domenica 27 settembre 2015

Adotta un passaggio ciclopedonale

Lungo il mio percorso in bicicletta per raggiungere la palestra, oltre all'argine restituito dopo sette anni, c'è un piccolo passaggio situato tra un campo da calcio ed una scuola elementare. Si tratta di pochi metri asfaltati. Alla riapertura della palestra i primi di settembre, ho trovato questo piccolo passaggio (che serve ai pedoni e ai ciclisti per scappare da una strada molto trafficata verso il tranquillo argine del Mugnone) completamente invaso da alte erbacce che rendevano difficile il passaggio in bicicletta o a piedi. 
Dopo tre settimane in cui ho sperato ogni volta di vedere ripulito il breve tratto, mi sono scocciata. Ho coinvolto il marito e siamo andati, armati di forbicione tagliasiepi (un po' arrugginite purtroppo) a sfoltire queste erbacce. Mentre facevamo questo lavoro sono passate delle persone, chi con il cane, chi accompagnando un bambino con una piccola biciclettina e chi con il passeggino. Appreso che non eravamo del Comune ma semplici volontari, ci hanno tutti ringraziato e una signora ci ha persino detto: "Ma siete degli angeli!" Ma davvero queste piccole banali manutenzioni devono essere affidate alla buona volontà di cittadini incavolati?
E' quello che ho chiesto all'ufficio relazioni con il pubblico del comune di Firenze:
"Buon giorno,
scrivo a proposito del passaggio ciclo-pedonale tra l'argine sul Mugnone e via Corelli (situato tra il campo sportivo del Novoli e la scuola Colombo).
Non so se la manutenzione di questo passaggio sia di competenza del Comune, del Quartiere 1 o 5 o di quale altro ente.
Da almeno un mese a questa parte questo passaggio era quasi ostruito di erbacce alte circa un metro con disagio soprattutto per i bambini e i passeggini.
Oggi, stanchi di attendere lo sfalcio di chi di competenza, io e mio marito ci siamo armati di forbicione e abbiamo sfrondato le erbacce per facilitare un po' il transito. A noi l'operazione è costata circa una mezz'ora ed una bella sudata. Agli operai che fanno la manutenzione del giardino di Piazza delle Medaglie d'oro (per fare un esempio) sarebbe costato (con risultato assai migliore) 10 minuti con il tagliaerba professionale.
Va bene i tagli alla spesa pubblica, ma perché queste piccole manutenzioni devono essere lasciate alla buona volontà dei cittadini?
Segnalo infine che le canne stanno invadendo la pista ciclo-pedonale lungo l'argine del Mugnone, inaugurata, se non erro, da appena un anno.
Grazie per l'attenzione."

Dubito che mi risponderanno. Ma ecco che, cercando l'indirizzo di un giornalino di quartiere a cui rivolgere lo stesso quesito, ho trovato un episodio molto simile risalente all'anno scorso.
Morale della favola, non rimane che adottare ciascuno il suo pezzetto di suolo pubblico che gli sta a cuore (un po' come ha fatto l'Associazione Giardino di San Jacopino). 

giovedì 24 settembre 2015

Bello di mamma tua!



Che soddisfazione un figliolo "cervellone"! Dopo anni di liceo passati in compagnia del "seino tattico", sempre con la promozione sul filo del rasoio. Che bello vederlo sempre con un libro in mano! Caspita: ammesso alla Normale! E costretto persino a rinunciare ad un posto alla scuola superiore di Pavia! Come si fa a non essere orgogliosi.

"Sentite," fa una sera a cena il giovane promettente filosofo, " a me ci vorrebbe un PC portatile buono..."

Beh, sì in effetti va a studiare a Pisa, un bel portatile gli ci vuole.

"... se no a Pisa come faccio a vedere le partite della Fiorentina in streaming?"

Ah, ecco.

lunedì 21 settembre 2015

Fare politica in cucina



"Allora, tu prendi un capo d'aglio, per gentilezza ("per gentilezza" te lo dico ora poi un te lo dico più). Tu ne sbucci 4 o 5 spicchi e tu me li sdadolini..."
Comincia così la mia esperienza in cucina alla festa Firenze rossa e solidale con il gruppo che si autodefinisce Cucinorum. Sono quasi tutti uomini. L'età è più o meno la mia, cioè gente che lavora ma non giovanissima: un geometra, un direttore di scuola elementare, un addetto alla segnaletica stradale, ecc. Accomunati da uno spirito goliardico del tipo "Amici miei" e una passione enorme per il cibo, per la cucina e annessi e connessi.
Mi sono fatta delle belle risate in questi pomeriggi in cucina ma soprattutto mi sono divertita a spiare le loro discussioni sulle pietanze. "Nelle patate ci si potrebbe mettere (un po' alla maialona) dei dadini di pancetta, che ne dici?" fa uno mentre gli sbrillano gli occhi. "Boja! Già, ma allora i vegan non ce le mangiano..." "E' vero! Che palle, questi vegan!!" "Se no, mettiamoci dei pezzi di cipolla, come faceva mia madre" fa un altro di origine napoletana. 
E ogni tanto partivano anche discussioni di politica che facevano dimenticare loro la roba che cuoceva in forno, finché si sentiva odor di bruciato e allora giù imprecazioni colorite.
Ammirabili questi instancabili ragazzoni, in piedi dalla mattina fino mezzanotte, senza seguire neanche un dibattito della festa. In effetti, alla fine, i dibattiti non li ho seguiti nemmeno io, intenta a sbucciare, spalmare, affettare (roba facile vista la mia scarsa attitudine per la cucina). Però va bene anche così, perché in definitiva, come mi ha detto uno di loro: "Io faccio politica in cucina".

mercoledì 9 settembre 2015

L'irresistibile impulso della volontaria

Che sarà questa agitazione perenne che mi porta a non stare mai ferma? Che sarà questo surplus di energia che devo assolutamente impiegare in una qualche attività? Che sarà questo bisogno di dover fare per forza qualcosa, questa droga del fare, questo non essere capace di rilassarmi? Questo terrore della domanda cruciale: "Oddio, e ora che faccio?"
Paura della noia? Paura dei miei pensieri? Paura del vuoto?
Se non faccio qualcosa mi sento morta. Se non mi sento utile, soprattutto agli altri, mi sento un nessuno. Non lo faccio per la gratitudine, né per sentirmi dire "grazie" (che certo fa piacere). No, è un bisogno proprio intimo, indipendentemente dal risultato.
E, se possibile, mi piace fare le cose insieme agli altri, condividere, confrontarsi per raggiungere uno scopo comune, anche se so che quello che fanno gli altri spesso non mi soddisferà, però lo preferisco al farlo da sola, all'essere l'unica protagonista.
Ecco perché quando fiuto quelle paroline chiave, quegl'ami buttati da qualcuno, non resisto. Quando sento/leggo frasi del tipo "c'è bisogno di qualcuno che...", "si cercano volontari per...", "urgente richiesta per..." Non resisto. E' più forte di me. Talvolta mi pento, ma spesso no. Spesso torno stanca ma divertita o arricchita. E poi comunque mi dico: "Ho fatto anche questo."
E così apro o chiudo il cancello del giardino pubblico vicino a casa mia. E così faccio il turno al banchino di Libera alla Festa dell'Unità (anche se, a dire il vero, alla festa dell'Unità non ci volevo proprio mettere piede). E così mi lascio coinvolgere nel gruppo cucina della festa "Firenze rossa e solidale". E così mi feci coinvolgere anni fa nell'ANPI e poi nel libro per l'ANPI e poi nella festa provinciale dell'ANPI. E così via.
Perché tanto se non lo faccio, succede, come in questi giorni, che mi metto a dare la cera al parquet e poi magari dopo mi fanno male le ginocchia e le spalle. E poi fare le cose in casa non mi diverte. Sì, sono utili, ma non le condivido con nessuno e ciò non mi piace.
C'è bisogno di me per caso?

Volontari in cucina alla festa provinciale ANPI