sabato 28 agosto 2010

Orgoglio viola

Sono grata agli amici che mi hanno lasciato il loro parere su come far vedere ai miei figli le irriununciabili partite della Fiorentina per il prossimo campionato (abbonamento SKY o carta Mediaset Premium?). Mediaset Premium è la soluzione più dura da digerire ma è anche la più conveniente e immediata. Sky, a parte il costo, ha il grosso difetto che Ruby chiama in modo appropriato: dipendenza. Credo infatti che l'estrema abbondanza di partite visibili sia una tentazione fortissima per i miei figli che già passano una quantità indicibile di ore davanti al PC con videogiochi di contenuto calcistico (Pro Evolution Soccer, Football Manager, Power Soccer, ecc.). Temo che con SKY finirebbero (anche se loro negano) di vedere anche Gualdo Tadino contro Nocera Umbra (soprattutto se l'alternativa è studiare).
C'è un altro aspetto che mi rende indigeste le partite sulla TV a pagamento in generale. Non mi ricordo se ho ancora confessato il mio scheletro nell'armadio: nei primi anni Ottanta avevo l'abbonamento in Curva Fiesole (quella degli ultras viola) e mi sono fatta anche qualche trasferta per seguire la Fiorentina. Ebbene sì, anche "sotto il mio giubbotto batteva un cuore viola" finchè la tragedia dell'Heysel fece traboccare il mio personale vaso di disgusto che era già piuttosto colmo. In realtà la molla principale fu quella di seguire il mio ragazzo di allora, irrimediabilmente tifoso, ma devo ammettere che mi divertivo allo stadio (mi diverte persino ora che della partita non mi importa niente!). Per me il tifo calcistico (pur trovando abominevoli tutti gli atti di violenza anche verbale) è un grande collante sociale: è cantare e urlare insieme a squarciagola, è inveire contro il giocatore avversario che ci ha atterrato il nostro, contro il nostro che non fa il suo dovere e spesso e volentieri contro le decisioni arbitrali. E' soffrire quando siamo in vantaggio di un solo goal di scarto, è piangere quando ci fanno un goal all'ultimo minuto mentre avevamo meritato la vittoria, è discutere con lo spettattore a fianco se il fuorigioco c'era o non c'era. Insomma a me le partite viste da soli sul divano di casa mettono una gran tristezza. Meglio allora andare a vederle al circolino con i vecchietti beceri.
Così, nonostante sia una soluzione ancora meno conveniente (la Fiorentina purtroppo non è l'Atalanta e poi i ragazzi sono due e pagano come adulti), abbiamo fatto due abbonamenti in curva Ferrovia (quella più tranquilla) e, per le trasferte, abbiamo promesso loro il biglietto per andare al circolo. Mi sembrano contenti della proposta. Certo, dalla curva la partita si vede di gran lunga peggio (oltre a prendersi la pioggia e il freddo) però spero che si divertano come è capitato a me.
Un ultimo bocconcino amaro non poteva mancare. Ormai tutti sanno da quest'anno è necessaria una tessera di identificativa del tifoso (praticamente una schedatura) e su questo non ho niente da obiettare, anzi. Tuttavia forse non tutti sanno che si tratta di una carta di credito prepagata da fare in banca ed ecco che anche su questa esigenza "di sicurezza" ci rispunta il business. Tant'è vero che "con la carta Orgoglio Viola puoi chiedere convenientissimi prestiti o mutui". Ma guarda un po'!

mercoledì 25 agosto 2010

Guardare la TV come atto politico

Un anno fa è stato messo in rete il documentario "Il corpo delle donne", realizzato da Lorella Zanardo, Cesare Cantù e Marco Chindemi, del quale ho parlato anche in questo blog. Lorella Zanardo è stata intervistata a Fahrenheit Radio 3 sul relativo libro che è uscito recentemente. Non vorrei ritornare sul tema della rappresentazione delle donne in TV, ma invito, chi non lo avesse ancora fatto, a vedere il documentario. Sempre sulla considerazione delle donne nel nostro paese consiglio anche l'intervista alla grintosa Michela Marzano, autrice del libro "Sii bella e stai zitta. Perché l'Italia di oggi offende le donne".
Vorrei soffermarmi invece su un'obiezione avanzata dagli ascoltatori di Fahrenheit alla Zanardo e cioè che la soluzione al degrado culturale sia semplicemente "spegnere la TV". E' chiaro che per chi ha un minimo di strumenti culturali questa sia la reazione naturale di fronte al basso livello che ormai ci propone la famigerata scatola. Anch'io per prima ho scritto nel post di un anno fa "Cominciamo a spengerla questa maledetta televisione!".
Tuttavia ha ragione la Zanardo quando dice che trova questo gesto fortemente elitario. Infatti lo può fare chi ha una consuetudine con i libri, chi ha i mezzi economici e culturali per andare a teatro, chi apprezza trasmissioni come Fahrenheit, o anche chi semplicemente ha la capacità di stare da solo. Chi dice "basta spengerla" non ha consapevolezza che la stragrande maggioranza del paese la guarda ma non ha un occhio critico. Per questo è sacrosanto il progetto "Nuovi occhi per la TV" che l'autrice sta portando in giro per le scuole.
Lorella Zanardo comincia i suoi dibattiti con una provocazione dichiarandosi "dalla parte di veline, schedine, letterine ed anche escort". Non tutti, afferma, hanno la fortuna e la capacità di avere una formazione che consenta loro di fare delle scelte. Tantissime ragazze sono state messe davanti alla televisione a tre anni ed è normale che a diciotto ambiscano a fare le veline. E' una società molto ipocrita quella che si chiede come mai molte ragazze vogliano fare le veline," continua l'intervistata. "Hanno avuto la televisione come educatrice. Capisco chi dice che si sta benissimo senza guardare la televisione (che infatti trovo noiosissima) ma io propongo di guardarla come atto politico, cioè atto di partecipazione per capire il paese dove vivo. In un qualche modo mi dà la possibilità di offrire un mio sguardo critico a chi quello sguardo non ce l'ha."

Durante le vacanze ho visto "Quinto potere", un film americano del 1976, e mi ha colpito moltissimo la sua terribile attualità. Una scena per tutte quella in cui il conduttore di un programma di successo spiega la potenza inquietante del mezzo:


...Voi, il pubblico, ed altri sessantadue milioni di Americani ascoltate me in quest'istante. Meno del 3% di voialtri legge libri e meno del 15% di voi legge giornali e riviste. L'unica verità che conoscete e quella che ricevete dalla TV. Un'intera generazione che non ha mai saputo niente che non fosse trasmesso alla TV... La TV è la più spaventosa maledettissima forza di questo mondo senza Dio. Poveri noi se cadesse nelle mani degli uomini sbagliati!

lunedì 23 agosto 2010

Tormentati film di anni sofferti

Un Alain Delon bello ma con lo sguardo sofferto e malinconico, la barba incolta sempre della stessa lunghezza, lo stesso cappotto costantemente addosso. Professore supplente in un liceo di una Rimini crepuscolare e autunnale, si innamora di un'allieva, anche lei bella e malinconica, dal passato misterioso ed equivoco.
La prima notte di quiete mi era piaciuto tantissimo da ragazza, quando amavo tutto ciò che era tormentato e decadente. Devo dire che non mi è dispiaciuto anche a rivederlo oggi anche se l'ho trovato un po' eccessivo (come spesso sono i film degli anni Settanta). Tutto portato all'estremo: sesso, alcool, passioni, amore, morte. Il film giusto da vedere in una vigilia di ferragosto che sembra travestirsi da 2 novembre.

Su MyFilm.it i miei giudizi sui film che vedo.

venerdì 20 agosto 2010

Buen retiro

Avere una casa in campagna a disposizione è certamente una gran fortuna. Ti consente di scappare dalla calura del cemento cittadino e di dormire bene nelle notti d'estate. Se hai bambini piccoli, ti permette di far respirare loro un po' d'aria meno inquinata senza spendere un patrimonio. In generale ti risolve il problema di dover uscire: prendi la sedia a sdraio, la porti in terrazza (o in giardino o sull'aia) e sei già fuori.
Tuttavia è incredibile quanto ci sia da lavorare per mantenere una casa in campagna, pur delegando a qualche prezzolato i lavori più pesanti. Così ogni anno, delle due settimane che passiamo in Lunigiana, una buona parte del tempo la trascorriamo a fare lavori spezza-schiena. Mio marito tutti gli anni ingaggia una lotta senza fine contro i rovi e le acacie che infestano il terreno che circonda la casa e torna per la cena grondante e dolorante. Io lo aiuto raccogliendo rametti di legna per il camino, cogliendo quel po' di frutta che c'è. Poi c'è da liberare la grondaia dalle foglie che ne ostruiscono gli scarichi, da potare il prorompente glicine e le siepi, da strappare le erbacce lungo il perimetro della casa, da ripulire gli alberi dalla vitalba, tagliarne i rami più bassi, stuccare i vetri delle finestre. A tutto ciò si aggiungono le faccende quotidiane che ci sarebbero comunque anche in città (far la spesa, pulire, cucinare, ecc.). Insomma siamo proprio sicuri che sia una vacanza?

Pensare che c'è anche chi si inventa faticosissimi passatempi di dubbia utilità.





Quest'anno, a causa del maltempo, ho fatto pochissime escursioni purtroppo, ma ho scoperto una vera passione per il lavoro di bibliotecaria. Quasi quasi mi piace di più maneggiare i libri che leggerli. Ne ho catalogati circa 1500 di cui un migliaio di fantascienza e gialli, che non credo di aver voglia di leggere. Me ne sono capitati per le mani alcuni molto belli degli anni Trenta e Quaranta. E' stato emozionante sfogliarli e sbirciare tra le loro pagine dove talvolta ho trovato delle dediche di persone che non conosco. Due piccoli gioielli: una carta geografica dell'Africa Orientale con la bandiera del Regno d'Italia su Eritrea e Somalia



e un sussidiario di Quinta Elementare Urbana e Rurale aggiornato secondo i programmi del 1923!

sabato 7 agosto 2010

Saluti e sondaggio

Come di consueto mi ritiro un paio di settimane in campagna.
Lascio a chi rimane un compitino: consigliarmi su un dilemma che mi attanaglia.
Fermo restando la calcio-dipendenza dei miei figli (che non approvo ma alla quale sono ormai da tempo rassegnata), data la irrinunciabilità alle partite della Fiorentina, è male minore comprare la carta Mediaset Premium, contribuendo, anche se per una briciola, alla ricchezza del tycoon che ci governa, o abbonarsi al suo concorrente Sky, spendendo assai di più, rischiando che i due virgulti non si schiodino dal video per l'abbondanza di partite e contribuendo comunque alla ricchezza di un altro miliardario (che però almeno non ci governa)?
Lo so, è una difficile scelta. Altrimenti non vi avrei chiesto aiuto.

Statemi bene e baci a tutti,
Artemisia

martedì 3 agosto 2010

La salvezza a Nonantola

Una leggenda ebraica narra che in qualsiasi momento della storia dell'umanità ci siano sempre 36 giusti al mondo. Nessuno sa chi siano, nemmeno loro stessi, ma sanno riconoscere le sofferenze e se ne fanno carico perché sono nati giusti e non possono ammettere le ingiustizie. E' solo per amor loro che Dio non distrugge il mondo.

Così comincia un bellissimo documentario della serie La Storia siamo noi che ho visto ieri sera. (L'estate, quando le mie trasmissioni preferite sono in vacanza, è tempo infatti di guardare un po' di questi documentari messi da parte durante l'inverno.)
La storia dei ragazzi di Villa Emma a Nonantola, provincia di Modena, era per me del tutto sconosciuta e mi ha colpito come un fiorellino nel deserto di follia di cui era pervasa l'Europa negli anni delle dittature nazifasciste e della seconda guerra mondiale.
Con l'invasione della Polonia da parte dei Tedeschi, gli Ebrei polacchi vengono internati e i loro figli rimangono soli. Un gruppo di questi orfani, aiutati dalla rete internazionale di solidarietà ebraica, vestiti da studenti tedeschi in gita di piacere, raggiunge Zagabria per poi fuggire in Slovenia ed infine arrivare miracolosamente a Nonantola dove la DEL.AS.EM., organizzazione degli Ebrei italiani autorizzata dal governo, prende in affitto Villa Emma, bellissimo edificio ma del tutto spoglio e abbandonato.
I ragazzi vi arrivano il 17 luglio del 1942 e vi trovano asilo grazie a Josef Indig, un sionista appartenente ad una organizzazione socialista. A loro si aggiunge più tardi un gruppo proveniente da Spalato fino a formare i 73 ragazzi di Villa Emma.
Quello che colpisce di più di questa storia è la solidarietà e l'aiuto degli abitanti del luogo. "Nonantola fa da sempre della solidarietà la sua bandiera", dice il commentatore del documentario. Ecco si accende dentro di me una lampadina e mi viene in mente che questo paese (oltre ad averlo sentito citare per la sua famosa abbazia durante una visita degli Amici dei Musei) è stato nominato anche da Riccardo Iacona come esempio di integrazione degli stranieri da contrapporre ad altri paesi della Pianura Padana in cui purtroppo l'accoglienza non è delle migliori.
Con l'8 settembre il pericolo dei rastrellamenti diventa concreto. Il parroco don Arrigo Beccari, antifascista, riesce a nascondere un gruppo di loro nell'Abbazia ma non c'è posto per tutti. Gli altri vengono quindi ospitati da famiglie locali correndo grandi rischi. Commovente, tra gli altri, il racconto di una di loro che, durante un'incursione dei soldati tedeschi, fu vestita da contadina per mimetizzarsi con le altre donne e ragazze che facevano il bucato. Una di loro l'abbracciò facendo finta di consolarla ma in realtà per nascondere il suo viso (evidentemente straniero) ai soldati. Tutta la città sapeva ma nessuno tradì nonostante fossero stati promessi dei soldi per chi avesse parlato. Una cosa da brivido pensando, per esempio, che dei 200 bambini ebrei deportati ad Auschwitz dal ghetto di Roma nessuno tornò vivo.
Alla fine i ragazzi più grandi fuggirono verso Sud incontro agli Alleati ma i più piccoli furono portati in Svizzera, correndo grandi rischi per loro e per i loro accompagnatori. Anche in questo caso da sottolineare la solidarietà della gente del luogo: dagli impiegati comunali che fecero loro delle Carte d'Identità senza la scritta obbligatoria "appartenente alla razza ebraica", alle donne che confezionarono in pochi giorni quaranta cappotti tutti uguali per farli apparire in divisa da collegio.
Cinque anni in fuga, tutti salvi tranne un ragazzo malato di tubercolosi che fu portato in sanatorio e da lì purtroppo catturato. Un miracolo di cui si possono leggere i dettagli sul sito della Fondazione Villa Emma.
La prossima volta che passo vicino a Modena, tappa d'obbligo a Nonantola.