se non siete di Firenze, cercate anche nella vostra città un negozio che vende prodotti alla spina. Abbattiamo gli imballaggi, favoriamo le piccole imprese e la filiera corta. 
 
AGGIORNAMENTO GIUGNO 2022:
Dalla newsletter di "Solo peso netto"
"Siamo arrivati a fine corsa. Come già sapranno tutte coloro che ci seguono sui social. Solo Peso Netto chiuderà il 23 giugno 2022.
Abbiamo provato a resistere con le unghie e con i denti, ma adesso non abbiamo più scelta.
Ci dispiace perché nel nostro progetto ci abbiamo creduto da sempre e con tutti noi stessi, ma evidentemente volontà e passione da sole non sono sufficienti a portare avanti un'attività commerciale."

Che peccato! E' vero che era un negozio di nicchia, con prezzi abbastanza alti, per clienti che si possono permettere di privilegiare la qualità sul prezzo. Però mi dispiace davvero.

giovedì 16 gennaio 2020

Un anno senza di te


In questi giorni freddi ma asciutti di Gennaio il pensiero corre inevitabilmente ad un anno fa, a quel periodo terribile della tua agonia; a quei giorni sempre col telefono acceso accanto perché in ogni momento potevano chiamarci.
E' un anno che te ne sei andato, babbo mio, anche se il padre estroverso, spiritoso, un po' esibizionista, dal carattere ingombrante, se n'era andato da anni lasciando il posto ad un anziano, remissivo e triste, perso in un mondo suo, col tremore nelle mani e lo sguardo di chi non sta capendo quello che gli succede intorno. Un essere fragile, pur nella sua ancora robusta corporatura, ma anche un uomo difficile da gestire, con momenti di aggressività incontrollata e incontrollabile.
Che sofferenza, babbo mio, era vederti così in quei mesi! Non era quello il mio babbo! E tuttavia mi conforta il ricordo di aver passato con te qualche sabato pomeriggio a guardare le solite vecchie foto ed ascoltare le canzoni della tua gioventù nella speranza di accendere qualche barlume nel buio della tua mente. Come quella volta in cui hai preso in mano la foto dove eravamo ritratte io e la Carla bambine e ad un tratto, come quando il sole apre uno squarcio tra i nuvoloni neri, ci hai riconosciute, il tuo sguardo si è illuminato, hai pronunciato i nostri nomi e ti sei commosso. Ecco, quella forse è stata l'ultima volta che ci siamo davvero incontrati.

mercoledì 1 gennaio 2020

Odio il capodanno


Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Scriveva Antonio Gramsci sull'Avanti! nel 1916.


Sono d'accordo con lui e tuttavia è umano fermarsi un attimo a guardare indietro e fare il punto.
Un anno cominciato dolorosamente per me questo 2019, con la morte (ma soprattutto con l'agonia) di mio padre, ma che ha anche riservato tappe importanti, come il fatto che mio figlio sia andato a vivere da solo nel bell'appartamentino panoramico. E poi arrivata a cinquantasette anni, sono in un periodo della vita dove la mia principale speranza è che tutto rimanga così, con quel po' di agiatezza economica, con la salute tutto sommato buona, con le mie piante e i miei alberelli da veder crescere. Posso solo chiedere banalmente di dire finalmente addio alla fastidiosa tendinite che mi ha costretto ad abbandonare i miei percorsi a piedi che tanto amavo. Mi posso sbilanciare a chiedere una sistemazione gratificante per i miei figli, non semplicemente perché sono i miei rampolli, ma perché sono ragazzi seri e studiosi e si meritano di essere apprezzati per le loro dimostrate capacità.
Vorrei che mia madre viva in salute gli anni che ancora le sono concessi e che mia sorella trovi un lavoro un po' meno massacrante e più vicino. Vorrei che finalmente si riesca a ristrutturare il tetto della mia amata casa in Lunigiana. Per quanto mi riguarda mi propongo solo di mantenermi in forma per poter godere della natura quando ne avrò occasione. Non chiedo grandi emozioni, mi basta di poter godere del primo fiore della stagione e di tramonti struggenti come questo, l'ultimo del 2019.



Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno.

Antonio Gramsci, 1916